Condanna a morte

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-Non possiamo più mettere in discussione SPHERE. Federica è praticamente morta per questo- la voce di Rachel aleggiò nella stanza. Avevano rifatto i calcoli e il risultato era davanti a loro nella sua tangibile freddezza.

Michele scorse di nuovo quei numeri. Le mani nei capelli. C'era qualcosa che gli sfuggiva, ma non capiva che cosa. Si era sforzato di pensare fuori dagli schemi, ma forse era troppo per lui. Avevano dormito poche ore, lanciato un'analisi dietro l'altra. Il risultato era sempre lo stesso e suonava come una condanna a morte. Sphere diceva che entro 48 ore ci sarebbe stato una tempesta equivalente ed entro 3 giorni una tempesta magnetica dieci volte più forte. E poi tutto sarebbe rientrato, svanito nel nulla. Com'era possibile? Come poteva passare da valori così fuori scala a valori addirittura negativi? Non aveva alcun senso. In realtà non importava: nessuno sarebbe vissuto abbastanza per confutare quei dati sulla terra. L'onda magnetica del 23 aprile, dieci volte più forte della precedente avrebbe potuto spazzare via l'umanità dalla faccia della terra. Si erano illusi di avere il tempo di spiegare e di capire e di ragionare e di confrontare i dati. La verità era che non sapevano cosa fare e non avevano ancora capito perché stesse succedendo. Rachel batté il pugno sul tavolo e si alzò preoccupata.

Helene la guardava andare avanti ed indietro. Avrebbe tanto voluto poterle dire che si trattava di un errore, ma aveva guardato quelle configurazioni duecento volte. Non c'era proprio nulla che non andasse e sul presente SPHERE e Magnet andavano di pari passo quindi dal canto suo non c'era alcuno motivo per presumere che qualcosa non andasse.

Sebastian tornò poco dopo. Era andato a vedere come stava Federica ed era molto preoccupato. La febbre aumentava, non era mai ritornata cosciente, cominciava ad avere dubbi di aver sbagliato qualcosa. Non sapeva cosa usare al posto degli antibiotici e si sentiva ancora più inutile guardando quei dati. Avevano davanti un fenomeno unico, meraviglioso quanto inspiegabile e non avevano nessun modo per dirlo a qualcuno o anche solo per avvertire l'umanità di quello che stava capitando. Aveva cercato di salvare Federica. Aveva solo rimandato l'inevitabile?

-Come sta?- chiese Rachel appena lo vide.

-Non arriverà a vedere la fine del mondo- confessò Sebastian.

Helene trattenne le lacrime e finse di guardare fisso il tavolo. Non sapeva nemmeno più cosa ci facesse lei lì. Le sembrava tutto così futile ora: la trasferta, il suo contratto, le configurazioni, perfino il divorzio di Federica. Ora era bloccata in questo mondo non suo, sola, ad affrontare qualcosa di troppo grande che la spaventava a morte. Non poteva dire addio a sua madre o ai suoi amici. Non poteva chiamare nessuno. Sapere cosa sarebbe successo, quando e non poter fare nulla per evitarlo era ancora peggio.

Sphere non aveva sbagliato né la volta precedente, né questa. Helene ormai guardava quei binari con terrore e sgomento, come se vedesse in quei precompilati la traccia del destino, una sorta di mano superiore che esulava dal loro controllo. Sphere era il programma di Dio? Perché allora quel Dio aveva deciso di sterminare tutta l'umanità? Scappò nella sala video per non farsi vedere dagli altri mentre piangeva. L'immagine di quell'onda andava in loop davanti a lei. Anche se non era un fisico non era indifferente alla sua terribile bellezza. Spostò un paio di monitor sul Real Time per vedere se c'erano riprese della valle. C'era una fattoria , le mucche erano tutte immobili a terra nel campo. Un respiro le morì in gola. La casa accanto era annerita e andava a fumo. Non c'era traccia di persone. Il pensiero che la sua famiglia poteva essere già morta la travolse come un'onda inaspettata. Cambiò inquadratura sconvolta. Riconobbe la strada da cui erano venuti : una pesante frana interrompeva il passaggio. Non avevano più alcun mezzo: erano spacciati. Stava per cambiare telecamera quando si interruppe. Una jeep stava risalendo la vallata e si era bloccata davanti alla frana.

Non distingueva i loro volti ma vedeva che erano in uniforme. Studiavano la frana sotto la pioggia battente discutendo forse di come aggirarla. Si precipitò nella sala principale senza fiato, si fermò davanti a tutti e disse: -C'è la polizia - . Il primo a reagire fu Sebastian. Corse all'esterno seguito da Helene. La attese davanti alla porta e le chiese in quale direzione . Si buttò di corsa giù dal pendio. Michele e Rachel raggiunsero Helene e rimasero a guardare stupiti.

-Non sembra l'auto della polizia- disse scettico Michele.

-Ti giuro che i due che sono scesi avevano l'uniforme.- protestò Helene. Rachel la guardò stupita. Poteva davvero essere? Si gettò sotto la pioggia e seguì la strada fino alla frana, quindi, guardò giù e cercò di sbracciarsi verso i due uomini. Sebastian li aveva quasi raggiunti.

Javier era stato il primo a vedere l'uomo correre verso di loro. Robert era troppo intento a capire come aggirare la frana. Quando vide Robert correre a sua volta incontro all'uomo e abbracciarlo invece rimase lui stupito. Si avvicinò guardingo.

-Javier, lui è Sebastian, un collega di Rachel, lei è viva!- disse Robert contento.

-Almeno fino al 23 aprile- si lasciò sfuggire Sebastian stringendo la mano al ragazzo. Robert lo guardò perplesso. -Venite su, vi spiego lungo la strada- disse prendendo di nuovo il pendio, molto più sdrucciolevole in salita.

-Dove eravate quando è arrivata la tempesta?- chiese Robert curioso.

-Su quel faraglione abbiamo provato a scendere a valle, ma era troppo tardi, abbiamo fatto un bel volo col mezzo. Potevamo rimanerci tutti secchi... - aggiunse Sebastian.

-Come mai l'auto non si è incenerita?- chiese invece Javier.

-Un fulmine non incenerisce un'auto. E' impossibile! - fece Sebastian convinto.

-E se i condotti del gas  fossero innescati da scintille di una potente scarica elettrica?- gli chiese Robert sospirando. Sebastian si fermò allibito. Cos'era successo a Ginevra?

-E' stato una vera catastrofe. Non ho idea di quante persone...- fece Robert senza continuare oltre. Sbucarono nella radura antistante l'ingresso della stazione radio. Robert non fece tempo a riprendere fiato che un fiume di capelli corvini lo investì con un abbraccio. Sentire il suo profumo fu la sensazione più bella dopo quelle giornate terrificanti.

Rachel lo trascinò all'interno seguita dalla sua squadra. Sembrava molto abbattuta. Lo prese da parte . Sentì Sebastian chiedere: - come siete arrivati fin quassù? -. Lasciò a Javier l'onore di raccontare e seguì Rachel in una stanzetta laterale. Una donna stava su un lettino. Era molto pallida. Ci mese poco a capire di chi si trattasse: la direttrice del SIDC.

-Il signor Montreux non sarà troppo contento di saperlo. E' stato lui a prestarci l'auto per venirvi a cercare- si lasciò sfuggire Robert.

-Robert, guardami, ascolta bene quello ti sto per dire, è fondamentale. Il Signor Montreux può andare a farsi benedire, al momento è l'ultimo dei nostri problemi. Tra 48 ore ci sarà un'altra tempesta più o meno simile a questa ... e tre giorni dopo... - Rachel si interruppe. Federica aveva emesso un gemito. Rachel la guardò. Si sentiva affondare senza di lei. Non poteva affrontare tutto questo senza la migliore. Avevano tutti troppo bisogno di lei. Viva.

Robert la guardò terrorizzato. Un'altra? Ancora? Cosa poteva esserci di peggio?

-Rachel cosa capita il 23 Aprile? - la spinse a continuare.

-Una tempesta 10 volte più grande. - aggiunse Rachel deglutendo.

-Ok, come la fermiamo?-disse Robert fiducioso.

-No, Robert,non hai capito, non è questione di come fermarla. Non si può più fermare, è troppo grande e rischieremmo di fare danni ancora maggiori e irreversibili, sempre se ci fossero mezzi tecnologici che al momento nessuno al mondo ha.- disse Rachel categorica.

-Possiamo diramare un'allerta , forse qualcuno nel mondo si farà avanti- tentò Robert.

-Non puoi fermare la natura, Robert, non questa volta. Qui parliamo di una domanda soltanto: come salvare l'uomo dall'estinzione. Ed io quella risposta non ce l'ho. E la persona che stai guardando qui sul lettino è forse l'unica persona al mondo che potrebbe capirci qualcosa- disse Rachel.

-Ti avrà insegnato molto, giusto? E poi siete in tanti... potete mettere assieme le competenze e ...- tentò Robert.

-Abbiamo fatto quello che ci è stato insegnato, ma non abbiamo capito. Ci manca qualcosa di fondamentale. I dati sono lì, ma noi non ci arriviamo. - scosse la testa Rachel.

-Magari qualcuno del CERN può farlo...- aggiunse Robert, poi gli tornò in mente la spianata di feriti che aveva visto. I pochi che erano sopravvissuti. -Ok, cosa dobbiamo fare per salvare questa donna?- aggiunse.

-Ha bisogno di cure antibiotiche e forse di un'operazione, di un ospedale. Sebastian ha fatto quello che poteva, ma non ha tutti gli strumenti- disse Rachel decisa.

-Ok, chiaro. La portiamo giù con noi. - alzò le spalle.

-Mi serve un modo per comunicare tra qui e giu di modo che una volta sveglia possiamo farle arrivare i dati. -continuò Rachel.

-Possiamo sentire il Cern se riescono a ripristinare il collegamento.- propose Robert.

-Non abbiamo tutto questo tempo. Sentiamo gli altri. - disse Rachel più decisa dirigendosi di nuovo verso la sala centrale. Robert la fermò sulla porta e la tirò verso di sé. Lei represse in gemito. Robert guardò i suoi occhi colmi di lacrime e le alzò lentamente la camicetta. Lei lo bloccò a metà.
- Sto bene, al massimo saranno un paio di costole incrinate- disse lei. Non voleva che lui vedesse. Non voleva veder crollare anche lui. Robert le prese le mani.

-Andrà tutto bene- aggiunse. Lei rimandò indietro le lacrime e gli chiese:- Come fai a dirlo? -

-Il 23 aprile è il nostro anniversario, portafortuna - aggiunse lui. Riuscì a farle fare almeno un sorriso.

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