Capitolo 11.

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"Sono di Roma, ho ventiquattro anni e insegno da quando sono in questa scuola... Settembre" sorride. (Sono riuscita a trattenerlo per parlare un po' ). "L'anno scorso ho fatto tirocinio, ma non lo conto mai... Diplomato al liceo classico, anche mia mamma è un'insegnante (delle elementari però) , mio papà è un ingegnere. Altro?" 

"La tua infanzia com'è stata? Tua madre ti racconta dei suoi alunni? Che belli i bimbi... È da tuo padre che hai preso il carattere?" sorrido, entusiasta di saperne finalmente di più su di lui e per il fatto che si stia fidando di me.

Ride.

"Dici che siccome è un ingegnere dev'essere quadro per forza... Vero?" si porta le mani sui fianchi guardandomi con fare scherzoso. rido. "No, in realtà non sono tanto rigido, dai... Dipende da come vi comportate! A scuola devo fare il mio lavoro, quindi se non state agendo in modo corretto ve lo devo segnalare.
Da lui ho preso l'amore per l'arte però. La mia infanzia è stata tranquilla, l'adolescenza un po' meno, ma... Me la sono cavata, dai. Tu che dici?"

"Che è bellissimo quando un genitore, o qualcuno, riesce a tramandare qualcosa a un figlio o a  qualcun altro!" esclamo.

"Tu invece? Che mi racconti?"  si sporge un filo verso di me.

"Mamma e papà lavorano insieme, si sono conosciuti proprio lì" sorrido. "Sono entrambi imprenditori, ma hanno due caratteri completamente opposti! Papà sempre col sorriso, positivo, ha infiniti pensieri ma sembra sempre spensierato... O meglio, la maggior parte delle volte" mi correggo. "Mia mamma ha tanti pensieri e ogni giorno li elenca, sembra che lei viva per completare la to do list , però è molto premurosa... Quasi apprensiva a volte. Le voglio un mondo di bene, è sempre precisa, organizzatissima, talmente tanto che io mi chiedo sempre come diavolo faccia" rido, lui con me. "Da papi ho preso gran parte del carattere, da mamma l'ansia e la creatività. Ho anche una sorellina minore, che tra parentesi l'anno prossimo vorrebbe venire in questa scuola in quanto anche lei è affascinata dalle materie umanistiche - ma non si preoccupi, abbiamo due caratteri opposti - " preciso notando che subito si finge preoccupato. Ride. Che bella risata... "E lei è...Speciale. Guai a chi me la tocca... Siamo complici in tutto, che penso sia una tra le fortune più grandi che ho"

"Assolutamente" annuisce. "L'amore? Come lo vedi?" continua.

In che senso? Si aspetta parli dell'amore in generale o di lui?

"Cos'è per te? Ex che ritornano? Mi devo preoccupare?" scherza. "Ricordo che mi avevi parlato di qualcuno, tempo fa..."

Matteo...

Sorrido, un po' forzatamente, e lui torna serio.

"No, se non vuoi parlarne ci mancherebbe... Parliamo di altro, scusami" si allarma.

"No, non si preoccupi..." scuoto il capo.

"No, guarda... Insisto. Non..."

"Anch'io" lo interrompo guardandolo negli occhi. Cede. "Matteo è il mio ex fidanzato. Siamo stati insieme per due anni e mezzo, ma poi è finita male. È iniziata tutto perché piaceva a me, voglio dire... Era anche lui elegante, intelligente, sottile, divertente... E sapeva anche lui mettermi a mio agio.
Ci incontrammo più volte, quasi fosse un segno del destino, dopo la prima, in un treno. Ci siamo fidanzati in un ristorante, dopo che per mesi chattavamo... Ed era romantico, sognatore, protettivo - come io con lui - ma non soffocante come si potrebbe pensare. Sì, si faceva molti problemi su tutto... Conviveva con delle paranoie, come facevo anch'io, ma, per dire, non siamo mai arrivati a dire tu con quella persona non esci! " Continua ad ascoltare, sempre più attento. "E noi eravamo l'uno la costante dell'altro, se così si può dire... Complici in qualsiasi cosa, bastava uno sguardo e subito ci si capiva. Le litigate non duravano mai più di tre giorni perché non appena ci si vedeva,  dopo qualche attimo, ci si chiariva... Chiaramente non tornava tutto come prima, semplicemente si andava avanti... E c'era questo ragazzo di cui lui era geloso, un suo amico. Che più volte ci ha provato, anche spudoratamente, con me"

"Cioè? Che faceva?" domanda pone dosi a braccia conserte.

"Se eravamo in gruppo, Matteo era alla mia destra e lui cercava di mettersi alla mia sinistra, e allungava le mani, sempre. Più di una volta ha tentato di baciarmi, e poi gli diceva che ero stata io... Cose di questo genere"

"Un bambino" commenta.

"Sì" annuisco.

"E Matteo... Sapeva che fosse lui? E continuava a stare in sua compagnia? Perché?" alza le spalle.

"Perché il suo era un gruppo molto compatto... E perché oramai era finita, solo che noi non ce ne accorgevamo! Le scenate di gelosia si intensificavano, e poi c'era questa ragazza... Di cui non posso fare nome... Che era sua amica da anni, che gli stava sempre intorno" mi si incrina la voce. E qui sono cavoli...

"Ho capito" dice. "Ti ha fatta ingelosire..."

"Ci è stato" preciso, con tono inespressivo mentre sento le lacrime pizzicarmi gli occhi. "Era una serata tra amici, io non ero uscita perché lo avevo già fatto per tre settimane di fila e quella volta volevo restare a casa a godermi un po' la mia famiglia... E lui era ubriaco, lei pure..." scoppio a piangere. Sento le lacrime cadermi sul viso, e man mano la loro rincorsa si intensifica.

"Ehy..." si avvicina subito, ma dopo poco si blocca.

"Se può esserti d'aiuto... Almeno lui è andato con qualcuno che non sopporti e non sopportavi nemmeno all'ora! Io alla tua età ebbi la fortuna di provare il classico 《Ti ho tradito con il tuo amico》 "

Alzo lo sguardo.

"Davvero?" singhiozzo.

Annuisce.

"Mi dispiace tanto..."

Accenna un sorriso.

"Va così! Sono..."

"Esperienze" diciamo in coro.

Sorrido.

"Lo dice anche mio papà..." dico tra me e me asciugandomi il volto.

"Lui cos'ha detto quando l'ha saputo?" fa con tono basso, probabilmente aspettandosi una reazione protettiva nei moei confronti, del tipo che mi avesse detto che era uno sciocco, che non sa cos'ha perso,... Le solite cose che le persone che ti vogliono bene ti dicono istintivamente in queste occasioni.

"Non l'ha saputo" ammetto. "A casa sanno che abbiamo rotto perché continuavamo a litigare e non ce la facevamo più"

"Hai fatto bene" annuisce. "Però tua sorella sa la verità?" Annuisco.

"E anche le mie amiche"

"... È che si pensa che da ubriachi non valga, perché non si è in sé, ma non capiscono che è proprio per questo che vale. E vale anche il doppio" riflette.

"L'alcol ti fa perdere le inibizioni, e ti sembra facile ottenere ciò che vuoi.

Ti senti leggera, e non ti controlli più... Così realizzi tutti i desideri che hai sul momento senza paranoie" annuisco io.

"Già... Un esempio lo abbiamo nei cellulari! Quanti messaggi si mandano, o le chiamate che si fanno..." mi guarda con uno sguardo nuovo, allusivo.

Cazzo.

Sorride.

"Ehy, è tutto okay... "

"Io..." mi stringo nelle spalle.

"Non mi devi spiegazioni. Anzi, sono io che ti devo ringraziare" mi rassicura.

"Prof, che cosa le ho scritto?" prendo il cellulare.

"No no, scritto niente..."

Porto le mani sul volto, coprendomelo. "Che le ho detto?" mi correggo, mentre il viso prende colore. Sento una lievissima pressione sui polsi. Tento di sbirciare e vedo il pollice e l'indice del Professore appena appoggiati intorno ad essi.

"Ehy, bimba ..."

Guardando dalle fessure tra le dita noto un sorriso dolce. È bellissimo...

Le tolgo subito, così fa lui.

"Mi hai chiamata bimba!" esclamo sorridente, mentre mani e gambe prendono vita cominciando ad applaudire e a dondolare come una vera bambina emozionata.

"Non lo sei?" mi prende in giro. Gli faccio la linguaccia, che mi restituisce.

"Dai, vieni qui..." sussurra poi allargando le braccia, tra le quali mi fiondo. Appoggio la testa nell'incavo del suo collo e lo stringo forte. Lui fa lo stesso con me.

Restiamo in questa posizione per svariati minuti, dopodiché suona un telefono.

"È il mio" lo prendo.

Fede criminal❤🖇

"Mi scusi..." rispondo, e lui si allontana.

"Ma dove sei?"

"A scuola! Tu dove sei?"

"A casa! È mezz'ora che ti chiamo! Le chiavi le hai tu!"

Diamine!

"Oh mio dio hai ragione... Arrivo. Scusami. Hai da fare per domani?"

"No... Però sto congelando" si lamenta.

"Arrivo arrivo... Scusa" salto giù dal banco chiudendo la chiamata. "Mi scusi, devo fare in frettissima non in fretta... Lei non ha le chiavi, di solito torno prima io..."

"Manni..." mi interrompe con la sua voce bassa e pacata.

Lo guardo.

"Non mi devi alcuna spiegazione, né oggi né mai"

Sorrido.

"Grazie Prof" afferro lo zaino. "Buona giornata!"

"A te!"

Sono all'uscita, mi volto. Fede è fuori casa. Ci proverai domani! Corro in stazione.

Il treno è in ritardo di dieci minuti.

Mando la foto a Federica.

》Mi dispiace tanto...

《No problem. Gioco con il gatto!

Mi manda la foto del micio dei vicini. Sorrido.

È bellissima! (E quanta pazienza che ha!)

Finalmente arriva. Salgo e timbro il biglietto, poi vado a sedermi.

Mentre il treno si muove, in lontananza scorgo il Prof Fields. Il mio cuore fa una piccola capriola, accelera il battito e un sorriso si fa strada sulle mie labbra.

《Grazie》  penso tra me e me, e nel frattempo un altro momento indelebile resta nella mia memoria.

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