36.

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«Non vedo l'ora di partire.» Cameron mi lascia un bacio a stampo e si allontana velocemente verso la sua aula. Sospiro e mi siedo ad un tavolo in attesa delle mie amiche. Ieri sera abbiamo avuto quella discussione che è finita con me che urlavo che sarei andata, che Bryce non mi interessa. Che nessuno di loro mi interessa. Un'ora dopo sono corsa a casa loro e mi sono scusata. Poi ho pianto e ho pregato Jenn di non farmi nuovamente un discorso moralista perché sarei partita ugualmente. Alla fine ho confessato di star usando Cam, o almeno è quello che penso, per scordarmi di Andrew. Lo stesso Andrew che sta passando davanti a me ridendo con Bryce. Si siedono in un tavolo poco distante e mi guardano per poi concentrarsi sui loro panini. Sbuffo stanca di aspettare le mie amiche e mando un messaggio ad entrambe chiedendo dove sono. Lily e io non avevamo lezione insieme, lei era a fisica e io ad istologia. Bevo un po' della coca cola che ho comprato alle macchinette venendo qua. Mi rispondono allo stesso momento dicendo che la lezione non finisce più e di mangiare. Mi viene da piangere dopo aver lanciato un'occhiata a Bryce e Andrew. Vorrei andare da loro. Sedermi e parlare come facevamo fino a poco tempo fa. Invece mangio da sola l'insalata che ho comprato di corsa al supermercato sotto casa stamattina e ripasso gli appunti di genetica. Vedrò di accordarmi per fare qualcosa con Lily visto che oggi non abbiamo biologia. Vorrei proporle di andare a guardare gli allenamenti, ma penso che opterò per prendere un caffè. Non credo che sopporterei di vedere Bryce e Andrew visto che le lacrime vogliono venir fuori ora che sento loro che ridono forte insieme. Chiudo in fretta la mia insalata a e butto tutte le mie cose nello zaino. Poi mi alzo di scatto e scappo via passando davanti a loro che alzano la testa. Non mi importa, non si preoccuperanno perché potrei benissimo star andando a lezione visto che l'edificio di medicina è da questa parte. Ma non vado lì. Corro verso il retro della gradinate e mi siedo sull'erba appoggiandomi al muro. Poi inizio a piangere singhiozzando. Piango come se fosse l'unica cosa a farmi stare bene e, detesto ammetterlo, ma è proprio così. Mi stringo forte le braccia intorno al corpo e chiudo gli occhi, immaginando che ci sia Georgia ad abbracciarmi. Mi manca così tanto. Poi sento delle braccia stringermi che non sono le mie. Apro gli occhi e non c'è Georgia davanti a me. C'è Lily che mi guarda comprensiva e butta lo zaino blu accanto al mio sedendosi. «Tutto ok?» scuoto la testa «Ti ho vista scappare. Andrew Bryce hanno fatto domande e ho detto che avevi lezione.» La ringrazio con un sorriso e mi appoggio alla sua spalla. «Andrà meglio vero?» scuote la testa e non è questa la risposta che aspettavo. «Andrà sempre peggio perché non sarai felice con Cameron. Guarda come sei dopo un giorno. E sei ancora qui. Ci siamo io e Jenn. Pensa a quando sarai a Mosca che avrai solo lui che non ami.» Vorrei poterle dar torto ma so anche io che la mia vita sarà fatta solo di infelicità perché me ne andrò.
L'infelicità per me è semplice. Così tanto che fa anche paura ogni tanto. Fa paura perché ti rendi conto di quanto sia difficile essere felici. Non ci capisco molto di felicità, non la provo intensamente da troppo tempo. Dal giorno in cui Georgia si è messa a vomitare sangue e l'ho portata in ospedale. Ecco l'ultima volta che ho provato quella felicità al completo. Non voglio fare l'ingrata, sono stata felice negli ultimi tempi, ma non come quell'istante prima della tragedia in cui pensavo che il mondo fosse straordinario. Tutto andava bene. Avevo la mia migliore amica con cui stavo ridendo per il ragazzo di mia sorella. Era perfetto a parer mio. Poi la sfera si è rotta e i pezzi sono finiti ovunque e alcuni sono andati persi. La maggior parte a dire il vero. Andrew mi ha resa felice. Portandomi a vedere la scritta di Hollywood, o al cinema, o in un fast food a caso, o in giro per Los Angeles. Baciandomi in posti pubblici e facendomi credere di essere una normale studentessa di medicina. Non è così. Io non sono normale. Sono una studentessa che si è diplomata con un anno di anticipo per scappare da tutti i suoi problemi, a cui è morta la migliore amica e che adesso non ha più quasi nessuno. Ogni tanto vorrei sapere cosa pensa la gente di me, sarebbe bello. Bryce mi ha resa felice. Eravamo una coppi di amici decisamente strana e problematica, io con i miei crolli per Georgia e lui per la paura di perdere tutto finendo come suo padre, ma ci volevamo bene e ce lo dimostravamo in continuazione. Stella mi ha resa felice per le lettere che mi ha scritto che ho letto nel periodo da mio compleanno ad oggi. Quella per il mio primo esame. Quella per quando ero triste. Ormai ne mancano poche, forse quattro. Quando ti sposerai. Quando sarai incinta. Quando ti laureati. Quando dirai il tuo primo "ti amo". Sono tutti momenti decisamente lontani e va bene così. Lascio stare tutte le mie preoccupazioni «L'amore non risolve tutto» confesso e Lily sospira. «Il ragazzo che amo è morto. Un anno fa in un incidente d'auto dove sono sopravvissuta. Era il migliore amico di mio fratello e le cose tra noi erano decisamente complicate, il solito cliché. Un giorno mi ha detto che non potevamo stare insieme. La sera sono andata ad una festa e mi sono divertita. Ho bevuto e giocato al gioco della bottiglia, poi ho ballato e mi sono strusciata su un paio di ragazzi. Poi è arrivato lui. L'ho chiamato perché non potevo guidare e la mia famiglia era fuori città, qualcuno gli ha detto cos'ho fatto. Abbiamo litigato in macchina. Urlavamo come pazzi. Gli ho chiesto perché arrabbiarsi visto che non ero nulla per lui visto quello che aveva detto quel giorno. Ha gridato che mi amava. Poi la macchina si è schiantata contro un camion e lui è morto. A me è rimasta questa cicatrice.» Si sposta i capelli biondi e mi fa vedere una linea sulla cute «Ma soprattutto mi è rimasto il fatto di amarlo e non averglielo detto. Era svenuto quando sono riuscita a scendere dalla macchina e quando sono arrivati i soccorsi non c'era più nulla da fare. Lui era morto. Era morto dicendo di amarmi.» Le afferro la mano e la stringo forte per confortarla visto che ora siamo in due a piangere «Questa è la mia storia. So la tua. Quella di Jenn te la racconterà lei.» Mi fa un cenno col capo verso la nostra amica che si siede accanto a me sistemando la gonna azzurra. «Tocca a te» la incoraggia Lily. «Ho un fratello sai? Si chiama Bob.» Scuoto la testa, non me l'aveva detto. «Bene è il mio gemello e al primo anno siamo andati in vacanza a Parigi con i miei genitori. L'aereo è precipitato. Siamo stati tra i pochi sopravvissuti. Io ero piccola e mi sono rotta la gamba e mi hanno dovuto trapiantare un rene. Ma ce l'ho fatta. Mia madre ha subito un intervento al cuore e mio padre ha perso un dito della mano. Bob invece è rimasto in coma per qualche mese. Alla fine si è risvegliato. Ora è tetraplegico e non riesce neanche ad andare in bagno da solo. E sai cosa ho fatto io una volta tornati a scuola? Ho finto che non fossimo fratelli e che il cognome fosse solo una coincidenza. L'ho ripudiato per anni. Ho scalato la gerarchia sociale e quando sono arrivata in cima pensavo che sarei stata completa, e non è successo. Vedevo i miei amici bullizzare il mio gemello quando entrava in mensa o ridere di lui quando doveva stare fermo e assistere alle lezioni di ginnastica in cui tutti correvano. Alla fine dell'anno mi sono resa conto che non era quello che volevo. Al ballo di fine anno abbiamo ballato insieme. Mi sono seduta in braccio a lui e, al discorso della reginetta, ho detto che era mio fratello e gli ho dato la mia corona. Dice di avermi perdonata, che ormai è acqua passata, ma pensi che mi perdonerò mai il fatto di aver perso tempo con mio fratello prendendolo in giro?» anche Jenn adesso sta piangendo. «La mia storia non è tragica quanto la vostra perché in quella fino a poche ore fa non c'è un morto. In realtà c'è un altro finale. Bob si è suicidato. Proprio stamattina. Ha scritto una lettera con quell'aggeggio che gli ho regalato a Natale... Te lo ricordi Lily? Ha detto di volerci bene ma che non poteva più vivere così. Si è buttato giù dalle scale e nella caduta si è infilzato con qualcosa del caminetto che era lì.» Se in questo momento dicessi che io e Lily non siamo sconvolte mentirei. Il fratello di Jenn è morto. Non l'ho conosciuto perché quando siamo andate a Santa Monica i suoi erano partiti per una vacanza e non li ho incontrati. Ma so che Bob non aveva amici, Jenn me l'ha accennato senza dire nulla sulla sedia a rotelle e io non avevo fatto domande sul montacarichi. Si è suicidato. Stringo forte in un abbraccio la mia amica perché merita tutto il mio conforto e mi sento in colpa a piangere per i miei problemi insulsi messi in confronto ai suoi. Perché Georgia non è più un mio problema, io mi preoccupo per Andrew e per Mosca. Jenn sta male e io sono una stupida.

Spazio autrice

Ben tornati in questo nuovo capitolo! Non so se si dica buon 8 dicembre, in caso io lo dico. Come va? Capitolo importante perché conosciamo meglio i due personaggi di Jenne Lily mentre raccontano il passato. Che ne pensate della storia di Lily? E di quella di Jenn? Ora vi lascio, ma domani nuovo capitolo. Se vi è piaciuta la lettura lasciate una stellina e un commento!

Giulia

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