Capitolo 25

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In un'ora, la vita di Amelia Putnam era tornata a colori, eliminando una volta per tutte quel bianco e nero che non ammetteva tonalità gioiose se non quello del sangue, il rosso.

La speranza era tornata a colorarsi di un verde acceso, di quella tonalità che stava bene su tutto, persino sul nero. Ed era proprio grazie a quella che, con uno slancio, Amelia era giunta fino al cassettone e l'aveva aperto, tirando fuori da esso tutto il suo guardaroba, anche se poco. Sotto lo sguardo interrogativo del marito, si mise alla ricerca di qualcosa di adatto, qualcosa di bello e perfetto.

"Amelia, che stai facendo?"

"E me lo chiedi anche? Devo andare a Riverdale! Devo vederlo, devo parlargli, devo... Oddio! È tutto così surreale!" Il panico stava prendendo il sopravvento, così come la gioia e con essa anche le lacrime. Amelia si fermò per un istante, tirandole via con il palmo della mano.

"Ehi? Lelia, calmati un secondo." Le disse Cameron, andandole vicino e prendendole il viso tra le mani. Non le faceva bene agitarsi così tanto e, in parte, riconobbe che la colpa era stata anche sua. Non doveva rivelargli così tanto in una sola sera.

Sentendosi il viso intrappolato tra le sue mani, Amelia fece un passo indietro, guardandolo con un sopracciglio alzato. "No, non mi calmo. Mi hai appena detto che mio fratello e vivo e che, per tutto questo tempo, è stato vicino a me. Ti pare una cosa da niente?!" Disse la giovane, continuando la sua ricerca per l'abito perfetto. Voleva che suo fratello la rivedesse un po' più cresciuta dell'ultima volta.

"Comprendo la tua gioia e la tua voglia di avventurarti sotto un temporale per riabbracciare tuo fratello ma, ascoltami, è tardi. Lo faremo domani, insieme." Le disse, facendo sì che avesse nuovamente la sua attenzione.

"Domani? No, non aspetterò così tanto."

"Sta piovendo fuori, Amelia. Qualche ora in più non cambierà nulla. Credimi, anche lui non vede l'ora di rivederti." Le disse, rivelandole altre verità che avrebbero fatto solo che bene al suo cuore.

Amelia lo fissò. Quelle parole le fecero tremendamente piacere, così tanto che si concesse finalmente il lusso di piangere di gioia. Non riusciva ancora a crederci. Suo fratello era vivo ed era a Riverdale, nella città dov'erano cresciuti.

Aveva voluto fortemente la verità che ora si sentiva soddisfatta.

"E solo che... è strano." Commentò, raggiungendo nuovamente il letto e sedendosi a bordo di esso. Esattamente dov'era quando, suo marito, gli aveva rivelato che Samuel era vivo.

"Lo so. Lo comprendo bene." Le rispose l'uomo, avvicinandosi a lei.

Amelia sorrise con il cuore, dopo molto tempo finalmente poteva dirlo. "Dovrei ringraziarti allora. In fin dei conti, hai salvato la vita di mio fratello e anche la mia." Gli disse, sostenendo il suo sguardo e notando il modo in cui brillavano quegli occhi di ghiaccio. Nella semioscurità ne studiò il taglio che emanava l'alone affascinante.

"Se vuoi, accetto i tuoi ringraziamenti con molto piacere." Disse, leccandosi con la punta della lingua il labbro superiore. Un gesto nervoso, più che malizioso.

"Allora grazie. Di tutto."

Entrambi riconobbero che era una sera strana. Nella prima notte di nozze, Cameron si era messo più a nudo di quanto pensasse. Probabilmente, Amelia ignorava un piccolo particolare. Lui le aveva appena consegnato la sua vita nelle sue mani. Bastasse che consegnasse quelle informazioni al tenente Lovett, ai superiori, e nel giro di due giorni si sarebbe trovato davanti un plutone d'esecuzione. Lei avrebbe riavuto la sua vita normale e tranquilla, e sarebbe tornata a vivere con i suoi genitori e i suoi fratelli.

"Posso farti una domanda, Cam?" Assorto nei suoi pensieri, non aveva notato che gli occhi chiari della ragazza lo stavano studiando.

"Dimmi."

"Qual è il tuo vero nome?"

Cameron strabuzzò gli occhi, curvando le labbra in un sorriso. "Cameron Vom Mendelson."

"E quindi io sarei mrs. Mendel o mrs. Vom Mendelson?" Chiese con ironia, mal celando una risata divertita. Quella storia, per quanto avesse delle buche dolorose, dalla sua prospettiva riusciva a vedere un fondo fino e traballante d'ironia. La notizia circa il fratello vivo l'aveva fatta rinascere, sentire più leggera, e ciò era ben leggibile anche sul suo volto.

Cameron ampliò il suo sorriso. "Per il momento mrs. Mendel. Se tu lo vuoi ancora, naturalmente."

"Ti ricordo che non ho scelta."

"Ora sì."

"Che vuoi dire?" Chiese, facendosi di colpo seria.

"Che puoi prendere tutto ciò che ti ho detto e consegnarmi alle autorità." Anche Cameron si fece piuttosto serio, in bilico finalmente tra la realtà e la sua falsa identità.

"Perché dovrei fare una cosa simile?"

"Puoi avere indietro la tua vita. Del resto, ti ho quasi costretta a sposarmi." Le fece notare, poggiando la schiena alla parete, accanto ad uno specchio ad altezza d'uomo.

"Hai mai pensato che potessi volerlo?"

Cameron strabuzzò gli occhi, certo di aver capito male. "Sposare uno sconosciuto? E questo che volevi?"

"Non sei uno sconosciuto. Insomma, sei stato il compagno d'armi di mio fratello e anche dell'altro, in seguito." Le fece notare, con quella puntina d'ingenuità che sapeva contraddistinguerla e che avrebbe fatto intenerire il più rigido dei generali.

"Un traditore, Amelia. Sono un traditore."

E su questo, per quanto ingenua poteva essere, non poteva dargli torto. Ma c'era ancora un particolare che non conosceva. "E adesso che farai? Porterai a termine la missione?"

Cameron scosse la testa quasi subito. "No, non posso. La mia gente è nel torto più totale ed io non posso sottostare più agli ordini della polizia segreta tedesca. Ma non posso neanche far sospettare loro qualcosa. Sto ideando un buon piano, insieme a Sam."

Amelia non riusciva proprio a vederseli Samuel e Cameron che complottavano tra loro. "Ti chiedo solo di non fargli correre alcun pericolo."

"Sta tranquilla. Non l'ho risparmiato sul Lusitania per farlo morire in una missione di sabotaggio."

"Posso saperne qualcosa anche io?" Chiese, sentendo odore di azione nell'aria.

"Meglio di no. Sei pur sempre mia moglie e sai fin troppo."

"Odio quando qualcuno mi reputa inferiore a lui." Disse la bionda, sospirando. Lei non era affatto inferiore a nessun uomo che sapesse sparare con una mitragliatrice di elevata portata.

"Non ti reputo inferiore, Amelia, e solo che voglio proteggerti. Se qualche generale inglese sospettasse di te, delle informazioni su di me che ti ho appena detto... rischierei di far saltare la copertura. Meno cose sai e meglio è, fidati." Le consigliò lui, giacché parlava per esperienza. Lui si era ritrovato in tutto quel casino solo perché non era riuscito a farsi gli affari suoi e aveva giocato a fare l'eroe.

"D'accordo." Concluse lei il discorso. Si mise a sedere sul bordo del letto, tirando le ginocchia al petto, e assumendo la classica espressione delusa e arrabbiata che aveva di riserva. Aumentò non appena sentì una risata provenire dalla figura accanto a lei. Lo fulminò con lo sguardo, arricciando il naso e stringendo le labbra. "Che hai da ridere?"

"Sei buffa." Le rivelò lui tra le risate.

"E tu un maleducato." Ribatté Amelia, girando il viso dall'altra parte. Un po' come facevano i bambini quando si sentivano offesi.

Quel lato infantile li piaceva, nonostante tutto. Cameron smise di prendersi gioco della moglie, tossendo nervosamente. I suoi occhi ricaddero ancora una volta su quella vestaglia che indossava. Un po' troppo larga e un po' troppo trasparente. Poi si ricordò, ancora una volta, del perché erano lì. Il tenente colonello rimase ad osservare la bionda, di profilo, studiando ogni parte del suo bel viso. Istintivamente, allungò una mano per scansarle una ciocca di capelli folti che le ricadeva su un occhio.

A quel gesto, Amelia deglutì, sentendo un brivido correrle lungo la spina dorsale. Lentamente, girò il viso verso il marito, che sembrava guardarla con attenzione.

"Ho voglia di baciarti." Le rivelò Cam, facendo parlare il suo cuore stavolta.

Amelia strabuzzò gli occhi, avvertendo le guance avvampare improvvisamente. Che cosa avrebbe dovuto dirgli, in questo caso? Fallo. Oppure... che cosa aspetti? Come le rigirava, il senso era sempre quello. Si morse un labbro, non sapendo che fare o cosa rispondere. Anche lei aveva una gran voglia di baciarlo, sentendo l'aria iniziare a farsi più pesante, come il suo cuore.

Cameron si trattenne dal ridere per non rovinare il momento. Tossì nervosamente ancora una volta e poi iniziò ad accarezzarle una guancia. "Guardami, Amelia." Gli disse, con il tono più serio che conosceva. Non stava parlando con un suo sottoposto, non voleva che fosse un ordine, ma un consiglio.

Quando Amelia posò i suoi occhi chiari nei suoi, ancora più intensi, intorno a lei tutto si colorò di una sfumatura diversa. Si guardavano, si studiavano, si cercavano, si volevano. Presa conoscenza di ciò, Amelia iniziò ad avvicinarsi al suo viso ma fu lui ad annullare ogni insicurezza o dubbio, catturando con dolcezza e bisogno le morbide labbra della moglie. Era uno di quei baci da immortalare nell'archivio mentale dei ricordi più belli. Era come quei baci che leggeva nei romanzi. Il cuore a mille, la testa e il cuore pesante, e le loro lingue che si perdevano in una danza che preannunciava la notte più bella della sua vita.

Cameron si staccò da lei a malincuore, ma solo per poter assaporare con le proprie labbra il collo caldo e delicato della giovane. Avvertiva nelle narici il profumo della lavanda, del sandalo e di fiori di campo.

Sai quando ti piace così tanto una cosa, Amelia? Ecco, l'attrazione tra un uomo e una donna è proprio questo. Quando sei certa di non poter vivere senza quella cosa, beh, allora è amore.

Le parole di Raissa le tornarono in mente, per l'ennesima volta, quasi a darle un'ulteriore conferma di ciò che le stava succedendo. Quei piccoli brividi che le labbra di Cameron le donavano, il modo in cui le sue mani la spogliavano di quella vestaglia trasparente, fecero sì che si abbandonasse completamente a quelle piacevoli attenzioni, totalmente nuove per lei.

Chiuse gli occhi, sospirando, mentre la bocca di Cameron prese possesso dei suoi seni, torturando amabilmente i suoi capezzoli rosei. Amelia si sentiva fluttuare verso un paradiso che aveva sempre creduto proibito e che ora, grazie al matrimonio, poteva accedervi senza alcuno scandalo.

"Lasciati andare. Fidati di me, Lelia." Le disse quasi con un soffio, mentre continuava a bearsi di quei seni così piccoli che era un peccato persino mordere.

Con un sospiro e un gemito di piacere, Amelia acconsentì a fidarsi completamente del marito. Lasciò che lui la esplorasse con le labbra, che la facesse volare verso orizzonti nuovi e inesplorati. Era un po' come quando lei, per la prima volta, l'aveva portato al Bell Tower Park, che ben conosceva. Ecco, Amelia si sentiva esattamente così. Cameron era la sua guida e lei una turista, completamente estranea al territorio.

Ebbe un sussulto quando sentì le labbra del tenente colonello scendere sempre più giù, sotto la sua pancia. "Cam, aspetta!" Lo chiamò, con la poca voce che aveva.

Il marines rialzò lo sguardo verso il suo volto un poco arrossato e meravigliato. "Cosa c'è?"

"Posso?" Chiese la donna, indicando i vestiti del marito che lui aveva ancora addosso.

Cameron sorrise, annuendo. "Sì."

Forse chiederlo era banale, scontato, o anche fuori luogo. Ma quella sera, Cameron pensò che, alla giovane, le fosse tutto concesso, giacché per lei era la prima volta e lui non voleva regalarle un ricordo confuso o doloroso. Voleva che lo vedesse, voleva farle scoprire anche il suo di corpo. Così l'aiutò, guidando quelle mani delicate fino ai bottoni della camicia, facendole passare tra le asole fino a sbottonarla completamente.

Se ne liberò lui con un solo gesto.

Poi guidò le sue mani incerte sui suoi pantaloni. Si liberò della cinta e di quelle braghe eleganti in un solo colpo. Aspettare era una tortura ed ora era ben visibile anche a lei. Non appena lo sguardo di Amelia cadde proprio lì, in mezzo alle gambe del marito, il rossore sulle sue guance si ampliò.

Cameron si trattenne dal ridere, ancora una volta. Non lo faceva con cattiveria ma costatò quanto fosse diverso farlo con un'altra persona, una donna cresciuta tra sani principi, vergine. Dal suo primo amore a Berlino fino ad Elmira, non ricordava che fossero così pudiche quelle che aveva conosciuto.

"Mi stai prendendo in giro?" Chiese Amelia con rimprovero.

"No. Semplicemente mi piaci." Le rivelò, facendola arrossire ancora di più. Ormai sembrava essere caduta dentro una vasca di blush.

Cameron tornò a baciarla, stavolta con più passione rispetto a poco prima. Sentiva di volerla, sentiva di non poterne fare più a meno. Nel mentre stordiva la sua lingua con la propria, prese le sue mani e le fece toccare il suo petto. Amelia sentì la consistenza dei suoi muscoli, il suo cuore che batteva nella gabbia toracica. Iniziava a sentire anche lei una specie di voglia, tanto che le sue mani presero a viaggiare per quel corpo da soldato da sole. Ed era proprio ciò che voleva lui.

Amelia arrivò fino al tessuto delle braghe*, da dove con l'occhio aveva visto una certa abbondanza spiccare. Non appena lo accarezzò, sentì il marito sospirare sulle sue labbra. Smise all'istante. Aveva sbagliato? Non doveva toccarlo lì? La sua testolina prese a viaggiare pericolosamente.

"Perché ti sei fermata?" Le chiese lui, staccandosi di poco dal suo viso per guardarla negli occhi. "Mi piace come mi tocchi."

Per la prima volta, da quando avevano iniziato a scoprirsi a vicenda, Amelia li sorrise con amore, riprendendo ad esplorare con le mani l'abbondanza del suo desiderio. Era lei a fargli quell'effetto. Erano le sue mani che lui richiedeva. Lo sentì duro, tremendamente... grande. Per la prima non si vergognò a fare determinati pensieri. Raissa avrebbe detto che era giusto farli, che una donna aveva bisogno di completarsi e per farlo, aveva bisogno di un uomo che l'amasse. Non era certa che Cameron provasse qualcosa del genere per lei, quel matrimonio era stata quasi una forzatura, non era voluto. Eppure, aveva sentito qualcosa, nel momento in cui lui gli aveva rivelato che le piaceva.

"Amelia." La chiamò all'improvviso. Smettendo di accarezzarlo, la ragazza rialzò lo sguardo verso di lui.

"Dimmi."

Cameron stette in silenzio per alcuni secondi, prendendole il viso tra le mani. "Ti ho mai detto che quando arrossisci sei bellissima?"

"No, non penso." Rispose lei, sorridente e radiosa come non lo era mai stata.

Cameron cercò nuovamente le sue labbra, mentre con una leggera spinta la fece scivolare sul letto, sotto di sé. Facendo scivolare una mano tra le sue gambe la scoprì bagnata e desiderosa. Lui la voleva, ora più che mai. Quando si liberò anche dell'ultimo indumento, Cam avvicinò di più a sé il corpo della donna, facendole aprire le gambe. Si avvicinò poi al suo orecchio, accarezzandole i capelli. "Se ti faccio male, tu dimmelo e smetterò all'istante."

Amelia annuì, ritrovandosi improvvisamente incapace di parlare. Si aggrappò istintivamente a lui, alle sue possenti spalle, e quando sentì l'intrusione del suo piacere dentro di lei, non poté fare a meno di lanciare un urlo, anche se contenuto. Ciò che successe dopo era paragonabile ad un volo nel paradiso in terra. Il momento di dolore si tramutò, qualche istante dopo, ad uno di piacere. La vergogna, la paura, vennero spazzati via da una voglia incredibile di non fermarsi mai.

Lo sentiva, Amelia. Lo sentiva dentro di sé, muoversi in un ritmo da lui comandato. Quando riuscì a catturare le sue labbra, gemette su di esse, mordendole. Era diventata improvvisamente dispettosa e affamata di ciò che lui le stava donando. Quando Cameron la issò su di sé, continuando quella passionale danza di corpi uniti, la vide poggiare la testa sulla sua spalla, continuando a gemere di piacere. Lo morse, provocandogli un piacevole dolore sulla spalla destra. Di rimando, lui le strinse parte del sedere, in una ferrea morsa che avrebbe lasciato il segno.

Quel volo terminò allo stremo delle forze, da parte di entrambi. Cameron stette per qualche secondo ancora dentro di lei, lasciando che il suo seme venisse accolto nel suo ventre. Tornò a guardarla e in quel momento, il tenente colonello costatò di non aver visto mai niente di più bello.

La baciò, stringendola poi forte a sé, ancora uniti nel corpo e anche nell'anima. Entrambi respirarono sulla spalla dell'altro, soffiando sulle ferite e i graffi che si erano fatti.

Amelia si sentiva, forse per la prima volta nella sua vita, finalmente completa di qualcosa. Cameron, dal canto suo, poteva considerare di avere qualcuno di importante nella sua vita. Qualcuno da proteggere e da amare, fino a che la morte non li avrebbe separati.



Wolf's note:

*braghe: ho cercato in tutto internet una definizione più "antica" per poter dire "boxer". Purtroppo, non l'ho trovata. Quindi, se tra voi lettori, c'è qualcuno più esperto in questo campo... vi invito a segnalarmi la definizione corretta, grazie!

*strabuzza gli occhi a cuoricino per un momento*... emh.. emh.. so di avervi fatto penare per questo nuovo capitolo, ma contando di avere due storie da aggiornare ho preferito far coincidere i due nuovi capitoli in un giorno solo. Quindi se ve lo state chiedendo sì, potete trovare il nuovo capitolo di "Istruzione pericolosa" già disponibile alla lettura! Correte, correte, correte! :*

Tornando a noi... penso che i nostri personaggi non abbiano mai avuto una notte così lunga come questa. Nel prossimo capitolo assisteremo alla riunion tra fratello e sorella e scopriremo qualcosa in più su questo "piano" che ha in mente Cameron. Curiosi? Non dovrete attendere molto! Sì, perchè il capitolo 26 sarà online già Mercoledì 4 Settembre! Quindi, segnatevi questa data ma non buttate i fazzoletti rimasti... ci toccherà piangere ancora un pò prima di incamminarci per la terza e ultima parte del romanzo! Di cosa sto parlando? Lo scopriremo solo in seguito! ;)

Ringrazio tutti voi lettori, anche per i messaggi ricevuti in privato! <3 

Inoltre, vi ricordo che... per essere aggiornati su eventuali avvisi, capitoli nuovi, booktrailer, quote da condividere sulle mie storie, foto, video e molto altro... potete seguire o mettere un bel "like" alla mia pagina su Facebook: Le memorie di Wolfqueens. Link cliccabile dalla mia pagina d'autrice qui su Wattpad! Vi aspetto!

Appuntamento a Mercoledì! Un abbraccio,

Wolfqueens Roarlion.


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