Fino a dieci

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Questo fu il mio primo tentativo con lo storytelling classico, una storia strutturata che avesse un minimo di trama, non fosse altro che per il racconto di un singolo avvenimento. Niente di elaborato, niente di particolarmente insolito. Il primo che buttai giù. A rileggerlo adesso mi fa quasi tenerezza.

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"Se qualcuno ti provoca, tu conta fino a 10 prima di replicare.".

Mio fratello non mi aveva mai dato un consiglio, mai un insegnamento ad eccezione di questo. Solo questa frase per riassumere tutto ciò che aveva imparato nella sua vita.

Conta fino a 10.

Avrei dovuto capirlo che di vita non ne aveva poi vissuta molta più di me, ma io mio fratello l'ho sempre visto come un eroe. E il suo consiglio l'ho seguito tutte le volte che avrei voluto fare a botte, ribellarmi, replicare, rispondere, calciare, esultare, baciare, mentire, accettare un invito, e fregare la ragazza a qualcuno. Sempre. Anche se in realtà io volevo essere un mago e imparare leggere nel pensiero. Secondo me quello mi avrebbe reso più potente e invincibile ma mio fratello diceva che non era possibile. E io l'ho ascoltato. Come sempre.

L'ultima volta che ho contato fino a 10 ho evitato un occhio nero. Pino mi stava davanti che sembrava una montagna, aveva appena spiaccicato il mio panino per terra e stava lontano abbastanza da darmi un pugno in faccia.

"Allora ti fa così ridere il mio nome pidocchio?"

1... 2... Sì, brutto coglione, mi fa ridere almeno quanto la tua faccia da scimmia!!! Scimmia! Sei uno scimmione!!!

3... 4... Credi di essere forte solo perché sei alto e pesante, vorrei vederti davanti alla polizia e allora riderei ancora più forte, cretino!

5... 6... Non mi fai paura, colpiscimi e io vado a dirlo al preside. Poi vedrai che rido ancora più forte.

"Non rispondi pidocchio? Che c'è, hai paura che mammina si preoccupi perché sei rimasto a stomaco vuoto?"

7... 8... Almeno io la mamma che si preoccupa per me ce l'ho! Cavolo, questo sì che lo farebbe stare zitto! No, no, non sono ancora arrivato alla fine della conta...

"Allora, hai perso la lingua?"

9... 10!

"Non ridevo per te, ridevo da solo".

Risata fragorosa del cortile.

"Rideva da solo! Il pidocchietto rideva da solo! Pensavi alla barzelletta che ti ha raccontato papà? O forse sei solo scemo? Ragazzi lo scemo ride da solo! Che scemo!"

Avrei voluto prenderlo a pugni, ma no, dovevo prima arrivare a 10.

...10!

"..."

"Non risponde lo scemo! Andiamocene che è meglio. Questo è tutto matto. Una mammoletta che non risponde. Che scemo!"

"Che scemo! Che scemo!"

E così avevo evitato un pugno in faccia e mi era costato solo di essere deriso da tutti. Non male come bilancio. Mio fratello aveva ragione.

Però, se avessi saputo leggere nel pensiero, avrei potuto scoprire tanti segreti. Avrei potuto conoscere il punto debole di Pino e colpirlo proprio lì invece di restare fermo come un bambù a farmi tornare la calma. Magari avrei scoperto che anche lui, come me, se la faceva sotto. E che si sentiva solo. Magari.

Di certo avrei scoperto che mio fratello se la facevacon una banda di teppisti e che proprio quel giorno aveva picchiato unpoliziotto e l'avevano messo dentro. Forse aveva dimenticato di contare fino a10.

(febbraio 2008)

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