Fourteen

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9 mesi prima...
«Ti amo tanto Paulo, non ti lascerei mai per nessun motivo.»

«Nemmeno io, lo sai benissimo.»

Mi baciò, ma ci staccammo subito dopo; i nostri occhi si cercavano disperatamente.

«Ti ho già detto che hai degli occhi bellissimi, vero?» Mi disse ridendo.

Cazzo quel sorriso.

«Si, me lo hai già detto.» Sorrisi, cercando di nascondere l'imbarazzo, ma con poco successo visto che diventai rossa come un pomodoro.

«Ti adoro quanto arrossisci così.» Rise.

«Smettila di mettermi in imbarazzo, finirò per morire.» Mi gettai tra le sue braccia improvvisamente.

«Ehi, e questo per cos'era?»

«Ho paura di perderti, Paulo. Tantissima paura.»

«Non mi perderai, tranquilla.»

«È una promessa?» Gli chiesi.

«Si. È una promessa.» Rispose fermamente. «Ora vieni, andiamo a casa.»

Ci alzammo e andammo verso la macchina, destinazione casa.

[...]

6 mesi prima...
Entrai a casa, poggiai le chiavi sul mobiletto e il giubbotto sull'attaccapanni, proprio come al solito.

«PAULOO!! Sono a casa!!» Urlai. «Ho una sorpresa per te.»

Dato che era il suo compleanno gli avevo regalato un nuovo portachiavi per le chiavi della macchina, so che non era molto, ma per lui era davvero importante quel portachiavi. E poi, le sorprese non erano ancora finite.

«PAULO?? SEI A CASA??»

Sentii dei rumori proveniente dalla camera da letto, così decisi di andare verso di essa: la porta era semichiusa, la spinsi fino ad aprirla completamente e...
la borsa con dentro il regalo per Paulo mi cadde a terra facendo rompere quello che c'era dentro. Appena sentirono il rumore i due che stavano a letto insieme si girarono: Paulo mi aveva tradita.

«Faby...io...non è come pensi!»

Delle lacrime caddero sul mio viso, erano lacrime di tristezza, ma anche di rabbia. Non riuscivo a vedere quella scena ancora per molto o sarei impazzita.
Così corsi via, corsi via lontano, senza nemmeno dare ascolto agli urli di Paulo che mi pregavano di tornare indietro.

Vagai nel nulla, senza una meta ben precisa, tornai dove eravamo stati io e lui l'ultima volta; in mezzo all'erba seduti. Mi sedetti e cominciai a piangere sempre di più.
Non riuscivo a smettere.
Paulo...a letto con Antonella...non potevo crederci. Mi aveva promesso che non mi avrebbe più lasciato e invece è successo, ma lo sapevo era solo una questione di tempo. Si era già stufato di me, come tutti d'altronde.

Cercai di asciugare le lacrime e di smettere, ma niente, ci ripensavo, quella scena mi tornava in mente, e le lacrime tornavano.

«Ehi.» Una voce maschile alle mie spalle mi fece sussultare.

«Che vuoi tu?» Dissi senza nemmeno girarmi a vedere chi fosse.

«Posso sedermi? O mi tirerai un pugno?» Rise.

Alzai le spalle.

«Okay...» Si sedette. «Ho già preso la mi decisione: starò qui finché non mi dirai che hai.»

Mi girai a guardarlo. I suoi occhi mi rapirono subito: erano azzurri/blu proprio come i miei.

«Ah pare che abbiamo lo stesso colore di occhi.» Sorrise.

«Chi sei? E soprattutto cosa vuoi?» Chiesi. «Sei una specie di consigliere presente solo nella mia mente? Poi scomparirai proprio come tutti...»

«Sono solo un ragazzo che ti ha sentito piangere come una pazza e ho deciso di venire a consolarti...è questo che fanno i veri uomini di solito.» Mi asciugò una lacrima, io mi scansai. «Piacere, Carl.»
Mi allungò la mano.

Io ero nel dubbio se stringerla o meno, ma poi la strinsi.

«Fabiana.» Dissi.

«Allora Fabiana...come mai piangi?»

«Lascia perdere...» Sospirai.

«È una cosa così grave?»

Annuii.

«Oh.» Disse. «Okay...qualsiasi cosa sia devi andare a risolverla, piangere non serve a nulla, fidati di me. Io qualche mese fa mi sono lasciato con la mia ragazza perché l'ho trovata a letto con un altro. Ci sono rimasto malissimo, perché non me lo sarei mai aspettato da lei, ma la vita continua, non possiamo fermarci su queste piccolezze.»

Lo guardai male.

«Sai perché dico piccolezze? Perché se è successo vuol dire che non ti meritava davvero e che non era quello/a giusto/a per te. Ci sono miliardi di persone nel mondo, non dobbiamo per forza morire per una.»

Lo guardai male ancora una volta. «Tu non capisci.» Un'altra lacrima rigò il mio volto. «Fare così non ci distingue da quello che fanno loro. Io non sarò importante per lui, va bene. Ma lui, per me, è la mia vita! Non posso fare come dici tu! Se a te quella tua "fidanzata" non ha dato fastidio che andasse con un altro vuol dire che te ne fregavi quanto lei! Io non sono così...» Piansi.

«Okay, scusa...non lo sapevo.» Mi mise una mano sulla spalla. «Mi dispiace davvero tanto che sia successo anche a te.»

«Non serve a nulla dispiacersi.»

«In ogni caso devi andare a risolvere, magari ci sarà una spiegazione a tutto questo.» Mi prese il volto e lo girò verso di lui. «Vai a riprendertelo allora.»

Ci guardammo negli occhi per qualche istante e lo vidi: anche lui ci era stato male, ma era stato più forte di me ed era riuscito a combattere, o almeno ci aveva provato.

«Grazie.» Gli disse alzandomi.

«Di nulla.» Sorrise.

Corsi di nuovo via, verso casa: adesso ero pronta volevo sapere tutta la verità su quello che era successo quel pomeriggio.

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