Capitolo 20.

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Passarono due settimane esatte dall'ultimo episodio con Draco, in quel lasso di tempo non si era avvicinato nonostante i miei tentativi, sembrava che avesse perso l'interesse e a me stava bene in quel modo. Certo una parte di me, piccolissima, si annoiava un po' e il mio desiderio si era affievolito. Era arrivato il mese di Agosto, la fine dell'estate si avvicinava e l'incubo dell'inizio della scuola mi rendeva nervosa.

Quella sera stavo cenando da sola, Dobby qualche volta passava e mi chiedeva se avessi bisogno di qualcosa, il mio pensiero fisso era rivolto al ragazzo che si trovava al piano di sopra. Vederlo attraversare la stanza senza degnarmi di uno sguardo mi rendeva triste, non incontrava mai i miei occhi e riusciva ad evitare anche i più piccoli incidenti come quello di sfiorarmi.

Quando finii di cenare, mi recai in bagno e mi lavai, indossai il pigiama, mi avvicinai alla grande finestra nella mia stanza, il cielo era ricoperto di nuvole, quella notte avrebbe piovuto. Mi misi a letto e mi coprii con le lenzuola, mi distesi a pancia in su e una strana sensazione mi avvolse: la solitudine.

Mi sentivo così sola in quella camera e non mi aiutava il fatto che da lì a poco sarebbe arrivato un temporale. Avevo paura dei tuoni e dei lampi, quella fobia faceva parte di me dall'età di 11 anni, tanto per cambiare era tutta colpa di Draco.  L'episodio che aveva scaturito quella paura mi era rimasto impresso come un tatuaggio. Ricordavo Draco che mi raccontava una storia non appena cominciava a piovere:

C'era una volta...

Un uomo brutto e cattivo, con la faccia completamente nera, le mani lunghe e i denti aguzzi.
L'uomo aspettava il buio della notte per fare la sua comparsa, veniva dal cielo durante i temporali. Era chiamato l'uomo tempesta.

Quando il cielo cominciava a farsi scuro e le nuvole coprivano la luna, lui spuntava dal nulla e si infilava sotto i letti delle bambine aspettando che esse si addormentassero per avvolgerle nel suo mantello e portarsele con sé.

Quando tornava a casa le prendeva dai piedi e le buttava dentro ad un calderone, le cucinava e se le mangiava. L'uomo tempesta teneva una ciocca dei loro capelli per collezione, stanotte verrà da te e ti porterà in cielo con lui, per poterti mangiare.

A distanza di anni non avevo dimenticato una sola parola di quella storia, il modo in cui mi guardava mentre la raccontava non mi faceva dormire la notte, tenevo sempre una candela accesa sul comodino sperando che non entrasse in casa. Draco non perdeva mai occasione di farmi spaventare, se ne andava ridendo dalla mia stanza dopo avermi recitato quel racconto. Crescendo capii che mentiva ma la paura di quelle sere non se ne andò mai.

Mi addormentai pensando all'uomo tempesta e allo sguardo di Draco.

Dormivo profondamente quando un tuono squarciò il cielo, il boato mi fece aprire gli occhi e il mio cuore cominciò a battere più velocemente. Mi guardai intorno vedendo solo buio, la luce che penetrava dalla finestra era fiacca. Spostai lo sguardo in un angolo della mia stanza e notai una figura, nera alta e sgorbia, cominciai a tremare, mi spaventai a morte. Un lampo illuminò quell'angolo e mi accorsi che era solo la mia immaginazione, sentii un altro forte tuono e strinsi gli occhi. Non volevo stare un minuto di più in quella stanza così mi alzai e senza pensarci aprii la porta e poi quella di Draco, lo vidi sdraiato sul letto con qualcosa in mano, la sua bacchetta appoggiata sul comodino emanava una sfera di luce dalla punta, aveva usato l'incantesimo Lumos.

Si voltò immediatamente non appena udì il rumore della porta, strinse gli occhi per mettere a fuoco l'immagine e quando mi vide li rilassò.

"Non voglio stare da sola..." sussurrai guardandomi i piedi nudi, mi sentivo proprio come quando avevo 11 anni e correvo nella stanza di Narcissa. Non mi aveva mai mandata via, neanche una volta, mi invitava nel suo letto e mi cantava una ninna nanna, ovviamente Lucius non era minimamente d'accordo. Mio padre diceva che ero una stupida e che Narcissa mi viziava, sorrisi tra me e me rammentando come Cissy lo ignorava e mi apriva le braccia.

"Ancora paura dei temporali eh." Disse Draco sorridendo divertito, io annuii leggermente. "E vorresti dormire qui? Con me?" Mi chiese, sentii le guance avvampare, la scelta di entrare nella sua stanza era stata dettata dalla paura, in un altro contesto non mi sarebbe passata neanche per la testa.

"Io... credo di averti recato disturbo, vado a dormire sul divano." Dissi guardandolo e voltandomi per uscire.

"No!" Disse velocemente lui alzandosi poco dal suo letto. "Volevo dire, no. Il divano è scomodo, puoi dormire qui." Si riprese subito. Mi girai nuovamente e mi morsi l'interno guancia colpita dalle sue parole. In silenzio mi avvicinai dalla parte opposta del letto e alzai le coperte, il terzo fracasso di un altro tuono mi fece stringere gli occhi e alzare le spalle.

"Sei proprio terrorizzata." Rise di gusto.

Tutta colpa tua, stupido biondino.

Quelle erano le parole che tanto desideravano uscire dalla mia bocca ma le spinsi giù per paura che cambiasse idea. Non appena entrai sotto le coperte, Draco si sporse verso il suo comodino e appoggiò l'oggetto che si girava tra le mani poco prima che entrassi io. Mi sistemai meglio, le sue lenzuola profumavano della sua solita colonia, Draco seguì i miei movimenti e ci ritrovammo faccia a faccia sul cuscino.

"Una nottata movimentata.." mormorò guardandomi, la luce che usciva dalla sua bacchetta illuminava una quarto della stanza e ovviamente non riuscivo a vederlo dato che aveva le spalle rivolte verso il comodino.

"Beh, se tu non mi avessi raccontato quella storia, io a quest'ora sarei rimasta nel mio letto." Risposi a tono, mi aveva traumatizzata a vita con quel racconto.

"Quale storia?" Mi chiese come se non si ricordasse. Non ci credevo, era impossibile dimenticarsi un racconto del genere.

"Non ti ricordi davvero?" Gli domandai con la bocca aperta, alzai un po' la testa per vederlo meglio e notai uno sguardo confuso sul suo viso. "Quella dell'uomo tempesta?" Dal suo sguardo capivo che era sincero. "L'uomo con la faccia nera e i denti aguzzi?"

Draco spalancò la bocca e alzò le sopracciglia come se avesse ricordato. Io annuii e appoggiai di nuovo la testa sul cuscino, lo sentii ridacchiare nel buio e la voglia di prenderlo a schiaffi mi faceva formicolare il palmo delle mani.

"Aspetta, tu davvero hai paura ancora di quella storia?" Rise tanto fino a piegarsi in due. Arricciai le labbra in modo offeso e incrociai le braccia la petto.

"Non prendermi in giro!" Dissi spostandomi sulla schiena e guardando il soffitto.

"N-non ti prendo in giro, solo che.." non riusciva a spicciare una sola parola per via delle risate. Almeno uno di noi si divertiva. Lo guardai con la coda dell'occhio e scoppiai a ridere anch'io. "Ma avevamo 11 anni Grace!" Disse infine.

"Lo so, mi hai terrorizzata tantissimo, Draco!" Borbottai tra una risata e l'altra. Ripresi a respirare normale e mi voltai su un fianco, il suo viso vicino al mio. "Perché mi raccontavi quella storia?" Gli chiesi improvvisamente, avevo tante domande sugli anni passati, volevo chiedergli il motivo di tutta quella cattiveria nei miei confronti.

"Perché mi divertivo a spaventarti." Rispose ovvio, si intravedeva ancora un piccolo sorriso sul suo viso. La sua risposta era stata vaga e non mi andava bene, volevo sapere di più.

"Perché mi odiavi?" Il mio sussurro morii in quella stanza, il silenzio calò, l'unico rumore era quello della pioggia che batteva contro i vetri della finestra della camera di Draco. Sentivo il suo respiro regolare, improvvisamente sentii dei brividi in tutto il corpo: e se l'avessi fatto arrabbiare?

Non potevo vederlo bene in viso e mi preoccupava da morire quel particolare, Draco era sempre stato un tipo scontroso e infastidito dalle domande, persino con sua madre diventava brusco.

"Ricordi..." cominciò a parlare con una voce bassa e calma. "...Ricordi quando nostra madre tornò da chissà quale città e aveva portato due doni, uno per me e per te?" Mi chiese, annuii nel buio.

"A me aveva portato gli scacchi e a te quella collanina con la farfalla blu che portavi sempre." Disse. Mi toccai involontariamente il collo nel ricordo di essa, l'avevo persa anni prima, ero così triste che piansi una settimana. Era il regalo più bello che Narcissa mi avesse fatto poiché non appena me la mise al collo mi disse esattamente queste parole:

"Belle e graziose, incantevoli e piccole, le farfalle ci portano verso il lato soleggiato della vita. Perché ognuno di noi merita un po' di sole e tu Grace, sei il mio sole."

Le mie orecchie non avevano mai più sentito parole così belle e dolci, quando persi quella collana mi sentii vuota, più mi toccavo il collo alla ricerca di essa più il mio vuoto diventava più grande. Mi aveva aiutata nei momenti più brutti, quando Draco mi torturava con la sua esistenza.

"Sì certo, ricordo benissimo quella collana. L'ho persa qualche anno fa..." risposi tristemente. Draco si voltò sulla schiena e guardò il soffitto.

"Tu eri il sole di mia madre, quello che non ero riuscito ad essere io. Ti raccontavo quella storia perché pensavo che se avessi spento te, mia madre avrebbe trovato il sole in me." La sua voce triste, malinconica mi spezzò il cuore. Rimasi a bocca aperta per quel pensiero così profondo e pieno di significato, capivo benissimo come si sentisse poiché Lucius a me non mi degnava neanche di uno sguardo.

Non parlai, in silenzio strisciai verso di lui e appoggiai la testa sul suo petto e il braccio sul suo stomaco. Io e Draco non eravamo così diversi dopotutto, quella situazione familiare aveva ucciso entrambi, in un altro contesto saremmo potuti essere anche buoni amici o qualcosa di più. Ma la realtà era quella, non potevamo ignorare il nostro odio, il nostro rammarico...

Non eravamo destinati a nient'altro di più che odiarci a vicenda, era quella la realtà per quanto mi dispiacesse.

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