Epilogo -Shivers-

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Gonçalo

10 mesi dopo.

Quest'anno è stato incredibile, i cambiamenti all'inizio sono stati duri da accettare, soprattutto per Ester che è sempre stata abituata ad avere la sua famiglia di fianco. Con la perdita del padre e la lontananza dalla madre, inizialmente, è stato difficile per lei non farsi prendere dallo sconforto. Eppure ce l'abbiamo fatta, insieme, a superare la burrasca. Lei ha ricucito le mie ferite e io le sue. Perché non è questo l'essenza di stare insieme?

Oggi ho un'importante partita, e sono agitato. Da questa, probabilmente, si deciderà il mio futuro. Quest'anno ho giocato più nelle giovanili che nel campionato LaLiga, ho cercato in ogni modo di farmi valere e cancellare dalla mente degli altri ciò che è successo con Lopez l'anno scorso. Se ci sono riuscito?

Direi di sì, visto che oggi si disputerà Villareal Atletico Madrid, e anche se non sono tra i titolari, sarò in panchina nella speranza che il mister mi faccia entrare. Ho fatto solamente quattro partite in panchina, tre di queste sono riuscito a entrare negli ultimi minuti e per due volte a segnare portando la mia squadra in vantaggio. Adesso i giornali parlano di me come di un possibile campione del futuro, dicono che molte squadre stanno facendo carte false per aggiudicarsi me, ma fino ad ora nessuna proposta vera è arrivata alla mia squadra. Sono sincero: nonostante mi trovi bene a vila-real, visto che io ed Ester abbiamo trovato la nostra dimensione, non è qui che voglio stare per tutta la mia carriera. Voglio fare un salto di qualità e, anche se probabilmente non andrò al Barcellona – la squadra in cui vorrei giocare – vorrei almeno poter andare in una squadra più importante, come l'Atletico Madrid o il Real. Ma non voglio volare troppo in alto, non voglio illudermi.

«Sei pronto?» mi chiede Ester, mi sta accarezzando i capelli. Viene ad ogni mia partita, ed è la mia più grande tifosa. Annuisco e la bacio, accarezzandola di rimando.

«Un po' agitato»

«Concentrati e non farti vincere dall'orgoglio, rimani umile e fatti valere!» mi consiglia come tutte le volte. Sa che io con le regole ho un problema, soprattutto se qualcuno mi dice quello che devo fare, ma grazie ai suoi consigli riesco a mantenere la calma anche quando non vorrei.

«Lo farò, mister!» le dico, ridacchiando, lei fa la stessa cosa e le rubo un bacio. «Ti amo, Ester!» le confesso, lei mi abbraccia dalla sua stazza minuta e poi alza lo sguardo.

«Anch'io, ma se farai il bravo, ti amerò ancora di più quando torneremo a casa nostra!»

Fa ancora un certo effetto dire: "Casa nostra", ma è qualcosa di bello a cui non rinuncerei neppure per la squadra più forte del mondo.

Inizia la partita e l'ansia mi assale. Ovviamente sono in panchina a guardarla, mentre il mio compagno continua a raccontarmi aneddoti di cui non mi importa. Al momento voglio rimanere concentrato per capire l'andamento della partita.

Castro – un giocatore della mia squadra – passa per Sanz – l'attaccante – tira in porta e sbaglia il bersaglio.

Nella faccia del mio mister comincia ad esserci nervosismo, grida ai miei compagni di fare più passaggi verso Sanz e di non tornare continuamente indietro quando hanno la palla. Li incita a spingere di più.

Il primo tempo finisce in pareggio, zero a zero. Torniamo tutti quanti negli spogliatoi e il mister Guerrero ha le mani conficcate nei fianchi.

«Dove avete la testa?» urla per motivarci. «Non pretendo per forza che vinciate, ma che vi impegniate e ce la mettiate tutta. Invece vi vedo sempre indietreggiare!» qualche tirata d'orecchi la dà anche a Sanz per quel gol sbagliato, poi il secondo tempo ha inizio. L'andamento non cambia, anzi il villareal non gioca bene per tutto il tempo, ciononostante riescono a difendersi bene. Alla fine il mio allenatore si volta verso di me e mi incita a scaldarmi, insieme a Prieto, un centrocampista che sa tenere bene la palla. Il riscaldamento dura per circa dieci minuti, quando siamo già al sessantesimo. Quando il mister si volta verso di me, capisco subito che ha intenzione di farmi entrare, infatti dopo pochi minuti il numero 7 Sanz viene sostituito dal numero 20, Garcia.

Venti come il giorno in cui il mio unico vero padre Felix mi ha lasciato.

L'ansia è il mio nemico, ma anche un mio amico in questa giornata che potrebbe decidere la mia carriera. So che ci sono altre partite fino a maggio, ma so anche che l'attenzione adesso è puntata su di me.

Scatto quando vedo un infiltrazione. Roberts – il centrocampista inglese – si accorge di me e me la passa, ora sono io contro il portiere e segno il gol che ci porta in vantaggio.

I minuti scorrono, adesso mancano davvero pochi minuti alla fine della partita che finisce 1 a 0.

Tutti mi acclamano, ma non vedo l'ora di andare via per tornare da Ester che di sicuro mi starà aspettando a casa.

Torno a casa che è già mezzanotte inoltrata, lei mi sorride quando si accorge di me, mi abbraccia, per fortuna mi sono già lavato.

«Sei stato bravissimo!» mi confida.

«Solo perché c'era il mio portafortuna lì con me!»

«Smettila, adulatore» arrossisce, la guardo intensamente, poi la bacio e finiamo per fare l'amore.

Il giorno dopo vengo convocato dallo staff, sono un po' in ansia perché probabilmente ha a che fare con ieri. Quando entro, tutti, mi guardano seri come avessi fatto qualcosa di male, anche se so che questa volta non ho fatto nulla.

«Garcia, siediti!» annuisco, mi siedo di fronte a loro mentre Morales aggrotta le sopracciglia. Se non parleranno subito, rischio un infarto.

«Siamo qui per discutere del tuo futuro...» dice proprio lui, poi si aggiusta la cravatta. «Tra poco ci sarà la sessione estiva del calciomercato, ma già da adesso ci sono diverse squadre interessate a te, tra cui Real sociedad e Real Madrid.» mi manca il respiro, non parlo, rimango in silenzio a fissarli.

Il Real Madrid è interessato a me!

«Hai un futuro promettente...» aggiunge, lascia la frase in sospeso. «Noi ti vorremmo ancora qui, a sostenere questa squadra, dunque ti offriamo un nuovo contratto di quattro anni più bonus!» annuisco, ma continuo a tacere. «Vorremmo sapere le tue intenzioni a riguardo!»

«Le mie intenzioni...» rimango lì e mi viene in mente Ester. Sono certo che lei voglia tornare a Madrid, e a me piacerebbe fare il salto di qualità che ho sempre desiderato, tuttavia voglio parlare con lei prima di prendere una decisione così importante. È la mia ragazza e l'ho costretta a trasferirsi qui per la mia carriera, adesso lei ha intrapreso gli studi, si sta specializzando in marketing, non sono così convinto che voglia cambiare ancora. Non posso decidere da solo!

«Devo rifletterci!» rivelo. Loro mi guardano comprensivi, capiscono che il Real non è una squadra che si rifiuta ad occhi chiusi.

Lascio questo posto che sono le sei del pomeriggio, dopo aver fatto i soliti allenamenti, torno a casa e trovo Ester con dei libri in mano e degli occhiali che secondo me la rendono ancora più bella.

«Ehi...» alza lo sguardo e mi sorride.

«Ehi...» L'affianco, accarezzo le sue gambe e lei le stende sulle mie. «Come va con gli studi?»

«Domani avrò un esame!» mi racconta, anche se credo me lo avesse già accennato. «Sono un po' agitata!»

«Andrai benissimo! Rimani concentrata...» le dico ciò che mi ha detto ieri per rincuorarmi.

«Tu stai bene? Mi sembri pensieroso!» nonostante stia studiando si accorge del mio sguardo perplesso.

«Si, solo che...» mi guarda, aggrotta le sopracciglia per capirci meglio.

«Solo che?» si agita un po'.

«Il Real vuole offrirmi un contratto...» confesso. Lei mi guarda stupita, quando capisce che cosa sto dicendo sorride.

«Ma è fantastico!» ammette, entusiasta forse più di me. Ho un po' paura di questo cambiamento, non so se sia davvero ciò che vuole. Anche se ovviamente stare con sua madre non le dispiace. «Non è fantastico?» dunque chiede.

«È fantastico, se lo è anche per te!» ammetto.

«Spiega» non capisce le mie perplessità.

«Voglio, vorrei andare nel Real, sarebbe un salto di qualità. Ma qui abbiamo la nostra vita, la nostra dimensione, la nostra casa. Tu hai già fatto tanto per me, quindi...» sorride, addolcisce i suoi lineamenti e si avvicina, togliendosi gli occhiali. «Non voglio costringerti a lasciare ancora tutto per me!»

«Ma io non ho mai lasciato tutto per te...» un po' ci rimango male, anche se tento di non darlo a vedere per orgoglio personale.

«Ah no?» incurvo la testa, lei sorride ancora.

«No!» scuote la testa, e se non proseguisse la frase giuro che darei di matto: «L'ho fatto "per noi"» trattengo il respiro e lei mi dà il suo con un bacio che mi strappa l'anima dal petto tutte le volte e se ne impossessa lei.

«Voglio tornare anche io a Madrid, basta che siamo insieme in questa cosa!» mi guarda ancora e io taccio di fronte al suo sguardo bellissimo. Lei è tutta bellissima. «Sei tu la mia casa...» sembra pensarci un attimo, poi prosegue: «Tu, mamma e... papà!» mi manca il fiato e mi manca lui. Dio se mi manca.

«Ester...» cerco di dire, preso dalla commozione. Lei mi dà tutto il tempo per parlare. «Non sei stata tu la prima persona a cui ho pensato quando mi hanno offerto il contratto, la prima è stata lui.» E non c'è bisogno di specificare a chi mi riferisco. «Ho pensato che avrei voluto chiamarlo, che avrei voluto dirglielo, che avrei voluto fosse fiero di me!» trattengo le lacrime, lei si avvicina e prende il mio viso tra le sue mani, anche lei si sta trattenendo.

«Lui sarebbe fiero di te, così come lo sono anch'io. Me l'ha detto sai?»

«Cosa?» la mia voce si inclina.

«Quando se n'è andato,  l'ho sognato e mi ha pregata di prendermi cura di te e delle tue fragilità. Di non abbandonarti perché tu avevi bisogno di me!»

«E sei rimasta perché te l'ha chiesto lui?»

Scuote la testa e mi lascia un bacio sulle labbra, uno di quelli che sanciscono una promessa.

«Sono rimasta per lui e anche perché non me la immagino la mia vita senza di te. Con lui è morta una parte di me, ma se te ne andassi tu, non ci sarebbe più speranza per me. Morirei una seconda volta.»

«Ester... siamo insieme!» le prometto, lei mi guarda con quegli occhi del color del mare in cui riesco a percepire ogni sentimento che nutre per me. È l'unico sentimento di cui mi fido ciecamente. Non ho dubbi su di lei, su di noi.
«Siamo insieme, in ogni emozione e in ogni brivido che verrà!» e poi la bacio, la bacio e le prometto che qualsiasi scelta che farò, la prenderò insieme a lei, e nel mio futuro ci sarà lei vicino a me.
Perché no, non me la immagino neanche io la mia vita senza Ester.

Fine

🦋🦋🦋

Mi è appena caduta una lacrimuccia. Siamo davvero alla fine? Ebbene sì, anche se come vi ho anticipato li ritroveremo nelle storie degli altri 5 ragazzi.
Rimanete ancora perché presto metterò i ringraziamenti e vi spiegherò un po' di cose. A presto ♥️

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