CAPITOLO 12

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«Perché quel Rasseln era rimasto indietro? »

Sentii rimbombare nella testa la voce di Gideon, ancora trasformato.

«Forse era di pattuglia. »Proposi, cercando di non far singhiozzare la mia voce per il rapido galoppo.

«Purtroppo non credo che abbiano il buon senso di lasciare qualcuno a controllare la zona. Si sentono troppo superiori. »Intervenne poco più avanti la voce di Rubyo, in groppa al cavallo.

«Stai cercando di dirmi che ci ha seguiti? »Capii l'antifona.

«E poi perso, grazie alla pioggia che ha coperto il nostro odore e le nostre tracce. »Continuò.

«Perché dovrebbe seguirvi? »

A quella domanda una leggera fitta di dolore colpì il mio petto. Faceva parte del mio passato più doloroso e non ne avevo mai parlato con nessuno, neanche con Rubyo, poiché lui lo aveva vissuto assieme a me. Mi fu difficile trovare le parole giuste e mi domandai più e più volte se fosse saggio aprirmi a qualcuno che a malapena potevo considerare conoscente, ma infine mi arresi all'idea che raccontarlo sarebbe stata la cosa più giusta per me, in quanto finalmente potevo liberarmi da un peso, e per Gideon, che ora, volente o nolente, era diventato il nostro nuovo compagno di avventura.

«Oramai, non avrai più dubbi sul fatto che io sia la Principessa di Nymand... »

A quelle parole uno sguardo apprensivo, ma non accusatorio, comparse sul volto di Rubyo.

«Da piccola adoravo la vita di corte e mai avrei sognato di scappare da quel palazzo. Ma sono stata costretta. »

Feci un lungo sospiro e prima di continuare rivolsi lo sguardo al cielo stellato che si muoveva sopra di noi. Gli raccontai di mio padre, il monarca, e del suo amore infinito per la regina, mia madre, ma di come questa lo avesse tradito con un essere dell'Altro Sole, dalla quale unione era nato Markus, mio fratellastro: un bastardo, umano solo per metà.

Ma questa storia, condita di varie voci, la conosceva tutto il Regno. Ciò che nessuno sapeva, però, era il seguito, il motivo della mia fuga, quello che mi aveva reso agli occhi di tutto il popolo una Principessa irresponsabile e negligente, non degna del trono.

Preso dall'ira del ricordo, notando il mio groppone, Rubyo prese la parola.

«Non appena morì anche il monarca, la situazione a palazzo degenerò e Markus, privato dell'unica figura familiare che avesse mai avuto, iniziò a cambiare, venendo sempre di più soggiogato dal suo lato non umano che, preso il sopravvento, cercò più volte di uccidere Lyra, finché, a dodici anni, non fu costretta a scappare da palazzo. Ma neanche quello fu abbastanza per fermarlo. Poco dopo la fuga, infatti, quando Markus capì di essere rimasto davvero solo, decise di affidarsi ai Rasseln per riportare Lyra a palazzo. »

«Hai torto solo su una cosa Rubyo, io non sto scappando. »

Una risata strozzata lasciò la gola di Rubyo.

«Ha ragione. Chiedo umilmente perdono mia Principessa. »Disse lui con teatralità, fingendo un inchino con il busto.

«Mi pare di averti già detto molte volte che essere attore non fa per te. » Lo stuzzicai io, in memoria dei vecchi tempi.

«Neanche tu sei fatta per essere una ladra. »

Tornò nuovamente a calare il cupo velo della serietà.

«Sai che questo è l'unico modo. Ma devi ammettere che mi viene piuttosto bene. »Dissi raddrizzando la schiena e gonfiando il petto con fare superiore.

«Hai avuto un ottimo maestro. »Continuò determinato Rubyo, che non aveva mai amato le sconfitte.

«Non sono sicura che sia una cosa di cui andare fieri. »

Strizzai l'occhiolino e speronai il ventre del cavallo per superare Rubyo.

«Che modi! »

La voce di Gideon , che finora aveva taciuto, tornò a rimbombarmi in testa.

«Scusa, mi è venuto spontaneo. »

Capendo la situazione, una risata soddisfatta scappò dalle labbra di Rubyo.

«Mi fa piacere che tu ti senta così a tuo agio sopra di me. »

La frase aveva un tono scherzoso ma, quelle ultime parole, furono enfatizzate così tanto, che mi sentii improvvisamente in imbarazzo, mentre il mio volto iniziava ad assumere sfumature rubiconde.

«È-È meglio aumentare l'andatura. »Dissi come se fossi a corto di fiato.

«Se quel Rasseln fosse realmente stato sulle nostre tracce, sicuramente non sarà stato l'unico. Dobbiamo allontanarci più in fretta, prima che gli altri si accorgano di avere un membro in meno nella loro banda. »Cercai di tornare razionale.

«Più veloce di così è impossibile. Il Kelpie potrebbe anche accelerare, ma sarebbe impossibile per me tenere il passo. »

«Hai ragione. A breve dovremo trovare un altro posto in cui fermarci. »

«Ci penseremo non appena sorgerà il sole. »

Annuii e nessuno proferì più parola finché i primi raggi del sole non furono ben visibili in lontananza.

Vedere nascere il sole fu più piacevole del solito: in lontananza, i tiepidi raggi invernali si allungavano sulla superficie increspata del mare, da poco visibile all'orizzonte, rendendo più piacevole la pungente brezza mattutina che, in prossimità dell'acqua, era diventata una vera e propria corrente d'aria.

«La nave non salperà prima di questo pomeriggio. »Disse Rubyo rallentando l'andatura del cavallo, stanco, alla vista del mare.

«Approfittiamo del tempo in eccesso per fare scorte in paese. »

Rubyo annuì alla mia proposta.

«Io andrò a barattare il cavallo, oramai è inutile. »

Giusto il tempo di scambiarci le rispettive intenzioni, che raggiungemmo il paese marinaro. Si trattava di un piccolo borgo, privo di abitazioni, la cui popolazione era limitata a barattieri e osti, che erano soliti accogliere le poche guardie imperiali di turno per la traversata. Poco prima di raggiungere la zona centrale, cercammo un vicolo abbastanza nascosto per permettere a Gideon di riassumere la sua forma umana, poi ci dividemmo: Rubyo dai barattieri e io e Gideon dagli osti per le provviste, con l'intenzione di rincontrarci in quello stesso vicolo un'ora dopo.

«Non credo che la nave salperà questo pomeriggio. Arriverà una tempesta in tarda mattinata che durerà per tutta la notte. Meglio chiedere una stanza. »Mi avvisò Gideon con il mento all'insù, prima di entrare nell'osteria.

Inizialmente lo guardai diffidente, ma senza che dicessi nulla Gideon mi ricordò di come l'ultima volta le sue previsioni si fossero rivelate esatte, così decisi di fidarmi e prenotai una camera per una notte. Ci accolse un oste basso, grasso, con pochi fili d'erba sul capo e una folta barba rubra e ispida, dalla quale spuntava, come un fungo velenoso in un bosco, un naso aquilino. Man mano che ci avvicinavamo, l'uomo appariva sempre meno affidabile e l'aria era sempre più invasa dal forte e pungente odore del whiskey.

«Non credi sia meglio camb-»Gideon iniziò a bisbigliarmi nell'orecchio, ma con una, che sperai essere, discreta gomitata, lo zittii sul nascere. Ci trovavamo nell'isola di Kohl e ogni posto sarebbe sembrato tanto inaffidabile quanto questo.

«Che bella signorina. »

Fu il commento con cui ci accolse l'oste, mentre si appuntiva ripetutamente la barba con malizia.

«Che gusti peculiari, Sign-»

Un'altra gomitata e tornai a fare finta di nulla.

«Io e mio fratello vorremmo due camere. »Dissi con voce più acuta del solito, mentre prendevo a braccetto Gideon.

«Spiacente. Ne abbiamo solo una libera, che fortunatamente è doppia. »Un ghigno gli comparse sul volto, mentre la barba era ancora sottoposta allo sfregamento delle dita. «Non credo che a due fratelli dispiaccia condividere un letto. »

Ora il ghigno era più ampio e le dita non pettinavano più la barba, ma il suo sguardo accorto era ora fisso nel nostro.

«Affatto. »Rispose Gideon e con ciò uscimmo dall'osteria, diretti al punto d'incontro con Rubyo che, come al solito, era arrivato in anticipo.

«C'è un problema. »Annunciò non appena ci vide.

«Ho sentito due marinai parlare e credono sia più sicuro rimandare la partenza a domani mattina, poiché il cielo preannuncia una tempesta. »

«Mi spiace, ma sei arrivato tardi principino. »Lo stuzzicò Gideon, appoggiandosi al muro del vicolo con fare superiore.

«Abbiamo già prenotato una camera. »Intervenni e Rubyo annuì sollevato.

«Cosa sei riuscito a barattare? »Domandai vedendo la sacca, ora pesante, che stringeva nella mano.

«Vestiti invernali, frecce, bende, armi e poche monete, per l'oste. »

«Perfetto, non abbiamo bisogno d'altro. »

E detto ciò, tornammo in città, mentre le prime gocce di pioggia iniziavano a ticchettare sul suolo ghiaioso.

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