La specie umana

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Quando tornò in ospedale Rachel era esausta. - Vado a vedere come sta Federica- aggiunse. Robert annuì. -Tu non vieni? - chiese colpita.

-Pensavo di andare su da Jasmine, lì comunque non ti sono molto utile- alzò le spalle Robert. Rachel lo guardò colpita. Non aveva mai sentito prima una differenza così forte tra loro. Era come se dalla tempesta fossero intrappolati su due universi distinti. Potevano toccarsi o abbracciarsi, ma rimanevano comunque lontani chilometri. Lui non riusciva a capire fino in fondo quanto fosse stressante per lei la situazione o impegnativa e lei non riusciva a capire perché si era fissato con quella bambina. La sua storia era molto triste, ma non le sembrava il momento. Alla fine, sospirò e si diresse alla reception per chiedere informazioni su Federica.

-Tutto bene - le sorrise l'infermiera. - La febbre sta scendendo, è cosciente ed è stata medicata. Il medico ha solo pulito e disinfettato tutto. È nella stanza 7 al primo piano. - aggiunse ritornando al suo elenco pazienti. Rachel la ringraziò e prese la scala. Dal piano superiore si sentiva un gran vociare di bambini. Rimase un attimo incerta sul pianerottolo poi fece un'altra rampa di scale e rimase sulla porta del reparto.

Robert aveva in braccio quella bambina e le stavo leggendo una storia. Lei ascoltava appoggiata alla sua spalla. Non sapeva perché, ma una parte di lei era gelosa. Come se tra loro due ci fosse un legame speciale in cui lei non poteva entrare. Si impose di concentrarsi e tornare sui suoi passi. Aveva in mano ancora il plico di fogli che aveva mostrato al CERN e che aveva letto ad alta voce per alcuni colleghi di Bruxelles di Federica. Sulla tempesta in arrivo erano tutti d'accordo. Appena avessero avuto i dati per tutte le città Europee li avrebbero mandati. Il parlamento aveva indetto una sessione straordinaria via radio. Le istituzioni erano in moto: il suo dovere per la prima tempesta l'aveva fatto. Ora veniva il difficile. La seconda.

Federica guardava fisso fuori dalla finestra della struttura: lo sguardo perso nel cielo che era pesantemente coperto da nuvole scure di un blu intenso e abbastanza innaturale. Quando vide Rachel sulla soglia le sorrise. Lei fece un bel sospiro e le chiese come si sentiva.

-Stanca, ma mi hanno imbottito per bene. Non mi fa troppo male. Voi? - annuì Federica.

-Noi stiamo bene, un po' acciaccati, ma niente di grave; anche Helene, tranquilla. È su che lancia un'analisi dietro l'altra. Hai dormito un po'? - chiese Rachel preoccupata.

- E chi ci riesce dopo che mi hanno detto cosa è successo! - sospirò Federica.

-Sphere aveva ragione, io ti giuro, se avessi anche solo sospettato non avrei mai...- tentò di dire Rachel. Aveva le lacrime agli occhi.

-Ehi, no, no. In ogni caso sarei venuta, lo sai. Una variazione del genere avrebbe insospettito tutti. Sono le previsioni future? - indicò i fogli che teneva in mano. Rachel annuì e gliele passò.

-La prossima sarà qui tra ... 33 ore ... ormai. Sono tutti allertati, questa volta. Vai a pagina 43- aggiunse. Federica sfogliò velocemente e poi si fermò. Alzò gli occhi verso Rachel. Lei annuì lentamente.

-Mio dio...- si lasciò sfuggire Federica.

-Adesso sentiamo su come sono messi, forse hanno nuovi grafici- disse Rachel prendendo il satellitare. Federica annuì distratta. Rachel aspettò la linea.

Fu Sebastian a rispondere. -Capitano, mio capitano! - esordì. Era chiaramente su di giri.

-Che avete fatto lassù? Non avrete trovato la dispensa di alcolici del custode, spero? - sbottò Rachel colpita.

-No, c'è veramente? - chiese Sebastian.

-È solo una leggenda del CERN- sospirò Rachel.

-Un brindisi non guasterebbe con quello che abbiamo scoperto... cioè Michele... insomma... abbiamo capito, Rachel. Spike è in fibrillazione...è ... fantastico... e orribile allo stesso tempo, ma ... fantastico- si contraddiceva in continuazione.

-Cosa avete scoperto? - tagliò Rachel.

- È inversione- si sentì Michele urlare da sotto.

-Inversione di cosa? - fece Rachel perplessa. Federica si illuminò, prese a sfogliare avanti e indietro e poi annuì.

-Inversione della polarità magnetica terrestre. Le tempeste di preparazione. I valori negativi. Torna tutto. Sono stati bravi...- ammise Federica colpita.

-Se metti giù ti mando tutto- aggiunse Sebastian. Rachel annuì e aprì il portatile. Seguì passo passo le istruzioni per connettersi e poi spense la chiamata. Federica intanto continuava a scorrere avanti e indietro quei fogli.

-E'... semplicemente incredibile... questi fogli valgono oro, Rachel, tu hai tracciato scientificamente un'inversione del polo magnetico terrestre! È qualcosa che non era mai avvenuto nella storia dell'uomo...- disse Federica profondamente colpita.

-Sphere l'ha fatto.... e poi è abbastanza inutile se non sappiamo come sopravvivere- puntualizzò Rachel.

-Invece ora lo sappiamo- le sorrise Federica. -Perché l'abbiamo già fatto, secoli e secoli fa...- aggiunse. -500000 anni fa. Nelle grotte. Senza nemmeno sapere cos'era successo...- soggiunse.

-L'unica differenza è che ora ci sono miliardi di persone sulla terra. - protestò Rachel.

-Ora noi siamo i dinosauri, è esatto. Il nostro non è un problema se sopravviveremo o meno come specie, ma come individui singoli. In altre parole, qualche uomo sopravvivrà sicuramente e probabilmente subirà mutazioni genetiche per adattarsi alle modificazioni dell'ambiente. Il problema è come far sopravvivere cinque miliardi di persone... - si accigliò Federica.

-Noi uomini identifichiamo gli animali secondo la loro specie, ma se guardiamo a noi stessi o alla nostra famiglia o alle nostre città ci riteniamo diversi gli uni dagli altri e riteniamo questa diversità una caratteristica fondamentale. Pensi che per i dinosauri non fosse lo stesso? A loro poco importava dell'estinzione della loro specie, a loro importava della sopravvivenza della loro famiglia e in questo noi siamo uguali. L'idea di specie è un'invenzione umana per catalogare altri esseri viventi. Come scienziata io posso tirare un sospiro di sollievo, l'uomo sopravviverà. Ma come madre, come nonna, mi si stringe un nodo alla gola: che ne sarà della mia famiglia? - aggiunse poi squadrando le nubi scure all'orizzonte.

Il portatile di Rachel trillò e Rachel salvò i grafici e li mostrò a Federica.

- Mi uccide sapere di non poterlo fermare. Robert pensa che io possa fare una magia e respingere l'onda... ma non è così che funziona la scienza...- confessò Rachel.

-oh, l'onda è l'ultimo dei nostri problemi- sospirò Federica.

-Che intendi dire? - Rachel la guardò incerta.

-È più il dopo che mi preoccupa. Per l'onda ho giù qualche idea. - confessò Federica. Prese dal comodino la propria cartella medica e la mostrò a Rachel.

- Vedi, ho il cuore di una diciottenne ha detto il dottore. Sarà merito del pilates, ma non solo. Tutte le persone ricoverate qui, medici compresi hanno visto nelle ecografie al loro cuore strascichi della scossa elettrica. Una scossa elettrica molto forte lascia dei segni sul cuore, che è un muscolo e per semplificare si strappa se è portato a contrarsi troppo velocemente. Io non li ho e scommetto che nemmeno tu ce li hai o Helene... - raccontò Federica.

-Perché eravamo nell'auto...- capì Rachel.

-Il che poteva esserci comunque fatale, ma quello che intendo dire è che per quanto fosse forte la scossa elettrica, la macchina ha fatto egregiamente da gabbia di Faraday e ha scaricato a terra. - aggiunse Federica.

-E fin qui ci sono... solo non mi spiego perché tipo Robert fosse in un supermercato e alcune persone siano morte di infarto anche all'interno. Il supermercato non è in cemento armato? - ipotizzò Rachel pensando alla madre di Jasmine.

-Non tutto probabilmente, basta un condotto di ventilazione non schermato, una porta aperta, una vetrata e una parte dell'onda entra nell'edificio dopo di che il fatto che sia in cemento armato potrebbe essere quasi controproducente perché l'onda rimane "intrappolata" per così dire più a lungo, quindi la scossa elettrica subita potrebbe essere per assurdo più forte di quella subita all'aperto. Certo dipende da molte variabili: la plastica o il vetro delle confezioni alimentari sono isolanti, il metallo degli scaffali invece accelera l'onda. Non si può improvvisare una gabbia di Faraday, ma molti luoghi possono essere trasformati facilmente in una gabbia di Faraday. Ed è questo che bisogna che Bruxelles capisca- disse convinta Federica.

- E come facciamo a farlo capire? - chiese Rachel.

- Facendo un esperimento. Non serve che capiscano come funziona, basta che vedano che funziona. Come ogni esperimento però deve essere adeguatamente scenografico. La strumentazione della base radio è ancorata al terreno e coperta da una gabbia di Faraday. Dobbiamo portare lì dentro uomini, piante, strumentazione elettronica e dimostrare che dopo il passaggio di questa seconda onda è tutto al suo posto. Dobbiamo riprendere in diretta il passaggio dell'onda - propose Federica.

-Anche persone? Non ti sembra pericoloso? - sospirò Rachel.

-E il posto più sicuro al mondo, se sei uno scienziato non puoi dubitarne- le fece Federica decisa.

-Saresti disposta a mandarci Helene? - fece colpita. Federica annuì decisa.

- Abbiamo 32 ore per sistemare quella gabbia di Faraday con pannelli di legno alla base. Mi sembra fattibile- annuì Federica. Rachel sospirò e poi provò a mettere la loro idea per iscritto. Era abbastanza sicura che uno come Sebastian potesse sistemare quello che mancava per l'esperimento. E poi avrebbero tirato a sorte chi entrava là dentro con una piantina in mano. Non sapeva se essere sconvolta o contenta. Di certo non si era sbagliata su una cosa: Federica serviva tantissimo, perché vedeva le cose da sempre in un'ottica diversa. Rachel si era sempre sentita molto sicura sui dati o sui calcoli o sulle dimostrazioni, ma quando si passava da una lavagna alla realtà sentiva di essere su un terreno minato. Come se qualcosa le sfuggisse sempre. Riprese in mano quei fogli con la consapevolezza che qualsiasi cosa fosse successa al mondo, quello era il più grosso contributo che lei potesse dare all'umanità. In un certo senso si sentiva quasi svuotata. Federica le prese i fogli dalle mani e li poggiò sul comodino.

-Riposati un po' e lascia un po' di gloria anche a questa vecchietta. - le disse Federica. La fece ridere. Forse aveva ragione dopo tutto: era davvero esausta. Si appoggiò alla sedia e chiuse gli occhi.


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