Il drago Desiderio

Màu nền
Font chữ
Font size
Chiều cao dòng

Foglie e petali di girasole intagliate nel legno formavano una cornice tonda a uno specchio in cui non arrivavo a vedermi. Ma l'amavo, come ogni cosa di quel castello nella campagna che odorava di crostata già davanti alla porta, presidiata dal mezzogigante che era mio nonno.

La regina di quel regno era candida, elegante e realizzava i suoi incantesimi in cucina. Nel resto del palazzo impazzava lui, con la sua inesauribile magia: il travolgente gigante che sapeva farsi sparire una sigaretta nell'orecchio e che se non c'era nessuno m'invitava a schiacciargli il naso, per vedere se succedeva nulla. Generava un enorme rumore imbarazzante che mi faceva ridere all'infinito!

In quel castello meraviglioso ogni cosa era fantastica: i suoni della campagna al posto dei rumori delle macchine, gli animali che popolavano acri di terra intorno, rompendo la mia solitudine di figlio unico cittadino, bimbo disciplinato e imprigionato in ferrei orari.

Nelle segrete del castello poi, una vecchia cantina polverosa era stata ristrutturata: convertito un buchetto in alto in un largo finestrone, pavimentata con mattoni la terra battuta, sostituiti gli altissimi, scivolosi scalini in pietra con una comoda scala in ferro battuto. Ora una tavernetta per gli ospiti era la mia stanza nelle vacanze estive, con perfino un minuscolo bagno privato in cui ospitavo la lavatrice, snobbata dal bagno padronale. Unica mia incombenza, portare su il bucato pronto, visto che le ginocchia della nonna andavano arrugginendosi.

Nelle segrete, un giorno incontrai una creatura volante. Piccola, soffice. Ne sentii la voce nei pensieri e non me ne stupii perché le creature magiche sono spesso telepatiche. Mi chiese se ero il suo cavaliere.

Ora, il nonno mi parlava sempre di re e cavalieri del passato. Per avere otto anni conoscevo grazie a lui davvero tanti famosi eroi, dai paladini di Francia a quelli di Re Artù, spaziando allegramente dalle crociate a Merlino, da Roncisvalle a Lancillotto. Avevo un affollamento di storie nel cuore, ma sapevo di essere solo Walter, figlio del ragioniere Agretti.

La creatura non fu molto soddisfatta della risposta. "Nossignore", disse, "solo i cavalieri sentono il loro drago. Già col rispondermi, denunci la tua nobile stirpe. Sei cavaliere".

"Perdona", chiesi allora io, "ma chi dovrei cavalcare?", guardando la cosetta pelosa che si muoveva a fatica, aiutandosi con due strane zampette anteriori nude e ripiegate.

"Me. Io sono un Drago, ignorante di un ragazzetto", mi replicò: "Volevi forse che mantenessi le mie fattezze qui dentro? Neppure ci entrerei, in questo buco! Portami fuori stanotte e ti farò vedere".

Quella sera scesi nella tavernetta col bacio della buonanotte tra i capelli e attesi che il re e la regina dormissero. Misi in una cesta il bucato pulito pronto da stendere l'indomani e vi nascosi la creatura; all'esterno del castello, nell'aria che respirava quieta, le indicai il cielo.

Ella aprì e distese le zampe anteriori scoprendo due ali nude, molto più grandi del piccolo corpo. Si lanciò dal cesto e incredibilmente non solo volava, ma s'ingrandiva nel cielo a dismisura, finché non tornò a posarsi nel piazzale, enorme come un aereo di quelli che irrorano i campi.

"Il mio nome", tuonò, "è Desiderio".

Era veramente, un drago! Gli chiesi tremando se ve ne fossero altri.

"Pochi", ammise triste: "Ognuno di noi attende il suo cavaliere, diversamente non possiamo trasformarci e restiamo le piccole cose volanti che hai visto nella tavernetta".

L'osservai stupito e realizzai, allora, che era  in parte merito mio, se quella magia aveva potuto completarsi! Che in parte ne ero l'artefice!

"È terribile che non possiate tutti diventare così, sei bellissimo!" dissi senza nascondere la mia ammirazione per quel collo sinuoso, per quelle ali immense e vellutate, prive di piume ma colorate come tutto il corpo possente, a metà tra quello di un dinosauro e d'un serpente.

Sorrise compiaciuto, vedendo il suo riflesso nella mia mente.

"Ammetto che mi piace come mi hai colorato", si pavoneggiò, spiegandomi che era il cavaliere, facendo scattare l'incantesimo, a donare certe caratteristiche al drago. C'erano draghi neri come la pece, con artigli e lingue di fuoco negli occhi, draghi rossi dalla pelle squamata corazzata, perfino  draghi con ali piumate come cavallini di bambole giganti. Il mio drago tremò di disgusto, a pensarsi come la cavalcatura d'una principessa svenevole.

Io avevo fatto un buon lavoro, capii. Gli avevo dato un corpo elegante, ali immense, una pelle smeraldina e occhi intensi, con la pupilla fessurata verticale dei documentari. Lo scalai, e mi aggrappai temerario ad un cresta che gli percorreva il collo, fino alle scapole.

Del volo in cui mi trascinò non potrei dirvi nulla, se non che fu la più bella delle mie notti di bambino. Desiderio fu inarrivabile, il drago più meraviglioso che si sia mai preso cura di un giovane cavaliere. Mi riportò giù quando all'orizzonte scorse il bagliore del sole. A terra era ancora buio, e il mio amico mi lasciò sul piazzale e tornò a trasformarsi.

"E ora?" gli chiesi: "Torni giù con me nella tavernetta?"

"No, mio cavaliere. Ora che non devo più cercarti, posso tornare con i miei simili. Ma verrò a trovarti per volare ancora insieme, mi sentirai anche attraverso i muri, non temere!"

-------§-------

Quanto vive un drago? Non lo chiesi, come non chiesi se il peso d'un uomo fosse troppo, per lui. So che l'ultima volta che lo cavalcai ero adolescente e che non ho mai più sentito la sua voce, dopo.

Ora che mio figlio ha sette anni, la sera gli mostro i pipistrelli attraversare rapidi la luce del lampione nel piazzale, a caccia d'insetti notturni, e lo rassicuro. I cavalieri non sono più di moda, pare, oggi imperversano mostri, zombie e VAMPIRI.

"Ma quelli sono pipistrelli", gli dico, "sono solo topini con le ali, dalla pelliccia soffice".

"Come lo sai?" mi chiede con gli occhioni sgranati.

"Ne ho accarezzato uno", ricordo con nostalgia, e poi riprendo quei racconti che mio nonno amava tanto.

Temo che ormai diventino sempre meno, i cavalieri dei draghi, ma il castello resiste con le sue terre verdeggianti e se un luogo ancora può ospitare la magia è questo. Non sarà più Desiderio, il drago smeraldino, ma io ho fiducia in mio figlio, e nella cantinetta che ancora custodisce il segreto della nostra stirpe.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen2U.Pro