OPERA - L'Uroboro

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Vale anche per questo capitolo quanto già detto:

se non avete finito Opera, girate a largo!
Ci siamo addentrati ormai nel cuore della faccenda, che corrisponde al finale della storia.
Lo spoiler consistente è praticamente inevitabile.

◾◾◾

"Un grosso serpente stilizzato si mordeva la coda. Al suo interno era stata tracciata la stessa stella a sei punte presente sul pavimento. Sui vertici e al centro c'erano dei piccoli simboli. Phoenix riconobbe facilmente, a destra e a sinistra, un sole, una luna e i due simboli del maschile e del femminile. Anche gli altri sapeva di averli visti sui libri di scuola. Rappresentavano dei pianeti, ma non riusciva a ricordare quali fossero...".

Opera

In quest'immagine stilizzata ho riprodotto a grandi linee l'incisione descritta in Opera.

In realtà la simbologia, per quanto semplificata, si rifà ad alcuni elementi particolarmente cari e pregnanti per gli Alchimisti.

Nel serpente che si morde la coda molti di voi hanno già riconosciuto l'Uroboro. Lo ricorderete probabilmente nelle sue diverse rappresentazioni: un singolo serpente, un drago e un serpente che si mordono vicendevolmente la coda, due serpenti disposti a forma di 8 (ovvero riproducendo il simbolo dell'infinito).

Questo perché l'Opera è un processo che non si conclude mai, né è previsto che si concluda. Che sia infinita ce lo dice chiaramente la circolarità di tutti gli elementi che la rappresentano: le quattro stagioni, i quattro momenti della giornata, etc.

Lo splendore del Fuoco che rivela la conoscenza (o la Pietra Filosofale) non è l'ultimo atto del processo. Esso lascia dietro di sé la cenere che (de)cade sulla Terra e lì si deposita per ricominciare nuovamente il ciclo.



Se quindi vi siete chiesti quale sia stata la "magia" di Phoenix alla fine di Opera, la risposta è proprio questa ed è più semplice di quanto non si immagini: Phoenix ha compreso quale fosse il senso primario dell'Opera, il suo eterno ricominciare.

Il titolo "L'altare e il sacrificio" rimanda all'essere contemporaneamente la pira e l'offerta sacra che vi viene bruciata sopra. Phoenix si è ridotto in cenere per ricongiungersi alla Terra (a Raven) e a ridargli vita per far ripartire il ciclo perenne. Al contempo, essendo comunque la Fenice, è risorto dalle sue stesse ceneri (ricordiamoci che il Fuoco, all'interno dell'Opera, è il fine ultimo, ma anche il mezzo che consente lo svolgersi dell'intera operazione).

Come c'è arrivato? Oltre alle spiegazioni di Raven, sono stati senza dubbio i simboli che lo circondavano a suggerirgli una possibile soluzione: l'Uroboro è il serpente che mangia se stesso, si nutre di se stesso e genera se stesso. È quindi Uno e Tutto allo stesso tempo, e si autoalimenta all'infinito grazie alle parti che lo compongono.

Queste parti, come possiamo ormai intuire, sono insieme Quattro e Uno, perché la loro unione contribuisce alla formazione dell'unità finale. Uno degli assiomi più oscuri e antichi degli alchimisti, l'Assioma della Quaternità, era appunto questo:

"L'Uno diventa Due, i Due diventano Tre e, per mezzo del Terzo, il Quarto compie l'Unità".

Vi suona familiare, eh? 😄

Se i numeri e la geometria non vi hanno fatto ancora impazzire del tutto, nel prossimo capitolo analizzeremo l'altro "segno" presente nella stanza sotterranea.

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