CAPITOLO 17

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La mattina seguente mi svegliai non appena il sole fu abbastanza alto da penetrare tra le assi dissestate delle casse dietro le quali ci eravamo nascosti.

Con dolore notai come non riuscissi più a sentirmi i piedi e come le mani si fossero gonfiate e arrossate. In quel momento, una leggera folata di vento gelido si infilò sotto la giacca di Gideon, che avevo usato come coperta per tutta la notte, provocandomi un lungo brivido. In un gesto spontaneo, mi rannicchiai su me stessa, avvicinando le ginocchia al petto, mentre provavo invano a riscaldare le mani alitandoci sopra. Ma quel tentativo fallito durò poco, in quanto i denti presero a sbattere violentemente, obbligandomi all'immobilità.

«Vieni qui. »

Sentire nuovamente la voce di Rubyo mi provocò lo stesso calore di un raggio di sole che, anche se in pieno inverno, riesce a scogliere uno spesso strato di neve pur di lasciar vivere anche solo un singolo fiore di campo.

La tentazione di girarmi fu forte, ma non lo feci: non volevo che Rubyo mi offrisse le sue coperte. Lui era quello ferito, non io.

«Sto bene così. »Mentii sforzandomi di non far sbattere i denti.

«Non costringermi a spostarmi. Mi fa ancora male la ferita. »

Ebbi un sussulto al cuore.

«Allora riposa. Starai subito meglio. »

«Mi piacerebbe, ma i tuoi denti sbattono così forte che non riesco ad addormentarmi. »

«Allora me ne vado. »

Feci per alzarmi, ma in quel momento Rubyo mi afferrò il polso.

Era da tanto che non sentivo il calore di un altro umano. In questo freddo inverno avevo quasi dimenticato quanto piacevole fosse quel tepore.

«Ti prego. Resta. »

Cedetti ancora prima di provare ad oppormi e, senza guardarlo, mi stesi al suo fianco, appoggiando la schiena al suo petto.

Nessuno parlò, ed entrambi rimanemmo in silenzio mentre il respiro caldo di Rubyo mi solleticava la nuca. Mi lasciai cullare dal ritmo delle onde e avvolgere dal calore delle coperte. Improvvisamente tornai ai miei giorni d'infanzia, in cui era ancora tutto una grande favola e mi sentii nuovamente al sicuro, penetrata da una tranquillità tanto dolce quanto rara. Mi abbandonai a quella sensazione di benessere e lasciai che gli occhi perdessero la loro focalizzazione, mentre tutto ciò che si trovava attorno a me iniziava lentamente a sfocarsi e, poco dopo, a scomparire.

La seconda volta che riaprii gli occhi fu decisamente più piacevole, tuttavia non venne a mancare la sensazione di freddezza. Colpita da un forte presentimento mi girai verso Rubyo: era scomparso, lasciando dietro di sé un posto freddo e vuoto. Mi alzai di scatto, dirigendomi con cautela al di fuori della zona protetta dalle casse e fu in quel momento che li vidi. Poco distanti, appoggiati sulla ringhiera della nave, Gideon e Rubyo parlavano come due amici di vecchia data che si incontrano nuovamente dopo anni di lontananza. Quella visione inaspettata mi fece piacere e non riuscii a trattenere un sorriso mentre mi avvicinavo a loro.

«L'ho visto sai, il tuo sguardo. »

Ma non appena fui abbastanza vicino da sentire la loro conversazione capii che purtroppo il loro non era un incontro di due vecchi amici, ma piuttosto uno scontro tra clan rivali. Lasciai un sospiro al pensiero della mia felice illusione.

«Non fare l'innocente. Siamo sulla stessa barca. »

«Ah, questo lo vedo. » Rispose la voce di Gideon sarcastica.

«Hai capito perfettamente quello che voglio dire. »

«Non capisco come tu possa essere così tranquillo allora. Ti sei già arreso? Così non c'è gusto. »

«No, mai. Ma adesso la salvezza di Lyra viene prima di ogni altra cosa, quindi non metterle in testa sciocchezze e falla finita. »

«Non lo sto facendo io, ma tu. »

Improvvisamente nessuno dei due parlò più e fu in quel momento che capii che avere una ex guardia reale come guardia del corpo e un Kelpie come alleato in battaglia era uguale alla mia impossibilità di nascondere le cose, me compresa.

«Favilla, vieni fuori. »

Lentamente uscii dal retro della cassa, incrociando prima il ghigno sicuro di Gideon, abbellito con le due braccia poggiate sul bacino, poi lo sguardo vacuo di Rubyo, che indugiava sulle onde.

«È la prima volta che vi vedo parlare senza azzuffarvi. Mi sono persa qualcosa? »A quelle parole Gideon si accigliò perplesso e Rubyo rivolse lo sguardo verso di me.

«Non hai sentito? »Mi domandò quest'ultimo.

Questa volta fui io ad accigliarmi e, fingendomi innocente, scossi la testa.

«Di cosa parlavate? »Inizialmente Rubyo non sembrò cascarci, ma poi si convinse e prese a parlare.

«Abbiamo ideato un piano per lasciare la barca in modo sicuro e discreto. »

Annuii e assunsi un'espressione seria, come per assicurargli la mia massima attenzione.

«Il Kelpie è disposto a scortarci in mare, tuttavia solo nel tratto finale. »

«È come mettere un pesce d'acqua dolce nel mare. »Intervenne Gideon. «Inizialmente sta bene, ma dopo un po' le sue forze finiscono e muore. »

«E lui è il pesce d'acqua dolce. »Tornò a parlare Rubyo, carico di sarcasmo pungente.

«Non appena la terra ferma sarà visibile potremo saltare giù da bordo. Da solo farei anche tratti più lunghi, ma con voi dovrò triplicare lo sforzo e l'energia si consumerà prima. »

Annuii acconsenziente.

«La nave sarebbe dovuta arrivare questa mattina, ma contando il ritardo con cui è partita per la tempesta, non arriverà prima di questa notte. » Intervenni.

«Di notte sarà più difficile vedere la terra ferma e scegliere con esattezza il momento giusto per saltare da bordo. »Rubyo si incupì, stringendo le braccia sul petto.

«Se saltassimo troppo presto non arriveremo sulla terra ferma, se lo facessimo troppo tardi ci vedrebbero dalla costa. »

«C'è un altro problema. »Dissi dopo qualche minuto di ponderazione sul piano. «L'ossigeno. »

Gideon scosse la testa.

«Ho imparato a sviluppare una corrente d'aria per deviare l'acqua attorno a voi. Sarete coperti per tutto il viaggio. »Poco dopo aggiunse con uno sguardo cupo: «Mi è bastato sbagliare una volta. »

Il modo in cui mi guardò mentre disse quella frase fu inaspettato. Nel suo sguardo non percepivo più né tristezza né rimorso, ma determinazione, la stessa di quando Rubyo mi rassicura prima di ogni scontro.

Quella determinazione che dice: abbi fiducia in me e andrà tutto bene.

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