Capitolo 9

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Quello fu il giorno più felice della mia vita.

Mi portasti al luna park perché, dopo aver saputo che non ci fossi mai stata, ti eri prefissato quello stupido obbiettivo.

Così siamo finiti in quelle pazze giostre a ridere e urlare come matti, mentre di nascosto stringevamo le nostre mani, l'una all'altra, in un accordo silenzioso tra le nostre anime.

Pensavo che salire su quelle montagne russe sarebbe stato spaventoso, quasi raccapricciante, ma il fatto che tu fossi con me mi infondeva una forza d'animo innaturale per il mio spirito arrendevole.

Urlai tanto lì sopra mentre quel trenino saliva e scendeva. Mi prendesti in giro per giorni, ma non potevi sapere che quelle fossero grida di felicità.

Non mi ero mai sentita così libera come in quel sedile, con tutta quell'adrenalina in corpo e la tua presenza al mio fianco.

Quando scendemmo tu, quasi per farti perdonare per avermi convinto a salire su una giostra così paurosa, insistetti per comprarmi lo zucchero filato.

Alla fine, contro la mia volontà, mi trovai un enorme stecco ricoperto da una strana lana rosa.

Lo guardavo scettica e tu invece stavi già divorando il tuo.

Osservai i tuoi movimenti e finì con l'imitarti, spezzando con le dita quel soffice alimento.

«Ti piace?» mi chiedesti sfrontatamente, riconoscendo nella mia espressione il piacere per quel gusto.

Mi limitai a mangiare in silenzio, solo per non darti quella soddisfazione, dentro di me però riflettevo sulla bontà di quel cibo che rientrava, senza ombra di dubbio, tra i migliori che avessi mai mangiato.

Dopo quel giorno ti associai un po' allo zucchero filato, perché come quel velo rosa mi aveva riempito la bocca di dolcezza, tu riempivi allo stesso modo la mia vita.

Non lo avrei mai ammesso a me stessa, ma tutte le mie regole erano solo promesse buttate al vento.

Semplicemente non potevo resisterti.

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