Capitolo tre- Collisione

Màu nền
Font chữ
Font size
Chiều cao dòng

Devo prepararmi per andare al Pop's.

Dopo la chiamata con Tiffany mi sono fiondata nella doccia, che ho fatto freddissima, solo per cercare di scrollarmi di dosso la tensione e l'ansia che avvertivo. Poi ho chiamato Sean per invitarlo a venire con noi. Non so se sia stata una grande idea, dato che mi andava di passare un po' di tempo da sola con Tiffany, ma poi lei mi ha mandato un messaggio avvertendomi del fatto che farà venire anche il suo nuovo ragazzo, che mi sembra si chiami Connor, per presentarcelo, e siccome non volevo reggere la candela, ho deciso di far venire Sean.

Mi posiziono di fronte allo specchio, completamente nuda, per ammirarmi come ormai non facevo da un po'.

Con Thomas mi sono sentita, per la prima volta in vita mia, davvero bella. Mi ha fatto sentire sexy da morire, ma quando se n'è andato, non ho più trovato la forza per guardarmi di nuovo.

Un tempo mi vedevo uno schifo, pensavo di non poter piacere a nessuno. Ora, non mi vedo più così. Non penso di essere una ragazza bellissima, ma diciamo che la mia autostima si è leggermente alzata. Non vedo più i miei fianchi enormi, ma ora li vedo giusti, mentre la mia pancia...be', lei è il mio punto debole, ma mi ci sto abituando.

Mi sentivo sbagliata, prima di lui.

Mentre stavo con lui, mi sono sentita giusta.

Ed ora che non c'è, mi sento solo vuota.

Arriccio i capelli, che sono molto più corti di prima. Mi arrivano alle spalle, ho deciso di tagliarli poco dopo la partenza di Thomas, come se questo bastasse per aiutarmi a rifarmi una vita. Una donna, quando si taglia i capelli, vuole quasi sempre cambiare una parte di sé, ed io volevo cambiare, anzi, uccidere, l'amore che provavo per lui. Ma non ha funzionato.

Mi trucco con un po' di eye-liner, mascara e rossetto rosso, e decido di indossare un paio di jeans attillati, che mi valorizzano molto il sedere tondo, e un top un po' scollato, con delle scarpe con il tacco, rigorosamente nere.

Sono cambiata.

Non sono più la ragazzina che si vergognava ad indossare un vestito. Ora sono una donna forte, con delle ferite ancora aperte nel cuore, ma che mi hanno aiutata a diventare quella che sono ora. Non cancellerei nulla del mio passato, perché senza di esso non sarei come sono, ed ora mi piace, la persona che sono diventata, anche grazie a Thomas.

Prendo la borsetta nera che avevo posato nel letto, ci infilo il cellulare e scendo al piano di sotto.

«Mamma, esco», le comunico.

Il suo sguardo passa su di me, come se mi stesse facendo una radiografia, e mi sorride come se fosse fiera di me. «Sei cambiata», constata. «Sei bellissima.»

La ringrazio con un sorriso sincero, per poi uscire da casa, dirigendomi verso la mia nuova auto, un'Audi nera.

La adoro.

Mi è stata regalata prima della mia partenza per New York; quindi, non ne ho usufruito come avrei voluto, ma ora che sono tornata, sono pronta a sfrecciare con questa bellissima macchina.

Appena salgo, accarezzo il volante, come se volessi accertarmi di essere davvero qui dentro, di essere davvero tornata. E per un secondo il mio pensiero vola a mio padre, che non sento da ormai parecchio tempo. Ci siamo staccati un po', anche se ha provato in tutti i modi a farsi perdonare. Ma io avevo bisogno di andare avanti, di costruirmi una vita, per questo ho lasciato andare quella che avevo prima, almeno un po'.

Ma ora che sono tornata, proverò a parlare con lui. Proverò a perdonarlo, perché anche lui merita la redenzione.

Metto in moto e mi godo il viaggio, in completo silenzio, fino al Pop's, dove entro e vengo invasa da musica rock, odore di alcol e sigarette, e puzza di testosterone.

Per fortuna, individuo subito Tiffany, seduta in un tavolo poco distante. È ancora da sola, e ne sono felice, dato che neppure Sean è arrivato.

Appena mi vede, il suo volto si illumina e mi corre in contro, finché i nostri corpi non si avvinghiano l'uno con l'altro, in un abbraccio che emana calore e affetto.

Appena si stacca, la guardo attentamente. Anche lei è leggermente diversa, ha i capelli più chiari, quasi castani, con qualche punta di nero, ma è sempre bellissima.

«Ariel, Dio, quanto mi sei mancata!» dice con un sospiro, mentre ci sediamo al tavolo.

«Anche tu, Tiff», ammetto.

Un'espressione contrariata si fa strada nel suo volto. «E allora perché non ti sei fatta sentire per un anno?».

Abbasso lo sguardo verso le mie scarpe. «Mi dispiace, Tiff. È che avevo bisogno di ricominciare. Sono successe così tante cose, ed io ne sono stata sopraffatta». Sospiro.

La guardo di nuovo negli occhi ed ora, dentro di essi, ci leggo compassione. «Non importa, Ariel. Va tutto bene». Mi accarezza la guancia, mentre nel suo viso si fa strada un sorriso sincero.

Continuiamo a parlare del più e del meno, fino all'arrivo del cameriere, e decidiamo di ordinare due Margarita, senza aspettare i nostri accompagnatori, che sono in palese ritardo. E Tiff non sembra prenderla bene, dato che chiama Connor ogni cinque secondi, urlando alla sua segreteria di muoversi e che, se non arriva entro due minuti, lo lascerà.

«Come va con Sean, invece?», mi chiede poi, tra una chiama e l'altra.

È molto nervosa, lo vedo da come stringe il cellulare con violenza, e dalla sua espressione alquanto furiosa.

«Bene...», farfuglio. Non so neanche io cosa dire.

«Ma come è iniziata la vostra storia? State insieme, no?».

Mi porto alle labbra il bicchiere pieno di alcol, gustandone il sapore dolce. «Mi ha aiutata quando Thomas è sparito, mi è stato accanto ogni giorno e ha deciso di partire con me, quando me ne sono andata. Abbiamo vissuto insieme in questo anno e ci siamo baciati qualche volta, non so se questa possa definirsi una relazione», ammetto.

Sean dice che stiamo insieme, e io ci ho creduto, per un po'. Ma non credo che quella che abbiamo sia la definizione di relazione, in realtà.

«Quindi, potrebbe essere il suo scopamico», ridacchia, portandosi anche lei il bicchiere alle labbra.

«Oddio, no!», rido a crepapelle. «Non abbiamo ancora fatto sesso».

Lei sgrana gli occhi, come se la mia rivelazione fosse molto strana. «Cioè, avete vissuto insieme per un anno, e non ti ha scopata? Ma sei sicura che non sia gay?»

Ridacchio. «Non sono ancora pronta a farci sesso, Tiff. Lui ci ha provato, ma ho sempre inventato qualche scusa».

Il suo sguardo è quasi rassicurante, ora, come se avesse capito il motivo dei miei rifiuti verso Sean. Non che sia difficile da capire. Si tratta solo di Thomas.

«Secondo me dovresti farlo, Ariel, così da poter andare avanti», consiglia.

Rido in modo isterico. «Credi che fare sesso con un altro possa farmi dimenticare di Thomas, Tiff? Sono già andata avanti, davvero, ma non mi sento pronta a farlo con qualcun altro», ammetto in modo sconsolato.

Non voglio che qualcun altro occupi il tuo posto, Thomas. Non voglio sentire il sapore di un altro, non voglio sentirmi piena di un'altra persona, come lo sono stata solo di te.

Perché ero piena di te, Thomas.

Lei annuisce in modo pensieroso, alzando gli occhi al cielo. «Un giorno lo sarai, e sono sicura che sarà bellissimo almeno quanto lo è stato con Thomas», mi rassicura, posando una mano sopra la mia.

«Non so se sarà bello come lo è stato con lui. Ma una cosa di cui sono sicura è che non sarà mai più con lui», dico in modo risoluto.

Non avevo molte certezze nella vita, ma era certa: non mi sarei mai più fatta sbranare da quel demone. Non avrei mai più raggiunto l'inferno con lui.

Tiffany annuisce ancora, prima di scolarsi tutto il bicchiere. «Adesso vado un attimo in bagno, così chiamo Connor e urlo come una pazza senza farmi notare. Torno subito», mi avvisa, prima di sparire con un sorriso tirato in volto, mentre io ridacchio per la pazzia di questa ragazza.

«Posso portarti altro, signorina?» La voce del cameriere mi fa sobbalzare. Guardo il mio bicchiere vuoto e penso che ne avrò bisogno di un altro per continuare la serata. Non che non mi stia divertendo, ma per affrontare certe conversazioni con Tiff, ho bisogno di molto alcol in circolo.

«Si, un bicchiere di Vodka alla fragola, grazie», ordino, sorridendo cordialmente al cameriere.

Ma, subito dopo, il mio sorriso si spegne.

Con un movimento veloce, vedo Thomas sedersi nella sedia di Tiff, di fronte a me.

Il cuore inizia a palpitarmi nel petto, nello stomaco, nelle orecchie e penso che raggiunga anche il cervello, perché sento la testa pulsare. Le mani iniziano a tremare e le gambe non sono da meno, mentre il fiato viene a mancare. Mi sento come se fossi in una bolla, chiusa, stretta, incapace di respirare, mentre Thomas, di fronte a me, ha un'espressione che non riesco a decifrare.

«Si sente bene?» mi domanda il cameriere, ancora in piedi accanto al tavolo, posandomi una mano sulla spalla.

Lo guardo in modo confuso, stranito, come se non sapessi più dove mi trovo.

«Levale quella mano dalla spalla o te la taglio.» Sento la sua voce, roca come se si fosse appena svegliato, tagliente come la lama di un coltello, e così profonda da fare invidia ai suoi occhi, tanto profondi anch'essi.

Sento i brividi nella pelle, che mi infliggono dolore, come se avessi degli aghi in tutto il corpo, ma poi la rabbia prende il sopravvento.

Sono scioccata, non mi aspettavo di incontrarlo ora. Ma sono anche furiosa, cazzo.

«Tutto bene», rispondo, cercando di mascherare il tremolio della mia voce.

Passo lo sguardo sul demone di fronte a me, ed anche lui è cambiato. I capelli sono sempre neri, gli occhi scuri come la notte, bui come un pozzo profondo, pieni di peccato. Ha ancora un accenno di barba che gli ricopre la mascella spigolosa, e avverto di nuovo il pizzicore sulla pelle, lo stesso che mi provocava quando mi baciava.

Le sue spalle sono ancora più larghe dell'anno scorso. Il suo petto è possente, robusto, e le sue braccia non sono da meno. Sembra che in questo anno si sia allenato molto, diventando ancora più forte di come era. Ed era molto forte.

Noto qualche tatuaggio in più ricoprire il suo braccio destro, che è completamente pieno di inchiostro, e la voglia di scoprire quanti altri tatuaggi si è fatto nel corpo prende il sopravvento, ma la respingo subito.

«Sicura, signorina?» continua a chiedere l'uomo.

Faccio per rispondere, ma la voce di Thomas mi interrompe. «Se non ti levi dal cazzo entro cinque secondi, giuro che ti taglio davvero le mani, e le faccio recapitare alla ragazza qui di fronte per posta», minaccia, e dal tono della sua voce chiunque capirebbe che fa sul serio.

Il cameriere, con un'espressione spaventata, si dilegua subito, ed io rimango da sola con il diavolo.

Stringo le cosce tra loro e i pugni sotto il tavolo, per darmi la forza di parlare.

Ma dove sei, Tiff?

Mi guardo intorno, nella speranza di vederla arrivare. Ma non vedo nessuno.

«Cerchi Tiff?», mi chiede lui. «Non farlo», continua.

Non volevo incrociare i suoi occhi, ma mi ritrovo costretta a farlo quando sento la sua affermazione. Ma quando i nostri occhi si scontrano, è come se il mondo andasse in collisione. Sento la terra sgretolarsi sotto i miei piedi, i pianeti allinearsi, le nuvole scomparire. Sento il frastuono del mio cuore spezzato che cade a terra, e la mia anima che si piega di nuovo in ginocchio, sbattendo furiosamente sul pavimento.

Sento il rimbombo del mio cuore ovunque.

È come se la mia anima si staccasse dal mio corpo, per raggiungerlo e scontrarsi con la sua.

«Che cosa le hai fatto?» chiedo fredda, cercando di mascherare le mie emozioni.

Lo vedo stringere i pugni sopra il tavolo. «Nulla, è fuori a parlare con il suo ragazzo, suppongo», ammette, ed io mi sento sollevata, sapendo che non le ha fatto niente.

«Che ci fai qui, Thomas?» chiedo in un sussurro, perché la risposta potrebbe uccidermi, e ne sono consapevole.

Lui scrolla le spalle. «Volevo vederti, Sirenetta.» Sembra estremamente tranquillo, come se non stesse accadendo niente di strano, mentre io mi sento completamente in subbuglio.

Ma lui è un bravo manipolatore. Potrebbe avere la tempesta dentro di sé, e sembrerebbe comunque la persona più controllata del mondo. 

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen2U.Pro