Capitolo 40

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Jungkook

Non parlavo da una settimana con gli hyung: quella forse era stata la spaccatura che aveva creato la nostra separazione definitiva. Mi avevano tolto te e non credo sarei mai riuscito a perdonarglielo.

Uscivo di casa solo per mansioni di lavoro non rimandabili e per venire a trovarti. Probabilmente, mentre ero seduto contro la tua porta, avevi provato compassione per me.

Avevo persino silenziato il telefono, le uniche notifiche che sarebbero potute arrivare erano da parte tua. Per questo, quando ricevetti quel messaggio, scesi di fretta dal letto per risponderti.

Ciò che c'era scritto però mi distrusse... Non potevo credere che saresti andata via.

Stranamente però il mio cervello reagì d'istinto e corsi fuori dalla mia stanza e dalla casa, con l'unica idea di impedire quella partenza.

Jin-hyung si trovava seduto sul divano e, quando mi vide, riuscì a prendermi per il polso e fermarmi prima che io riuscissi a girare il pomello e uscire.

«Te lo abbiamo detto in tanti, ma non andare da lei. Non lasciare che finisca come con Soyeon» mi rinfacciò il maggiore, facendomi ribollire il sangue nelle vene.

«Non parlarmi di Soyeon, non ne hai il diritto!» urlai, ricordando perfettamente il volto della mia migliore amica. «Tutti voi sapete benissimo che se lei è morta è perché io non l'ho inseguita, perché non le ho impedito di prendere quella dannata macchina. Quindi adesso farò quello per cui voi avreste dovuto supportarmi, per cui Soyeon mi avrebbe supportato; e andrò da lei.»

La presa di Jin-hyung si indebolì e io finalmente fui libero di venire da te.

Mentre salivo in macchina e impugnavo il volante, mi ricordai di quella regola che mi ero imposto quando mi avevi raccontato della tua famiglia: non dovevo lasciarti andare.


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