CAPITOLO 21 - L'AQUILA E' ATTERRATA!

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Quella settimana era trascorsa nella frenesia più totale. Non riuscivo proprio a quietare la mia impazienza nel poter rivedere finalmente la mia amata Meghan. Ero come una bambina la vigilia di Natale che attende la mezzanotte per poter correre sotto l'albero a scartare il suo regalo.

Ma finalmente, dopo giorni e giorni di attesa che sembravano non avere mai fine, eccomi davanti alla mia mezzanotte personale: ero in stazione ad attendere l'arrivo di Meg sul binario del treno. Non riuscivo a stare ferma, continuando a camminare avanti e indietro lungo la linea gialla che delimitava l'area da non superare, mentre un fiume indistinto di persone scorreva intorno a me: ragazzi, anziani, famiglie, ognuno con la propria valigia in mano diretta chi sa dove.

Mi domandai quali fossero le loro destinazioni e riflettei su come quando si cominciava un viaggio si sapesse sempre da dove si partiva ma mai quello che ci sarebbe stato ad attenderci all'arrivo, e con quel bagaglio di pensieri futili finalmente sentii l'assillante suono della campana della stazione, con voce elettronica registrata annessa, che annunciava l'arrivo del treno che tanto stavo attendendo.

Vidi le carrozze sfrecciare davanti a me uno dietro l'altro, rallentando pian piano fino a fermarsi del tutto. Le porte vennero aperte e facce a me sconosciute cominciarono a riversarsi fuori dai vagoni. Vagai con lo sguardo tra quello sciame indistinto di persone, finché la mia attenzione non venne catturata da una massa di ricci biondo cenere svolazzante che correva a perdifiato nella mia direzione. Cominciai anche io a muovere in sequenza rapida i miei passi con un sorriso enorme stampato in faccia in direzione della mia amica, fino a quando finalmente non ci ricongiungemmo in un grande e caloroso abbraccio.

Lo so, lo so, forse tutto questo poteva sembrare eccessivo, ma come ho ripetuto più volte noi vivevamo la nostra relazione a distanza, e qualunque storia d'amore di questo tipo che si rispetti aveva come minimo una scena simile di ricongiungimento tra i due amati in una stazione o in un aeroporto. Quindi perché noi dovevamo essere da meno?!?

«Quanto mi sei mancata, non puoi neppure immaginare!»

«Anche tu, Meg, tantissimo!»

Respirai a pieni polmoni quel suo profumo familiare che la maggior parte delle persone lo avrebbe definito di pesca, e che per me invece era sinonimo di casa. Ci sciogliemmo dal nostro abbraccio in stile cinematografico, lasciando che i nostri occhi si ricongiungessero.

Eccola lì, la mia Meghan! Bella come sempre, con quei suoi lapislazzuli che mi riportavano alla quiete ogni volta che il mio stato d'animo era un mare in burrasca, gli occhi di chi aveva vissuto con me mille peripezie, gli occhi di chi era cresciuto e continuava a crescere con me.

«Allora, sei pronta per questa sera, festeggiata?» Afferrò nuovamente la sua valigia per poterci dirigere all'esterno della stazione verso la fermata dell'autobus che ci avrebbe condotte a casa mia.

«Mmm... sì, un po' nervosa, dato che dovrò rivedere quell'idiota, più che altro perché non voglio sentirmi in imbarazzo. Desidero solo passare una bella serata in compagnia di tutti voi.»

«Stai tranquilla, ci sono io al tuo fianco, non devi avere timore di nulla, tanto meno di quella scimmietta matta. Vedrai, gli faremo capire con chi ha a che fare e lo rimetteremo in riga. Ma, soprattutto, che poi è la cosa più importante, ci divertiremo come pazze!» mi rincuorò, accarezzandomi un braccio.

Con Meghan al mio fianco tutti i miei problemi, o timori, diventavano mille volte più piccoli fino a svanire; entrambe sapevamo di poter contare sul sostegno reciproco e che se una delle due si fosse trovata a cadere, l'altra l'avrebbe afferrata al volo, o piuttosto si sarebbe fatta un bel ruzzolone al suolo insieme a lei, pur di non lasciarla sola in un momento di difficoltà.

Il suono del cellulare di Meg, che l'avvisava dell'arrivo di un messaggio, richiamò l'attenzione di entrambe. Prese il telefono dall'interno della sua borsa a tracolla in pelle color testa di moro, iniziando a scorrerne il contenuto per poterlo leggere, girandolo infine verso di me rendendomene partecipe.

"L'aquila è atterrata!"

«Che nel linguaggio in codice mio e di Henry per questa sera vuol dire che è riuscito a fare in modo che sia presente anche Luke» mi spiegò la mia amica una volta che ebbi terminato la lettura di quel messaggio così criptico.

Scossi la testa divertita. Quei due con la storia del piano strategico, anche da loro ribattezzato: "falla pagare alla scimmietta e mostragli cosa si sta perdendo", si erano immedesimati un filino troppo nel ruolo di agenti segreti.

«Non voglio neppure sapere quando vi siete scambiati i numeri di telefono voi due. Comunque ribadisco che a prescindere dalla sua presenza, per me l'importante è passare una bella serata con tutti voi!» affermai convinta.

«Sta tranquilla, lo sarà, ma prenderemo anche due piccioni con una fava, facendolo un po' penare il ragazzo» disse la ragazza al mio fianco, strizzandomi l'occhio e corredando quel gesto con un ghigno che non preannunciava nulla di buono.

Era meglio tenersi forte e prepararmi a tirar fuori il mio miglior arsenale di battute pungenti, vista l'espressione della mia compagna di avventure che in quel preciso istante era della serie: "Hai osato trattare di merda la mia migliore amica e ora ne pagherai le conseguenze".

Ce ne sarebbe stato decisamente bisogno.

*********************

Erano le otto di sera e, io e Meg, ci trovavamo in camera mia per cambiarci in vista della festa. Avevamo passato il pomeriggio in giro per negozi a ridere e a scherzare come pazze per tutto il tempo; mi facevano male le guance per quanto tempo ero rimasta con il volto contratto a causa delle risate. Dovevamo essere dai ragazzi nel giro di un'ora per fare una sorta di mini-aperitivo da loro e poi dirigerci tutti insieme verso l'Ascensore, ovviamente al piano interrato; ormai volevo diventare membro onorario di quel posto.

Dopo aver spiegato a Meg per la centesima volta che genere di locale fosse, l'avevo convinta a non farmi indossare dei tacchi mortali, ma aveva preteso ugualmente che mettessi un vestitino. La moda era il suo territorio, io non avevo voce in capitolo, di conseguenza già la vittoria sulle scarpe era stata un enorme traguardo per me, per il resto mi dovevo limitare ad assecondarla.

«Ho già deciso il tuo abito e come truccarti. Ti voglio "aggressive" questa sera mi raccomando!»

"Ritiro tutto! Ora ho paura ad assecondarla."

«Ti prego, Meg, nulla di troppo eccessivo, dico sul serio, voglio sentirmi a mio agio, non un mignottone!» la supplicai a mani giunte.

Mi fissò come se mi fossi bevuta il cervello, mentre frugava nel mio armadio. «Tesoro, non ti manderei mai vestita in giro come una baldracca, ma devi imparare che ogni tanto ci si deve vestire da donna, anche un po' provocante, non tanto per i ragazzi, lascia stare un attimo Luke, che comunque quando ti vedrà piangerà lacrime amare per non essersi fermato un altro po' quella sera, ma per se stesse! Per potersi guardare allo specchio e dirsi che si è belle!»

Aveva ragione su tutti i fronti. Il mio problema, però, era che alla nascita si erano dimenticati di farmi con quel pezzo che ti dava la voglia di sentirti donna con un qualcosa di sofisticato addosso; ero stata creata per riuscire sentirmi a mio agio solo con qualcosa di comodo. Ma il mio percorso di accettazione da qualche parte doveva pur iniziare, e sapevo che Meg mi avrebbe potuto condurre per mano su quel sentiero, così decisi di lasciarmi trascinare per una volta.

«Va bene, questa sera sono con te. Fammi sentire bella, Meghan!»

Cominciò a saltellare per tutta la stanza battendo le mani come una ragazzina che incontra il suo idolo del momento; era incontenibile.

«Oh, Ollie, tu sei sempre bellissima, solo che non ti vedi con gli occhi con cui ti vedo io. Ma questa sera ti farò ricredere!» detto ciò mi mostrò il mio e il suo outfit.

Il mio consisteva in un vestito di pizzo nero a maniche lunghe, molto aderente, che mi arrivava un bel po' sopra il ginocchio, accollato davanti e con una leggera scollatura dietro, abbinato a calze color carne e ai miei stivaletti bassi tagliati alla caviglia per cui avevo tanto lottato. Il suo invece era una tutina nera aderente con scollatura profonda a cuore che lasciava scoperte le spalle e si legava con dei fiocchi su di esse, il tutto completato da delle francesine nere dal tacco largo.

"Farà venire un infarto ai ragazzi quando la vedranno!" E con quel pensiero mi sovvenne un particolare che, con la mia situazione con Luke in corso, avevo del tutto trascurato.

"Matt!"

Al poveretto sarebbe venuto un attacco apoplettico. Per carità, anche gli altri non se la sarebbero passata meglio, ma si sapeva che quel ragazzone era già un fan della mia amica e conoscevo anche i suoi modi di fare da cascamorto.

«Uhm, Meg, mi è venuto in mente ora che questa sera c'è anche Matt. Se per puro caso, molto probabile tra l'altro, lui dovesse eccedere un po' troppo con il provarci... ecco... se puoi evitare di evirarlo il giorno del mio compleanno sarebbe un gesto carino. Non vorrei dover correre in ospedale per non farlo morire dissanguato», la implorai, terrorizzata da quella eventualità.

«Ma figurati, Ollie, stai tranquilla! Ho altre armi per distruggere quel ragazzo. La violenza è sopravvalutata a mio avviso, certe volte ci scordiamo della forza delle parole.»

Certamente Meghan avrebbe potuto ridurre a brandelli l'ego di qualunque uomo sulla faccia della terra con due parole, il problema però in quel caso era che quel disgraziato del mio amico sembrava provare un gusto perverso se gli tenevi testa.

Cominciai a pregare davvero che quella serata non si trasformasse in un bagno di sangue.

Salve a tutti! Ed eccoci con il primo dei 3 capitoli del DELIRIO! Questa è più che altro una parte preparatoria per gli altri due che verranno dopo, e vi avviso da subito... se li chiamo "capitoli del DELIRIO" c'è una ragione, quindi tenetevi pronti o fate preparazione psicologica, perché già dal prossimo ci sarà molto, ma MOLTO da ridere! ;)

Quasi sicuramente pubblicherò domenica, quindi per ora vi lascio ai nostri consueti saluti che ogni volta mi fanno tremare... oggi tocca al Ceco... 

  K DALšíM PYžAMU!

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