Capitolo 27: Reggiseni d'altri tempi

Màu nền
Font chữ
Font size
Chiều cao dòng

Edoardo sparì dal locale insieme ad Elisabetta, lasciando me e Mario confusi, ma divertiti.

I suoi amici rimasero lì per un altro pò, finché tutti piano piano si allontanarono per proseguire la serata altrove.
Ordinammo un altra birra, ridendo della cazzata che avevamo appena fatto.

《Sei sicuro che abbia visto?》gli chiesi. Ero stupidamente pentita, ma non abbastanza.

Mario Fausti stava golando la sua birra con lo sguardo rivolto al soffitto. La serata stava prendendo una piega molto alcolica, ma nessuno dei due se ne stava preoccupando.
Di tanto in tanto osservava il cellulare e la sua espressione si faceva più severa.
Un po' lo capivo.

《Perché non puoi semplicemente dire a tuo padre quello che provi per Giulio? E poi chi è che ti scrive di continuo? Sei assente.》

Voltò verso di me il cellulare così che potessi leggere il testo del messaggio.
Era Giulio, chiaramente.

Chi altro poteva essere? Forse aveva già visto la foto sui social.

Gli scriveva che aveva voglia di chiacchierare ancora insieme.
Se una sera gli fosse andata di fare un giro, sempre che la sua ragazza non si fosse offesa ovviamente.

Aveva visto la foto e aveva abboccato.

Era lampante che Mario volesse andare, una parte di lui, quella che ancora non capiva, aveva voglia di conoscere quel ragazzo anche se, così facendo, sarebbe andato contro il parere padre.

《E perché tu non parli ad Edoardo dei tuoi sentimenti? È lampante che provi qualcosa per lui!》

Doveva spostare l'attenzione altrove. Ci stava riuscendo.

Se fosse facile, lo avrei già fatto.

《Ti sei forse accorto con che sventola sta insieme? L'hai vista quella tipa? No dai.. Non posso farlo.》

Stavamo confessandoci l'un l'altra come fossimo sempre stati amici e confidenti.

《Beh e che vuol dire? Dopo aver visto come ti ha difesa quella sera in cui io ho fatto il coglione, non credo tu gli sia poi così indifferente!》

E che non sai cosa è successo dopo, in piscina... O del regalo di natale...
Ma la storia non cambia.
Non cambia mai.

《Lo so, ma sta andando a convivere.
Lo hai visto scegliere i mobili, hai visto che bella coppia che sono, no? Credo che se anche gli parlassi non servirebbe a nulla. Poi ora ha visto che ci siamo baciati...》

Aspettavo la risposta di Mario con il cuore in gola.

《Senti, io non sono nella posizione migliore per darti consigli... Ma mi hai insegnato stasera a cosa si può essere disposti per amore e adesso ho preso coraggio. Voglio vedere Giulio. Non so come andrà a finire, ma mi darò una possibilità. Non voglio più fingere.》

Ero fiera di lui.
Il mio giochetto del fingere una relazione aveva fatto meglio a lui che a me, e tutto sommato ne ero felice.

Mario offrì la cena contro il mio volere.
Ci dimenammo con il portafoglio in mano di fronte alla cameriera che si trovava chiaramente avvilita.
Alla fine la presi persa, non c'era altra scelta.

Dopo avermi accompagnata alla mia auto, ci salutammo promettendoci di uscire ancora insieme.

La prossima volta, senza baci.

Parcheggiai la mia auto sotto casa una mezz'ora dopo.
Avevo lasciato una luce accesa per tenere lontani gli sconosciuti.
Era una vecchia abitudine dei miei quando si usciva di casa alla sera e anche a me era rimasto il vizio.

Feci per estrarre le chiavi del portone, quando mi spaventai a morte.
Una voce incazzata alle mie spalle mi fece scattare immediatamente sulla difensiva.

《Mary, che cazzo stai cercando di fare?》

Edoardo era dietro di me e mi fissava con gli occhi sbarrati.

《No, piuttosto che cosa ci fai tu sotto casa mia!》

Ero sorpresa di quella visita molto inaspettata.

《Ero preoccupato, ti ho visto al tavolo con quel tipo. Lo stesso che nemmeno un mese fa per poco non ti ha violentata. Che ti passa per la testa?》

Bingo!
Finalmente una reazione.

Edoardo stava alzando un po' la voce, tanto che la signora del terzo piano si sporse dalla finestra invitandolo a parlare più piano.
Dopo essersi scusato, ricominciò a parlare con me, ma con un tono più contenuto.

《Forse è meglio se saliamo da te e ne parliamo.》

Assolutamente no.
L'idea più pessima delle idee pessime che io abbia mai sentito.

Evidentemente Edoardo se ne rese conto, perché aggiustò poco dopo la richiesta.

《Sali in macchina, ci facciamo un giro qui attorno e mi dici cosa diavolo stai combinando.》

Tassativamente salii sulla sua berlina sportiva e mi accoccolai al sedile.
Edoardo aveva ancora la radio accesa e il motore era caldo, non doveva essere lì da molto tempo.
Doveva aver visto la luce accesa e aver pensato fossi già a casa.

《Ok. Adesso mi parli》

Odio le persone così perentorie.
Mi sembra di parlare SEMPRE con mia madre quando è incazzata.

《Che c'è da dire? Sono uscita con lui e mi sono divertita. Ho passato una bella serata. L'ho rivalutato. 》

Edoardo serrò la mascella, ma non mi interruppe mentre raccontavo della seconda possibilità data a Mario.

《Ma quel tipo ti ha quasi fatto violenza!! Non puoi far finta di niente. Non ti facevo così stupida! 》

Era ovvio, parlava così perché non sapeva nulla e io non avrei detto niente del segreto di Mario. Avevamo un patto di fiducia reciproca.

《Ma a te, onestamente,cosa importa?
Tu sei impegnato, felicemente fidanzato, stai per andare a convivere, hai una ragazza bellissima.
Perché questa premura nei miei confronti?》

Edoardo si fermò nei pressi di un piccolo boschetto che conoscevo bene.

Siamo così vicini all'Hotel?

《La mia relazione non è il motivo di questa discussione...》

Ero pronta alla replica.

《Lei non è il motivo,allora qual è il motivo? Perché ci ritroviamo sempre ad avvicinarci, allontanarci e rincorrerci di nuovo?》

Quando spense il motore, si voltò verso di me e mi guardò senza parlare.
Sembrava incazzato e gelido, ma non potevo capire il reale motivo della sua reazione.

《È così che ringrazi chi si preoccupa per te, chi ti vuole bene? Se un mese fa non fossi arrivato in tempo... Non ci voglio nemmeno pensare!》

Mi piaceva che fosse così preoccupato.
Ma in fin dei conti non era più suo diritto.

《Poi vi siete pure baciati! Avete postato la vostra foto insieme! Sono assolutamente allibito... Non ti riconosco.》

Ora stava un po' esagerando.

Di riflesso posai una mano sulla sua e rimasi in silenzio a guardarlo.
Non so se quel gesto potesse fargli comprendere i miei stati d'animo, ma era l'unica cosa sensata che mi venne in mente di fare.

Edoardo mi strinse la mano.

Il mio cuore perse un battito, iniziai a sentirmi accaldata e fuori luogo.
Eravamo così lontani da casa, soli in auto e l'atmosfera era già cambiata.

Lasciò la mia mano e mi accarezzò il viso.
Glielo lasciai fare, anche se dentro di me avevo paura.

《Mi fai incazzare. 》

《Non è mia intenzione, Edoardo.》

《Vieni qui.》

Mi congelai sul sedile.

Cosa aveva detto?

《Ti prego Mary, vieni qui...》

Mi prese di nuovo la mano e mi fece sedere sulle sue gambe, con il viso rivolto verso di lui.
Rimase ad accarezzarmi i capelli in silenzio.
Io osservano i suoi lineamenti senza dire niente, ma dentro di me urlavo.

Non volevo fossimo ancora così vicini, ma non potevo allontanarmi da lui.

I nostri visi erano a pochi centimetri di distanza, potevo sentire il suo alito caldo sulla mia bocca mentre lentamente si avvicinava.

E in un attimo mi ricordai delle sue labbra.
Erano le labbra più morbide e confortevoli che avessi mai baciato.
Segnava dei piccoli baci attorno al mio zigomo, all'incavo del mento, senza mai allontanarsi troppo dalla bocca.

Di riflesso gli misi le braccia attorno al collo e mi avvicinai di più al suo corpo.
Allargai un po' le gambe per sentirmi più vicina e il contatto ci diede un brivido.
Edoardo mi strinse quando si accorse che lentamente mi stavo rilassando.
Non smise per un secondo di assaggiarmi finché non parlò, distraendomi dal mio sogno ad occhi aperti.

《Se non vuoi, se domani potresti esserne pentita, mi fermo subito.》

Avrei voluto si fermasse per non complicare ancora di più la faccenda, ma scossi solo il capo.
Lo volevo così ancora per un po' così, mio e lontano dal mondo.

Tu sarai pentito?

Edoardo spostò le sue mani sulla mia schiena e con un gesto delicato mi tolse la canottiera.
Rimasi in reggiseno.

Il reggiseno più brutto della storia.
Quello bianco un po' sgualcito che ogni donna ha nel suo cassetto della biancheria intima.
Con le mutande della nonna coordinate.
Per fortuna quella sera non le indossavo, sennò sarebbe stata una catastrofe.

《Sei bellissima.》

Mi sentii andare a fuoco e di riflesso tentai di coprirmi.
Non era come essere con Marco.
Lui non mi aveva mai messo tanta soggezione, nemmeno all'inizio.

《Non ti devi vergognare. Non hai nulla che non va.》

Questa volta fui io a baciarlo, mentre con delicatezza Edoardo armeggiava con il gancio del mio reggiseno.
Quando fu capace di slacciarlo, mi ritrovai con la pelle ardente di desiderio tra le sue mani.

Iniziò a baciarmi con molta più foga e passione, accarezzandomi, e di tanto in tanto stringendomi per i fianchi.

Si tolse la maglietta a sua volta e restammo così, nudi pelle contro pelle.
Potevo chiaramente sentire che era eccitato sotto il mio corpo.
Presi io un po' di iniziativa.

Guardandolo negli occhi gli slacciai i pantaloni e lo accarezzai al bordo dell'elastico.
Edoardo emise un piccolo sospiro, era furente quanto me e di questo non avevo dubbi.

Ci desideravamo.
E quella sera non ci saremmo fermati.

Mi aiutò ad abbassare i miei jeans, finché non riuscimmo a sfilarli, lasciandomi con le gambe nude sulle sue.

Per fortuna mi ero depilata da poco.
È il terrore di ogni donna che si trova con un uomo e non lo aveva messo in preventivo.

Non smettemmo mai di guardaci negli occhi, mentre mi scostò le culotte e mi fece salire meglio su di lui.

In un attimo fu dentro di me.
Potevo chiaramente sentirlo tremare sotto il mio corpo e aumentare il ritmo del suo respiro.

Mi strinse per i fianchi e mi aiutò a muovermi su di lui, dapprima lentamente, poi con più passione.
Eravamo entrambi in estasi.
Le nostre labbra non smettevano di cercarsi, le nostre mani si intrecciavano di continuo e si toccavano, ispezionavano i nostri corpi.
Non erano mai sazie, mai complete.

Edoardo mi trattenne il viso per potermi baciare ancora una volta, finché non sentimmo una scossa unirci.

Mi afferrò i capelli, li trattenne tra le dita.
Dopo qualche secondo arrivammo all'apice del piacere, insieme, così come non mi era mai successo con Marco, con nessun altro.

Piccole gocce di sudore solcavano i nostri volti.
L'una sull'altro emanavamo calore e passione.

Non avevamo solamente fatto sesso.
C'era molto, molto di più.
Io avevo fatto l'amore con Edoardo, sentivo nei suoi confronti emozioni forti e non sapevo se fossi stata in grado di controllarle d'ora in avanti.

Edoardo mi fece accomodare sul sedile posteriore e poi venne accanto a me. Dal baule estrasse una coperta leggera che produmava di lavanda, il mio fiore preferito.

Era tutto perfetto.
Noi
Le stelle e la notte che ci faceva da cornice.

Non mi disse una parola, mi fece appoggiare la testa sulla sua spalla e dopo aver bloccato le portiere, coccolata dalle sue carezze, mi addormentai.

Mi risveglio il trillo di un cellulare poco dopo.

Elisabetta

Edoardo si rivesti in fretta passandomi le mie cose.

《Ti riporto a casa, ok?》

Il suo tono era diverso da prima.
Nascondeva paura.

Sul mio viso un'ombra di delusione.
Era finita ancora una volta così?
Non potevo non chiedermi cosa era stato per lui, se avesse contato anche solo una minima parte di quello che era contato per me.

Il viaggio di ritorno fu silenzioso.
Ormai iniziava a schiarire, era giunta l'alba.
Edoardo si accostò a fianco alla mia auto e mi guardò ancora con quello sguardo vuoto, lo sguardo di qualcuno che non vorrebbe comunicare nulla, ma d'altra parte, sembrava non mi volesse allontanare davvero.
Non ancora, per lo meno.

E ora?
Cosa eravamo diventati?

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen2U.Pro