Silent Screams

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Sam non era per niente tranquillo la sera del 27 giugno, anzi, si guardava costantemente attorno in cerca di possibili fonti di pericolo senza mai fermarsi, gli occhi verdi che dardeggiavano da un lato all'altro del locale. Il ragazzo non era lì per sua libera scelta: doveva incontrare il suo... Amante? Fidanzato? Non sapeva neanche lui cosa fossero, in quel momento, la loro relazione un continuo turbinio di paura e momenti così emozionanti da essere mozzafiato. Sam sospirò e prese un altro sorso dal bicchiere di Mojito che aveva davanti, il rum a bruciargli la gola, e poi chiese con voce spezzata dall'ansia:

"Quanto manca alla mezzanotte?"

Fu il barman a rispondergli, un uomo con abbastanza muscoli da poter tranquillamente sostituire qualsiasi buttafuori da discoteca:

"Cinque minuti, più o meno. Non avrai bevuto troppo, amico?"

Sam scosse la testa, i capelli castani che seguivano il movimento della sua testa come fossero una tenda, una copertura per tenerlo lontano da quel mondo crudele e pieno di pregiudizi:

"Sto aspettando il mio... Compagno. Sai com'è, non è un tipo da presentarsi in orario, probabilmente dovrò aspettare ancora un bel po'; qualche drink per passare il tempo non mi causerà assolutamente nessun problema"

Il barman rise, la voce profonda, una serie di brividi che percorreva la schiena del più giovane quando l'uomo gli fece l'occhiolino, commentando:

"Se avessi bisogno di QUALCUNO con cui passare il tempo non esitare a chiedere, pulcino!"

"Non provarci neanche, brutto bastardo: lui è mio e soltanto mio!"

Sam quasi balzò in piedi per la gioia quando sentì quella voce, la SUA voce, che si alzava nel difenderlo ed acquistava quel bellissimo accento vagamente giapponese, dovuto alla lunga permanenza del calciatore con l'Inazuma Eleven e senza il bisogno di comunicare in inglese:

"ERIK! Ma da quanto... Non importa, sei tornato!"

Il famosissimo mago del pallone attirò il compagno in un bacio, la passione e la gelosia che si fondevano in un mix effervescente, esplosivo; Sam poté finalmente provare di nuovo l'ebbrezza del proibito, assaggiando le labbra del compagno ed inspirando il suo odore, così leggero da ricordare i fiori di campo e così pressante da farlo quasi ansimare. Era un anno che non si vedevano, un anno in cui il campione americano aveva messo su un buon chilo di muscoli ed un sorriso ancora più ampio, ancora più affascinante; Sam si strinse a lui in un abbraccio, fingendo di essere inconsapevole dell'occhiata di apprezzamento del barman fissata su di loro, e mormorò all'orecchio di Erik:

"Sei proprio un idiota, di tutti i locali gay dovevi scegliere quello più malfamato per incontrarci!"

Erik gli posò un bacio sulla guancia per placarlo mentre Sam si appendeva a lui come fosse la sua ancora di salvezza, rispondendo al ragazzo con un sorrisino schietto sulle labbra:

"Qui conosco il proprietario e, semmai la polizia fosse in arrivo, ci avvertirà prima del raid e potremo scappare"

"Quanto mi sei mancato..."

Sam si sciolse tra le braccia di Erik mentre quello lo prendeva in braccio, portandolo verso i divanetti come fosse una piuma e flettendo un paio di bicipiti sui quali il fidanzato aveva già messo occhio; Sam passò la mano su quella novità e sogghignò, negli occhi una scintilla che di puritano non aveva proprio un bel niente:

"Oh, vedo che in Giappone ti hanno fatto sollevare un bel po' di pesi. Spero proprio che nessuno di loro fosse un essere umano di genere maschile..."

"No, non hai motivo di essere geloso... Samwell, mio dio, anche tu sei cambiato un sacco!"

Sam arrossì, dandogli uno schiaffo giocoso sul braccio e facendolo soltanto ridere: era consapevole di non essere tanto forte quanto lo era l'altro ragazzo, ma negli ultimi tempi aveva messo su anche lui un po' di massa e si era irrobustito, nella mente l'unico obiettivo di fare una sorpresa al proprio ragazzo al suo ritorno. Erik si abbassò sul collo del più piccolo ed iniziò a baciarlo, scendendo sempre di più, mandando in tilt i sensi di Sam e facendogli reclinare la testa sui cuscini di velluto:

"Erik non qui... ah, non in pubblico!"

Accadde tutto fin troppo in fretta: le sirene che risuonavano in lontananza, il barman che alzava la testa dal bancone con un borbottio confuso ed Erik, improvvisamente preoccupato, che si fermava dal fare il suo sporco lavoro lasciando Sam sospeso nell'oblio delle sensazioni corporali. Poi la porta si spalancò.

"FERMI TUTTI E MANI IN ALTO! DICHIARO IN ARRESTO TUTTI I DIPENDENTI DI QUESTO BAR E CHIUNQUE STESSE COMMETTENDO ATTI INDECENTI IN PUBBLICO!"

I due ragazzi si misero a sedere in tutta fretta, i loro giovani cuori che palpitavano e la paura a prendere possesso del loro spirito; Sam si strinse al suo ragazzo, all'amore della sua vita quando vide un ufficiale di polizia che si voltava nella loro direzione; quest'ultimo sogghignò alla vista di Erik, riconoscendolo e probabilmente pregustando già l'arresto di un personaggio così famoso, così... Popolare.

"Ma guarda un po' chi abbiamo qui!"

Il poliziotto si diresse verso di loro. Sam si strinse ancora di più ad Erik. Il calciatore lo abbracciò come per proteggerlo, ringhiando in modo minaccioso in direzione dell'ufficiale. Il tempo sembrò fermarsi per i due amanti.

Sylvia Rivera lanciò una bottiglia contro l'agente che l'aveva pungolata con un manganello.

Da quel momento in poi fu il caos più totale: tutti coloro che si trovavano nel bar presero la prima cosa che avevano sotto tiro ed aggredirono i poliziotti, chi urlando e chi semplicemente difendendo sé stesso ed i propri diritti; Erik si lanciò contro l'agente che aveva tentato di arrestarli e gli diede un pugno, ruggendo, per poi voltarsi un'ultima volta in direzione di Sam:

"Scappa!"

E così fu: il ragazzo fu il primo ad uscire dal locale, incespicando dopo aver spalancato le porte d'ingresso, ma fu una marea quella che seguì le sue orme pur di abbandonare il luogo dell'incidente ed allontanarsi dai manganelli, tanto dolorosi quanto spaventosi. Il giovane corse a perdifiato, la paura nel cuore, le ali del coraggio ai piedi, e si nascose dietro ad uno dei palazzi che circondavano il locale; tirò un sospiro di sollievo e si fermò, credendo di essere finalmente riuscito a scappare, ma una voce roca gli fece cambiare immediatamente idea:

"Ma guarda chi abbiamo qui, il ragazzo del famosissimo Erik Eagle! Poteva capitarci preda più ambita in un vicolo del genere, eh ragazzi? Ed io che pensavo che ci avessero lasciato qui per catturare tutte le prede migliori!"

Sam si girò lentamente, cauto, deglutendo sonoramente quando vide un gruppo ben nutrito di poliziotti armati soltanto di manganelli, la fondina al fianco vuota; il giovane cercò di indietreggiare senza farsi sentire ma gli agenti lo circondarono in men che non si dica, quello che aveva parlato posizionato proprio di fronte al povero fuggitivo. Un ghigno spiacevole si palesò sul viso dell'uomo, la barba scura ad evidenziare ancora di più i denti bianchi, per poi formare quelle parole che avrebbero segnato il destino di Sam:

"Prendetelo"

Erik riuscì finalmente a scappare dalle grinfie dei poliziotti, l'aria fredda che lo accoglieva mentre le porte si spalancavano di fronte a lui; il barman gli mise una mano intorno alla vita, tirandolo fuori dal locale, ed il ragazzo gemette quando l'uomo gli sfiorò un livido che si era procurato mentre lottava contro quegli infami, quei maledetti omofobi col distintivo:

"Amico, ce la fai a camminare?"

Erik annuì, mugolando di dolore ed una nube ad offuscargli la mente; i suoi pensieri si fecero subito più chiari non appena si ricordò del fidanzato, sorridendo mentre chiedeva al barman:

"Hai visto Sam da qualche parte? Devo assicurarmi che stia bene?"

Il viso del suo aiutante si scurì subito dopo quelle parole, un velo di preoccupazione che fece rabbrividire l'ex giocatore dell'Inazuma; l'uomo fece un cenno per indicargli un palazzo nelle vicinanze, mormorando:

"L'ho visto andare in quella direzione, ma non so altro"

Erik annuì, chiedendogli gentilmente di accompagnarlo fino al luogo dove doveva trovarsi l'amore della sua vita. Fu proprio mentre si avvicinavano che Erik iniziò a sentire dei suoni preoccupanti, grugniti soddisfatti e rumori che ricordavano vagamente un sacco da box che veniva picchiato. Fu un gemito di dolore a fargli perdere completamente la testa, la comprensione di quello che stava accadendo così tagliente da lacerargli il cuore:

"SAM!"

Quando girarono l'angolo il barman rischiò di vomitare, sconvolto, mentre le lacrime invadevano inesorabilmente gli occhi di Erik: un gruppo di poliziotti avevano circondato Sam e lo stavano picchiando con i loro manganelli, una pozza di sangue che si allargava sempre di più intorno alla malcapitata vittima; il calciatore americano notò con cupa soddisfazione che uno degli agenti si stava ancora contorcendo per terra, le mani sul naso presumibilmente rotto, mentre uno di quelli che sovrastava Sam aveva a sua volta una serie di graffi ben visibili a deturpargli il volto. Il mio piccolo si è difeso, fu il primo pensiero che attraversò la mente di Erik. Stanno facendo del male alla mia stella, fu il secondo.

"Lasciatelo stare. Subito"

Quando sentirono quel tono glaciale gli agenti si bloccarono al loro posto, i manganelli alzati, voltando quasi contemporaneamente le teste verso la fonte di quel tono così poco rispettoso; Erik sembrava essere avvolto dalle fiamme per quanto era forte la sua furia, così vera, così palpabile... Il ragazzo attaccò gli agenti in preda ad una rabbia cieca, incontrollabile, calciando le loro teste come fossero palloni e ferendoli, allontanandoli dall'amore della sua vita con disprezzo e nemmeno una misera goccia di misericordia a fermarlo. Il barman si precipitò affianco al ragazzo a terra ed usò la sua stessa divisa per tamponargli le ferite, tentando di bloccare lo scorrere del sangue e cercando di far rinvenire il giovane con delle pacche sul volto, mormorando:

"Svegliati, ti prego, oppure il tuo ragazzo finirà per ammazzarci tutti..."

Quando i poliziotti si diedero finalmente alla fuga Erik si permise di tornare da Sam, sconvolto e preoccupato, disperato nel vedere che non aveva ancora riaperto gli occhi; il mago del pallone si accovacciò affianco al barman mentre quest'ultimo lo aggiornava sulle condizioni del suo paziente:

"Ha smesso di perdere sangue, starà bene. E' solo un po' malconcio, ma ho già chiamato l'ambulanza e verranno a prenderlo a momenti..."

"Erik..."

Quella voce così fievole fece sussultare il calciatore, quasi attirando lo sguardo del ragazzo verso la forma immobile di Sam: gli occhioni verdi del ragazzo erano aperti, in cerca dei suoi, e la mano strinse debolmente quella di Erik.

"Sei qui"

"Ovvio che sono qui, raggio di sole! Come stai? Ce la fai ad alzarti?"

Sam scosse la testa, digrignando i denti per il dolore:

"Non credo proprio, mi sento come se mi avessero appena messo sotto con un furgone... Dimmi una cosa, Erik: tu mi ami davvero?"

Il ragazzo fu inizialmente spiazzato da quella domanda così semplice, così fuori luogo da sembrare perfetta. Subito dopo annuì con convinzione, stringendo leggermente la mano di Sam:

"Certo che ti amo! Amo te, la tua innocenza, il tuo sguardo pieno di gioia che vaga sulle cose e ne vede solo i lati positivi, i tuoi occhi stupendi... Potrei andare avanti all'infinito!"

"E allora perché ci fanno del male soltanto perché amiamo?"

Erik scosse la testa, posando una mano su quella di Sam ed accarezzandogli i capelli:

"Perché, purtroppo, è nella natura umana avere paura del diverso, nonostante l'amare persone del tuo stesso sesso non comporti niente di male dal punto di vista materiale: non possiamo fare figli, certo, ma questo non vuol dire che siamo mostri o creature dell'Inferno. Siamo umani e quelli che ci fanno del male sono solo dei maledetti omofobi: non ascoltare mai le loro prediche, non ti far modellare dalla loro visione ristretta del mondo! Tu sei perfetto così come sei, Sam: non c'è niente di sbagliato in te, non osare cambiare una virgola del tuo essere o giuro che ti verrò a cercare nell'aldilà e ti ucciderò di nuovo!"

Sam ridacchiò, stringendo la mano di Erik, mentre un canto pieno di derisione si levava da davanti il locale pieno di poliziotti: un gruppo di drag queen li stava prendendo in giro, in fila, mentre sempre più transgender, lesbiche e gay si avvicinavano per unirsi al coro, arrabbiati per quell'affronto e pronti a lottare per ottenere la libertà. Erik sogghignò, felice, mentre il barman sussurrava:

"Noi non siamo diversi da loro, siamo esseri umani come gli altri. Oggi hanno fatto un passo falso e noi gli dimostreremo perché! La rivoluzione inizia oggi: siete con noi?"

Sam sorrise, stringendo la mano di Erik mentre le sirene dell'ambulanza si avvicinavano e mormorando:

"Questo ed altro per essere liberi di amare"

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