Capitolo 1

Màu nền
Font chữ
Font size
Chiều cao dòng

Correva l'anno 1997.
Me ne stavo seduta sul terzo gradino del portico cercando di ripararmi dalla pioggia; di entrare in casa non se ne parlava. Bob e Deanna continuavano a lanciarsi le stoviglie contro, e non avrebbero smesso di urlare e litigare per almeno un'altra oretta.
Quindi me ne stavo lì, con uno zainetto in spalla, una sigaretta tra l'indice e il medio della mano destra e troppi pensieri nella testa.
Allungai il braccio sinistro oltre il riparo, voltai il palmo della mano verso il cielo, allargai le dita e notai le goccioline di pioggia bagnarmi la pelle.
<Ehi pulce, che fai qui fuori?>. Era Deanna, mia madre, o meglio, la donna che mi aveva dato questa vita di merda. Mi voltai verso lei e notai che aveva la guancia sinistra tumefatta, gli occhi rossi e gonfi e il mascara le sporcava metà del viso. Molto probabilmente Bob l'aveva picchiata. Non era mica una novità. Quasi ogni sera tornava ubriaco marcio a casa, dopo essere stato in quei locali merdosi in città, e picchiava Deanna senza un vero motivo. Io e James, il mio fratellino, eravamo abituati ai sui scatti di violenza.
Ogni volta che ciò accadeva ci nascondevamo sotto il letto e lui non smetteva neanche un attimo di stringermi la mano. Ricordo che una volta la tenne stretta per così tanto tempo che divenne gonfia come un palloncino. <Aspettavo che voi due smettesse di litigare>. <Oh ma che!> disse spostandosi dal viso una ciocca di capelli biondo platino e colpendosi per sbaglio lo zigomo ferito. Fece una smorfia di dolore e subito dopo disse < non stavamo litigando. Discutevamo e basta> <si, infatti sono convinta che mentre discutevate la sua mano si è scagliata involontariamente contro la tua guancia>. <Tu restane fuori pulce, perché se adesso lo affronti sai bene come andrà a finire, e io non ho intenzione di salvarti il culo e farmi riempire di pugni ancora!!>. Detto questo si avviò zoppicando sui tacchi verso la sua macchina, incurante della pioggia copiosa. <Dove vai?> urlai per farmi sentire. <Ho un appuntamento con l'estetista> replicò prima di sedersi nell'abitacolo e chiudere con un tonfo lo sportello. Sentii il suono delle gomme stridere contro l'asfalto e poi non la vidi più. L'unico appuntamento che ero certa avesse quella sera era con una bottiglia di vino scadente del negozio sulla tredicesima strada. Deanna era una donna particolare proprio come il suo look. Aveva i capelli biondo platino, dei grandi occhi castani circondati da quintali di mascara e le labbra carnose sempre dipinte di rosso. Indossava sempre magliette che mettevano in mostra il suo seno generoso e pantaloni aderenti che risaltavano il culone.
Ad un tratto mi resi conto che della mia sigaretta era rimasta solo la cenere.
Mentre cercavo di alzarmi sentii una mano abbattersi violentemente contro il mio collo. Non ebbi neanche il tempo di urlare che fui strattonata per i capelli. <Quante volte ti ho detto di non fumare>. Era Bob. Il suo alito puzzava di rum scadente e i suoi occhi erano rossissimi. <Mollami!!> urlai tentando invano di liberarmi da quella presa dolorosa. <Hai capito stronzetta!> urlò. Bob era un uomo robusto e villoso. I capelli avevano abbandonato la sua stupida testa col passare degli anni e i suoi occhi erano piccoli e neri. Con gli occhi pieni di lacrime, che non avrei mai versato in sua presenza, notai James, in mutandine, che se ne stava in piedi, sull'uscio della porta, a guardare inorridito la scena mentre stringeva a se Bunny, il suo coniglietto di stoffa, che gli avevo regalato per il suo quarto compleanno. Quando Bob mollò la presa dai mie capelli caddi sul pavimento ferendomi un ginocchio. <E tu che vuoi??> urlò contro il bambino prima di rientrare in casa. James corse subito ad abbracciarmi e solo allora permisi alle mie lacrime di uscire. <Non piangere, c'è James qui> disse continuando ad accarezzarmi i capelli. James era un bambino esile e malaticcio. Aveva i capelli biondo scuro e gli occhi castani proprio come quelli di Deanna.
Era la persona più importante della mia vita e io mi prendevo cura di lui come se fosse mio figlio. Si sedeva sempre accanto a me per farsi coccolare e la notte si infilava nel mio letto per farsi raccontare le favole.
Dopo un po' rientrammo in casa e ci rintanammo nella mia cameretta sino al mattino seguente.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen2U.Pro