Capitolo 3

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L'allarme del telefonino di Bradley mi sveglia, mi giro e nascondo la testa sotto il cuscino.

«Altri cinque minuti».

Mormoro.

«Ti lascerei dormire ancora, ma se farai tardi a scuola, non è sicuramente colpa mia».

Mi giro e mi siedo, porto le gambe al petto.

«Non voglio andare a scuola, pensavo di recarmi sul luogo dell'incidente».

I suoi occhi si spalancano.

«Stai scherzando, vero? E poi perché?»

«Non lo so, ho una strana sensazione.»

«Sono passati così tanti anni, cosa pensi di trovare?»

«Soprattutto vorrei capire il perché adesso».

Sbuffa, scuotendo leggermente la testa.

«Cosa dovrei fare con te?»

Lo guardo con gli occhi da cerbiatto scemo.

«Adesso andiamo a fare colazione e poi vediamo.»

«Quindi questo significa...»

«Al patto che resti tra noi».

Mi fiondo tra le sue braccia muscolose e protettive, mi stringe a lui sciandomi un bacio tra i capelli.

«Grazie».

Sussurro.

Il nostro rapporto si basa su un profondo legame emotivo che ci permette di capirci senza parole.

Esco dalla stanza ed entro nella mia.

Dopo aver indossato dei jeans blu scuro e una felpa nera con stampata una farfalla rosa, raccolgo i capelli in due chignon, scendo in cucina.

Trovo Kate già sveglia, che prepara la colazione: toast, uova strapazzate e salsiccia, il tutto accompagnato da un tè caldo.

La guardo mentre si muove con calma tra il tavolo e la cucina, i suoi capelli biondi ondulati come quelli di suo figlio la rendono bellissima.

Appena mi vede sussulta.

«Oh buongiorno!»

«Buongiorno, papà?»

«È dovuto correre in ospedale.»

«Quindi non ti dispiace se mi faccio accompagnare da Bradley a scuola?»

Incrocio i suoi occhi verdi per qualche secondo.

«Come preferisci.»

«Grazie!»

Non sono mai riuscita chiamarla mamma, ma il suo amore e la sua presenza costante nella mia vita mi fanno sentire protetta e amata. 

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