Three

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Vieni a prendermi e portami a casa.

«A chi stai scrivendo?» Alvaro ricomparve davanti a me: era riuscito a liberarsi di tutta la folla.

«Nessuno.» Ribloccai velocemente il cellulare.

«Dai! Fa vedere.» Rise.

«NO!» Risposi alterata.

«Okay...scusa...stavo solo scherzando! Hai qualcosa da nascondere per caso??»

«Non ho nulla da nascondere, ma tu...» Scossi la testa.

«Ma io cosa?»

«È tutta colpa tua.» Misi la borsa sulle spalle e mi avviai all'uscita del centro commerciale.

«Dove vai?»

«Ho bisogno di prendere aria, non seguirmi.»

Delle lacrime bagnarono il mio viso. Sapevo benissimo di non essere la vittima in quel momento, ma lui non faceva altro che fregarsene della nostra relazione, mi trascurava, pensava solo ai suoi stupidi fans! E io?? Venivo sempre in secondo piano! Ero stufa di quella situazione, cazzo! Alvaro era un bravissimo ragazzo, ma in quegli ultimi tempi era sempre assente e non aveva mai voglia di fare l'amore con me; perché sostanzialmente era quello che mi mancava, mi mancava sentirlo vicino.

Mi sedetti sul muretto del parcheggio e respirai l'aria fresca di quella domenica pomeriggio. Domenica con il sole, ma anche troppo grigia per me.

All'improvviso una mano si poggiò sulla mia spalla.

«Ehi...stai piangendo?» Era Paulo.

Mi asciugai velocemente le lacrime.

«No, sto bene.» Finsi un sorriso.

«Si vede che non stai bene, che succede? Avete litigato?»

«Lui...» Singhiozzai. «Lui se ne frega di me! Lui non capisce! Pensa sempre ai fatti suoi, vive nel suo mondo...mi manca avere un uomo accanto a me! Un uomo vero!»

«Vieni qui...»

Mi prese tra le sue braccia e piansi lì, sulla sua spalla. Quando ero con lui mi sentivo davvero protetta e, nonostante lo conoscessi da poco, con lui stavo bene, provavo delle cose che con Alvaro ormai non provavo più.

«Va meglio così?» Mi chiese.

«Si, grazie.» Mi staccai per guardarlo negli occhi.

«Hai degli occhi stupendi lo sai?» Mi disse. «Azzurri/blu...»

«Lo so...li ho presi da mia nonna.» Sorrisi.

«Beh sei stata fortunata e lo sono stato anche io.» Mi baciò sulle labbra, ma stavolta non con violenza e foga, ma delicatamente.

«Dovresti baciarmi più spesso così.» Ammisi leccandomi le labbra: il suo sapore di menta era rimasto impresso sulle mie.

«Vuoi che lo faccia di nuovo?»

Con la coda dell'occhio vidi Alvaro che stava venendo verso di noi. Feci segno a Paulo di girarsi e appena lo vide capì subito.

«Fabiana!» Mi urlò. «Che ci fai qui...con LUI???»

«Alva, ehi amico, stai calmo.» Gli disse Paulo.

«Non dirmi cosa devo fare, cazzo!» Sputò freddo. «E tu, spiegami cosa ci fai con LUI.» Si rivolse a me.

«L'ho vista qua su, stava piangendo e sono venuto a vedere cosa aveva visto che sono vostro amico ho pensato di non fregarmene! È tutto okay, Alvaro.» Si giustificò Paulo.

«È vero quello che dice?» Mi chiese Alvaro.

Feci "si" con la testa.

«Bene! Adesso torniamo a casa. Andiamo.» Mi prese per il polso e mi trascinò via.

Io mi girai a guardare Paulo per un'ultima volta e gli lanciai uno sguardo come per dire "se sopravvivo ci vediamo domani."

[...]

«Alva?»

«Hmm..?»

«Perché non facciamo più l'amore io e te?»

«Forse perché sono troppo stanco per questo genere di cose?»

«Troppo stanco?»

«Si.» Sospirò. «Non vedi che arrivo sempre tardi a casa, mi alleno ogni giorno fino a crollare, mi sveglio presto...non ho tempo e voglia ultimamente.»

«Non è solo ultimamente! Saranno mesi che non lo facciamo!»

«Lo faremo...»

«Quando?» Insistei.

«Ufff...ma che ti è preso stasera?»

«Ho voglia! Ecco cosa mi è preso.»

«Dormi e non pensarci.»

«Mi sembra di fare la parte dell'uomo e tu invece sei la donna che ha sempre i finti mal di testa. Ridicolo.»

Si mise a ridere.

«E non ridere!» Lo rimproverai.

«Dormi e basta.» Mi abbracciò come se fossi stata un pupazzo. «Notte.» Chiuse gli occhi.

Aspettai un attimo e poi riparlai.

«Quello che è successo oggi...al centro commerciale...» Sospirai. «Mi dispiace.»

«Non preoccuparti.»

«Mi perdoni?»

«Certo che sì! Non hai fatto nulla di male, anzi, è stata colpa mia che ti ho lasciata sola e ho preferito stare lì a firmare autografi. Non succederà più, te lo prometto.»

Un sorriso comparve sulle mie labbra quasi automaticamente.

«Okay...» Sorrisi ancora. «Ti amo Alva.»

«Anche io.»

«Notte.» Dissi.

«Notte...»

[...]

Qualche giorno dopo, mentre mi avviavo a Vinovo, incontrai una ragazza che diceva di essere la fidanzata di Paulo. Io ero confusa: Paulo non mi aveva mai detto di avere una fidanzata e non riuscivo a capire se quella era solo un'altra delle sue fan pazze che voleva farlo credere agli altri o se era davvero la sua ragazza.
Diceva di essere argentina e che aveva conosciuto Paulo a una festa a Cordoba.

Facemmo un pezzo di strada a piedi insieme prima di arrivare al cancello.

«Così ti chiami Antonella...?!»

«Si, tu invece? Non credo di aver sentito il tuo nome.»

«Fabiana.»

«Bel nome.»

«Grazie.»

Un silenzio calò improvvisamente.

«Ehm...okay...sono arrivata.» Dissi. «Ci vediamo...» "spero di no" pensai.

«Ma devo entrare anche io! Devo andare a vedere Paulo!» Strillò.

Rimasi perplessa a quell'affermazione.

«Beh okay, allora entriamo.»

Entrammo e andammo a salutare i ragazzi e...si, lei era davvero la fidanzata di Paulo. Appena lo vide gli saltò addosso e cominciò a baciarlo ovunque. Stavo per vomitare.

«Ehi Faby...» Alva venne a baciarmi.

«Ciao...»

«Tutto ok?» Mi chiese.

«Si, credo.» Risposi guardando male Antonella.

Io e Paulo ci scambiammo degli sguardi che ci fecero intendere immediatamente: dovevamo parlare, in quel preciso istante.

«Anto aspetta qui, devo andare a recuperare delle cose.» Le disse.

«E chi si muove?!» Sorrise soddisfatta.

Mi fece segno di andare con lui.

«Anche io Alva entro un attimo, voglio prendere una bottiglietta d'acqua.»

«Okay, ma fai presto. Ti aspetto qui fuori con la macchina.»

«Ok.»

Io e Paulo andammo dentro gli spogliatoi: era l'unico posto dove potevamo parlare tranquillamente senza essere disturbati.

Guardai il pavimento; un po' perché non riuscivo a guardarlo negli occhi dopo aver scoperto che aveva una fidanzata, un po' perché ero delusa dal fatto che non me lo avesse detto.

«Non fare caso a lei, è solo una pazza sclerotica.»

Risi.

Mi prese per i fianchi e si avvicinò piano piano a me, come se si volesse far desiderare e volesse farmi sentire ancora di più questa distanza che c'era tra noi.

«Che ne dici? Qui? Negli spogliatoi?»

«Alvaro mi sta aspettando fuori.» Il mio respiro accelerò insieme al mio battito.

«Non importa.» Prese a baciarmi il collo, gemevo a ogni suo tocco. Quelle sue labbra erano talmente morbide e calde che avrebbero fatto voglia a chiunque.

«Ti prego, non adesso.» Dissi.

«Va bene, va bene.» Si staccò. Già ne sentivo la mancanza. «Voglio che tu sappia che per me lei non è niente, crede che mi rimetterò con lei, ma non è così. Mi ha deluso ed è finita.»

«Non devi darmi nessuna spiegazione, va bene così.» Dissi baciandolo.

«Non puoi stare lontana da me vero?» Sorrise.

«A quanto pare no...» Continuai a baciarlo, la mia voglia aumentava sempre di più. «Oh, al diavolo tutto!»

Gli tolsi il giubbotto, poi la maglietta e iniziai a toccargli gli addominali mentre gli baciavo il collo.
Poi lui tolse a me la maglia e il reggiseno e poi anche i pantaloni e le mutande...
entrò dentro di me quasi subito.
Lo avevamo fatto dentro allo spogliatoio della prima squadra, ed era solo che colpa sua.
Risi tra me e me.

[...]

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