CAPITOLO 25

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Per tutto il resto del viaggio, Rubyo fece strada, distanziandosi molti passi più avanti, e Gideon lo seguì poco distante, lasciando che io chiudessi la fila. Avevano cambiato gli abiti sulla spiaggia ed ora che li vedevo con quei vestiti eleganti, riuscivo a malapena a riconoscerli. Tuttavia i vestiti non erano l'unico problema; anche il loro comportamento era cambiato: da quando ci eravamo allontanati dalla spiaggia Gideon era sembrato più freddo e distaccato, quasi arrabbiato e ferito, mentre Rubyo aveva preferito restare in lontananza per non farsi guardare in volto, cosa che mi avrebbe permesso di leggerlo come un libro aperto.

Improvvisamente provai un senso di solitudine che pensavo aver dimenticato, mentre fissavo le due schiene avanzare distanti da me.

Mi sentii esclusa.

Precedentemente mi ero illusa di essermi riappacificata con Rubyo, ma adesso non ne ero più così sicura. Per non parlare di Gideon, che non si era mai comportato così. Mi sentii responsabile. Avevo capito che a turbarlo era stato qualcosa che avessi detto, tuttavia il non riuscire ad identificare cosa mi impediva di scusarmi adeguatamente, rendendo impossibile la nostra riappacificazione.

Un forte odore di spezie mi strappò dai miei sensi di colpa.

Rapidamente iniziai a mettere a fuoco ciò che mi circondava, e che prima, assolta nei miei pensieri, mi era risultato impossibile da notare: la Capitale era animata come non mai e straripava di persone in ogni angolo e vicolo. In pochi attimi ci ritrovammo imbottigliati in una caotica calca di persone provenienti da tutto il Regno, facilmente distinguibili per gli accenti, il trucco o le acconciature. Ciò che li accumunava erano invece i vestiti tipici del periodo di festa e il fatto che zigzagassero tra bancarelle e sconosciuti per avanzare.

Rivolsi nuovamente il mio sguardo avanti a me e, per un'istante, temetti di aver perso di vista Rubyo e Gideon. Fortunatamente però, i capelli candidi di quest'ultimo spiccavano tra la folla, risultando ben visibili anche da lontano.

Quella scena mi riportò, con un debole sorriso, al nostro primo incontro, nel bosco, mentre tentavo di scappare dalle guardie reali, quando quella luce, così splendente e mistica, mi aveva attirato fino a lui.

Aumentai il passo e cercai di raggiugerli il più velocemente possibile, nonostante la folla. Tuttavia mi fu possibile riuscire nel mio intento solo grazie ad una bancarella, che attirò l'attenzione di Rubyo. Era una delle più affollate e appena fui abbastanza vicino da vederne la mercanzia mi fu subito chiaro il perché.

Maschere. Di ogni tipo.

Dalle più sobrie in pizzo, oro o perle, alle più stravaganti con piume, patchwork di stoffe differenti o altri elementi inusuali come conchiglie, coralli, foglie o cortecce. Dopo tanto tempo Rubyo mi rivolse finalmente uno sguardo, permettendomi di guardarlo in volto. Così facendo mi furono subito chiare le sue intenzioni: rubare le maschere.

Sorrisi allusivamente a Rubyo, come era mia usanza fare prima di entrare in azione. La prendevo ogni volta come una sfida a chi riuscisse ad ottenere l'oggetto più bello, grande o prezioso. Rubyo ricambiò il mio gesto con un'alzata di sopracciglia, e quello fu il segno per iniziare la competizione.

Rubare nella Capitale poteva sembrare come il peggiore dei reati, ma in realtà era il più facile e comune. La gente, troppo impegnata a parlare o gesticolare, oppressa nella calca e rassicurata dalla sola presenza delle guardie reali, non metteva neppure in dubbio che tale atto potesse compiersi, accorgendosene solo a fatto avvenuto quando oramai era troppo tardi.

Inutile dire, che mi bastò allungare la mano nella borsa di un civile per ottenere non solo la maschera da poco acquistata, ma anche un sacchetto colmo di Geldi.

Nascondendo la maschera sotto al mantello, sgattaiolai fuori dalla calca, appoggiandomi ad un muro in attesa di Rubyo che non tardò ad arrivare.

«Sai fare meglio di così? »Mi stuzzicò, finalmente allegro, mostrandomi due maschere, una nera e una bianca, in porcellana.

«Ho imparato dal migliore. »E gli mostrai la mia, aggiungendo poco dopo il sacchetto di Geldi.

Un'espressione felicemente stupita apparve sul volto di Rubyo, riempendomi di orgoglio.

«Ora torniamo dal Kelpie. »Propose lui, iniziando a muoversi, ma assicurandosi che io fossi sempre al suo fianco.

Finalmente mi sentii di essere ritornata al luogo al quale appartenevo.

Pochi metri più in là, dove la calca di gente tendeva a diminuire, trovammo Gideon.

«Questa è tua. »Senza troppi giri di parole Rubyo gli gettò la maschera nera sullo stomaco.

Una cosa non era mai cambiata nel tempo: il loro rapporto.

«Voglio quella bianca. »

Rubyo alzò un sopracciglio, indispettito, poi scosse la testa. «Ho pensato che quella bianca non spiccasse a sufficienza, visto il tuo pallore naturale. »Fece spallucce con un pungente sarcasmo in volto.

«Mi stai dando del pallido? »Gideon sembrò più scioccato del dovuto.

Pensavo se ne fosse accorto e mai di certo avrei creduto che potesse avere per lui così tanto peso.

«Vuoi forse negarlo? »Rubyo sollevò entrambe le sopracciglia, sia stupito che divertito, poco curante delle emozioni di Gideon.

«Chiedo perdono se il fatto di vivere sul fondale di un fiume mi abbia impedito di abbronzarmi! »

Rubyo gli posò una mano sulla spalla, corrugando le sopracciglia.

«Scuse accettate. »

Vidi Gideon avvampare per la rabbia. «Non sono per niente in vena, principino. »Gideon strinse il pugno attorno la camicia di Rubyo.

«Si vede. »Disse quest'ultimo, improvvisamente serio, togliendo con un colpo di dorso la mano di Gideon dal proprio colletto. L'attimo dopo aveva spostato, per pochi istanti, il suo sguardo su di me, venendo seguito a ruota dal Kelpie, che tornò subito mansueto, rilassando le spalle.

«Voglio comunque quella bianca. »Gideon la strappò bruscamente dalle mani di Rubyo e subito dopo prese ad incamminarsi.

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