4.

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La mensa è piena. Tra tre ore mi vedrò con Matt e penso che sarà la giusta distrazione per questo susseguirsi di brutte giornate. Prima starò un po' con Georgia così mi racconterà di ieri con Nicolas, poi le parlerò di Matt. So che probabilmente sarà stanca per la chemio, ma ho davvero bisogno di lei in questo momento. Non le posso parlare di quello che ha detto ieri sera mia madre perché ci resterebbe male e io non voglio che accada. Dovrei dirglielo perché non devo approfittarmi del fatto che lei è disposta a perdonarmi perché sono la sua migliore amica e pensa di morire, ma mia madre è una stronza e non merita l'attenzione della mia migliore amica. Io e Stella stiamo in silenzio come stanotte. Avere tutti gli sguardi su di noi ci mette a disagio. Siamo etichettate come quelle con gli amici col cancro. Fanculo. Georgia è molto di più della mia amica col cancro. Nicolas è molto di più. Ma cosa si può pretendere da una banda di studenti che pensano solo ai fatti degli altri? Io ho smesso di chiedere. Non importa più. «Ehi Stella, perché non ti siedi con noi?» Celine, una delle amiche di mia sorella, si è appena seduta accanto a lei. Mi guarda da un lato come se fossi un rifiuto umano, dall'altro come se le dispiacesse per me. Fanculo anche a lei. «No grazie.» Non le considero e do un morso al mio tacos. Celine sospira sconfitta e si alza andando verso il resto del gruppo. «Non mi frega più un cazzo di loro» ammette Stella «Stavano con me solo per Nicolas, e ora che lui non è qui hanno bisogno di qualcuno che dica loro come sta», è raro che lei si sfoghi con me. Abbiamo sempre avuto un bel rapporto, ma ha sempre parlato con Nicolas e io con Georgia. «Essere usati fa schifo, mi stupisce che tu non te ne fossi accorta prima.» Alza lo sguardo lasciando che io legga tutto il dolore nei suoi occhi identici ai miei. Lei amava Nicolas. Lo amava come un fratello. Lo amava come io amo Georgia. Come una sorella. Ma perché uso il passato? Nicolas è vivo, ma anche io mi rendo conto che le sue speranze di vita sono molto più basse di quelle delle mia amica. Gli hanno diagnosticato il cancro troppo tardi. Lo sa anche Stella, ma non vuole dire addio al suo migliore amico. A suo fratello. L'ospedale è sempre uguale da mesi ormai. Ogni tanto penso di odiarlo, ma è l'unico posto in cui io e Georgia possiamo vederci, quindi non importa. La stanza di Nicolas ha la porta chiusa, ma so che mia sorella arriverà tra mezz'ora. Aveva gli allenamenti di nuoto e quindi doveva fare una doccia. Entro nella stanza di Georgia che stranamente è sola. «Come stai?» le chiedo «Bene, sono stanca ma è ok.» La aiuto a mettersi comoda e mi siedo sulla poltrona blu. «Su raccontami di ieri.» Sorride debolmente. Mi parla delle loro conversazione. Una conversazione normale e amichevole. Vederla così felice è il regalo migliore che si possa desiderare. «Mi ha chiesto di vederci anche oggi, nella caffetteria.» Annuisco «Alle tre mi vedrò con suo fratello» la informo «Quello di ieri?» scuoto la testa «No, lui è Andrew. Io mi vedrò con Matt.» Aggrotta le sopracciglia «Ma non ha senso. Voi due vi guardate in un modo bellissimo», ma che cosa dice? «Siamo solo amici.» Non risponde. Chiude gli occhi e lascia che io le racconti della mia giornata. Parlo di tutto ma non delle occhiate. Non lo faccio mai. Lei non merita una maledetta etichetta. Parliamo ancora un po' di scuola e lei mi dice quanto le mancano le lezioni di spagnolo insieme. Mancano da morire anche a me. «Forza, ti aiuto a vestirti», decidiamo che è meglio toglierle il camice. Così lo sbottono e le metto un maglione azzurro. Non se la sente di mettere i jeans, allora le infilo dei pantaloni della tuta neri. Resta con le pantofole dell'ospedale. La sposto sulla sedia a rotelle e attacco il respiratore. «Sei sicura di sentirtela?» annuisce. Le occhiaie scure mi spaventano e vorrei lasciarla qui a riposare. «Puoi truccarmi?» chiede timidamente. So che non ci riesce da sola. Prendo i trucchi nella sua borsa. Le metto del fondotinta per coprire le occhiaie che probabilmente lei odia. Ma a me fanno solo capire quanto sta lottando per sconfiggere il cancro. Le metto un po' di mascara e del blush per colorare le guance scavate. Odio vedere quanto è dimagrita in questi mesi. La vedevo pesarsi e piangere per i dodici chili persi. Per tutto quello che voleva e che non poteva avere. Non pensa nemmeno di diplomarsi. Ma io sono sicura che lo farà. Arriviamo alla caffetteria quando Nicolas è già ad un tavolo con Andrew in piedi accanto a lui. Stanno in silenzio. «Ciao» li saluto. Andrew lancia un'occhiata al fratello «Ciao. Skyler volevo ringraziarti per quello che hai fatto per me.» Gli sorrido. «Sono felice che ora tu stia meglio.» Ricambia con una smorfia. «Vi lasciamo soli.» Andrew viene verso di me «Hai trovato un buon motivo per tornare Sky?» annuisco «Più di uno» rispondo «Ti va di elencarli mentre facciamo una passeggiata?» guardo l'ora. Mi vedrò con Matt tra più di quaranta minuti.«Certo.»«Forza quali sono questi motivi?» Guardo il cielo azzurro. «Georgia per prima.» Mi ascolta interessato. «Per tuo fratello Matt, ci vedremo tra poco in giardino.» Mi fissa inespressivo «Sono felice per te.» Fa un sorriso tirato. «E anche per te» dico timidamente «Ah si?» annuisco.

«Sono felice di essere un motivo per cui sei tornata.»
«Anche io sono felice che tu lo sia.»

Infila le mani nelle tasche posteriori dei jeans distrutti e alza la testa guardando il cielo. Poi guarda me. «I tuoi occhi sono come il cielo» dice «Lo so, mia madre voleva chiamarmi Sky ma non hanno accettato il nome per i documenti, così sono Skyler.» spiego. «Senti, ti va di vederci qualche volta? Magari fuori dall'ospedale.» Sorrido «Che ne dici di andare a pranzo domani? Finisco scuola all'una.» Annuisce «Ti verrò a prendere.» Guardo l'orologio. Tra cinque minuti mi vedrò con Matt. Mi ha scritto ieri sera il posto e ci metterò un paio di minuti per andarci. «Ora devo andare, ci vediamo domani ok?» china la testa per salutarmi e torna verso l'entrata. Resto un po' a fissare la sua figura allontanarsi e vorrei seguirlo, ma invece vado nella stradina alla mia destra e cammino verso la panchina dove Matt è seduto con un computer sulle gambe. «Ciao» lo saluto sedendomi vicino a lui. Mi rivolge un sorriso e chiude il pc. Guardo la statua davanti a noi. È dedicata all'uomo che ha costruito questo ospedale. «Come va con la tesina?» domando appoggiandomi allo schienale e stringendomi nella giacca «Abbastanza bene, l'ho quasi finita.» Posa il computer accanto a sé «Che cosa studi?» mi metto comoda per guardarlo meglio.

«Sono il secchione della famiglia. Letteratura inglese.»
«Pensavo che fosse Andrew.»

Scuote la testa. «Andrew ha preso la borsa di studio per il football, io per il merito. Anche lui è abbastanza bravo, ma non quanto me.» Scoppio a ridere «La modestia prima di tutto.» Ride anche lui.

«Lui voleva solo allontanarsi da casa, io sono rimasto qui a studiare. Lui non poteva restare a Washington. Doveva per forza andare alla UCLA.»
«Anche io vorrei andarci, ma non sono nemmeno sicura di riuscire a diplomarmi. Con la cosa di Georgia non riesco nemmeno a studiare.»

Ma non si cura delle mie parole continuando il suo discorso, «Andrew finge di essere un bravo ragazzo ma è un'egoista a cui non frega nulla di niente e nessuno.» Sento un pizzico di gelosia nella sua voce. Il modo in cui parla di suo fratello mi dà un po' sui nervi «A me non ha dato quell'impressione», senza farglielo notare mi allontano leggermente da lui. «Non lo conosci.» Guardo l'ora. Sono solo dieci minuti che sono qui. Vengo salvata dal cellulare. Georgia. Rispondo all'istante preoccupata «Nick... Lui sta male... Ci sono i medici:» singhiozza «Arrivo subito.» Riattacco e mi alzo «To fratello sta male.» Io inizio a correre. Lui invece sospira e cammina lentamente. Come se non gli importasse. Andrew è lì con un braccio posato sulla spalla di Georgia e chinato vicino a lei. Stanno parlando a bassa voce. Non c'è traccia di Nicolas. «Ehi tutto ok?» Andrew si alza e mi rivolge un sorriso triste «I medici lo hanno portato in camera. Tutto bene con Matt?» scuoto la testa. «Ha detto cose così brutte su di me?» resto sbigottita, lui come lo sa? «È sempre stato così.» Mi avvicino a Georgia «Ti riporto in camera?» annuisce ancora sotto shock. I suoi genitori sono seduti a parlare tranquillamente. Kathrine, appena vede in che stato è la figlia, si alza di scatto e preoccupata. Le racconto in breve quello che è successo, dopo la presentazione di Andrew. Lasciamo la mia amica con i suoi e ce ne andiamo. «Non me la sento di vedere Nick in quello stato. Ce ne andiamo da questo posto di merda?» come posso dire di no? Come posso contraddirlo? Mi prende la mano e andiamo verso l'ascensore. Si appoggia alla parete mentre scendiamo e prende dei respiri profondi «Odio tutto questo» dice «Anche io.» Sorride perché ha trovato qualcuno come lui. Qualcuno che comprende il suo dolore. «In questo preciso istante vorrei essere Skyler e fuggire» mi confido «In questo momento vorrei essere Andrew ed essere coraggioso.» Ci lanciamo uno sguardo d'intesa. Siamo tutto ciò che non vogliamo. Ma alla fine nessuno è quello che vuole e va bene così. «Questo giorno è da buttare.» Non posso dargli ragione «Questi due mesi sono da buttare.» Mi avvicina a lui e mi abbraccia. Posa il mento sulla mia testa e mi dà conforto. L'unica cosa di cui ho bisogno. Finalmente ho trovato qualcuno che farà di tutto per aiutarmi a combattere e non resterà solo a guardare.

Spazio autrice

Nuovo capitolo! Come va? Cosa ne pensate di Matt? Nick è stato male e Andrew è molto preoccupato... Come finirà? Ci vediamo lunedì con il quinto capitolo, ma nel frattempo non scordatevi di commentare e lasciare una stellina e, se non lo avete ancora fatto, correte sul mio profilo a leggere l'altra storia che ho scritto e completato intitolata "L'amore è complicato". Ora vi lascio Ciaooo

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