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Mi sveglio un po' indolenzita.

Devo essermi addormentata in camera di Derek dopo aver passato due ore a parlare. Non appena prendo coscienza della situazione, mi rendo conto che la sua mano è sul mio fianco. Poggiata lì per caso, o per protezione, o per qualunque altra cosa. Mi volto lentamente e la mano finisce sul mio ventre. Lui sta ancora dormendo, a pancia sotto, con la felpa verde leggermente salita sulla schiena e i pantaloncini leggermente più bassi fino ad intravedere il nero dei boxer. Sposto subito lo sguardo altrove, sul viso rilassato. La bocca è socchiusa, ha un leggero accenno di barba e i capelli sono sparsi sugli occhi.

Ho il timore di muovermi troppo e quindi svegliarlo, e non voglio che succeda... anche perché non ho idea di che ora sia.

Quindi resto immobile a guardare il soffitto, eternamente indecisa su ogni cosa.

Diversi minuti dopo qualcuno bussa insistentemente alla porta.

<<Collins! Svegliati, è tardi!>> borbotta una voce maschile che riconosco appartenga a Edmund Kant. <<Se non muovi subito il culo sono grossi guai!>>

<<Derek.>> lo chiamo, ma non risponde e non sembra sentire nulla.

<<Collins!>> urla di nuovo il colonnello. <<Se non apri tu entro io!>>

<<Derek!>> lo chiamo allarmata, scuotendolo.

Lui mugola un "che c'è?" aprendo un occhio a metà, ma è già troppo tardi.

Kant entra nella stanza come una furia. <<Collins! Alza subito il culo da...>>

Si arresta non appena nota me nel letto, con i capelli scompigliati e l'aria stravolta. Resta senza parole.

<<Non è come sembra!>> mi affretto a dire, alzandomi dal letto e sistemandomi i vestiti.

Kant alza le mani in segno di resa. <<Ehi, non sta a me giudicare le tue scelte. E se non ricordo male è proprio quello che devi fare per rompere quel... ehm... maleficio? Chi ci capisce qualcosa...>>

Derek sta ancora faticando a capire che sta succedendo.

<<C'era Eloise, uno spogliarello, della birra e avevo bisogno di parlarne con qualcuno, tutto qui!>>

<<Okay okay.>> arretra fino a raggiungere la porta. <<Non so cosa vi siete fumati ieri sera o cosa avete fatto, ma voglio Collins fuori tra dieci minuti. E sono stato generoso.>>

Si chiude la porta alle spalle, continuando a borbottare che i giovani di oggi sono sempre più strani. Come se sapessi che significa.

Mi siedo sul letto, rassegnata. <<Bene, chissà cosa dirà in giro adesso.>>

Derek si stiracchia. <<È un colonnello, non la parrucchiera del paese. E poi non ci vedo nulla di male.>>

<<Cosa c'entra adesso una parrucchiera? E perché femmina? Edumnd è un uomo.>>

<<È un modo per dire che non è una pettegola come di solito sono le parrucchiere dei piccoli paesi.>> risponde strofinandosi un occhio.

<<Quindi è un mestiere per sole donne.>>

<<No Zoe, anche gli uomini praticano questo mestiere.>>

<<E allora perché lo hai detto al femminile? Gli uomini parrucchieri non sparlano?>>

Si alza e si stiracchia di nuovo, alzando le braccia e facendo così alzare la felpa. <<Tu ti poni troppe domande.>>

<<Perché non ci sono abbastanza risposte.>> borbotto incrociando le braccia. <<Non capisco perché debba esserci distinzione di genere, ed è una cosa che ho notato per molte cose. Ad esempio, perché ci sono solo domestiche donne in questo palazzo? Gli uomini si chiamano "maggiordomi" e non devono pulire niente. Io non lo trovo giusto.>>

Derek si sfila via quella dannata felpa con un movimento veloce, poi la lascia cadere in terra e si volta per guardarmi. <<Senti, io penso che al mondo ci siano parecchie ingiustizie ed è giusto che tu ti ponga queste domande a cui purtroppo nessuno ha risposto quando eri nella fase del "perché" da bambina. Però tu non puoi farci niente, quindi non ti scervellare per risolvere questo tipo di problemi. Hakuna Matata no?>> si sfila via il pantaloncino e resta con un paio di boxer. <<Io dovrei fare la doccia, sempre se tu me lo permetti e non fai lo stesso giochetto di ieri sera.>>

Guardo altrove, imbarazzata. <<No, no. Fa pure, io vado nella mia stanza.>>

. .. . .. .

<<Quindi hai visto Eloise.>> ripete la Regina, bevendo da un boccale con un liquido rosso che sospetto non sia vino. <<Ma non ricordi cosa ti ha detto.>>

<<Esatto. Demon ha cancellato l'intera conversazione perché era una cosa importante, e anche la nostra dove mi diceva un segreto.>>

La famiglia reale sta facendo colazione. E una famiglia di vampiri che fa colazione in pigiama non è la cosa più strana che ho visto qui dentro.

Chiara si schiarisce la voce. <<Allora non vedo come possiamo risolvere.>>

Lei, il Re, Diego e Joey sono seduti attorno al tavolo, mentre io in piedi di fianco come se fossi una delle domestiche che ha appena servito il sangue che stanno bevendo assieme a dei croissant.

Diego evita il mio sguardo, e questo mi fa male.

Il Re, pulitosi la bocca con un tovagliolo ricamato, assume un'espressione dubbiosa. <<Come fai ad essere sicura che non si è trattato solo di un sogno?>>

<<Perché ho parlato con Daiana e Shawn.>> al sentir nominare il nome della loro defunta figlia, i sovrani fanno una smorfia. <<Ed è stato come quando ho trasportato la mia coscienza nella vostra cella. Non mi potevano toccare, ma ero lì.>>

Con tutto il casino che è successo in questi mesi, mi rendo conto che non ho mai detto a Diego di aver parlato con suo padre quando eravamo ad Arborea. Lui, infatti, molto sorpreso e confuso, osserva il Re.

<<Di cosa sta parlando?>>

Morgan lo fulmina con lo sguardo. <<Non sono affari tuoi, Darçi.>> poi guarda me. <<Ti credo, ma non so come riportare a galla il ricordo di ciò che ti ha cancellato. Che io sappia non ci sono modi.>>

Diego si alza di getto dalla sedia, battendo i pugni sul tavolo. <<Peccato che non sono affari miei.>> ringhia mostrando i canini e le iridi si tingono di nero. <<Si da il caso che io conosca una persona capace di vedere nei ricordi di chiunque.>>

Il silenzio cala nella sala da pranzo. Padre e figlio si guardano male, probabilmente comunicando segretamente nella mente. Joey ha smesso di mangiare e mi guarda come per chiedermi scusa per tutto questo. Non è la prima volta che li vedo litigare, ormai non mi sorprendo più. Sono come cane e gatto, non possono stare per troppo tempo insieme e non vanno mai d'accordo su niente.

<<Sei solo un ragazzino immaturo! Lo sei sempre stato e sempre lo sarai!>> afferma il Re, restando perfettamente seduto. <<Non governerai mai questa dimensione, non avrai mai la corona.>>

<<Sai padre, mi conosci da diciotto anni, o almeno credo perché non so più nemmeno quanti anni ho per colpa tua, e ancora non hai capito che non la voglio quella maledetta corona! Non sarò mai come te.>>

<<Diego!>> sbotta la Regina. <<Come osi parlare a tuo padre in questo modo?>>

Il principe, con le iridi di fuoco, stringe i pugni. <<Non hai idea di cosa ho passato in questi anni con lui, non puoi permetterti di giudicarmi.>>

Chiara si alza dalla sedia, perdendo ogni tipo di decoro che di solito la caratterizza. <<E tu non puoi permetterti di giudicare lui per quello che ha fatto per me e per questa dimensione. Non tollero più commenti del genere su tuo padre, e sarai pronto ad aiutarci a scoprire cosa ha detto Eloise. Non ammetto ulteriori proteste a riguardo.>>

Visibilmente colpito e ancora più infuriato, Diego guarda me. <<Non posso toccarla.>>

<<Sopporterò il dolore.>> affermo decisa. <<È troppo importante.>>

<<Così è deciso.>> dice il Re, bevendo un sorso di sangue dal calice. <<Tra un'ora scopriremo cosa ti ha detto Eloise, nel frattempo tutti via da qui.>>

Diego è il primo a voltare le spalle e ad andare via, poi Joey china leggermente il capo e mi passa vicino, invitandomi ad andare con lui.

. .. . .. .

<<Mi dispiace che tu abbia dovuto assistere.>>

Camminiamo nei giardini, a sguardo basso.

<<Nessun problema. Li vedo litigare da quando li conosco, non ha più importanza.>>

<<Praticamente anche io, e credevo di conoscere mio cugino da molto più tempo di te. Adesso mi chiedo quali dei miei ricordi siano reali e quali sono solo elaborate illusioni.>>

<<Beh.>> mormoro osservando il vasto prato di rose nere. <<Sicuramente quello in cui hai fatto in modo che mi baciasse la prima volta è reale.>>

Joey sghignazza. <<Quanto ci siamo divertiti quel giorno.>>

Mi sforzo di non sorridere. <<Forse tu. Io provo emozioni contrastanti se ci ripenso.>>

Diego che mi tratta bene, poi mi bacia e poi sclera perché era stato suo cugino a gestire il suo corpo per tutto il tempo.

<<Perché? Ti ho fatto rivivere un prezioso ricordo dell'infanzia del tuo principe. E senza di me non avrebbe mai trovato il coraggio di fare quello che ha fatto.>>

<<Entrando letteralmente nel suo corpo!>> dico ripensando al momento e a quando è uscito fuori spaventandomi a morte. <<E lui non ha fatto niente se non ribellarsi appena uscito.>>

Joey si arresta, facendo fermare anche me. <<Sai vero che è stato lui a baciarti e non io?>>

<<No.>> rispondo di getto. <<Eri tu, nel suo corpo.>>

Scuote la testa e sorride appena. <<No Zoe, era lui. È vero che io ero dentro il suo corpo, ma è stato lui a baciarti. L'ho lasciato comandare.>>

Beh, questo non me lo aspettavo.

Ricordo che Diego, subito dopo, mi ha trattato molto male e mi ha intimato di andare via. Che non era stato lui a baciare una inutile schiava e che questo non sarebbe mai avvenuto.

Ed ecco dove siamo oggi.

Se ripenso a quei giorni quasi scoppio a ridere.

La mia unica preoccupazione era evitare di mangiare i broccoli e non farmi sedurre dal ragazzo misterioso che mi aveva salvata dalla strada donandomi una rosa nera. E più lui mi trattava male, più capivamo che c'era qualcosa tra noi. Qualcosa di speciale e pericoloso, un'attrazione inspiegabile.

Paradossalmente, quello è stato il periodo della mia vita più tranquillo. Subito prima, quando vivevo in strada, dovevo preoccuparmi di mangiare abbastanza per non morire di fame e far stare bene Alba, e soprattutto evitare le molestie di Cole. Di non sbagliare le note sulla chitarra vecchia e di ballare riuscendo ad attirare qualcuno. E, subito dopo il primo bacio con Diego, tutto è andato a rotoli. Prima la sentenza di morte, poi la scoperta di ciò che sono, un viaggio interdimensionale e ora un fratello che mi vuole uccidere.

Il perfetto riassunto della mia vita, e ho solo diciotto anni.

Riprendiamo a camminare e Joey canticchia una canzone a me molto familiare.

<<Figlio della luna.>> affermo ricordando le note.

<<La canzone che mi hai cantato quando ti ho donato la mia chitarra.>>

<<Non credo di essere più in grado di suonare. È passato molto tempo.>>

<<Solo qualche mese.>> mi corregge. <<Certo che sai ancora suonare. Sempre se quell'ammasso confuso di note si possa definire "suonare la chitarra".>>

<<Ehi! Alla gente piaceva.>>

<<Certo, non potevano scappare via e per pietà si fermavano a guardarvi.>>

<<Sei sempre stato così stronzo?>> ridacchio, per niente offesa dalle sue parole.

<<Certo, solo che tu non lo sapevi. Qui ti trattano tutti con i guanti, nessuno più ti dice di no e credo che ti stiano solo viziando. Hai bisogno di qualcuno che ti riporti con i piedi per terra.>>

<<Forse hai ragione. Hanno tutti paura che se mi contraddicono scoppia un temporale o do fuoco a qualcosa. Però al tempo stesso non posso prendere decisioni di alcun tipo e non ho voce in capitolo su niente.>>

<<Beh.>> mormora quando si ferma. <<È una bella gatta da pelare.>>

Credo di non aver mai sentito una frase più divertente di questa, così scoppio a ridere. <<Perché mai dovresti pelare una gatta?>>

Joey mi guarda divertito con quell'espressione simpatica sul viso giovane. <<È solo un modo di dire! Perché si sa che le gatte sono difficili da lavare o da tosare!>>

<<E perché dovrei lavare un gatto? Non ne ho mai nemmeno accarezzato uno!>>

Continuiamo a ridere spensierati ed io mi dimentico di tutto il resto.

Dimentico che tra poco dovrò affrontare il dolore dovuto al tocco di Diego, che dovrò scoprire cosa ha cercato in tutti i modi di cancellare Damon dalla mia mente.

E sono sicura che non mi piacerà. 

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