CAPITOLO 31

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Era tarda notte quando raggiungemmo l'osteria e dovemmo bussare più volte, e con una certa enfasi, prima che ci aprissero. All'ingresso ci accolse una donna di mezza età, relativamente in carne, il che dimostrava la sua agiatezza economica. Aveva il viso ancora impastato dal sonno e, per smorzare la temperatura fuori dalle coperte, si stringeva in uno spesso panno di lana, incrociando le mani sul petto. Nonostante si fosse da poco svegliata, la treccia in cui aveva raccolto i capelli, era in perfette condizioni.

Subito dopo averci lasciato entrare, andò a recuperare delle coperte, con le quali ci venne in contro, indirizzandoci poi verso il camino.

«Oh, che disgrazia vi ha mai colpito? Venite, venite. Mettetevi al caldo. »

La differenza di ospitalità con l'osteria di Kohl era palpabile, e ne fui chiaramente lieta.

«Ci sarebbe una camera libera? Per lui. È ferito. »

La donna diede un'occhiata più da vicino alle condizioni di Rubyo e il colorito del suo volto schiarì di un paio di gradazioni.

«Ma certamente. Ho due camere comunicanti. »Disse ciabattando a passi piccoli, ma rapidi, a recuperare le chiavi.

«Che disgrazia! Cosa è accaduto? »Chiese nuovamente, mentre ci faceva segno di seguirla per le scale.

«L'attacco durante la parata. »Sintetizzai.

Mentre salivo la prima rampa, controllavo Rubyo, abbandonato tra le braccia di Gideon, che cercava di salire il più in fretta possibile, ma non senza difficoltà.

«Una vera e propria catastrofe! Spero che il Monarca ne sia uscito illeso. Ha già perso il padre ed è anche stato abbandonato da sua sorella... ha preferito fare la ladra. »A quelle ultime parole la voce le si caricò d'astio. «Ne ha vissute fin troppe. »Concluse, tornando mansueta.

Mi sforzai di ignorarla, stringendo i denti in un tentativo di trattenermi. Se avessi risposto non sarei stata sicura di riuscire a nascondere il disprezzo, ne tanto meno di evitare le conseguenze delle mie parole.

Percepii lo sguardo di Gideon sulla nuca, ma non fiatò. Così come Rubyo che, svenuto, non era fortunatamente riuscito a sentire quel commento.

«Eccoci arrivati. Tra poco tornerò con acqua e bende. »Annuii e poi lasciai che la porta si chiudesse alle nostre spalle.

Ora che finalmente eravamo soli e al sicuro, riuscii a tirare un sospiro di sollievo, per poi tornare a riconcentrare tutta la mia attenzione su Rubyo.

«Appoggiamolo qui. »

Scostai le coperte in modo che Gideon potesse distendere il corpo di Rubyo.

Quando finalmente fu steso, mi accertai delle sue condizioni: aveva ancora la febbre alta, ma fortunatamente le ferite avevano smesso di sanguinare, diventando, grazie all'aiuto di Gideon, meno profonde.

Pochi attimi dopo l'oste ci bussò alla porta, dandoci cosa aveva promesso.

Mi misi all'opera senza esitazione, mentre Gideon mi guardava dalla fine del letto. Rimossi il mantello strappato e la giacca logorata di Rubyo, mettendo a nudo le ferite sul suo corpo. Sciacquai via lo sporco con parte dell'acqua e bendai le zone interessate con delle garze, dopo averle imbevute di erbe medicinali che ero abituata ad avere sempre con me. A lavoro finito rimboccai le coperte a Rubyo solo fino alla vita e, con l'acqua rimanente, iniziai a fargli le bagnature.

«Ci penso io. Vai a cambiarti. »Gideon cercò di strapparmi di mano il panno imbevuto, ma io mi opposi. «I tuoi vestiti sono totalmente strappati, stai tremando e hai le labbra viola. Non farti pregare. »

Scossi la testa.

«Quando gli si sarà abbassata la febbre. »

Gideon sospirò e non disse più nulla. Si limitò solo ad appoggiarmi un paio di coperte sulle spalle.

«Grazie. »

Ma non ottenni nessuna risposta.

Dopo un altro paio di bagnature, prima che potessi rendermene conto, il mio corpo si abbandonò alla stanchezza e al sonno. Quando riaprii gli occhi però, era ancora buio.

«Lyra. »La voce roca di Rubyo lavò via tutto il mio torpore.

«Rubyo! »Presa dalla gioia, mi raddrizzai sulle ginocchia.

«Sei diventata molto brava con i medicamenti. »Disse lui, accennando un sorriso e socchiudendo gli occhi.

«Vorrei che non avessi motivo per farlo. »Mi accigliai, troppo felice per apparire seria.

«Quella era la mia battuta. »

Questa volta fu il mio turno di sorridere, facendo spallucce, ma ben presto mi incupii.

«Non farlo più. »

Nonostante il buio che invadeva la camera, riuscii a cogliere il barlume di rammarico nei suoi occhi.

«Stai tremando. »Disse infine, dopo un'opprimente silenzio che sembrò quasi interminabile. «Vieni. »Rubyo scostò leggermente le coperte, facendomi spazio a letto.

Fu allora che il mio cuore prese ad accelerare.

Ma perchè?

Quella non era di certo la prima volta che dormivamo nello stesso letto, eppure non mi ero mai sentita in quel modo.

Deglutii e, lentamente, scivolai al suo fianco.

I nostri corpi non si toccavano e io non osavo distogliere lo sguardo dal soffitto, tuttavia riuscivo a percepire i suoi occhi su di me, mentre il suo respiro caldo mi solleticava il collo, facendomi rabbrividire. Con un leggero fruscio di coperte, sentii la spalla nuda di Rubyo toccare la mia. Come colpita da una scossa elettrica, mi allontanai con un rapido spasmo del muscolo.

«S-scusa. »Balbettai.

«Cosa ti prende? Sei... tesa. »

Deglutii, colpevole.

«Sono solo... nervosa. »Il che era vero. Non avrei mai osato mentirgli, soprattutto in quel momento. Lo avrebbe capito subito. Mi limitai solo a trovare una scusante su cui ripiegare. «Tutta questa situazione mi innervosisce. La Capitale è... »

«Tranquilla. Ce ne andremo domani. »

Ma a quell'affermazione dimenticai tutta la mia esitazione. Scattai sull'attenti e mi girai verso Rubyo, reggendo il peso del mio corpo sull'avambraccio e trovando finalmente la forza per guardarlo negli occhi.

«No! Non se ne parla! Devi riposare. »

Rubyo sollevò le sopracciglia, stupito da quel mio repentino cambio di tono.

«Non hai detto che la Capitale ti spaventa? »

«Si. Ma perdere te di più. »

Mi accorsi del peso di quelle parole solo dopo averle pronunciate, quando lo sguardo stupito di Rubyo assunse sfumature più serie. In un attimo mi afferrò per il polso e le nostre posizioni furono rapidamente invertite: in un battito di ciglia mi ritrovai sormontata dal corpo di Rubyo, mentre teneva ancora salda la presa attorno al mio polso.

«Non dovresti dire queste cose con tanta leggerezza. »Quelle parole, sussurrate a pochi centimetri dal mio orecchio, mi fecero rabbrividire.

«E tu invece non dovresti muoverti così. »Volevo risultare sicura, ma invece la mia voce uscì tremante.

«Lyra, tu mi istighi. »

Sentii un ginocchio premermi l'interno coscia e il mio respiro si fece più irregolare.

«Rub-»

Ma prima che potessi terminare la frase, con un verso di dolore, Rubyo si accasciò su di un fianco.

«Rubyo! »

La feritasulla spalla si era riaperta. Feci per alzarmi dal letto e recuperare le erbemedicinali e le garze pulite, ma Rubyo mi fermò, afferrandomi per la mano.

«Scusa, ma sento che se non lo facessi ora che sono delirante, non troverei mai più il coraggio. »

Prima che potessi realizzare le sue parole, Rubyo mi tirò a sé, baciandomi.

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