Vino, che passione!

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Il vino che stava gustando era dell'azienda vinicola, di cui lui adesso era il proprietario pieno ed esclusivo, dopo la morte dei suoi genitori. Suo fratello si era trasferito all'estero e quindi era spettato a lui accollarsi l'azienda di famiglia e riportarla ad un dignitoso livello di efficienza ed importanza.

La crisi c'era stata ed era stata dura, ma grazie anche alle sue capacità organizzative, alla sua intelligenza, alle innovazioni che vi aveva apportato, era riuscito a farla risorgere dalle ceneri. Per questo si era fatto da solo come si suol dire e si era dato da fare al punto tale da scavarsi una buca intorno a lui, un vuoto di affetti, dei quali faceva anche a meno perché non ne sentiva la necessità.

Nel corso degli anni si era dovuto far spazio a gomitate, stringendo alleanze, per garantirsi un margine di affidabilità e fare in modo di essere all'altezza della concorrenza. Era stato spietato con coloro che rappresentavano una minaccia per l'azienda, mirando a rubargli la clientela e a toglierne il prestigio. Si era fatto un nome e lo doveva mantenere, costi quel che costi.

Rinaldo provava un torpore piacevole, causato dal vino e dalla presenza di lei.

Laura sorrise, anche se non ne aveva molta voglia, ma finse. Non doveva assolutamente svelare le sue intenzioni a Rinaldo.

Anche lei iniziò a sorseggiare il vino rosso, che il cameriere le aveva versato nel calice.

Gli occhi di Laura brillavano sotto il make-up accurato.

C'era qualcosa in quel loro gioco di sguardi, una magia impalpabile, ma che era lì, di cui uno ne accettava l'esistenza, mentre l'altro la rifiutava perché aveva in mente altre cose.

La cena iniziò con un'esplosione di colori nel piatto, tutto era curato nei minimi dettagli, a partire dal menù tutto rigorosamente a base di pesce, che Rinaldo aveva scelto di proposito.

Iniziarono con una tartare di tonno con crema di mango e di agrumi.

Una sola parola per descriverla: deliziosa! Laura se la gustò con lentezza, sorseggiando ogni tanto il suo bel bicchiere di vino. Gli occhi puntati quasi sempre sull'uomo che aveva di fronte e più precisamente sui suoi occhi azzurri, nei quali si tuffava, per poi riemergere più confusa che mai.

Rinaldo pensava già alla fine della serata, a quando le avrebbe chiesto se voleva vedere la sua villa e a quando l'avrebbe portata nel suo letto, a quando si sarebbe rigirato insieme a lei, in quelle lenzuola fresche e profumate, a quando avrebbe finalmente potuto baciarla e amarla, fino a fondersi in un unico corpo.

Il chiarore tenue diffuso dalle piccole luci, anch'esse bianche, sul soffitto contribuiva a creare una certa atmosfera. Uno dietro l'altro i calici venivano riempiti e ne veniva svuotato il contenuto. Le loro risate si confondevano con il chiacchiericcio delle altre persone, che avevano abbassato la guardia e la mascherina, per godersi un'ottima cena.

E voilà ecco arrivare il cameriere con un bel piatto di polpo croccante adagiato su di una crema di frutta e poi ancora i paccheri con gamberi viola e pistacchi.

Camerieri zelanti chiedevano sempre in tono gentile: «E' tutto di vostro gradimento?».

Laura fu catturata dalla sua immagine riflessa nello specchio di fronte a loro, proprio dirimpetto alla colonna che formava un arco, decorata con motivi floreali grigi.

Vide una Laura diversa, che non conosceva: una donna appagata, solare e gioiosa che si stava rilassando e divertendo.

Laura finse di bere e di ubriacarsi. Tanto lui, preso dal desiderio di conquistarla e di portarsela a letto, non ci avrebbe fatto caso.

Quando arrivò la crema di zucca e scampi su di un bel piatto fumante Laura pensò che era perfetta per quello che si accingeva a compiere.

Rinaldo era ubriaco, le guance normalmente di un pallore innaturale, avevano assunto un bel colorito roseo, le sue labbra mormoravano solo belle parole per lei. Laura pensò: "E' andato", e con un distratto movimento della mano fece cadere per terra il suo cucchiaio; Rinaldo si abbassò prontamente a raccoglierlo.

Laura tirò fuori una boccettina dalla tasca e senza essere vista, ne versò metà contenuto nella zuppa fumante di Rinaldo che non si accorse di nulla.

Quindi continuò a parlare come se niente fosse.

Lo sguardo di Rinaldo si era spostato sulla sua generosa scollatura, i suoi occhi indugiarono più del dovuto lì in quel punto, per poi spostarsi sui suoi capelli rossi, sugli occhi verdi.

Rinaldo si sentì invadere improvvisamente da una sensazione di fiacca. Di punto in bianco tutta la tensione accumulata negli ultimi tempi, gli era piombata addosso come una calotta artica.

Gli occhi diventarono pesanti.

Laura fu subito pronta a sfilargli il portafoglio dalla tasca, pagare e poi si fece aiutare dal cameriere, ad accompagnarlo alla sua macchina, dicendogli che l'uomo aveva alzato un po' troppo il gomito.

Mise in moto. Era tranquilla. Era la cosa giusta da fare.

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