OPERA - L'Opera è già cominciata...

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Stavolta non vi darò un consiglio, ma sarò più diretta:
se non avete finito Opera, girate a largo da questo capitolo!
Vi rovinereste il finale, causa spoiler consistente!


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"Se dopo un mese o due vorrai osservare i fiori vivaci e i colori principali dell'Opera, ovvero il nero, il bianco, il giallo citrino e il rosso, allora senza alcuna altra operazione manuale, ma solo con la regolazione del fuoco, ciò che era manifesto sarà nascosto; ciò che era nascosto sarà manifesto".

(Tommaso d'Aquino, Trattato sull'arte alchemica)

Entriamo finalmente nel vivo della questione. Spero di riuscire a essere sintetica e chiara allo stesso tempo, ma se non vi riuscissi (cosa molto probabile), non esitate a farmi domande.

Abbiamo visto che la Grande Opera serve a creare la Pietra Filosofale e che le fasi alchemiche che la compongono sono quattro, ma come funzionano esattamente?

Nel XIII secolo si credeva che i metalli si formassero per congelazione nel ventre della terra. Essi dovevano quindi essere sciolti tramite il Fuoco per ritornare alla loro essenza primigenia ed essere successivamente sintetizzati in altro modo. Tutto ciò che prima aveva una struttura doveva diventare una massa informe ma proprio per questo "totipotente", ovvero con la capacità di evolversi in qualcos'altro.

L'ottenimento di questa Materia Prima era essenziale per l'inizio dell'Opera. Nella fase della Nigredo, quindi, la Terra doveva essere mescolata con l'Acqua e riscaldata. Questo procedimento (che era piuttosto lungo, ma non vi annoio!) porta alla purificazione, che corrisponde all'Albedo. Grazie al calore del Fuoco, la materia inerte decade, lasciando emergere l'Acqua purificata dalle scorie. Tale movimento veniva paragonato al sorgere della Luna che illumina la notte.

La luce lunare, però, è pur sempre riflessa e fredda. Occorre un ulteriore passaggio: che l'Acqua (sotto forma di vapore) si innalzi mescolandosi all'Aria e venga attraversata dalla luce solare. Ecco Citrinitas, la fase della sublimazione in cui il colore dell'oro va a tingere il bianco dell'argento.

Oro e argento (o sole e luna) incarnano rispettivamente il maschile e il femminile. Lo scopo perseguito dagli alchimisti era proprio l'unione tra i due opposti, considerata come simbolo di perfezione. Su questo archetipo si fonda tutta l'Alchimia classica. Da tale unione si arriva al compimento finale dell'Opera.

Nell'ultima fase, Rubedo, si deve solamente aumentare l'intensità del Fuoco fino al suo massimo grado. Il Fuoco, quindi, è allo stesso tempo l'elemento che consente l'intero processo e il suo risultato finale.

Ho cercato di riassumere in breve i processi descritti nei testi di Alchimia, dove esistono molti altri passaggi intermedi all'interno delle varie fasi. Il percorso della Grande Opera, però, non era solo un procedimento materiale. Esso rappresentava anche il percorso spirituale che gli adepti dovevano seguire per pervenire all'illuminazione e alla conoscenza. In questo senso, ogni elemento era allegoria di uno stato.

Nigredo corrisponde alla fase della discesa sottoterra, associata con uno stato di disorientamento e tormento interiore. L'adepto deve confrontarsi con il suo lato oscuro e con l'amaro compito di identificare gli aspetti peggiori del proprio essere. Per questo gli alchimisti consideravano indispensabile la Nigredo, per quanto dolorosa essa fosse: distruggere il vecchio Sé è indispensabile per la ricostruzione del nuovo. Per tenebras ad lucem era infatti uno dei capisaldi del pensiero alchemico.

Albedo rappresenta la fase di riflessione che segue il contatto con l'oscurità, che non deve essere allontanata, ma piuttosto compresa e inglobata nella personalità (non dimentichiamo che, per l'Alchimia, la perfezione è data dalla somma delle parti!). Dal caos del Nigredo si giunge, quindi, a una prima forma di razionalità e di consapevolezza che consentirà all'adepto di liberarsi dai legami con gli elementi terreni e lo predisporrà all'elevazione spirituale.

Se, come scriveva Plutarco, "dall'oscurità dell'inconscio scaturisce la luce dell'illuminazione, dell'albedo", Citrinitas è l'approdo alla maturità, lo scaturire della forza interiore (e cosciente) che spinge al raggiungimento di un obiettivo. L'adepto ha raggiunto la piena consapevolezza di sé e, grazie a questo percorso, riesce ad avere una visione della vita equilibrata e positiva.

Non siamo, però, alla fine del percorso. Albedo e Citrinitas sono due fasi complementari ed entrambe necessarie per arrivare alla successiva: l'unione delle due polarità (rappresentata dalle Nozze Sacre) darà luogo alla nascita (manifestazione) di "un figlio che sarà più vecchio dei suoi genitori" (ovvero più saggio e più elevato spiritualmente, in quanto somma delle parti). Rubedo è l'onniscienza che tutto comprende.

Il compito finale dell'alchimista, quindi, è quello di elevarsi spiritualmente dalla materia inglobandola, purificandola e rendendola preziosa. L'Io deve fondersi con il mondo così com'era all'inizio dell'Opera, stavolta non in maniera caotica e inconscia, ma consapevole e voluta. Il microcosmo e il macrocosmo, in questa visione ultima e sublime agognata dagli alchimisti, sono l'uno lo specchio dell'altro.

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