CAPITOLO 15

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Il sole si era rapidamente alzato e i raggi tiepidi riscaldavano l'aria fredda della prima mattina.

Ora che la scarica di adrenalina stava scemando, il mio corpo risultò improvvisamente più pesante, i muscoli più deboli e le ferite più dolorose.

E con tutto ciò, a colpire forte e improvviso come un pugno, tornarono i ricordi.

I ricordi di come, senza esitazione, avevo affondato la lama del pugnale nel petto di quell'uomo, fino all'elsa, sentendo il tessuto dei vestiti, la pelle ed infine i muscoli strapparsi lentamente sotto la pressione della punta, per poi estrarre il pugnale solo dopo aver sentito una sostanza calda e viscida sporcarmi le mani.

Tremante, abbassai lo sguardo osservandole: erano ancora imbrattate di sangue fresco.

Quella visione mi fece perdere del tutto la testa e iniziai invano a strofinare le mani sui vestiti, ma sembrava che più cercassi di pulirmi, e più il sangue aumentasse, sporcandomi.

Mi raccolsi i capelli nel pugno, strusciando il palmo su una parte del viso, segnandolo.

Stavo per avere un crollo.

Davanti a me tutto era offuscato e l'intero corpo tremante non riusciva a stare dietro ai comandi del cervello che, con deboli tentativi, cercava di riportarmi alla ragione.

Tutto sembrava inutile, finché non abbassai lo sguardo, vedendo, sulle mie ginocchia, Rubyo respirare a fatica. Ciò mi ricordò come mi avesse salvata e, anche se sul petto presero a gravare i sensi di colpa, tutto il resto scomparve in un istante.

Ora lui era la mia priorità.

Con la mano sana controllai le condizioni della ferita: un taglio sanguinante e sporco di polvere lo trapassava da parte a parte, mentre i vestiti all'altezza dell'addome erano oramai imbrattati di sangue.

A quella visione il mio trauma raggiunse lo stadio maggiore.

La mano iniziò a tremare mentre i singhiozzi presero a scuotere il torace. Calde lacrime mi rigarono il volto, ripulendolo dalla sporcizia e un groppone alla gola mi impedì di proferire qualunque parola.

«Calm-at-»La voce di Rubyo uscì roca, debole e spezzata, mentre con la mano tentava di asciugarmi le lacrime.

Annuii, mentre un singhiozzo ancora più forte lasciava il mio petto, dandomi finalmente la forza per parlare.

«Rubyo... »Ora le lacrime scendevano copiose.

Lo avevo visto più volte ferito, ma mai in quelle condizioni. L'idea che potesse morire e che io ne fossi la causa mi terrorizzò, facendomi mancare il respiro. In quella situazione mi fu impossibile riflettere lucidamente e meno riflettevo, maggiore diventava l'intensità del mio attacco.

«V-ino. »Disse Rubyo a fatica, seguito a ruota da un violento attacco di tosse che gli fece sanguinare la ferita copiosamente.

Quella parola però, mi fece tornare in me, rendendomi finalmente in grado di ragionare.

Con le mani ancora tremanti mi allungai verso la sacca delle provviste e presi una fiaschetta di vino, che iniziai a versare sulla ferita senza badare alla quantità. L'alcool prese subito a disinfettare il taglio, mentre il volto di Rubyo veniva segnato da profonde smorfie di dolore. Quando mi assicurai di aver disinfettato a sufficienza la zona, versai il restante vino su un brandello di stoffa e lo premetti con forza sull'addome di Rubyo cercando di bloccare la fuoriuscita di sangue.

Perfino in quel momento Rubyo, ancora trafitto dal dolore, cercò di rincuorarmi con un debole sorriso, poi perse conoscenza.

Rimasi in quella posizione per ore, resistendo al freddo assopente e alle fitte di dolore. Conversi tutta la forza che mi restava in corpo sull'addome di Rubyo, e resistetti anche quando sentii di essere sul punto di cedere.

Spesso mi persi a fissare la superficie schiumosa dell'acqua avanti a me, oramai sempre più convinta di aver perso Gideon. Altre volte, quando quell'idea diventava troppo dolorosa, spostavo lo sguardo sul viso pallido di Rubyo che, con il tempo, aveva preso a sudare e scottare.

Ma anche quella vista era insopportabile, così lasciavo il mio sguardo vagare sul legno della poppa, perdendo più volte la focalizzazione e rischiando di abbandonarmi alla stanchezza. Ma ogni volta che mi trovavo su quel filo instabile, la presenza di Rubyo mi riportava sempre alla realtà.

Barcollai in quello stato finché, al calare della sera, la mia speranza non si riaccese.

Improvvisamente, in lontananza, una scia d'acqua increspata raggiunse rapida il fianco della nave e, come una balena, un tunnel d'acqua si alzò dal mare. Per un istante mi parve di intravedere il muso di un cavallo ma, pochi attimi dopo, quel tunnel si infranse sulle assi muscose della poppa, rivelando il corpo stremato e ferito di Gideon a gattoni, mentre l'intera nave veniva scossa ripetutamente a destra e a sinistra.

A quella visione il mio cuore prese a palpitare veloce, come improvvisamente ricaricato di tutta la sua forza.

«Gideon! »Esclamai con gli occhi spalancati. Non mi sembrava vero. «Pensavo fossi... »Bisbigliare, cupa.

«Morto? No. Improvvisamente mi è venuta voglia di divertirmi un po' con quel Rasseln e non mi sono accorto del tempo che passava. Poi mi sono ricordato del caro oste e non mi è parso giusto andarmene senza salutarlo. »

Cercava di apparire scherzoso, mentre si spostava l'impregnato ciuffo bianco dagli occhi. Nonostante quel suo modo di fare però, si notava perfettamente quanto avesse spinto le sue forze allo stremo, prima per il combattimento e poi per raggiungere la nave: il suo respiro era affannoso e irregolare, il corpo coperto di graffi e ferite sanguinanti.

Quella visione era decisamente inusuale.

«Come sta il principino? »Disse più serio, avvicinandosi al corpo di Rubyo, ancora steso sulle mie gambe.

«Ho provato a disinfettare la ferita, ma credo che abbia fatto infezione più internamente. Ora ha la febbre. »

Posai delicatamente il palmo della mano sulla fronte di Rubyo, che scottava più di prima.

«È aumentata. »Aggiunsi.

«Quando si sveglia digli che mi deve la vita. »Disse Gideon gravemente, inginocchiandosi al fianco di Rubyo.

Annuii e lo lasciai fare: il Kelpie si passò due dita su una ferita aperta, aggrottando le sopracciglia per la poca delicatezza usata. Una volta sporche del suo sangue le infilò all'interno del taglio nello stomaco di Rubyo, obbligandomi a distogliere lo sguardo per la visione troppo cruda e dolorosa. Subito dopo strinse con forza un panno pulito attorno all'addome di Rubyo e si rilasciò cadere all'indietro, sedendosi per terra.

«Ora bisogna solo aspettare. »Disse esalando un profondo sospiro. «Ehi, favilla. »Mi chiamò una voce lontana. «Ti vedo pallid-»

Poi non distinsi più nulla.

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