CAPITOLO 31 - LA RAGAZZA DAI MILLE SORRISI

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3 mesi prima...

Luke

I rumori assordanti della festa giunsero sin oltre la porta della mia stanza. I ragazzi ne dovevano aver organizzata una con i controfiocchi quella sera, e pensare che quella stessa mattina Ry mi aveva detto di comportarmi come una persona normale per una volta.

"Certo, amico, sarò normalissimo, assolutamente banale come il 90% della popolazione di questo mondo e che trovo altrettanto fastidiosa."

Presi un lungo tiro, riempiendomi i polmoni per poi buttare fuori l'aria. La gola mi pizzicò leggermente, ma il senso d'intontimento cominciò subito a salirmi in testa.

Finalmente avrei ottenuto il silenzio della mia mente che tanto agognavo.

Le persone pensavano sempre male di me ogni qualvolta venivano a sapere che facevo uso di erba, ma loro non capivano... non capivano il mio spasmodico bisogno di spegnere l'interruttore dei miei pensieri che era costantemente attivo. Per me esistevano solo due vie per scampare a quel rumore di sottofondo incessante: fumare e leggere. Non vi era alcun altro rimedio. E, anche quella sera, stavo utilizzando entrambi i miei strumenti.

Voltai la pagina del libro che tenevo in mano, proseguendo nella mia lettura terapeutica:

"Ci sono certi sguardi di donna che l'uomo amante non iscambierebbe con l'intero possesso del corpo di lei. Chi non ha veduto accendersi in un occhio limpido il fulgore della prima tenerezza non sa la più alta delle felicità umane. Dopo, nessun altro attimo di gioia eguaglierà quell'attimo."

Gli scrittori erano sempre molto bravi a descrivere momenti magici come quello, D'Annunzio poi con "Il Piacere" aveva realizzato un capolavoro. Peccato però che nella realtà non fosse assolutamente così. Mi piaceva leggere di amori puri, viscerali, ma quelli che contemplavo nel mondo reale erano un'altra cosa. Se avessimo parlato di sesso allora sì, il desiderio carnale avrebbe potuto essere un concetto attribuibile a tutti, ma se si trattava di amore lirico, allora erano solo una marea di stronzate.

Qualcuno che entrando nella tua vita e la sconvolgeva, un incontro voluto dalle stelle, la bellezza più pura in un semplice sorriso, una persona che con un semplice sguardo ti vedeva davvero... erano tutte una marea di cazzate! Ma a me le cazzate piacevano da morire, mi lasciavano vivere in un mondo diverso, quasi parallelo.

"Cazzate, cazzate, cazzate!"

Risi tra me e me; mi sa tanto che ero già troppo fatto.

Decisi di chiudere le mie classiche riflessioni campate in aria e dare il via a quella serata, andando così incontro a un altro giorno in cui tutti non avrebbero saputo chi fossi, ma a cui avrei fatto vedere solo ciò che volevo io.

Mi alzai dal materasso richiudendo il libro ed appoggiandolo sul tavolino basso, giungendo dinanzi alla porta della mia camera, sogghignando.

Ry mi aveva chiesto di fare la persona normale, ma io di normale non avevo assolutamente nulla, e la banalità mi annoiava terribilmente. Poi tanto lo sapevo che tutti i presenti al piano di sotto si aspettavano da me che mi comportassi come un perfetto idiota. Ma il loro parere non era un problema, tutt'altro! Mi stava più che bene che mi reputassero tale, perché se continuavano a pensare che fossi matto da legare mi tenevano a debita distanza e questo era solo un bene, evitandomi così chiacchiere insulse. Quindi perché trattenersi? Stavo per dargli lo show che volevano!

Spalancai la porta di colpo, urlando a squarciagola: «EHI, È QUI LA FESTA?!?»

Mi apprestai a fare una delle mie classiche entrate trionfali con corsa giù per le scale e salto della transenna che di norma usavo per non far salire nessuno nella mia stanza, unico luogo in cui potevo essere me stesso. L'atterraggio ovviamente andò a buon fine; d'altronde lo avevo fatto centinai di altre volte per accontentare quei babbuini che mi stavano attendendo.

Sollevai le braccia al cielo trionfante per incrementare l'assurdità del gesto appena compiuto e completai quel teatrino di merda urlando: «GIRO DELLA MORTE!»

Ormai lì tutti sapevano che cosa volessero dire quelle tre parole e di fatti i presenti iniziarono a ripeterlo incessantemente mentre io mi facevo legare le mani dietro la schiena da Ry e mi scolavo uno dietro l'altro i 5 cicchetti preparati da me stesso per quello spettacolino che tutti trovano così esilarante e che invece a me serviva solo per ottenebrarmi ulteriormente la mente. Completata l'opera alzai le braccia una seconda volta trionfante e tutti iniziano ad acclamarmi come i perfetti idioti quali erano.

Lo show era stato servito a dovere!

Presi una sigaretta dalla tasca posteriore dei jeans insieme all'accendino, portandomela alle labbra e facendo guizzare il pollice sulla rotella dello Zippo argenteo per accenderla. Sollevai la testa buttando fuori il fumo davanti a me, producendo la classica coltre bianca e fu in quel momento che, alzando lo sguardo, li vidi: due iridi luminescenti che mi fissavano sgomente. Era moltissimo tempo che non mi capitava di incontrare qualcuno che non mi conoscesse e che restasse ancora ammutolito davanti a una delle mie trovate.

Iniziai ad osservare nel suo insieme la proprietaria di quei due occhi ambrati: capelli castano chiari lunghi e lisci, un viso dai tratti delicati e, per quel che vedevo, stando seduta, mi pareva avesse un bel corpo, anche se scarseggiava di tette; poco male, io preferivo sempre il culo in una ragazza. Delle belle labbra carnose che incredibilmente non erano fatte risaltare da qualche rossetto dannatamente appiccicoso e quei suoi occhi che... erano strani, di un marrone chiaro tendente al dorato, quasi ipnotici, era come quando guardavi il sole per troppo tempo e alla fine eri costretto ad abbassare le palpebre, per poi iniziare a vedere ombre scure quando li riaprivi.

"Troppo bella! Decisamente fuori dalla mia portata!"

Beh, almeno mi ero rifatto gli occhi, e ciò comunque non mi impediva di infastidirla; far ammutolire le persone era il passatempo che più mi aggradava. Così, appena sentii Ry dire che era lei la ragazza che mi aveva prestato gli appunti di statistica tramite Tommaso, improvvisai un siparietto con me che mi gettavo ai suoi piedi idolatrandola come una Dea per ringraziarla.

La poveretta, che aveva un nome strano, era letteralmente sbiancata e mi continuò a fissare basita, balbettando un qualche ringraziamento.

"Missione completata!"

Mi rialzai, sorridendole un'ultima volta prima di prendendo il bicchiere di Vodka che mi stava porgendo il mio coinquilino e dirigermi infine verso Francesco, un mio amico, che avevo notato subito in fondo alla stanza, anche se più che un amico lo avrei dovuto definire il mio pusher personale.

Mi appoggiai alla parete al suo fianco incrociando le braccia al petto; era ora di fare scorta.

«Bell'ingresso, Luke!» si congratulò il ragazzo moro dai capelli lunghi, sogghignando.

Già, già, avevo reso tutti felici con la mia classica pantomima. Ma non avevo una gran voglia di stare lì a fare conversazione, quindi andai dritto al sodo.

«Ce l'hai?» domandai lapidario.

«Sì, questa l'ha riportata un mio amico da Amsterdam lo scorso week-end. È ottima, te ne accorgerai subito dall'odore!»

A quel punto attuammo la nostra classica azione per il passaggio: stretta di mano da maschi in cui lui mi mollava ciò che volevo e io lasciavo nella sua mano i soldi.

I giochi erano fatti!

Restammo ancora per un po' lì a parlare del più e del meno per non destare sospetti. Ma mentre Fra mi raccontava della sua folle notte di qualche week-end prima a Roma, notai che finalmente quella dannata musica commerciale era finita ed era arrivata una delle tracce che avevo appositamente inserito nella playlist per non desiderare di tagliarmi le vene tutta la sera: Chop Suey dei System of a Down. Iniziai a canticchiare il ritornello e, alzando lo sguardo nella direzione della penisola, mi accorsi che la ragazza di prima stava facendo la medesima cosa. Mi corrucciai, continuando a fissarci da lontano per qualche secondo.

"Di certo una tipa simile non ascolta la mia stessa musica, ma in fin dei conti i S.O.A.D. sono famosissimi, quindi può starci che qualcuno dei suoi amici fighetti glieli abbia fatti sentire."

I suoi occhi sviarono dai miei e io feci altrettanto, salutando Francesco che si stava allontanando e tornandomi a concentrare sul bicchiere rosso che avevo in mano, prendendone un lungo sorso. Ogni festa era una dannata noia, sempre le stesse persone, sempre le stesse situazioni, e il rumore di sottofondo dei miei pensieri non accennava ancora a smettere. Tuttavia, al peggio non c'era davvero mai fine, e un'altra voce, altrettanto fastidiosa, giunse a rincarare la dose di quel costante brusio.

«Ciao, Luke, finalmente sei arrivato! Ti aspettavo con ansia!»

«Ciao, Caterina!» risposi atono per evitare che mi si accollasse addosso tutta la sera, ma ormai era già partita alla carica prendendomi per un braccio e facendo strofinare ripetutamente quelle sue due tette enormi che di certo era difficile non notare, vista la scollatura vertiginosa del suo vestito nero semitrasparente che lasciava ben poco all'immaginazione.

"Beh, d'altronde quando non hai altro di meglio da mostrare metti davanti agli occhi di tutti l'unica cosa che possa destare il loro interesse."

«Allora... io mi annoio, che ne dici se questa sera stiamo un po' insieme?» mi chiese con voce suadente, iniziando ad accarezzarmi il petto con quelle sue unghie lunghe smaltate di rosso, come il rossetto sulle sue labbra che non smettevano neppure per un secondo di muoversi.

"Ma perché cazzo me la scopo? Ah, sì, non richiede impegno ed è sempre alla mia portata quando ho voglia." C'era da dire che, anche se la rifiuto perché mi dava troppo sui nervi, come in quel momento, alla fine tornava sempre.

«Siamo a casa mia, Cat, oggi non si fa nulla» affermai risoluto, cercando di chiudere lì il discorso, ma senza ottenere il risultato sperato.

«Beh, c'è sempre la tua camera per divertirci!»

"Ceeeeertoooo, come no!"

Lo sapevano tutti che, in camera mia, le ragazze e persino i miei coinquilini, anche se a volte loro trasgredivano la regola, erano off-limits! Ma lei ogni volta ci provava a farmi cambiare idea. Non gli entrava proprio in testa che lei era come tutte le altre: non contava nulla per me, era solo un diversivo per ammazzare il tempo.

«In camera mia non ci salirai mai, vedi di capirlo una buona volta, e visto che questa sera mi rompi i coglioni, io me ne vado che devo andare in bagno, ci si vede!» Me la scrollai di dosso con uno strattone, dirigendomi a passo spedito in direzione della porta della mia salvezza.

Sarò stato anche uno stronzo brutale, ma a tipe simili piacevo ancora di più quando mi comportavo così. Figurarsi se gliene fotteva qualcosa di stare a leggere le mie poesie o ascoltare i miei pensieri, quella aveva un'unica cosa per la testa e si trovava in mezzo alle mie gambe. E, per quanto la cosa mi stesse più che bene, certe volte non la reggevo proprio; alla stupidità umana non c'era mai limite, ma ogni tanto andava posto!

Aprii la porta senza pensare minimamente di bussare per vedere se fosse già occupato, dal momento che ero troppo impegnato a mettere più distanza possibile tra me e la sanguisuga così, quando la porta venne tirata nella medesima direzione, mi sbilanciai leggermente in avanti e il mio drink andò a finire addosso alla maglia di qualcuno.

Guardai a chi dovessi le mie scuse e mi resi conto che era la ragazza dagli occhi del colore del sole. Si fissava esasperata il maglione sbuffando pesantemente.

Prima che iniziasse a inveirmi contro perché le avevo rovinato la sua maglietta preferita, come ogni ragazza a questo mondo, mi apprestai a porgerle immediatamente le mie scuse. «Merda! Scusami, stavo per entrare in bagno, ma te hai aperto di colpo la porta, non ti ho proprio vista, merda!» dissi tutto d'un fiato.

Nelle relazioni sociali facevo veramente pena!

«Tranquillo, non l'hai fatto apposta, non ti preoccupare» rispose, stirando un sorriso di circostanza che mi infastidì non poco.

Odiavo quando le persone mi rivolgevano sorrisi simili, mi veniva puntualmente una voglia insana di fargli cadere subito la loro maschera. Un pensiero totalmente insensato mi balenò nella mente; anche se le mie azioni per la maggior parte delle volte non sembravano avere un filo logico in realtà erano tutte premeditate, o quasi tutte, e quella rientrava nella mia personale categoria dei no sense che arrivavano come un fulmine a ciel sereno in alcuni momenti.

Mi passai una mano sul viso come per schiarirmi le idee, senza riuscirci.

"'Fanculo, lo faccio!"

Avvolsi la mia mano intorno al suo esile polso, spronandola a seguirmi. «Andiamo!»

Iniziai a incedere con passi rapidi in direzione della mia stanza, mentre la poveretta alle mie spalle cercava di opporre resistenza.

«Aspetta! Ehi, dove andiamo?»

"Eh, siccome non ci sto capendo un cazzo neppure io ti sto portando in camera mia, perché la mia testa esige di vedere di nuovo la tua espressione sconcertata e così spero anche di toglierti una volta per tutte dalla faccia quel sorriso che so non essere il tuo" pensai tra me e me.

«Ti do una felpa pulita delle mie. Sei la mia salvatrice, non vorrei mai che fossi incazzata con me!»

Come scusa era davvero pessima, ma vedendo la sua fronte aggrottarsi e le sue labbra serrarsi in una linea netta di pura collera, iniziai a credere di aver avuto una brillante idea.

«Non sono affatto incazzata con te» ribatté con tono di voce pacato, ma che in realtà celava il suo reale stato d'animo incollerito.

"Bene, bene... mi sa che mi divertirò un mondo con te, piccoletta!"

«Oh, sì, che lo sei, te lo si legge in faccia!» la incalzai con un ghigno, guardandola da sopra la spalla.

E fu proprio in quell'esatto momento che la vidi: la rabbia che ribolliva in lei accendersi in quei suoi occhi che mi stavano incenerendo sul posto come fiamme ardenti.

Il sorriso di prima era del tutto svanito e finalmente iniziavo ad intravedere cosa camuffasse con esso. Non era per nulla una ragazza mansueta come avevo creduto di primo acchito. Decisamente no! Forse era un tipo passivo-aggressivo, ma non ne ero ancora del tutto convinto.

Tra una supposizione e l'altra eravamo giunti in camera mia. Non appena varcò l'uscio si bloccò di colpo, iniziando a far dardeggiare il suo sguardo in ogni direzione tra l'incredulità più totale. Me lo aspettavo, i pochi che erano entrati lì avevano avuto la medesima reazione, vedendo tutte le pareti tappezzate di scritte su scritte. Ero certo al cento per cento che stesse pensando quanto dovessi essere fuori di testa, o comunque più di quanto già non mi reputasse.

Ma quando alzò gli occhi in direzione del lucernario fu lei a lasciarmi senza parole, facendo spuntare un sorriso talmente sincero che si riflesse anche in quelle pagliuzze dorate che, come leggere pennellate, adornavano i suoi occhi.

"Ma quanti sorrisi ha questa ragazza?!? È come se ne avesse uno solo che ne nasconde mille altri ancora."

Iniziai a temere che potesse essere una di quelle poche persone al mondo in grado di vedere oltre ciò che si palesava davanti a loro e la cosa non mi piacque affatto, dal momento che si trovava nella mia alcova personale in cui avevo rinchiuso tutto me stesso. Afferrai rapido una delle felpe che trovai gettate sul mio materasso e gliela lanciai, cercando di portarla via di lì quanto prima.

«Tieni, cambiati la maglia. Io intanto torno di sotto. Tu scendi subito quando hai fatto e non toccare nulla» ingiunsi con una strana sensazione addosso che mi spinse a tornare sui miei passi, ridiscendendo a razzo le scale e allontanandomi il più possibile da quella bizzarra ragazza che mi aveva fritto per un attimo il cervello.

Mi diressi a passo spedito fuori dal portone di casa per poter fumare una sigaretta e schiarirmi le idee, non dando ascolto neppure alla voce di Ry che da dietro il bancone della cucina mi chiamava a gran voce.

Mi serviva un attimo per rifocalizzarmi e buttar via quel pizzico curiosità e voglia di stare a contatto ancora per un po' con un'altra persona, cosa che era un'autentica novità per me. Ero un tipo sempre socievole, ma davo confidenza a pochi e non capivo perché una cavolo di sconosciuta mi avesse spinto a mostrarle più di quanto avessi mai fatto con altri.

Sarà stata la sua bellezza? Bah, probabilmente sì. Una bella figa come quella poteva mandare in tilt chiunque e forse, anche se sapevo di avere zero chance, mi ero lasciato trasportare.

Inspirai forte dal filtro che tenevo tra le labbra, portandolo via da esse per poter espirare il fumo che si mischiò alla condensa prodotta dal mio fiato che entrava in contatto con l'aria gelida della notte.

Il cigolio della porta al mio fianco richiamò la mia attenzione. Poggiai la testa contro il muro in mattoni alle mie spalle, inclinandola leggermente verso il rumore stridulo di poco prima, vedendo sgusciare all'esterno la ragazza dai mille sorrisi.

Lei non si accorse della mia presenza, iniziando ad avviarsi tranquilla lungo la strada. Ma la mia testa quella sera l'aveva presa proprio di mira, decidendo di mettere un punto fermo a quella faccenda, ricordandomi che quello che avevo iniziato con lei era solo un gioco per infastidirla, nulla di più.

Incurvai gli angoli della bocca verso l'alto, prima di rifilarle l'ultima stoccata. «Buonanotte, mia salvatrice!»

I suoi stivali si arrestarono sui sampietrini della via, facendomi credere ingenuamente di aver centrato il mio obiettivo, ma quando riprese a camminare, alzando un braccio senza voltarsi per salutarmi con un: «Buonanotte, scimmietta strafatta!» capii di essermi sbagliato, perché l'ultimo colpo verbale me lo aveva assestato lei.

La vidi svanire pian piano, inghiottita dall'oscurità della notte. Le sue ultime parole sembrarono riecheggiare per qualche secondo sulla strada ormai vuota, inducendo le mie labbra a tremolare leggermente, finché non scoppiai in una vera e propria risata di cuore.

In quel momento il portone di casa venne aperto una seconda volta e la voce di Ry si fece largo tra i miei schiamazzi. «Luke, ma si può sapere che hai combinato prima? E ora che ci fai qua fuori a ridere da solo come un matto? Ti avevo detto di fare la persona normale per una volta, ma si può sapere che ti passa per la testa?»

Cercai di ricompormi per poter rispondere al mio amico, anche se con non poche difficoltà e, continuando a guardare la strada da cui quella stramba ragazza era appena svanita, gli risposi sinceramente. «Niente, non mi passa per la testa assolutamente nulla!»

Già, incredibilmente la mia mente, senza l'uso di erba o di un buon libro, era tabula rasa. Il costante ronzio di sottofondo si era dissipato, e tutto per merito di quella ragazza che per la prima volta in vita mia mi aveva spiazzato, lasciandomi letteralmente senza parole, o per meglio dire, senza pensieri.

Ve l'ho fatta fare sotto dalla paura?!? Ehehe ed invece vi siete salvati anche questa volta! Vorrei precisare che questo non è un capitolo che ho scritto a parte, esisteva già prima che iniziassi a pubblicare qui la storia, perché quando finii di scriverla mi venne l'idea di fare un nuovo libro dal punto di vista di Luke, ma poi mi fermai al quarto capitolo. Con la scimmietta io ho un rapporto di amore ed odio come dico sempre e per questo motivo non riuscivo a creare qualcosa che mi soddisfacesse, anche perché è molto complicato descrivere la mente di questo folle ragazzo. Tuttavia, nonostante neppure questa parte mi piacesse per come mi era uscita, ho deciso di pubblicarla ugualmente per par condicio, visto che l'altra volta avevo accontentato il Team Matt! Ora però parliamo di cose serie! Io mi diverto un mondo a mettervi in ansia inutilmente e voi inizierete a non credere più alle mie minacce, ma la verità è che una bomba non piacevole da sganciare ce l'ho... ce l'ho eccome! E il mio sadismo innato mi conduce a questo punto a non avvisarvi più quando lo farò! Potrà essere la prossima volta o tra una settimana o anche più... chi lo sa, voi ora sapete che c'è, ma non saprete quando arriverà muaaaaaaah.

Ed ora i saluti... oggi passiamo al Kiswahili... scopro sempre lingue nuove...

KWA PAJAMAS IJAYO! 

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