XIII. L'invasore: Naufragio

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OCEANO ATLANTICO, NEI PRESSI DI NEW PROVIDENCE - SETTEMBRE 1715

Il dondolio dello scafo cullava Lavy col suo ritmo ondeggiante, calmo come le acque sulle quali eseguiva quella prolungata danza insistente. La brezza salmastra le accarezzava le ciglia celesti e le labbra secche e dischiuse, mentre i pensieri galleggiavano nella sua testa come ormai da giorni faceva la Susan sulla superficie del mare.

Era passata poco più di una settimana da quando aveva lasciato Palma de Ayz insieme alla sua ciurma, arricchita dai pochi superstiti spagnoli all'assalto.

E, soprattutto, dal tesoro. O almeno una generosa fetta di esso.

Grazie alla mediazione di Jack Rackham tra lei e Vane, per poco non finiti in una zuffa sanguinaria per le discordanze sulla partizione del carico, la piratessa aveva accettato di accontentarsi di una quota minore, in cambio di una delle corvette usate per il viaggio. Quella che aveva battezzato con il nome della sua più cara e intima amica.

Lavy socchiuse appena gli occhi al suo ricordo, poggiata al parapetto sul ponte di poppa nei pressi del timone governato da Danny Flicker.

Susan le mancava ogni giorno di più. Tutto di lei era un pezzo delle memorie del suo passato, qualcosa di insostituibile, prezioso e così personale da custodirlo gelosamente dentro il suo cuore, al sicuro dalla corruzione di quel mondo che non aveva risparmiato nemmeno lei. Eppure, una parte di sé stessa voleva rivederla.

Pur non sentendosi in diritto di lottare per riavere quelle sensazioni. Pur sapendo che non le avrebbe più percepite allo stesso modo, dopo tutto ciò che aveva vissuto.

Si chiedeva spesso tra sé e sé quanto sarebbe stato davvero sbagliato provare a raggiungerla un giorno, e incontrare di nuovo quei suoi occhi verdi come gli abeti che percorrevano l'entroterra di Fionnphort, quel sorriso innocente come mai più ne aveva visti. Al contempo, si domandava cosa avrebbe pensato Susan di lei. Il terrore si impadroniva della sua pancia e del suo petto al pensiero della paura nei suoi occhi, magari dello straniamento, nell'istante in cui avrebbe scoperto chi era adesso.

Forse anche solo il suo aspetto sarebbe bastato a spaventarla.

Lavy sospirò ancora, distaccando lo sguardo dall'orizzonte lontano, e volgendolo di nuovo sulla nave.

Tutto era al suo posto: Flicker in sua vece al timone, Nick come vedetta in equilibrio sulle reti a destra, a sfruttare la sua eccellente vista. Hector che tentava di insegnare delle espressioni sconce a un paio degli spagnoli nei pressi dell'albero di maestra, e tutto il resto della ciurma intento a svolgere le varie mansioni in un concitato ma abitudinario viavai.

La ragazza non poté fare a meno di sporgere leggermente gli angoli delle labbra all'insù, constatando di avere la situazione sotto controllo.

Ogni cosa era nella norma.

Distinse a un tratto una figura sinuosa e cosparsa di fiammanti capelli simili a lingue di fuoco avvicinarsi a lei con passo felpato. Anne Bonny.

Aveva deciso di navigare con lei al ritorno per tenerla d'occhio perché, come aveva affermato, lei era più sfuggente e instabile di un'anguilla immersa nell'olio.

Però, gli sguardi che l'aveva sorpresa a rivolgerle erano molto più di semplici occhiate furtive per assicurarsi che non decidesse di razziare golette inglesi lungo il tragitto. Avevano un che di languido, e soprattutto di intenso. Troppo spesso aveva rivolto gli occhi altrove quando Lavy li aveva schermati di scatto con i suoi. Troppo rapidamente.

Così, mentre la rossa si avvicinava, Lavy si chiese cosa diavolo le stesse passando per la mente.

"Vorrei farti qualche domanda, se per te non è un problema." Anne esordì in questo modo, seguita da un inarcamento delle sopracciglia dell'altra.

La piratessa dalla chioma blu si appoggiò di schiena al parapetto, vicino ad alcune corde del sartiame, e le rivolse uno dei suoi sguardi diffidenti.

"Parla." concesse, senza aggiungere altro.

Anne le si piazzò accanto, noncurante dei suoi soliti toni astiosi. C'era qualche centimetro di differenza tra loro, e Lavy si presentava anche più robusta e prestante in generale al livello di stazza, ma lei non provava alcun tipo di timore al suo cospetto. Ne ammirava il carisma, quel magnetismo naturale che sembrava condurre tutti a lei per qualche ragione, come per Vane.

Cionostante, Anne era sempre stata sicura che in abilità non avesse nulla da invidiare a chiunque. Per questo non si sentiva mai su un piano inferiore, mai domata da niente e nessuno.

"Rilassati, non mordo mica."

"Io sì." replicò Lavy, rivangando il modo in cui aveva strappato la gola di Tomas Galano. "E non mi fido ancora del tutto di te."

"Ah, ma è proprio questo il punto." fece Anne. "Mi va anche bene se non riponi fiducia in me, però, perdonami se te lo dico, non mi capacito di cosa cazzo ti sia preso quando hai aggredito Charles. Non fosse stato per Jack e la sua diplomazia, adesso staresti tingendo le sabbie di Palma de Ayz col tuo sangue. Insieme a quello di molti altri." La fissò da dietro una ciocca crespa che le copriva in parte un occhio smeraldino, scintillante sotto al sole.

Lavy fece spallucce. "Oppure sarebbe Vane ad abbellire la spiaggia con le sue budella. Il fatto è che non mi va a genio la sua smania di grandezza, e non intendo sottomettermi così facilmente a lui. So quanto una mancata reazione immediata possa creare danni irreparabili, situazioni da cui non si torna indietro..." il capo della giovane si abbassò.

Se quella volta non avesse deciso di vendicarsi, se non avesse riacquisito il suo orgoglio, la sua integrità, punendo uno dei suoi assalitori, come si sentirebbe adesso? Dove sarebbe?

Sarebbe riuscita a riprendersi semplicemente affogando nel suo dolore, invece che nel sangue dei suoi nemici? L'avrebbe mitigato, grazie alle cure della sua famiglia adottiva in Scozia?

Ma, soprattutto, si era ripresa ora?

C'era ancora dentro di lei, quel dolore. La rabbia che ne scaturiva, il rosso che offuscava la sua vista al pensiero, il tremolio che ancora provava fin dentro le ossa e la carne a quei ricordi. E la diffidenza, la paura, di essere toccata. Di sentire la pelle nuda contro altra pelle. Forse davvero non sarebbe mai riuscita a fidarsi abbastanza di nessuno da permettergli di avvicinarsi troppo, di compiere quel passo in più ed entrare dentro di lei, nei suoi pensieri. Di toccarla.

Magari Anne aveva ragione. Lei era troppo chiusa nella sua bolla d'ansia e odio.

"Tutto quello che ti chiedo, Lavy, è di provare a leggere le situazioni. Non potrai mai fidarti ciecamente di una persona. O meglio, è rarissimo. Ma puoi fidarti dei suoi interessi. Questo dovrebbe aiutarti a capire chi è tuo alleato e chi no, almeno in un preciso momento. Sempre meglio che fare la scorbutica sanguinaria del cazzo." Anne fece per allontanarsi, ma fu fermata dalla sua interlocutrice.

"Aspetta." Un pensiero si era intrufolato nella testa di Lavy come un ratto in una stiva.

Ed era stata proprio la menzione del nome di Rackham da parte di Anne a darle quell'impulso.

Prima della partenza per il ritorno a Nassau, aveva visto di sfuggita Jack e la compagna scambiarsi un cenno affettuoso, un gesto rapido ma nel quale aveva letto un'intimità, una vicinanza che l'avevano attratta per qualche ragione. Un pizzicore le aveva tormentato la pancia, un fastidio a cui non era riuscita bene ad attribuire un nome.

"Jack... ecco... tu ti fidi di lui, giusto? Per quale motivo, che legame avete?" Si rese conto che trovare le parole giuste per chiederle come fosse un rapporto così stretto non era affatto facile. Non senza apparire stupida e ingenua come una bambina.

Perché le interessava quel gesto, poi? A cosa le sarebbe mai servito saperne di più?

Il pensiero di lei in quella situazione con Nick, o con Flicker, stranamente non la spaventava. Ma non poteva negare che le procurasse anche un certo disagio. Era davvero troppo, troppo vicino. Anche se non sembrava male, in un certo senso. Non si sentiva in pericolo a immaginarlo. Non con loro.

Lavy era confusa. E questo Anne lo notò subito.

Quando si avvicinò e la trafisse coi suoi occhi ipnotici, la ragazza ebbe quasi un sussulto. L'espressione di Anne era fin troppo ardente ed eloquente.

"Mi è difficile spiegarlo a parole, Lavy. Devi capirlo tu, da sola." d'un tratto, la donna le sfiorò le ciocche con le dita, senza distogliere lo sguardo, quasi costringendo l'altra a fare altrettanto di prepotenza. "Siamo uniti, legati tra noi. Ma anche liberi, perché l'uno ha l'altra. Il nostro legame, la nostra fiducia, proprio perché è vera ci rende più forti di ogni cosa, di ogni minaccia o intrusione esterna. Ma sai, allo stesso tempo non ci vieta di apprezzare la bellezza, ovunque sia. Di condividerla."

Lavy si sentì stranita dal tono colmo di passione di Anne, dalle lame invitanti che erano divenuti i suoi occhi. Istintivamente, li considerò come una minaccia alla sua integrità.

Con uno strattone, allontanò le sue dita dai capelli.

"Giù le mani." sibilò.

"Capitano, c'è una cosa che devi vedere!" La voce argentina di Nick, in equilibrio sulle corde, pose fine all'incanto in cui era finita sotto la travolgente influenza empatica di Anne.

Avrebbe riflettuto dopo sulle sue strane parole. Perché, in un certo qual modo, le erano entrate dentro. Per quanto lo negasse anche a sé stessa.

"Cosa c'è?" gridò a Nick di rimando, mentre Anne si allontanava con noncuranza.

Il ragazzo assunse un tono più grave e stranito al contempo, alzando la voce per essere il più chiaro possibile.

"Uomo in mare! C'è un relitto sulla nostra rotta!"

La notizia giunse inaspettata a Lavy, che difatti scese tempestivamente i gradini in legno dal ponte di poppa a quello di mezzana, e si sporse per vedere coi suoi stessi occhi l'immagine descritta da Nick. Ormai si fidava della vista del giovane dopo aver assistito alle sue abilità col moschetto, ma un naufrago così vicino a New Providence era un problema.

Era raro che un pirata abbordasse la nave di un altro pirata. Se, come pensava, si trattava di un superstite proveniente da Nassau, significava che gli spagnoli o gli inglesi si erano spinti più vicini di quanto avessero mai fatto al più grande covo della pirateria a occidente.

Questo voleva dire che la loro bravata al galeone spagnolo avrebbe potuto scatenare un vero e proprio vespaio.

Lavy sentì le sue viscere torcersi quando constatò che la bandiera mezza bruciata penzolante dall'albero del relitto era tutta nera.

I suoi dubbi trovarono conferma. Qualcosa che non le piaceva affatto stava iniziando a muoversi, e si chiese se anche Vane avesse ragionato allo stesso modo.

"Lavy, ci fermiamo?" Flicker la affiancò, riportandola alla realtà e ricordandole che su quella nave c'era anche un sopravvissuto, come aveva detto Nick.

Ascoltarlo le sarebbe potuto tornare utile. "Sì, attraccate e calate una scialuppa, andrò io stessa." decise in fretta.

"Vane non sembra intenzionato a fermarsi, la Roger sta proseguendo spedita." la informò Flicker.

"Si fotta." gracchiò lei. "Io vado, devo fare un paio di domande a questo nostra anima fortunata." Inoltre, pensò la ragazza, Charles Vane non avrebbe certo abbandonato Anne sulla Susan. Voleva fare il duro, ma li avrebbe attesi, anche se non capiva per quale motivo non gli interessasse la questione.

Non era stupido, anche lui doveva aver sentito puzza di pericolo. Che si stesse già preparando per il futuro e non sentisse il bisogno di saperne di più da una semplice vittima di naufragio?

Flicker annuì senza dibattere oltre, dando ordine di fermare la nave e preparare una scialuppa per Lavy.

Intanto, Nick tentò di osservare meglio l'unica figura solitaria accovacciata su una delle poche zone del brigantino non allagate, le braccia all'apparenza molto esili attorno e delle gambe minute, la corporatura magra ma in un certo senso elegante, quasi femminile. Aveva urlato uomo in mare, ma non capì se si trattasse di un ragazzo o di una ragazza.

Una treccia lunga di un opaco violaceo svolazzava dalla sua nuca, danzando al ritmo del vento.

Per appena un istante, il ragazzo fu sicuro che quella sagoma solitaria e affascinante l'avesse puntato con un paio di taglienti iridi color acqua marina simili a quelli di una serpe, sollevando il volto dalle braccia nel quale era affondato.

Sembrava piuttosto giovane.

Tuttavia, Nick ne fu certo, la vista acuta di cui era dotato di rado sbagliava: il suo viso angelico era macchiato di sangue rappreso.

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