Una sosta

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ATTENZIONE! ATTENZIONE!

"Preghiamo i signori passeggeri di rimanere seduti! A causa di un guasto tecnico ci fermeremo alla prima piattaforma libera lungo i binari. A breve seguiranno ulteriori indicazioni."

Mi riscuoto dalla breve paralisi e gli prendo il libro dalla mano. Ecco, l'attimo perfetto era andato a farsi friggere insieme a non so quale dannata parte dei macchinari del treno che si sono rotti. Sembra davvero che qualcuno nell'universo si stia divertendo a giocarmi brutti scherzi!

"Ci mancava anche questa." sbuffa Cristian "Adesso chissà a che ora arriveremo a casa!"

È tranquillo, non sembra per nulla imbarazzato. Pensa solo al ritardo lui! La sottoscritta invece, si sta squagliando sul sedile dalla vergogna, ennesima vergogna. Rimetto il libro dentro lo zaino e spero che la piattaforma non sia troppo lontana. Ho una gran voglia di sgranchirmi le gambe e respirare a pieni polmoni per ossigenare il cervello.

Quando arriviamo ci fanno scendere tutti. La piattaforma è una vecchia stazione ormai abbandonata con due soli binari, in mezzo ai quali scorrono le rotaie. Intorno solo campi, prati e giardini, che si estendono a vista d'occhio.

"Grandioso! Siamo proprio finiti nel mezzo del nulla." sento dire da qualcuno.

È tremendamente vero. Non saprei dire dove siamo di preciso. Anche perché il cellulare non ha linea. Cerco il resto della mia classe: le prof faranno sicuramente l'appello. Mi giro verso Cristian per spiegargli le mie intenzioni ma non lo vedo.

Nonostante siamo tutti ammassati come pecore, riesco a raggiungere la mia comitiva.

"... e 24. Bene ci siete tutti." Finisce di contare la mia prof di lettere, indicandomi.

Appena in tempo, mormoro in un sospiro di sollievo.

"Ehi Marianna, come sta il tuo amico?" chiede Jessica con un risolino.

"Come si chiama? Ah, già, Cristian. Allora, dov'è?" le fa eco Barbara.

1: non sono sua madre, non devo controllarlo ovunque vada. 2: non ti interessa, pirla. 3: ringraziate il mio spirito di autocontrollo che mi impedisce di rovinarvi la faccia a suon di pugni.

Sarebbe troppo bello da dire, ma rispondo con un semplice "Non lo so." lasciando che il karma invada di pace e serenità il mio corpo.

"Dai, guarda che a noi puoi dirlo. Siamo tue amiche." mi provoca strizzando l'occhio.

Decido di lasciarle stare e mi reco dai miei compagni di classe normali. Serena, una delle mie amiche, si avvicina e mi spia tutto quello che le nostre tanto odiate oche avevano raccontato sul mio conto.

"Hanno detto che ti sono venute vicino perché hanno visto che limonavi con quel tipo." mi guarda negli occhi in cerca di una conferma. Nego con un cenno della testa. "Poi vi hanno interrotto per parlarti, così hai presentato loro Cristian. Alla fine hanno deciso di andarsene perché pensavano che fossi in imbarazzo." Mi mette una mano sulla spalla: mi preparo al peggio. "Lo stanno dicendo a tutti da quando sono entrate nel nostro vagone. Non vedevo l'ora di poter scendere e non ascoltare più quelle insulse voci stridule che si ritrovano."

Inutile dire che quelle quattro meritano una lezione. Soprattutto per aver inserito nella stessa frase la parola limonare e il mio nome. Ho impiegato molti anni a crearmi una reputazione, non permetterò loro di rovinarmela in un secondo. Io non limono. Io bacio! C'è una netta differenza.

Dopo una decina di minuti un signore in divisa annuncia che bisogna risalire sul treno: la corsa può ripartire. Purtroppo mi tocca sedermi vicino alla mia classe. Chissà che fine ha fatto Cristian? Devo sgattaiolare via senza dare nell'occhio. Vedo una signora dirigersi con la borsetta verso il fondo del vagone e mi viene un'idea. La toilette! Purtroppo dovrò rinunciare allo zaino e a quello che c'è dentro: non sarebbe credibile portarsi dietro così tanta roba.

Prendo il telefono, il taccuino (non si lasciano mai alla portata dei propri compagni pestiferi!) e poco altro. Ficco tutto nelle tasche della giacca e della felpa e mi avvio a passo di carica verso il bagno. Stranamente è occupato dalla signora che ho visto prima, quindi provo nel vagone successivo.

Chiudo la porta alle mie spalle. Sono salva! Mi guardo bene intorno alla ricerca di Cristian, ma non c'è. Osservo dietro ogni giornale, sotto ogni paio di cuffie, in mezzo a berretti di lana, sciarpe colorate, valigie enormi e minuscoli borsellini da passeggio, ma non lo trovo. Mi restano ancora un paio di vagoni da esplorare, quando finalmente lo vedo: la testa china su un plico di fogli e la mano che si muove veloce su un blocknotes. Di fronte a lui sono sedute due signore in dolce attesa, mentre nel sedile affianco un uomo enorme sta dormendo con la bocca aperta.

E ti pareva! Tutti tre occupati! Decido di mettermi sul sedile direttamente dietro al suo nella speranza che uno dei tre posti si liberi.

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