Preludio

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"A volte penso che faremmo meglio a separarci"
"Non andresti lontano"
(S.Beckett – Aspettando Godot)

Questo esperimento risale a un po' di tempo fa e mi portò fortuna in alcuni concorsi ai quali lo presentai.
Il mio buon augurio personale, quindi, non può essere che questo.

**********

Voglio entrare nella tua vita come un raggio tagliente di sole. Essere poco ma sacro, diverso e inviolabile. Da lasciarmi riconoscere quando tutto, un giorno, sarà del passato.

Che il mio ricordo non sia legato ad ogni passo del quotidiano, insormontabile il primo ma destinato, in esso, a dissolversi e svanire. Che tu non debba ritrovarmi in ogni pensiero, in ogni canzone, in ogni vicolo che hai camminato fino a vedere, nella memoria, la tua ossessione. Una ferita sanguinolenta prima, poi un taglio, poi che altro? Una cicatrice che un giorno avrai coperto con un tatuaggio e che pure vedrai, a volte, sanguinare. Non sarò questo. Non ti chiederò questo.

Il mio ricordo sarà inerme, silenzioso, un vulcano sopito nell'angolo dell'ultimo tuo pensiero, dimenticato nel tuo spazio e nel suo tempo da essere silenzio e oblio. Il mio ricordo sarà legato a un solo istante, una sola nota, la più alta, la più veloce. Ma che al passaggio sia tagliente, sottile come un filo di lama, bruciante come febbre che ti spezzi la schiena. E sarà allora che mi farò tempesta, mi farò attesa e sete e rimpianto di quando avevi amato finanche le mie manie, le mie paure e i giorni di cupa malinconia in cui il mio viso ti si mostrava ermetico e straniero. Sarò, in quell'istante, il dolore immenso che ti ha dato vita e il prezzo salato della tua libertà. Tutte le lacrime che avevi negato a te stesso per paura di potere, poi, sentirti sollevato.

Sarò un solo attimo, poi nulla più. Una trappola da cui riuscirai ad evadere riprendendo, pacato, la vita che ti scorrerà ancora nelle vene, come scorre il tempo che, prima o poi, tornerà a colpirti col mio rumore. Ma senza che tu debba curartene molto.

Non prima di allora. Nulla di più.

(aprile 2008)

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