Soltanto in una stanza chiusa

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Oggi parliamo di una stanza.
Puoi immaginarla come vuoi, non voglio fare la precisina. Puoi immaginarla grande, piccola, luminosa, buia, con tanti mobili o con solo poca roba qua e là.
Però ti devo chiedere un favore.
Devi immaginarla chiusa.
Esatto, la stanza di cui stiamo parlando ha la porta chiusa. E puoi immaginare questa porta come vuoi: marrone, bianca, nera, verde, rossa o perfino di tutti i colori dell'arcobaleno. E non importa nemmeno quante altre stanze ci siano oltre quella porta, puoi pensare a diecimila camere come quelle di un castello o solo ad una o due. O magari quella stanza è un monolocale, quindi quella porta è anche la porta dell'appartamento. Ma sei libero di immaginare anche questo, e sei libero di immaginare anche se stiamo parlando di un condominio in città o di una villetta in un paesino di mare, o magari di una baita in montagna, o addirittura di un grattacielo da cui si vede tutto il paesaggio intorno. Sei libero di pensare tutto quello che vuoi, ti chiedo solo di immaginare questa stanza, e di immaginarla chiusa. Detto così potrebbe essere la stanza di chiunque, no?
Ah, mi sono dimenticata di dirti una cosa. È una camera da letto, quindi ti devo chiedere di immaginare anche un letto in quella stanza.
E sai cosa c'è sul letto?
C'è una persona. Di questa persona non ci interessa l'aspetto esteriore, né l'età, né il sesso, né la cittadinanza, né l'origine, né la sessualità. Potrebbe essere chiunque, ma sono qui per parlarti di lei.
Questa persona, che ora vediamo con l'aspetto che più ci piace immaginare, sta giocando. Davanti a sé ha aperto quello che sembra un raccoglitore ad anelle, che contiene tante buste di plastica trasparente, piene di oggetti rotondi e schiacciati. Questa persona indossa un grosso orologio bianco, nel quale vanno inseriti quegli strani oggetti nelle buste. Per comodità daremo loro un nome: il raccoglitore è un Medallium, gli strani oggetti rotondi sono Medaglie Yo-Kai e l'orologio è uno Yo-Kai Watch.
La persona fa scattare la lente dello Yo-Kai Watch in avanti con un pulsante, e fa finta di cercare Yo-Kai nella stanza tenendolo premuto. Si diverte con poco, potremmo dire.
Ora la vediamo mentre inserisce, una dopo l'altra, le Medaglie nell'orologio, ascoltando le canzoncine un po' stupide che esso riproduce e le voci degli Yo-Kai raffigurati sulle Medaglie.
Per ultima prende una Medaglia che le strappa una risatina.
È la Medaglia di Whisper, il valletto Yo-Kai. È facile immaginare perché questa persona stia ridendo: Whisper è uno Yo-Kai di Rango C della Tribù degli Sfuggenti, ma tutto questo si scopre in Yo-Kai Watch Blasters. Ovviamente lo Yo-Kai Watch e la Medaglia di questa persona sono più vecchie, quindi la Medaglia non riporta la Tribù di appartenenza.
La persona inserisce la Medaglia nello Yo-Kai Watch e, come ci aspettavamo, non parte la musichetta degli Sfuggenti, bensì una frase.
"Benvenuto, amico del mondo reale. Sono Whisper, al tuo servizio".
È una frase che tramuta subito la risata della persona in un sorriso triste, poi in un'espressione sconsolata, accompagnata da un sospiro. Un lungo, doloroso sospiro.
Quella frase così normale, così innocente, così gentile è riuscita comunque a scuotere la persona che stiamo osservando. Si è improvvisamente ricordata che quel personaggio non si è mai riferito al protagonista del gioco e dell'anime chiamandolo "amico del mondo reale", sarebbe suonato troppo strano. No, quella frase è indirizzata solo ed esclusivamente all'ascoltatore del messaggio registrato.
Quella brevissima frase suona all'improvviso terribilmente razzista. Perché la persona di cui stiamo parlando appartiene al mondo reale, fatto di terra ed aria ed acqua ed esseri viventi, che a volte sanno solo mettere a disagio, e non fa parte del mondo di Whisper, fatto di pixel e disegni e personaggi e avventure. E quella frase, detta da un essere appartenente a quel mondo tanto bramato, desiderato e sognato ad occhi aperti e chiusi, suona razzista proprio per questo motivo. Sembra un "tu appartieni al mondo reale, non al mio stesso mondo, e nemmeno ad altri mondi ideali in cui cerchi periodicamente di rifugiarti, e mai ne farai parte". E la cosa peggiore è che a dirla è stata proprio la creatura che, tutte le volte che questa persona accende quella dannata console, la prende per mano e le mostra il suo meraviglioso mondo con le sue fantastiche creature.
Ora la persona di cui stiamo parlando vorrebbe piangere, ma non ci riesce. Le lacrime rimangono bloccate in un grumo indistricabile all'altezza del cuore, senza possibilità di sciogliersi.
La verità è che non vuole appartenere al mondo reale. Si sente un alieno, non sa perché è tutto così diverso da come vorrebbe e non sa cosa fare per sentirsi meglio. L'unico posto in cui riesce a far uscire il suo vero io non esiste nemmeno.
E allora, per non essere giudicata, questa persona può essere sé stessa soltanto in una stanza chiusa.

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