CAPITOLO 28

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Avevo caldo, terribilmente caldo. Non riuscivo a muovermi. Sentivo solo le orecchie fischiare e la testa sbattere. Vedevo doppio e sfocato.

«Lyra! »

Qualcosa di caldo e bagnato mi scivolò sulla guancia, sotto ciò che rimaneva della maschera.

«Lyra! »

Aggrottai le sopracciglia e strizzai gli occhi. Proprio non riuscivo a mettere a fuoco la visuale, mentre i rumori mi risultavano ancora ovattati, sovrastati da un acuto e fastidioso fischio. Sentii una mano sollevarmi, prima il collo, poi le ginocchia, infine non riuscii più a percepire il suolo sotto di me e il mio corpo si abbandonò alla forza della gravità.

Quando ripresi coscienza mi trovavo ancora stretta tra le braccia di Rubyo. Riuscivo a sentire il suo respiro affannoso per la corsa, mentre cercava di trovare un modo per uscire di scena inosservati. Quando finalmente la mia vista riuscii a mettere a fuoco ciò che mi circondava, notai che, alle nostre spalle, non era rimasto più nulla del carro imperiale, se non un grande incendio che produceva una scura colonna di fumo. La gente attorno urlava e si spintonava egoisticamente, nella speranza di allontanarsi il prima possibile dal fuoco.

«Mettimi giù. »Battei il palmo sopra la spalla di Rubyo, come a segnalare di avere abbastanza forza per reggermi sulle mie gambe.

Lui sembrò accorgersi solo in quel momento che io fossi rinvenuta. Con un gesto rapido, ma delicato, e senza smettere di correre, Rubyo mi lasciò scivolare, finché i miei piedi non toccarono il suolo.

«Quell'incendio è stato un ottimo diversivo. Ora i Rasseln sono tutti occupati a cercare Markus. »Ebbi un sussulto.

«È scomparso? »

Non mi piaceva il fatto che una persona come Markus potesse governare sul Regno, ma se lui ora fosse scomparso, io non avrei comunque potuto rivendicare il trono. Non ancora. Prima mi serviva l'opale.

«Deve essere rimasto bloccato sotto le macerie del carro. »

Dentro di me sentii di indugiare per un istante. Volevo che lui morisse e, se così non fosse avvenuto, sarei stata io stessa ad ucciderlo. Ma quello non era il momento adatto. Se fosse morto, l'intero Regno sarebbe rimasto senza un sovrano, abbandonandosi al caos più totale. Quei pensieri mi spinsero a realizzare che non avevo tempo da perdere: dovevo trovare al più presto quella maledetta ultima pietra.

A qualunque costo.

Alle mie spalle sentii la gente urlare. C'era anche chi, disperato, chiedeva del loro Monarca. Poi, improvvisamente, un sospiro di sollievo generale mi obbligò a fermarmi.

Un Rasseln reggeva il corpo di Markus apparentemente privo di forze. Ma poi ci fu uno spasmo: un movimento di testa, seguito da un tentativo di camminare sulle proprie gambe, seppure zoppicando.

«È vivo. »Bisbigliai, senza fiato, a quella visione.

«Lyra! Andiamo! »Rubyo mi prese per la spalla, scuotendomi.

In quell'istante mi liberai dalla visione di quella scena ipnotica e ripresi a correre.

«Dobbiamo trovare Gideon. »

Sempre di corsa, raggiungemmo il punto in cui Gideon ci aveva lasciati e decidemmo di liberarci delle maschere, oramai incrinate ed inutili. Quando rimossi la mia, notai come, al suo interno, si fosse espansa una chiazza rossa, ancora fresca.

«Sei ferita! »

Prima ancora che potessi controllare, io stessa, le mie condizioni, Rubyo mi prese il viso tra le mani, spostandolo in modo tale da avere piena visione sulla tempia destra. Ma io non ero l'unica: il suo volto era pieno di graffi e polvere nera, mentre una spalla, afflitta da un taglio, sanguinava, sporcando di scarlatto la camicia. Solo allora ebbi modo di notare in che condizione versassero i nostri abiti, usurati in più punti: Rubyo aveva uno squarcio nel mantello, che lo apriva in due, un taglio, in corrispondenza della ferita sulla spalla, e la camicia, dalla schiena all'addome, era lacerata da uno strappo obliquo. Il mio mantello invece, era stato consumato in svariati punti dal calore e l'ampia gonna, che inizialmente copriva il pugnale, ora era logorata da uno strappo che proseguiva fino alla parte alta della coscia. Indietreggiai, liberandomi dalla presa di Rubyo.

«Si, lo so. Ma anche tu lo sei. »A quella dichiarazione sembrò cadere dalle nuvole.

Era diventato così bravo a sopportare il dolore da non accorgersi di essere ferito neanche mentre mi portava in braccio? La cosa mi fece preoccupare ancora di più.

«Prima ce ne andiamo da qui e prima potremo medicarci. Ora dobbiamo solo trovare Gid-.»

Ma come se il tempo si fosse fermato e ci fossimo trovati in un universo parallelo, sicuro e privo di ogni preoccupazione o sofferenza, vidi Gideon, poco distante da me, sorridere. Proseguiva nella mia direzione, senza accorgersi della nostra presenza, stretto a una donna incappucciata, che riconobbi essere un'Ayrae. Camminavano guardandosi negli occhi, a una distanza millimetrica, ignorando completamente lo spazio circostante. Sembravano quasi avvolti da una luce mistica, protettiva, che li chiudeva nel loro universo.

Poi accadde.

Un bacio. Lento e passionale.

Gideon si era piegato verso l'Ayrae, abbassandosi alla sua altezza. Le labbra si erano unite, come calamite, nel gesto più spontaneo del mondo. Quelle di lei, intrappolate in quelle di lui, vennero trattenute tra i denti del Kelpie qualche attimo prima di essere liberate, rivelando uno sguardo lussurioso pieno di desiderio. Ma solo allora li notai: la capigliatura scompigliata e i vestiti sgualciti. La brama nei loro occhi non era per qualcosa che stava per avvenire, ma per ciò che era già avvenuto.

Deglutii. Fu l'unica cosa che riuscii a fare.

E proprio mentre il bianco più totale annebbiava i miei pensieri, lo sguardo di Gideon si incrociò con il mio.

Desiderai scomparire.

Vidi i suoi occhi, illuminati d'oro, tornare azzurro pallido, mentre le guance, prima contratte in un sorriso, si rilassavano in un'espressione completamente neutra, dalla quale riuscivo a percepire solo repulsione nei miei confronti, come se, a privarlo di quegli affetti, fossi stata io.

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