Capitolo 14 . Aprile 2017

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A Tommaso capitava molto raramente di entrare in uno di quei luoghi chiamati "librerie". L'ultimo libro che aveva letto per intero era molto probabilmente un romanzo soft porno spacciato per letteratura per ragazze che lo aveva fatto ridere fino alle lacrime.

Ma per Giulio era disposto a entrare più che volentieri in uno di quei posti così alieni.

Forse avrebbe trovato altre storie erotiche di cui ridere.

O un hentai nell'angolo fumetti.

La cosa che di più incuriosiva Tommaso, però, era il fatto che Giulio fosse intenzionato a comprare un libro e non a prenderlo in prestito da una biblioteca come faceva in quel periodo di stabilità economica assai precaria.

"Dunque - disse, mentre la porta della libreria gli si chiudeva alle spalle - Esattamente, perché siamo qui?"

Giulio mise le mani nelle tasche della felpa "Ho deciso di prendere i libri per l'università. Darò l'esame di ammissione a Settembre. Voglio diventare un insegnante."

Tommaso alzò le sopracciglia "Wow. Beh, bella per te Giulio."

"E insegnare storia e filosofia. Secondo te sarei... Insomma, sarei bravo come insegnante? Il professor Di Stefano... non suona male."

Tommaso sorrise, vagamente intenerito "Sì, lo saresti. Ti ci vedo, dietro la cattedra a cercare di uccidere gli studenti come me lanciandogli i cancellini in testa mentre disegnano peni sul quaderno invece di prendere appunti."

Giulio aggrottò le sopracciglia, con un sorriso che sembrava un po' confuso e un po' divertito.

Tommaso si era fatto un appunto mentale su Giulio, che diceva qualcosa tipo "È CARINO MA CREDO DI STARCI PASSANDO SOPRA."

E in effetti, Tommaso aveva quasi in parte iniziato a non riflettere per ore intere sui propri sentimenti per il biondino. Certo, era sempre carino, e lui continuava ad adorarlo, ed era il suo migliore amico.

E se lo sarebbe fatto abbastanza volentieri.

Ma forse la sua fissa con lui non era più così intensa, probabilmente anche a causa dell'influenza di un certo qualcun altro.

E forse aveva iniziato a piangere in bagno perché si sentiva solo un po' meno spesso. Il che era già un risultato.

Tommaso, comunque, gli posò per un attimo una mano sulla spalla "Sì, saresti bravo. Sei riuscito a non far sembrare una palla quel libro terrificante che è La Nausea."

"È un bellissimo libro..."

"Non lo nego ma dopo due pagine volevo mettere la testa nel forno e lasciare che si sciogliesse."

Tommaso aveva una soglia dell'attenzione troppo bassa per leggere decine di pagine su un tizio che aveva voglia di vomitare.

"In ogni caso - disse Giulio - Io vado a cercare i libri che mi servono."

Giulio scomparve tra gli scaffali e per un attimo Tommaso pensò di andare a esplorare gli scaffali. Non aveva mai letto tanto, ma chissà, forse con il libro giusto si sarebbe innamorato dei libri, certo mai quanto Giulio, ma avrebbe imparato ad apprezzarli.

Ci rifletté per un attimo, poi andò a cercare degli hentai.

Tra gli scaffali trovò persino uno di quei manga a tema gay disegnati da qualcuno che aveva un'idea molto strana di come fossero fatti gli uomini o gli umani in generale e dato che si sentiva simpatico tirò fuori il cellulare e fece una foto alla copertina, mandandola a Greta con allegato il messaggio "Guarda, un regalo per quando torni giù. Puoi anche scriverci una storia."

Lei, sorprendentemente, rispose quasi subito "Oggi ci sentiamo in vena di battutine?"

"L'account dove lo avevi?"

"Stalker."

"Guarda che mi sono andato a cercare i siti di fanfiction. Mi serve solo il nome dell'account."

"Un vero ex autore di fanfiction non rivela mai i suoi segreti."

Tommaso ridacchiò tra sé e sé, stava per rispondere quando vide Giulio andare verso di lui, allora alzò la testa e gli sorrise "Preso tutto?"

"Eccome - rispose lui, con dei volumi che non dovevano pesare in modo indifferente sulle sue braccina magre - Andiamo?"

"Come vuole lei, prof."

°°°

Rufus non era affatto confuso.

Anzi, tutt'altro, da anni ormai era uno piuttosto risoluto riguardo la propria vita. Finito il liceo aveva deciso di smettere di fumare, sia sigarette che altro, e di studiare come un pazzo, piegato sul pianoforte e con il suo insegnante che lo rimproverava per la sua postura attorcigliata su sé stessa.

"Non sei Glenn Gould, non puoi permettertelo."

E allora Rufus aveva iniziato a raddrizzare la schiena.

Aveva smesso dunque di fumare, di starsene a schiena piegata e di perdere tempo a cazzeggiare. E nel minuscolo paesino dove aveva passato la giovinezza le occasioni di cazzeggio erano fin troppe.

La maggior parte dei suoi coetanei, parlando dunque di ragazzi che avevano vissuto l'adolescenza nel suo stesso periodo, non puntavano certo a diventare pianisti e preferivano piuttosto passare il tempo a raccattare da qualche parte delle bottiglie di vino o di vodka per poi ubriacarsi di nascosto, nei boschi, unica luce quella delle torce.

Anche Rufus lo aveva fatto, sì, anzi era entrato a tutti gli effetti a far parte della tribù composta dagli altri ragazzi. Fumo, alcol, più di una fidanzata, poi però aveva detto basta.

E dato che era una persona determinata, quando aveva capito che se voleva arrivare a sopravvivere grazie alla musica si sarebbe dovuto fare il culo, si era fatto il culo. E da allora non aveva avuto ripensamenti o tentazioni.

Rufus si definiva una persona decisa, dunque. Che quando prendeva una decisione la seguiva, senza farsi distrarre.

E non essendosi mai posto il problema della non-eterosessualità aveva deciso che, semplicemente, lui era etero. E non aveva mai avuto ripensamenti, come in ogni altra cosa nella sua vita.

Non che temesse l'omofobia o di non essere accettato, i suoi genitori lo avrebbero accettato anche se si fosse rasato metà della testa tingendo l'altra metà di un giallo evidenziatore, per poi tatuarsi l'emoji della merdina in fronte e mettendosi a correre in giro nudo. Forse gli avrebbero persino detto "L'importante è che tu sia felice."

Semplicemente, Rufus si era fatto il suo bel piano e un quadro deciso della propria persona, e il fatto di essersi fatto un ragazzo era una terribile incongruenza.

Questi pensieri gli frullavano in testa mentre addentava una crêpe presa vicino al Ponte di Rialto, a un piccolo chiosco.

"Sei... ancora vivo?" gli chiese una voce che gli apparve dapprima lontana, ma che in realtà suonava decisamente vicina al suo orecchio.

"Eh? Che- Sì, scusa, ero sovrappensiero."

Giulio, di fianco a lui, annuì "Ti stavo dicendo. Ho iniziato a studiare."

"Ah sì?"

"Voglio entrare nella facoltà di Storia -  stava dicendo Giulio - Spero di non essere troppo indietro..."

Rufus annuì distrattamente, senza riuscire davvero ad ascoltare l'amico. Lo sentiva, ma nulla più di questo.

"Tu hai qualcosa per la testa." affermò Giulio, alzando entrambe le sopracciglia con l'aria di chi la sa lunga.

"Che? Io?"

"No, Lorenzo. Certo, tu. Che succede?"

Giulio era un tipo tranquillo, e discreto, soprattutto. Probabilmente non avrebbe potuto scegliere di confidarsi con qualcuno di migliore.

"Ecco... è successa una cosa."

"Una cosa." ripeté meccanicamente Giulio.

"Sì, insomma. Sai quando sono andato in giro con Lorenzo per carnevale?"

"Mh-mh." disse Giulio, con gli occhi puntati su di lui.

"Ecco. Diciamo che lì, uhm... Lorenzo potrebbe o non potrebbe avermi baciato."

Il biondino non disse nulla, aspettando probabilmente che fosse l'altro a parlare, a continuare nella sua narrazione.

"E, sì, ecco, forse siamo finiti a letto insieme."

Giulio rischiò di strozzarsi con la propria crêpe. Rimase a tossire per qualche secondo, poi lo guardò e, ancora riprendendo fiato, gli chiese "E adesso...?"

"Cioè?"

"Cosa siete, adesso."

"Oh - Rufus si passò una mano dietro al collo, borbottando qualcosa che suonò come - Nodicodiesserrer."

"Come scusa?"

"No, dico. Credo di essere etero."

"Non ti è piaciuto?"

Rufus alzò le spalle "Sì, però... non sono gay."

Giulio e Rufus rimasero entrambi zitti.

"Cioè, non lo so. Continuiamo a uscire e... è un po' strano, io... onestamente non lo so."

Giulio gli sorrise, appoggiandogli affettuosamente una mano sul ginocchio "Tu non preoccuparti troppo, hai ancora un sacco di tempo per capire, comunque."

Si sorrisero entrambi, poi tornarono a mangiare.

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