CAPITOLO 10

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Ci ritrovammo qualche ora dopo nello stesso punto dove ci eravamo lasciati e iniziammo a camminare verso il rifugio che avevo trovato. Si trattava di un dislivello abbastanza ampio tra il suolo e le radici di un albero, il quale fogliame ci faceva da tettoia, riparandoci da quelle poche gocce di pioggia che avevano iniziato a perforare la fitta cupola verdeggiante.

Gideon posizionò nel centro due enormi ceppi per il fuoco, mentre Rubyo, visibilmente fiero della sua caccia, depositò a fianco due lepri, tre volatili e un pesce abbastanza grande da essere diviso per tre.

Facemmo giusto in tempo ad accendere il fuoco che la pioggia iniziò a cadere scrosciante, fortunatamente non sopra le nostre teste, mentre un succulento aroma di carne arrosto si diffondeva nell'aria. Non appena fu pronta ne distribuì un pezzo a tutti, ma Gideon la rifiutò.

«Io la preferisco cruda. »Disse additando la lepre ancora da cuocere.

Non mi opposi, ne tanto meno mi scioccai, il fatto che fosse un Kelpie giustificava i due terzi di ogni sua azione.

«Tieni anche del pesce. »E gliene porsi un pezzo.

«Che pesce è? »

«Credo trota, non fare lo schizzinoso! »Dissi, allungando ancora di più la mano con il pezzo, che Gideon mangiò in un solo boccone.

Ma fece a malapena in tempo a deglutire, che prese ad ansimare e boccheggiare, mentre le labbra gli si tingevano di un raccapricciante color violaceo e gli occhi diventavano dorati. Pochi istanti dopo prese a tossire. Strinse i pugni nella terra, mentre le vene attorno al collo e alle tempie si gonfiavano.

«Kelpie finiscila. Non è divertente. » Provò Rubyo, cercando di apparire tranquillo nonostante la preoccupazione gli si leggesse in faccia.

«Gideon! »

Venni scossa da un brivido che mi attraversò tutto il corpo.

Che stava succedendo?

«Ehi! Kelpie! »Rubyo gli andò vicino, battendogli la mano sulla schiena nella speranza di salvare la situazione, ma ottenne solo una scossa del capo poco distinta da parte di Gideon.

«Non credo stia soffocando. »Dissi cercando di rimanere razionale, senza mai distogliere lo sguardo da Gideon, ma senza trovare modo per aiutarlo.

In quel momento il Kelpie additò tremante la carne cotta che, anche se perplessa, gli diedi senza fare troppe domande. La mandò giù senza neppure masticare e, pochi istanti dopo, lo vedemmo strisciare sotto la pioggia, aiutandosi con gomiti e ginocchia. Lo seguii fuori dal rifugio e pochi metri più in là lo vidi vomitare fino all'ultimo pezzo di carne, mentre il suo corpo veniva scosso da violenti fremiti.

Mi tranquillizzai solo quando, finito di rimettere, prese una grande boccata d'aria, accasciandosi ad un albero. Mi avvicinai a lui e mi accovacciai al suo fianco. Era più pallido del solito e aveva due profondi solchi violacei sotto gli occhi. Gli strofinai lentamente e ripetutamente la spalla.

«Tutto bene? »Stavo bisbigliando.

Lo vidi annuire con un gesto meccanico.

«Che ti è preso? »Chiesi senza fermare la mano.

Lo vidi schiarirsi la gola, poi prese a parlare.

«Quel pesce... »Iniziò. «... era salmone. Per i Kelpie è veleno puro. Se non lo avessi vomitato in un qualche modo sarei-»

A quella parola si fermò, incontrando i miei occhi vitrei. Ritrassi la mano come colpita da una scarica elettrica, mentre il mio sguardo si perse nel vuoto.

«Ehi! Favilla! »

Sentivo la pioggia scivolarmi addosso e impregnarmi i capelli e i vestiti. Vedevo ogni singola goccia che, lentamente, si appoggiava sulle mia ciglia e poi, pesante, ricadeva sulla guancia, come molteplici lacrime di un pianto sofferto. Sentii Gideon prendermi per le spalle, scuotendomi leggermente, e solo allora ritrovai la focalizzazione.

«È tutto ok. Sto bene. »

A quelle parole Rubyo ci raggiunse e mi aiutò ad alzarmi per riportarmi all'asciutto.

«Lyra... »La tiepida mano di Rubyo mi accarezzò il volto, asciugandolo dalla pioggia.

«Non è stata colpa tua. Sono io quello che è andato a caccia. »

«Ma sono io quella che ha insistito perché lui lo mangiasse! »

Avevo gli occhi spalancati e le sopracciglia aggrottate: anche la mia espressione diceva quanto fuori di me fossi.

«Non potevi saperlo. »Gideon tornò al riparo. «Ma la prossima volta mi assicurerò che tu ti senta in colpa. »

Vidi Rubyo fulminare Gideon con lo sguardo, credendo che quelle parole non avrebbero fatto altro che peggiorare la situazione, invece, con mio stupore, notai che ebbero l'effetto opposto e, lentamente, mi tranquillizzai tra le braccia di Rubyo.

*

«Riguardo la traversata... »Ricominciai con più calma, una volta finito di mangiare. «Dovremmo sfruttare una nave. Sarà un viaggio abbastanza lungo. »

«Immagino che con sfruttare, tu non intenda in modo legale. »Mi stuzzicò Gideon a braccia conserte.

«Perché è un problema? »Intervenne Rubyo.

«No, per niente. »Fece spallucce il Kelpie.

«Tuttavia le navi mercantili che sbarcano a Kohl sono davvero poche. Dovremo fare scalo. »Continuai decisa, ma consapevole dei pericoli che avremmo dovuto affrontare.

Kohl, in quanto isola, fungeva da perfetta prigione, in cui venivano radunati tutti i criminali, abbandonandoli a sé stessi. Questo, però, non aveva fatto altro che incrementare la povertà e l'indice di criminalità di questo luogo. Quelle poche navi che attraccavano sulla costa est, servivano solo per portare altri galeotti catturati dalle guardie imperiali, per poi tornare in fretta e furia in patria. Durante una rapina, io e Rubyo, ci eravamo fatti catturare solo per riuscire ad entrare in quest'isola. Paradossalmente, solo qui saremmo stati al sicuro. Ma, ovviamente, si trattava di un viaggio di sola andata ed uscirne non sarebbe stato per nulla semplice.

Il mio piano era quello di salire di nascosto su una delle navi vuote, di ritorno sulla terra ferma, per poi sbarcare nel Regno Imperiale e occupare un'ulteriore nave, questa volta mercantile, diretta a Wessar, patria dei commercianti. Il viaggio sarebbe stato molto lungo e stancante.

La parte più ostica si sarebbe rilevata senz'altro lo sbarco nel Regno Imperiale, dove mi sarei ritrovata a stretto contatto con una moltitudine inimmaginabile di guardie imperiali e Markus, il mio fratellastro, quello che in passato non avrei mai creduto potesse diventare il peggiore dei miei nemici. Il solo pensiero mi fece salire i brividi, mentre tre vecchie cicatrici sulla schiena ripresero a pulsare doloranti.

Quando ebbi finito d'illustrare il piano, con l'aggiunta di uno scarabocchio nella terra umida come rappresentazione del Regno, stava oramai calando il sole e la pioggia aveva smesso di cadere.

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