Capitolo 9.

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Il giorno seguente entro a scuola stranamente in orario, e la classe è vuota. Cioè, non completamente, però siamo in dieci. Su ventisette.

"Buongiorno" entra il Prof Fields.

"Buongiorno" ci alziamo.

"Comodi. Quanta folla! Che succede? Verifiche?" mi guarda.

"Che io sappia no" guardo anche gli altri, che scuotono il capo.

"Forse arte..." dice Barbara. "È da un mese che sta interrogando, ma oggi le persone che mancano non ci sono..."

"Capito" fa lui. "Oggi comunque avevo intenzione di farvi fare qualche esercizio, magari riprendendo anche le spiegazioni prima, visto che abbiamo avuto le vacanze di mezzo... E ci sta che qualcuno non si ricordi proprio tutto" Mi guarda. "Manni, vuoi venire alla lavagna?"

Lo guardo.

"Prof, ma Lei mi ha presa di mira!" faccio in tono scherzoso.  "Anche tra dieci persone riesce a beccarmi!"  allargo le braccia con fare teatrale.

"E ti beccherò sempre! Più farai in questo modo..." scherza non scomponendosi - e quando mai! - . "No, non è che ce l'ho con te, è che... Sono più tranquillo se so che sei qui, mettiamola così"

"In che senso?" chiede Raissa.

"Lei ha capito" mi guarda.

Stronzo.

"Prof, se uno vuole distrarsi ci riesce anche dietro alla persona" gli faccio notare.

"Sì, ma se uno si distrae poi la verifica come la fa?"

"Tanto se resta attento è lo stesso!" alzo le spalle.

"Poi ne riparliamo. Adesso vieni o no?" mi porge la penna. Io mi alzo con il quaderno e il cuore che batte a mille.

"Hai le regole?"

Annuisco timidamente.

Gli mostro i formulari che ho ricopiato.

"Che bel lavoro! Hai una bella calligrafia, devo farti i complimenti..." resta stupito.

"Grazie!" sorrido.

Mi restituisce il formulario, e poi iniziamo.

"Scrivi: limite che tende ad infinito di x alla seconda più sei x più sette... " controlla ogni mio movimento. Che ansia! "Fratto"

"Ah non è finita?" mi volto.

"Ti piacerebbe!" sorride facendomi cenno di proseguire. "Fratto..." ripete.

"Non sono capace" mi blocco, già immaginando l'espressione come sarà.

"Devi tirare una riga sotto a ciò che hai scritto" fa finta di non capire. Scoppio a ridere.

"Quello lo so, però poi non la so calcolare"

"Ci sono qui io" risponde in tono pacato guardandomi negli occhi con fare deciso. Mi fido.

Respiro, e capisco che ce la posso fare.

Torno verso la lavagna e proseguo.

"Bravissima. Dicevo... Fratto x alla seconda meno uno"

Guardo l'operazione. Sono cinque cose.

"Allora... La prima è una completa... Si calcola..." vado a prendere il vecchio formulario.

"Lascia stare che cos'è" mi blocca immediatamente.

"Perfetto!" rido tornando dov'ero poco fa. "Partiamo benissimo..." commento.

"Tranquilla..." mi ricorda.

"Ma mica tanto! Tra qualche mese c'è l'esame! Se lo sbaglio lì..."

"Appunto!" annuisce. "Un motivo in più per non farsi prendere dal panico! Respira, non è morto nessuno... Hai detto una cosa giusta tra l'altro, è una completa. Brava! Solo che noi nei limiti dobbiamo vedere che cos'è. Ti ricordi la spiegazione? Infinito su infinito, zero su zero... Quelle cose lì"

Annuisco.

"Che cos'è questa?"

"Infinito su infinito?" faccio indecisa. Mi ricordo che è così, ma non ne sono certa.

"Benissimo. Scriviamolo!" mi invita ad avvicinarmi. Eseguo.

Con non poche difficoltà, alla fine riesco a farcela. Sono un po' demoralizzata, e il Prof lo capisce. All'inizio fa finta di niente, ma quando suona la campanella esce e chiede alla Prof di inglese se può farmi uscire qualche minuto. Lei acconsente.

"Manni... Ti va di uscire un secondo?"

E io che ci stavo cascando pure...

"Che ho combinato?" rido alzandomi per poi seguirlo. Sulla porta, saluto la Prof che sta per entrare, la quale ricambia il saluto con un gran sorriso divertito.

"Vedrai vedrai... In presidenza! Subito!" scherza lei facendomi ridere.

Con il Professore restiamo in corridoio.

"Ci tenevo a chiarire due cose... La prima, riguarda la lezione di oggi." E la seconda?  mi chiedo, ma non importa. "Non mi interessa se tu oggi abbia detto tutto giusto o tutto sbagliato, certo sono contentissimo dei tuoi progressi, come sono consapevole che ci sia della strada ancora da fare, però questo è un altro discorso. Ora, il fatto è: perché sei così insicura? Gli argomenti li conosci. A volte vai un po'... Nel tuo mondo" sorride. "Ma quando ritorni, non cambia niente. Sei capace! Sei intelligente, bellissima, simpaticissima, testarda... Hai un miliardo di pregi... Perché non li sfrutti per dire io ce la posso fare ?"

Sorrido.

"Perché io non ce la posso fare in matematica..." mi parte una risatina isterica.

"Ma le fai le cose!" insiste.

"Sì, però..." Come faccio? mi arrendo. "Ci ho sempre provato negli anni precedenti, ed è sempre andata male. Una volta tutto bene, giravo il foglio ed usciva un completo disastro. Quando mi mettevo seriamente mi prendevano in giro, per il motivo precedente e perché a detta di quei cretini ero la cocca della prof, che mi alzava i voti, quando in realtà sempre tre prendevo... Io in quella materia non sono capace. Non fa per me. Fine!" mi sfogo.

"Quando è successa questa cosa?" cerca di indagare guardandomi negli occhi. Io scosto lo sguardo. Non ce la faccio... È troppo diretto, come se... Non lo so, come se volesse leggerti l'anima.

"No vabbè è vecchia... Però ho iniziato ad accantonarla per questo, e quindi oggi non la faccio, domani nemmeno..."

"Le lacune vengono fuori. Ho capito. Ma ti ho fatto una domanda" mi costringe a rispondere.

"Alle medie" parte una risatina isterica. "I danni sono successi quasi tutti lì"

"Ah c'è altro?" fa sorpreso.

"Più di quanto si immagini" annuisco. "Che so non essere una scusa eh, infatti non è che dico non lo faccio per quello..." chiarisco.

"No ma lo so! Quando ti metti sei bravissima, te lo dico senza problemi" mi interrompe.

Lo guardo sorpresa.

"Davvero?!"

"Oggi sei stata grande!" esclama cercando di farmi coraggio e convincermi a non mollare. Quanto è dolce... 

Lo guardo un po' storto ma lui non molla: "Sai cosa? Forse sei un po' troppo dura con te stessa... Tu non ti concedi pause. Non ti concedi l'errore... È un male"

"No, so che posso sbagliare... In questa materia poi! Sbaglio da quando la iniziai alle elementari! In altre materie Le do ragione, ma perché se sono capace... Sinceramente non vedo il motivo per non dare sempre il meglio. Prenda inglese, ad esempio" resta ad ascoltarmi. "Sono partita da sette meno, quando io ero abituata all'otto. Mi sono messa di forza, ogni giorno, che ci fosse o meno la materia non andavo a dormire se non ripetevo tutto, fino a quando non abbiamo fissato la verifica. Ho avuto un attacco di panico la sera prima perché non mi ricordavo una cosa, però poi è passato..." sorrido. "Ma alla fine il nove l'ho preso. I risultati ci sono sempre se faccio le cose poco per volta, ovunque. Tranne in matematica. Lì ho risultati ogni due, tre anni. Mai nell'immediato" scuoto il capo.

"Posso raccontarti una cosa?" mi chiede.

"Certo!" annuisco.

"Il primo esame di matematica, l'ho ridato otto volte. Era un totale, non sto qui a dirti l'argomento specifico che ti annoierei, però ogni volta mi mandavano a casa con diciotto, venti... Ho fatto una pausa di una settimana, l'ho rimandato all'inverosimile perché dovevo prepararmi ma non mi sentivo mai a posto, ogni giorno passavo dalle otto alle dieci ore su quei libri... Ma alla fine l'ho passato, e anche con la lode. Questo per dirti... Non buttarti giù. E se ti aspetti di ottenere dei risultati subito quando fai qualcosa, sappi che quella si chiama fortuna... Non capiterà sempre. Ci vogliono anni per fare bene le cose"

"Io non li spenderei dietro a matematica detto sinceramente " scuoto il capo. "Poi per carità, quest'anno c'è Lei e con il suo metodo potrei farla all'infinito, perché davvero... È pazzesco, io non so come faccia a sopportarmi" rido. "La ringrazio, ma comunque gli anni preferirei passarli a fare altro. A studiare altro"

Mi osserva con espressione corrucciata , e con un sospiro replica: "Finora fare solo altro però ti ha portato ad avere lacune... Non dico che tu debba fare solo matematica eh? Tutte le materie hanno la loro importanza, ne avevamo anche già parlato all'inizio dell'anno mi pare, però ti devi impegnare in tutto. Ti faccio questa domanda poi scappo, che è passato già un buon quarto d'ora, scusa... Quanto tempo dedicavi a questa materia prima?" tenta di tornare calmo.

"Di già?!" Prendo il telefono. Venti minuti. Wow! "Mi scusi..." rispondo il cellulare nella tasca posteriore. "Ma non lo so... Qualche ora, una o due..."

"'Al giorno?"

"Quando c'erano i compiti o delle verifiche" faccio sincera. "Ecco, c'è mio cugino che mi ha sempre detto che avrei dovuto farla in qualsiasi momento, così sarei migliorata... Però non gli ho mai dato retta. Non dico che sia un bene, però... Non ce la farei. Per niente proprio!"

"No vabbè ogni giorno mi sembra esagerato... Però anche questa cosa... Prepararsi solo in funzione della verifica, è un po' come dire... È da mesi che facciamo storia, settimana prossima c'è la verifica, dai che inizio a studiare oggi. Non ce la fai di certo" scuote il capo.

"Ma tanto a me non interessa!" dico sincera. "Basta che arrivo a sei!"

"Ma non arriveresti al cinque! Questo ti sto dicendo!" mi spiega. "Non puoi pensare di fare una cosa così! Vabbè... Ne riparleremo comunque... Prima mi sembravi più sulla strada giusta... Che succede adesso? Ti sei stancata e volevi chiudere la conversazione?" scherza.

"Fino a prova contraria, è Lei che la sta chiudendo!" faccio alzando me spalle con nonchalance. Sorride.

"Dai, torna in classe... Ci vediamo dopo" mi accarezza un braccio, e poi se ne va.

Resto immobile, con il cuore a mille. Di nuovo.

Torno dentro saltellando, e tutti mi guardano malissimo. Per fortuna la Prof è intenta a spiegare (o semplicemente fa finta di niente) quindi con fare indifferente mi siedo e ricomincio a prendere appunti.

"Tutto bene?" ride la mia vicina di banco.

"Sì" sorrido.

"Si vede! Che succede?"

"Niente...Non ti preoccupare" liquido la questione iniziando a prendere appunti.

Al termine della giornata scolastica, incontro il Prof Fields che è in un'aula da solo. Sta correggendo delle verifiche. Seduto, schiena dritta, maniche della camicia arrotolate poco più giù dei gomiti perfettamente ordinate, capelli impercettibilmente spettinati, e super concentrato.

"Ri-buongiorno!" mi saluta senza alzare lo sguardo.

"A Lei" sorrido. Alza la testa.

"Vuoi farmi compagnia?" scherza, con il tono della voce basso  invitandomi a entrare. Prof, se me lo chiede così... Come posso rifiutarmi?!

"Perché no?" sorrido entrando. "Non potrei essere d'aiuto però..." faccio la finta innocente.

"In seconda?!" strabuzza gli occhi. "Manni, cosa abbiamo detto poco fa?" domanda in tono autoritario. Prof, sarà anche per scherzare... Ma Lei non può usare questo tono con me!

Stanno per cedermi le gambe. Tra poco cado.

Poso lo zaino sul primo banco accanto al muro e mi appoggio per cercare sostegno, lo apro e prendo una matita. Una matita? Idea! Giochiamocela bene!

"Allora facciamo così... L'aiuto... Però uso questa"

Sorride.

"No, no... Era una battuta. Tranquilla. L'insegnante sono e resto io. Non ti faccio lavorare... Continuiamo a parlare! Ti va? A dispetto di quello che si dice, anche gli uomini sanno fare due cose contemporaneamente" mi fa cenno di andare accanto a lui. "Prendi una sedia, tranquilla... Come fosse la tua classe!"

Sorrido, prendo la prima che mi capita sotto mano e mi metto di fronte. Poso lo zaino ai piedi, lo apro e prendo il diario.

"Ah vuoi... Fare qualcos'altro?" sembra esserci rimasto male.

"Scusi Prof, com'era? Ah già... 《Anche gli uomini sanno fare due cose contemporaneamente》 《 Anche》, presuppone che ci sia qualcos'altro. Infatti, solitamente questa frase è usata per le donne. Facciamo entrambi due cose contemporaneamente! Qual è il problema?" sorrido.

"Nessuno, assolutamente. Prego!" mi fa spazio, organizzando le verifiche in due pile accanto a lui.

"Ehm...Grazie" sono di nuovo in imbarazzo totale. Grande!

Mi alzo avvicinandomi, prendo il quaderno di storia e finisco gli schemi.

"Lo sanno i tuoi che sei rimasta a scuola, sì? Non ti aspettano a casa?" domanda d'un tratto.

"Ehm... No, mia madre oggi torna alle sette. Mio padre alle undici più o meno, quindi no problem... Mia sorella rientra  a casa da sola, o la accompagna qualche mamma di una sua amica, ma comunque ha le chiavi"

"Organizzatissimi! Complimenti!" sorride.

"Ne?" sorrido iniziando a leggere.

Dopo un quarto d'ora, mi sento osservata. Faccio finta di niente e proseguo. Lui anche.

Lo guardo di sottecchi, concentratissimo.

Porca troia... È così bello...

Il silenzio sta diventando assordante ed insostenibile.

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