Due poli

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Federica lesse quel documento tre volte. Era esausta, poco lucida e per nulla soddisfatta del risultato. Sentiva di nuovo la febbre e il fianco le lanciava fitte allucinanti. Il suo tempo al CERN stava per scadere. E anche il tempo del mondo stava per scadere. Si era addormentata due volte nel corso della notte e ogni volta si svegliava madida di sudore davanti a quella tigre. Orribile. terrificante. L'ultima volta era stato talmente reale che sentiva ancora il puzzo di quell'animale in gola. Si alzò e si avvicinò alla porta. La sfera era ormai vuota, gli scienziati erano andati a casa. Nelle prime ore dell'alba una luce bluastra serpeggiava nel cielo. Era l'inizio della fine. L'atmosfera terreste stava collassando e la tempesta solare stava iniziando. Dovevano dettare per radio quel documento. E dovevano farlo prima che fosse troppo tardi. Entro la mattinata. Uscì all'esterno. L'aria era frizzante. Incrociò le braccia per proteggersi dal freddo. Nessuno poteva davvero impedire cosa sarebbe accaduto, poteva solo dare quelle poche dritte e sperare che tutto andasse per il meglio anche se non era affatto tranquilla. Le sembrava di essere ritornata una ragazzina. Era davanti alla porta della scuola, con la sua ricerca tra le mani e sapeva bene che era incompleta e che il maestro le avrebbe dato un voto basso. Forse pessimo addirittura. La cosa peggiore era che il maestro in questo caso era la storia. Sempre che qualche umano sopravvivesse per raccontarlo.... Vide un'auto svoltare nel parcheggio. Sospirò e tornò all'interno. Dietro le porte a vetri osservò Rachel scattare verso il parcheggio. Era senz'altro Robert e non era solo. C'era una bambina con lui. Jasmine. Ricordò il nome all'improvviso. Ne aveva parlato con Rachel qualche ora prima. Rachel aveva paura di non essere in grado di aiutare quella bambina, aveva paura di ciò che quella bambina significava, che Robert era pronto ad essere padre, mentre lei non si sentiva affatto pronta. Normalmente si sarebbe sottratta a quel tipo di conversazione con una frase ad effetto. Qualcosa di semplice e definitivo che lasciasse intendere che erano cose personali in cui lei non voleva entrare. Cosa c'era più di "normale" nella loro situazione? La verità era che aveva molta nostalgia dei suoi figli e dei suoi nipoti. Quella bambina aveva l'età di Nigel. Avrebbe tanto voluto poterlo stringere tra le braccia e raccontargli una storia. Era il suo più grande rimpianto: non aver potuto fare la nonna abbastanza a lungo. Forse Jerome aveva ragione: era ora di fare un passo indietro e rivedere le prorità. Alla fine in tutto questo era disposta a rinunciare al SIDC. Le bastava avere la sua famiglia vicina.

Si sedette ad un tavolo e prese un paio di fogli bianchi rimasti dalla stampa. Come avrebbe spiegato come salvarsi alla sua famiglia? Ai suoi figli? Non certo con grafici, simulazioni, previsioni, statistiche. Riguardò quei fogli pensierosa. Il mondo era fatto di famiglie, con bimbi, nonni, zii. Persone normali che normalmente potevano ignorare completamente la dinamica con cui variava il nostro campo gravitazionale. Anche i suoi figli seppur laureati avrebbero faticato a decifrare alcuni passaggi. Doveva spiegare in poche parole cos'era fondamentale per sopravvivere. Secondo gli accordi, Rachel avrebbe letto in diretta radio al parlamento europeo il documento alle 9.00 di quella stessa mattina. Mancavano ancora un paio d'ore. Non avrebbe mai tolto a Rachel l'onore di presentare il risultato di tanto duro lavoro a cui lei aveva solo sovrainteso a momenti. Spettava a lei soltanto leggerlo. Ma prima voleva dire qualcosa che rimanesse, qualcosa che potesse essere preso come vademecum, qualcosa di semplice e di importante che facesse capire la gravità della situazione, ma desse alle persone l'idea che l'uomo poteva farcela, per quanto la sfida sembrasse ardua: l'uomo poteva sopravvivere, doveva farlo. Recuperò una penna e rimase incerta davanti a quei fogli bianchi.

Jasmine era rimasta colpita davanti ad un disegno della terra tutto colorato con luci attorno. In realtà rappresentava una simulazione delle radiazioni solari divise per tipi, ma era venuta abbastanza variopinta da attirare l'attenzione della bambina. -Ti piace? - chiese Rachel colpita. La bimba assentì come una scimmietta. Rachel detestava quando invece di parlare rispondeva con quei mugugni, ma si impose di stare calma.

-Che cos'è? - chiese poi.

-È la terra, la nostra casa- spiegò semplicemente Rachel.

-Le case non sono tonde- fece la bimba guardandola di traverso.

-Lo so, intendevo il posto dove si trova la nostra casa. - Rachel prese un pennarello e si avvicinò alla mappa. -Ecco vedi la tua casa è qui- aggiunse disegnando una piccola casetta vicino a Ginevra.

-La mia casa è più grande e ha tre piani- continuò Jasmine. Poi vide i pennarelli sul tavolo e ci si fiondò sopra. Iniziò ad aprire tutti i tappi, uno dopo l'altro.

- Jasmine, no, uno alla volta! Ti prego! - protestò lei. Rachel tentava di fermarla e di recuperare i tappi per terra. Stava ancora tentando di raccoglierli tutti quando la bambina si avvicinò al disegno e aggiunse una casa gigante sulla terra. Rachel rimase allibita a guardare quell'opera. Non sapeva come fermarla e aveva paura che qualcuno vedesse che aveva rovinato quel disegno e ora avevano tutte le stampanti già spente per risparmiare corrente.

-Ti do un altro figlio ti prego! - tentò di dissuaderla. Jasmine rideva e stava riempiendo il tetto della casa con un rosso possente. La bimba occupata dal disegno la ignorava.

-Jasmine, guarda, qui c'è un altro foglio, vuoi questo foglio? - Rachel si impose mettendogli un altro foglio davanti. La bambina la strattonò arrabbiata. Rachel tentò di fermare la sua mano che stringeva il pennarello. Non sapeva come fare. Si sentiva sempre sbagliata. Come se fossero due bambine e non una bambina e un adulto. Insegnare ad un dottorando era tutt'altra cosa.

-Secondo me è più bello così- sentì una voce dietro di loro. Jasmine si voltò e sorrise. Rachel respirò a fondo. Aveva riconosciuto la voce di Federica. Le era davvero grata di essere intervenuta. Rachel abbassò il foglio sostitutivo e si sedette cercando di calmarsi. Federica accarezzò i capelli della bambina e le chiese di spiegarle il disegno. Annuiva lentamente e guardava di traverso Rachel per assicurarsi che stesse bene.

-S- disse all'improvviso la bambina indicando la lettera disegnata sul foglio. Federica le sorrise.

-È esatto. S di sole. Sei brava con le lettere-aggiunse Federica. Rachel non l'aveva mai vista così. Aveva una dolcezza che lei non credeva di riuscire ad acquisire. Sapeva che era nonna, ma non era mai riuscita a pensarla in quel contesto, abituata all'insegnante che era stata.

-Questo non è il sole. Non è giallo. - disse Jasmine convinta. Rachel alzò gli occhi al cielo. Non sapeva proprio come spiegare qualcosa del genere ad una bimba così piccola.

-Hai ragione, questa è la terra. È tonda come il sole, ma non è gialla ... è quasi tutta blu perché è piena d'acqua. - spiegò Federica.

-Terra comincia con la T non con la S- disse ancora Jasmine.

-Queste piccole letterine vedi indicano il polo nord N e polo sud S della terra. - spiegò Federica

-E perché sono così? - fece Jasmine curiosa. Federica si mise a ridere commossa.

- Sai che potresti fare la stessa domanda alla persona più intelligente del mondo e non saprebbe risponderti? Nessuno scienziato è mai riuscito a spiegare perché la terra è fatta così... È una magia... Un segreto...- aggiunse Federica. Jasmine sorrise guardava ipnotizzata il disegno.

-Hai visto la mia casa è più grande della terra? - disse infine segnando con un dito il tetto soddisfatta.

-Ho visto. E di che colore sono le finestre? - chiese Federica.

-Verdi- disse decisa la bimba. Quindi corse al tavolo e si rivolse a Rachel: - posso avere il verde? -

Rachel sorrise e glielo passò. Federica la lasciò disegnare e si avvicinò a Rachel. - Andrà bene, col tempo, fai un bel respiro. È come andare in biciletta, subito ti sembra impossibile, ma una volta imparato non si dimentica più- sussurrò Federica.

-Spero tu abbia ragione- disse Rachel.

-Ero venuta in realtà per chiederti una cosa, vorrei fare un piccolo cappello prima che tu legga il documento- aggiunse Federica dal nulla. Rachel la guardò stupita. Aveva quasi le lacrime agli occhi dalla felicità. Non essere lei a rompere il ghiaccio, non dover parlare in modo condiscendente. Sulla parte scientifica potevano farle qualsiasi domanda, non aveva alcun problema. -Grazie- mimò contenta. Federica ricambiò il sorriso e le passò i suoi fogli, quindi la lasciò leggere e tornò dalla bambina.

-Dopo che avremo fatto andrò all'ospedale- aggiunse Federica mentre Rachel leggeva cercando di trattenere le lacrime. Rachel annuì. -Dovremo portare le tute e le previsioni delle radiazioni su ai ragazzi e chiedergli di restare là e provare a lanciare Sphere dopo tutto questo. Le sue previsioni saranno l'unico dato che abbiamo dopo la tempesta. - sembrava stesse riflettendo a voce alta, intanto che disegnava insieme alla bambina.

Rachel fece un lungo sospiro. -Manderò Robert. Non posso lasciare Jasmine da sola- aggiunse infine. Federica le sorrise. Poi le guardò e annuì. - Farai la brava con zia Rachel? - disse Federica a Jasmine. La bambina sollevò gli occhi al cielo e poi si mise a ridere. Federica le accarezzò la testa. - Quando ti manca il respiro devi pensare questo: loro sono il futuro. Non puoi mollare, non puoi fallire. Puoi solo sbagliare e riprovare di nuovo... - le suggerì Federica.

-Lo terrò a mente, grazie. Vado a preparare il collegamento- aggiunse infine alzandosi.

-Perfetto, arriviamo appena finito il disegno- aggiunse Federica facendole segno di andare.

-Non smettere mai di fare le domande, tesoro. Fallesempre ... tutte quelle che ti vengono in mente. Anche se fanno arrabbiare le persone.- disse rivolgendosi a Jasmine. La bambina annuì. In natura ogni magneteè dotato di un polo Nord e di un Polo Sud. E nonostante tutti gli studiavanzatissimi sui campi magnetici, la scienza non ha mai saputo trovare un perché.Forse la dualità del mondo non ha una spiegazione, forse è semplicementeperfetta così. Rachel si avviò nel campus mezzo deserto con quei fogli in mandotremando.

 











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