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Il vento soffia flebile accarezzando la mia pelle.

Il verde acceso delle foglie di Settembre richiama la mia attenzione e mi lascio incantare dalla bellezza del paesaggio intorno a me. Gli enormi alberi formano un sentiero all'interno di questa foresta di querce centenarie e alcuni fiori rosa campeggiano tranquilli alla base di essi. Mi sento leggera, con meno preoccupazioni addosso, come se un velo pesante e invisibile fosse finalmente andato via lasciandomi respirare. Potrei abituarmi a questa magnifica sensazione che mi fa sentire decisamente bene.

Davanti ai miei occhi c'è una lapide.

Ora che so leggere riesco a distinguere tutte le lettere:

AUTUMN ROSEMARY HUNTER

SOUL HUNTER CORAGGIOSA E DEVOTA AL DOVERE

Non sapevo che Rosemary fosse il suo secondo nome. Le sta bene, dopo tutto. Anche se sono riuscita a vederla per pochissimo e in una situazione scomoda posso dire con certezza che mia madre era davvero bella. Ora so da chi ho ereditato gli occhi azzurri, i capelli neri... e soprattutto i poteri. Non che prima non lo sapessi, ma adesso è diverso. Ora lo so perché sono riuscita a vederla, anche se non le ho potuto parlare.

<<Era una bella donna.>> dice la Regina, di fianco a me. <<Sempre allegra e pronta a risolvere i problemi di dieci regni.>>

Non che avesse una scelta. È nata Soul Hunter e, come me, non ha potuto cambiare le sorti del suo destino. Chissà a suo tempo come ha preso lei l'idea di essere la creatura più potente di tutte le dimensioni. Non credo lo saprò mai.

<<Come stai?>> mi chiede Chiara.

Anche lei è molto bella. Diego le somiglia per alcune espressioni facciali e per gli occhi: lo stesso azzurro cielo che per parecchio tempo ci ha tenuti lontani.

<<Sto bene, mia Regina.>> rispondo continuando ad osservare la lapide. <<Vorrei solo sapere come sta lei.>>

<<Lei sta bene, non devi preoccuparti. È un po' più in pace adesso che sa che stai bene e che hai accettato ciò che sei.>>

L'ho accettato? Diciamo solo che non provo più a fuggire e sono un po' più collaborativa.

Il sole cala in fretta e la foresta di querce inizia a diventare buia. Vorrei poter dire che dopo esser scappati da Inferia non ho più avuto incubi, ma non è così. Come lo so? Beh, ci sono dentro. Solo che adesso riesco a distinguere la realtà da un incubo. Non è più Demon a controllarli ma il mio subconscio spesso lo trasporta nuovamente in essi.

<<Ora dovrei svegliarmi.>> mormoro dopo un po'.

Chiara si volta per guardarmi e il suo viso cambia in un battito di ciglia. I suoi capelli neri diventano ramati, gli occhi da azzurro cielo ad un verde spento, le rughe di espressione sotto di essi e il sorriso freddo e calcolatore.

<<Ti troverò.>> inizia a dire afferrandomi da un braccio. <<Ti troverò.>>

Mi scosto e lei affonda le unghie nella carne facendomi sanguinare. <<Non riuscirai a vincere!>>

Coraline ride e la sua risata rimbomba tra gli alberi. <<Ti troverò!>>

Ripete queste due semplici parole all'infinito ed io mi tappo le orecchie nel tentativo di spazzare via la sua voce dalla mia testa. Mi afferra per le spalle strattonandomi e invogliandomi a guardarla.

Quando apro gli occhi davanti a me non c'è più la maga ma un Esiliato che affonda i denti nel mio collo prosciugandomi fino a farmi accasciare in terra priva di forze.

<<Ti troverò!>>

Mi sveglio con calma, senza più avere la necessità di urlare in preda al panico. Ci sono abituata ormai e i miei incubi non mi spaventano più.

Tolgo via le lenzuola dal corpo accaldato e mi volto posando una mano sotto il viso e perdendomi ad osservare il panorama che ogni giorno ammiro al mio risveglio. Diego dorme a petto nudo, i capelli folti gli coprono gli occhi chiusi e il tatuaggio sulla spalla si vede appena nella penombra della mia stanza. Ciò che si scorge però sono i tratti del suo fisico allenato. Ci sono curve che mai mi ero fermata ad osservare prima d'ora e che ho scoperto trovare particolarmente belle. Un braccio possente sotto il cuscino e l'altro verso di me con la mano aperta. Probabilmente si è addormentato toccandomi la spalla come a costatare che io sia davvero qui, ed io durante la notte mi sono mossa. Vorrei poter restare tutta la notte a guardarlo. Non che non lo abbia già fatto.

<<Mi vuoi raccontare il sogno o preferisci stare lì a guardarmi fino a consumarmi, fiorellino?>> mugola non aprendo gli occhi.

Sorrido un po'. <<Starei ore a guardarti sbavare sul cuscino, principe.>>

Apre appena un occhio, giusto quanto basta per guardarmi. <<Non sai mentire.>>

<<E tu russi.>> ridacchio. <<E sbavi.>>

Solleva un angolo delle labbra. <<Non è vero. E mi hai appena paragonato ad un carlino.>>

<<Questa è la tua verità. E poi che cos'è un carlino?>>

Invece di rispondere, rapidamente abbandona la posizione calma e assopita e si posiziona sopra di me, inchiodandomi le braccia sul cuscino. I capelli continuano a coprirgli gli occhi, ma so che mi guarda come ad assaporare la sua preda.

<<Qual è allora la verità?>> sussurra sulle mie labbra.

Non rispondo, incapace di parlare come ogni volta che mi stuzzica in questo modo. Lui abbandona le mie labbra e prende ad annusarmi il collo, leccandomi una vena. Io mordo le mie e tento di stabilizzare il respiro, ma so che è inutile. Ogni volta il mio cuore pompa ancora più sangue e lui si bea dell'odore che emana.

<<Quante volte ho desiderato tutto questo...>> mi lascio sfuggire in un sussurro quasi impercettibile.

Diego prende a baciarmi lentamente il collo. <<Ah si?>> biascica senza mai lasciarmi.

Gli accarezzo i muscoli della schiena ora che mi ha lasciato le braccia. Con i polpastrelli esploro ogni curva che si muove a seconda degli spostamenti del collo. Il contatto delle mie dita sulla sua pelle mi provoca una speciale elettricità che ora posso collegare al nostro legame. Con una mano raggiunge l'orlo della canottiera e la infila sotto di essa facendomi arrossire.

<<Sembrava così irreale. Un desiderio destinato ad estinguersi, prima o poi.>> sospiro quando passa a baciarmi le clavicole. <<Eppure eccoci qua...>>

<<Ho sempre saputo che non poteva essere vero.>> sussurra alzando il viso per guardarmi attraverso gli occhi rossi. <<Tutto questo... è reale. Noi lo siamo. E niente e nessuno ci dirà più che non possiamo viverci.>>

La dolcezza nelle sue parole mi lascia senza fiato. Non che prima ne avessi. Mi sta prosciugando di ogni tipo di pensiero razionale e il desiderio inizia a crescere intenso dentro di me.

Prendo il suo viso tra le mani e lo avvicino al mio, baciandolo con la stessa profonda intensità di quando abbiamo saputo la verità. Lui ricambia e mi accarezza il viso con una mano, mentre con l'altra trova l'elastico dei pantaloncini. Non li slega, resta lì in attesa.

Solleva il viso nuovamente e un sospiro mi solletica le labbra calde e avide delle sue. <<Ti aspetterò in eterno, se sarà necessario. Tutto pur di averti qui con me ogni notte.>>

Mi perdo nei suoi occhi, ora azzurri con delle pagliuzze rosse. <<Sospetto che quel giorno si stia avvicinando, se continui a stuzzicarmi così, principe.>>

Sorride facendomi arrossire nuovamente, poi mi bacia con una passione tale da mandare in frantumi il resto dei miei pensieri razionali.

Mi concederò a lui, un giorno. Sono sicura che ce la farò, che supererò i numerosi traumi che ho avuto, che dimenticherò tutto il dolore passato. Nel frattempo mi beo della comprensione che Diego riesce a darmi.

. .. . . .. .

Tiro indietro il braccio caricando la freccia, poi prendo la mira. La scocco pochi istanti dopo ed essa si infrange contro la sagoma, ma non colpisce il centro.

<<Sbagliato. Di nuovo.>> sottolinea Zack. <<Sei ancora pessima, dopo tutto questo tempo.>>

Mi sforzo di restare calma. <<Al momento giusto però ho centrato il bersaglio, se ti ricordi.>>

Lui arriccia il naso. <<E l'attimo prima hai sbagliato, avresti potuto prendere Sheila e ucciderla.>>

<<Ma non l'ho fatto e le ho salvato la vita.>>

Afferro un'altra freccia dal tavolo e prendo la mira di nuovo.

Maledetto arco, maledette frecce che mi provocano calli alle dita.

La sagoma è lì, immacolata, pronta a farsi infilzare. Chiudo gli occhi; respiro profondamente eliminando ogni altro pensiero dalla testa. Quando li riapro non c'è più una sagoma ma un Esiliato, fermo, in attesa, con la bocca aperta e gli occhi di sangue. Scocco la freccia ed essa raggiunge la sua spalla. Il mostro indietreggia, ma non accusa il colpo.

Mi sfugge un grido di rabbia, poi con un rapido movimento della mano nella sua direzione immagino che la sagoma prenda fuoco ed essa subito viene avvolta dalle fiamme.

Mi sento subito meglio. Immaginare un mostro al posto di un semplice bersaglio mi aiuta a concentrarmi, ma ogni volta che non lo prendo dove voglio mi arrabbio ancora di più e finisco per incendiare qualcosa.

<<Bene.>> borbotta Zack incrociando le braccia. <<L'ennesima freccia che non c'entra il bersaglio e l'ennesima sagoma che brucia.>> mi guarda esattamente come mi guardava quando non riuscivo nemmeno ad impugnare l'arco, mesi fa. Pazienza e un po' di delusione. <<Almeno con il dominio del fuoco sei migliorata.>>

Poso l'arco. <<Sì, è l'elemento che so maneggiare meglio.>> confermo. <<Non capisco perché devo ancora allenarmi con delle armi umane. Ormai so uccidere un Esiliato con il solo schioccare un dito.>>

Il mio istruttore alza un sopracciglio. <<Bene, ora sei anche presuntuosa.>>

Mi volto sistemandomi i capelli in una coda alta. <<Il viaggio mi ha cambiata.>>

<<Il viaggio ha cambiato tutti.>> il colonnello Kant compare sulla soglia della porta. <<Ma non per questo devi comportarti da ragazzina ingrata.>>

<<Furbo da parte tua farmi incazzare adesso che so maneggiare il fuoco.>> rispondo camminando nella sua direzione con l'intenzione di andarmene.

Lo raggiungo; se ne sta con le braccia dietro la schiena, in attesa di qualcosa. Ha rasato i capelli biondi, e ora sembra più vecchio di quello che è. <<Lasciami passare.>>

<<Sono qui per comunicare una riunione per oggi alle diciassette.>> dice senza guardarmi, piuttosto osservando la sagoma che ancora prende fuoco nell'angolo della sala del tiro a bersaglio. <<Proprio non ti piace l'arco.>> commenta.

Lo ignoro e vado via, diretta nella mia stanza. 

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