Capitolo 17.

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Prima di andare a dormire, continuiamo a parlare.

"Ma io non capisco..." Sussurra mia sorella. " È il tuo Professore! Questa cosa non vi frena neanche un po'?"

Sorrido

"Questa è una delle cose che frena entrambi, però... Però c'è anche il fatto che lui mi calma, e mi agita allo stesso tempo"

Non so come esprimere i concetti, aiuto!

"Mi fa sentire felice ed emozionata, cosciente del mio potenziale e del mio valore, ma soprattutto del fatto che un numero scritto su un pezzo di carta non determina chi sono, capisci?
E in più mi ricorda ogni giorno i miei lati positivi, e cerca di far sì che ogni mio lato più brutto venga criticato in maniera costruttiva, facendomici lavorare su, ricordandomi sempre che non sono da sola... E questa cosa, unita alle prime, semplicemente non ha prezzo!
Inoltre, non lo conosci ancora... Ma è simpaticissimo, e molto dolce anche"

Mi guarda con aria sognante.

"A sentire da come ne parli, farebbe innamorare chiunque!" Esclama. La guardo male.

"È mio" Faccio decisa. "E sai che non amo condividere..."

Ride.

"Va bene, va bene... Come non detto! Good Luck!" Sorride tornando nel suo letto.

"Thanks!" Rispondo. Finalmente ci addormentiamo.

Sogno una casa rosa, con le persiane verdi e il tetto grigio come la strada sulla quale si affaccia che va a fuoco. C'è tanto fumo intorno, uscente dalla finestre. Poco dopo viene sostituita da una più ampia, con le stesse identiche fattezze però.

Mi sveglio un po' stordita e vado a ricercare il significato su internet, poi vado a fare colazione e vado a scuola.

Qualcuno suona. Mi volto di scatto, è papà.

"Un passaggio? Che ne dici?" Sorride.

Salgo in macchina.

"Ma tu la tua auto? Ha qualche problema?"

"No, è che... Mi mancava camminare!" Esclamo ridendo.

Mi guarda stranito.

"Farò finta di crederci..."

Sorrido.

"Oggi che cos'hai?"

"Fisica...Però quella è in terza. Prima storia, poi italiano, fisica , inglese e religione "

Annuisce.

"Ho capito"

"Tu?"

"Lavoro... Come sempre!" Ride. Sorrido.

Arriviamo a scuola ed entro.

Tutto tranquillo, tranne qualche crampetto allo stomaco durante le varie ore, che riesco a tenere a bada fino a quando diventano insostenibili.

Sono piegata con la testa sul fianco, faccio quasi fatica a respirare.

"Clau! Ma torna a casa!" Fa la mia vicina di banco.

"No no, ce la faccio..." Insisto. "E poi non posso tornare a casa, oggi devo andare a prendere mia sorella" Le spiego.

La Prof mi ha già fatta uscire due volte.

Passano le ore, e a furia di te caldo e camomilla la storia sembra migliorare... Fino a una certa.

Di nuovo quel dolore tremendo.

Il Prof Fields, che mi guarda da quando è arrivato con aria preoccupatissima, adesso scrive qualcosa alla lavagna di fretta.

"Ragazzi, sono cinque operazioni. Fatele adesso, per casa ve ne assegnerò altre e due" Si avvicina a grandi falcate. "Claudia... Che cos'hai?" Sussurra.

"No no, niente Prof..." Sorrido. "Tutto normale"

"Non mi sembra!" Fa lui.

"Si fidi... Poi le spiego" Un caltro crampo. "Ahia!"

"Vuoi andare in infermeria?" Propone.

"Riuscissi ad alzarmi..." Sussurro.

Si avvicina ancora di più. "T- Ti fidi?"

Lo guardo negli occhi. Ha uno sguardo così dolce. Un po' (tanto) preoccupato, e un po' incerto. Sorrido e mi alzo. Subito mi porge le mani, che stringo.

"Vieni, va tutto bene..." Sussurra, poi si rivolge alla classe: "Ragazzi, fate i bravi" Mi accompagna fuori, dove il dolore di intensifica.

"Ahi!" Mi piego in due.

"Claudia!"

"Prof, non si preoccupi" Sorrido. "È normale. Non so come dirla... Però ho l'endometriosi. Mettiamola così..." Stringo gli occhi, per poi riaprirli l'istante successivo. Il suo sguardo adesso è un po' meno preoccupato, più tendente al dispiaciuto.

"Mi dispiace... Ci sarà qualcosa che puoi prendere..." Sussurra.

"Sì, ma è in classe... Ed è finito"

"Che cos'è? Ti porto in infermiera e vediamo se ci sono anche lì"

Sorrido.

"Zoladex tipo... Di solito ce l'ho nello zaino, ma questa notte mi è servito e mi sono scordata di rimetterlo. La confezione che avevo come le ho detto prima è vuota..." Stringo i denti.

"Va bene, stai tranquilla. Non fare sforzi, vediamo se c'è. Te la senti di camminare?"

"Prof, grazie infinite"

"Coraggio" Mi fa cenno di camminare. Lui sta un passo dietro di me, osservandomi, tenendo d'occhio ogni minimo movimento. Arrivati, scopriamo che non c'è. Però c'è il Dienogest.

"L'hai mai preso?" Domanda non molto convinto. Scuoto il capo.

"Meglio non rischiare allora... Qualcosa di naturale? Tipo... Una banale camomilla? O un té caldo? Sono troppo blandi?" Non si da per vinto.

"La camomilla qui non c'è...Però posso provare con il té. Grazie dell'idea"

"Hanno ricaricato le macchinette ieri. La camomilla però è al piano di sopra, il ché significa che dovresti aspettare... Ce la fai?" Mi volge uno sguardo preoccupato.

"Perché aspettare? Prof, riesco a camminare" Sorrido, alzando le braccia: "Posso fare tutto se voglio!" Altro crampo. "Ahia!"

Si siede di fronte a me, accarezzandomi i capelli.

"Cominciamo col non cadere e il non morire... Mi sembrano già ottimi punti di partenza!" Scherza.

Sorrido.

"Grazie..."

Mi da un bacio sui capelli.

"Torno subito, piccolina... Tu ce la fai a spostarti? Magari a metterti lì, accanto alla finestra" Mi volto, ma non cedo.

"No, ma io vengo con te" Sussurro. "Ci mancherebbe altro! Sei sempre così carino con noi... Figurati !" Faccio piccoli passi. "Dai, andiamo"

Mi guarda un po' male, ma cede.

Arrivati, dopo dieci minuti, finalmente prendiamo questa camomilla, che bevo piano.

Sorseggio il liquido caldo, davvero un toccasana per tutto, e dopo qualche minuto, un po' di dolore si allevia.

"Tutto bene?" Domanda preoccupato, vedendo che sono in silenzio.

"Meglio, grazie" Sorrido.

Si guarda intorno sempre più agitato, d'un tratto si avvicina e mi dà un bacio sulla fronte. Il mio cuore inizia a fare le capriole, e prende a battere più forte e veloce. Sorrido, stringendomi nelle spalle. Lo guardo negli occhi, un po' emozionata da questo gesto inaspettato e del tutto più che gradito. Sta sorridendo anche lui, imbarazzato.

"Grazie" Dico in falsetto, con la voce di una bambina. Luca prima strabuzza gli occhi con espressione sorpresa , dopodiché si lascia andare ad un sorriso meraviglioso (e contagioso!) . Si avvicina, e sussurra al mio orecchio: "Figurati piccolina!"

Non può farmi questo...

Alzo lo sguardo, completamente paonazza in volto, e l'unica cosa che mi viene voglia di fare è baciarlo.

"Sto per saltarti addosso..." Sussurro, e lui mi guarda con aria sorpresa e divertita. Scoppia a ridere, poi si allontana.

"Stai davvero meglio, quindi?" Risponde ironico, e il suo sorriso si allarga.

"Direi di sì!" Gli reggo il gioco.

"Ottimo! Torniamo in classe" Si ricompone voltandosi. Siamo a scuola mi rammento, quindi lo seguo.

Alla fine delle lezioni, prendo lo zaino ed esco. Un'altra fitta. Respiro lentamente.

"Ma perché sei venuta oggi? Io ancora non capisco... Me lo dicevi, prendevo gli appunti bene e te li mandavo. Te li regalavo piuttosto, ma se stai male..." Ricomincia la mia amabile vicina.

"Non preoccuparti, davvero... Mi fai sentire in colpa!"

"Manni..." Sento da dietro. Il Prof. Mi volto subito, la mia compagna si allontana quando lui le dà il consenso dopo essersi avvicinato.

"Come stai?" Sussurra una volta abbastanza vicino.

"Molto meglio, grazie" Mento.

"Sicura?"

Annuisco, ma lui non sembra convinto.

"Bene... Sono contento" Guarda il cellulare, poi torna a me: "Io ho ancora due ore... Se hai qualcosa da fare, se vuoi e se ..."

"Va bene" Non lo lascio finire di parlare. Mi guarda stupito.

"Sicura?" Sussurra incerto.

"Certo!" Sorrido.

"Oh... Okay. A me sembrava una pessima idea a dire la verità, non volevo nemmeno proportela perché ho pensato 《non sta bene, magari vuole solo tornare a casa!》" Esclama mentre camminiamo.

"Con Lei mi passa tutto Prof, lo sa..." Rispondo, mica più di tanto scherzando.

Lui mi osserva con lo sguardo incredulo e felice, ma resta in silenzio.

"Che cos'hai da fare oggi?" Riprende dopo qualche minuto.

"Storia... E arte"

"Che bello! Parti da arte?" Mi guarda. Gli brillano gli occhi. Sorrido e annuisco. È cosi entusiasta! È bellissimo...

Mi mordo il labbro inferiore.

"Che cosa c'è?" Domanda confuso.

Abbasso il capo, diventando bordeaux dall'imbarazzo.

"Niente..."

"Dai, dimmelo!" Insiste.

Torno a guardarlo.

"Sei bellissimo" Dico d'un fiato. "Ed è un vero piacere guardarti, e ascoltarti mentre parli di qualcosa che ti piace.

Trasmetti un sacco di entusiasmo, e voglia di fare e di credere nelle cose e nelle persone... E questa cosa è contagiosa!" Esclamo. "Grazie"

Diventa rosso anche lui, ma prontamente risponde: "Grazie a te, che vedi così tante qualità in me!"

Mi stringo nuovamente nelle spalle e camminiamo ancora un po'. Dopo qualche passo, arriviamo nell'aula.

"Dopo di voi!"

"Grazie!" Rispondo con il sorriso entrando, mentre lui mi segue chiudendosi la porta alle spalle.

Poso lo zaino sul banco in fondo, e lui mi guarda male.

"Prof, si ricorda che devo studiare?" Lo prendo in giro.

"Perfettamente. Per questo ti ho guardata così... Stavo per farti la stessa domanda!"

"L'aula è vuota!" Gli ricordo, proprio mentre lui si siede dietro la cattedra.

"Non mi tenterai questa volta..." Apre il quaderno.

Ah sì?

"Ne siamo sicuri?" Dico, con voce bassa.

Mi rivolge un'occhiata severa, dopodiché torna alle sue faccende.

"Testa sui libri" Mi ammonisce.

"Mh... Mi faccia pensare..." Muovo le gambe. "No!" Esclamo ridendo.

"E allora puoi anche uscire" Fa serio. Lo guardo male, poi scendo.

"Davvero?" Lo provoco.

"Sì"

"Mi farebbe uscire sapendo che sto male?"

Alza lo sguardo immediatamente.

"Ti serve qualcosa?" Torna dolce.

Forse ho sbagliato...

"No, grazie..." Sorrido imbarazzata. "Va bhe, comunque ha ragione Lei... Mi scusi tanto" Vado a studiare.

Sono proprio una cretina a volte, sì!.

"Io comunque sto bene eh...  La camomilla è stata miracolosa!" Dico dopo qualche minuto. Lui mi guarda, addolcendo lo sguardo.

"Ne sono lieto. Dai, continuiamo... Io a lavorare, tu a studiare" Torna a immergersi nelle carte. Io faccio lo stesso, fino a quando non ho finito un'ora e mezza più tardi.

Lo guardo. Lui ancora non accenna minimamente a staccarsi da lì.

"Le posso essere d'aiuto in qualche modo?" Mi avvicino timidamente.

"No, ti ringrazio" Sorride. "Comunque puoi anche darmi de tu... Il personale se n'è andato da un pezzo. Ci siamo solo noi, in tutto l'edificio" Precisa, con tono tranquillo e sicuro.

Oh!

Annuisco sorridendo.

"Okay... Cioè, ehm... Va bene. I-Io... Vado un attimo... " Indico l'uscita. "Torno subito" Esco.

Sono una cretina. Decisamente.

Rientro in classe mentre lui sta tornando a sedersi.

"Ho bisogno di staccare un attimo, sennò qui è la fine!" Esclama sorridendo. "Tu come ci riesci, a non smettere un secondo?"

Rido.

"Quando studio stacco per forza... Tipo prima! Non ho ancora iniziato arte, ho solo fatto gli schemi! Poi devo studiare, e fare le mappe per l'interrogazione"

"Ahh! Ho capito, ho capito" Continua.

Dieci minuti dopo, io ho finito. Lui ancora no.

"Vuole una mano?" Lo prendo in giro.

"Non amo avere assistenti. In classe ti chiamo per farti stare attenta, lo sai... Però... Se proprio insisti..." Sorride. "No, sto scherzando. Tranquilla, vai pure"

"Ma no! Lo faccio con piacere Prof!" Dico sincera. "Potrei diventare una sua collega tra qualche anno, che ne sa? Vorrebbe avere sulla coscienza di non avermi aiutata a crescere professionalmente?"

Ride.

"Sei incredibile! Va bene quasi collega..." Si guarda intorno. "Se proprio ci tiene... Sarebbe così gentile da sistemare le verifiche in ordine alfabetico? Ah, assicurati che ogni foglio a protocollo abbia la scheda all'interno. Se ne manca qualcuna dimmelo"

"Signor sì!" Prendo la pigna sedendomi alla sedia di fronte al pc sotto al suo sguardo attento e divertito.

Dopo quindici persone, ammetto di essere un po' stanca.

"Prof..." Mi volto.

"Dimmi" Mi guarda immediatamente.

"Questa non ha il nome" Gli mostro la scheda bianca. Lui allarga le braccia.

"Lasciala lì, poi ci pensiamo. Grazie per quello che stai facendo "

"E di cosa? Le ricordo che Lei mi sta sopportando da settembre!" Ridiamo.

Prende il telefono.

"Tra poco è finita..."

"Come è finita?!" Guardo subito la data. 10 marzo.

"Oh mio dio..." Mi giro di nuovo. Sta sorridendo.

"Pensi all'esame? O...?" Cambia espressione, tornando un po' insicuro.

Penso a tutto.

"Ad ogni cosa!" Scrollo le spalle. "Dopo cinque anni mi ritroverò a ricominciare da capo una nuova esperienza, un anno all'estero, altri e cinque anni ... E se invece mi guardo indietro vedo tutto quel tempo sprecato a impuntarmi, a dire che non ero capace, quando avrei semplicemente potuto impuntarmi un po' di più su alcune cose serie, a mettercela tutta per quelle, e cedere prima per cose che... Beh... Lasciamo stare!" sorrido. "Senza contare che quest'anno sia letteralmente volato, ancor più rispetto agli altri! Tutte quelle provocazioni" Ammicco, e lui abbassa la testa arrossendo.

Annuisce.

"Non per niente si dice che quando ci si diverte il tempo voli!"

"Già..." Ci guardiamo. "Beh... Però una volta fuori..." azzardo.

"Se..." Risponde. Alzo gli occhi al cielo.

"Non accadrà"

Ride.

"Come fai a dirlo? Le stai cercando di far cambiare idea?" Mi guarda fingendosi preoccupato.

Non ci credo. Non l'ha detto davvero, dai!

"Ma per chi mi ha presa?!" Esclamo, per poi scoppiare a ridere. "Che cattivo che è, Prof! Davvero pensa questo di me? Mi crede così egoista?"

"No, no, assolutamente. Non ho mai detto questo, non volevo offenderti, perdonami" Torna serio.

Rido.

"Ma sì, scherzavo!" Mi allontano. Lui guarda fuori.

"Prima finiamo qui... Buongiorno!" Saluta qualcuno, che risponde allo stesso modo. Sento una voce femminile.

"Chi è?" Mi sporgo, ma non vedo nessuno.

"Erika, della quinta B. Simpaticissima, e davvero gentile. Dovresti conoscerla, ti piacerebbe...Diventereste subito ottime amiche secondo me. È bravissima in matematica e fisica" Mi risponde scherzando con un ghigno quasi malefico, provocatorio quanto irritante. Lo guardo malissimo, decidendo però di stare al gioco.

"Di quella classe conosco solo Massimo" Eccolo lì che mi guarda super concentrato e serio, per capire se sto bluffando. "Davvero un ragazzo d'oro" Sorrido.

"Ah sì?"

Annuisco.

"Una volta mi ha offerto una cioccolata al bar. Abbiamo parlato, riso... Sì, molto simpatico" Proseguo, vedendo che si sta irritando. Tié, stronzo. "Ma poi scusi... Non c'eravamo solo noi in tutta la scuola?" Lo guardo.

"In palestra si svolge il corso di teatro. Dovresti saperlo meglio di me, visto che, a quanto mi hanno detto, si svolge da più di cinque anni sempre lo stesso giorno sempre alla stessa ora"

"E come vede io non lo frequento, per cui..." Gli Faccio notare. Mi guarda storto e cambia discorso: "Sì, comunque anche Erika è molto cordiale... Ma dai, adesso basta parlare di alunni... Cosa vuoi fare?"

"Ho due opzioni: tornare a casa oppure restare" Penso ad alta voce.

"La scelta è tua!" Allarga le braccia capendo il mio gioco.

"A Lei non cambierebbe, Prof? Mi sta dicendo questo?" Mi avvicino.

"Esattamente" Fa un passo indietro con sicurezza.

Decido così di giocarmi l'ultima carta. Procedo con la sua stessa fermezza verso la porta, che spalanco uscendo. Sto andando nell'aula dov'eravamo l'altra volta.

Sento dei passi dietro. Sorrido, e continuo a camminare.

Entro, e mi metto al banco. Qualche secondo dopo, lui è appoggiato allo stipite della porta che mi guarda. Gli sorrido sfacciatamente (come mio solito!).

"Avanti!" Dico.

"Permesso..." Entra, chiudendosi la porta alle spalle.

"Buongiorno Prof!" Mi alzo andando alla cattedra. Poso i palmi ben aperti sul pannello, e continuo la pantomima: "Di cosa ci parla oggi?"

"Di quanto sia sbagliato provocare in questo modo" Risponde a tono con voce roca, serrando poi la mascella.

"Ah sì?" Mi metto a braccia conserte. "Prego!"

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