L'ultima cena

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"E quindi hai deciso di lasciare il nostro pianeta, Lucy?" dice Miriam mentre prende posto di fronte a me.

Il suo volto è teso in un'espressione di sofisticata sofferenza. Mi ricorda le donne dei vecchi film porno. Non dovrei pensare a queste cose, già una volta mi hanno incasinato la testa oltre che la vita. Scaccio il ricordo del mio unico amico perduto con un sospiro malinconico e sputacchio la pellicina appena strappata dal mio pollice inumanamente spellato. La carne tutt'intorno l'unghia ha preso lo stesso squallido pallore del pesce decomposto che ho trovato l'altro ieri camminando sulla spiaggia di Perissa. Dovrei smetterla pure con questo tic nervoso. Dal lato sgorga una perla rosso brillante, alzo lo sguardo e vedo Miriam fissarmi con la sua migliore faccia schifata. Abbasso lo zuccotto sulla fronte, incrocio le braccia e indirizzo il mio sguardo verso Lucy, cercando disperatamente la sua attenzione. Inutile, é troppo presa dalla sua prossima avventura.

"Sono super eccitata..." dice sprizzando energia positiva. Afferra una caraffa dal lavandino, la riempie d'acqua e con un agile twist di fianchi, evita la nonna che sta girando la zuppa nel calderone di terracotta. "Sono certa che se farò luna-stop nello SpaceGrill di Marte Nord, mi accaparrerò un passaggio per le regioni dell'outerspace."

Dice Lucy mentre mi spiattella un piatto fumante sotto il naso. E' talmente su di giri che non ha sentito il mio grazie. Bene. Stasera sono visibile solo alla sorella che mi detesta.

"E speriamo che il passaggio non te lo diano i Pirati spaziali," risponde Miriam con cadenza annoiata. "L'Impero galattico non é un posto sicuro, sopratutto se sei nato qui, sul Pianeta Gaia." Conclude, sporgendo le sue labbra gonfie per soffiare sul cucchiaio colmo di zuppa.

"Ti prego, non ricominciare con questa storia Miriam... voi dell'AU siete noiosissimi," ribatte Lucy, lanciandole un occhiataccia stufa. Intanto la nonna poggia nel centro del tavolo un cesto colmo di panzerotti fumanti. Il profumo dei gamberi con cui li ha farciti riempie la stanza. La nonna siede al mio fianco: "Mangia Angelo-mio-bello, che ti vedo sciupato ultimamente."

Dice sempre così da quando ho memoria. Dopo otto anni dalla macabra rivelazione, come fa a non aver capito ancora che quelli della mia Stirpe possiedono spesso un metabolismo accelerato?

"Nonna smettila per favore" brontolo d'un soffio, mentre mi prende a manate che dovrebbero essere carezze sulla nuca. Tant'è la sua irruenza che mi sposta lo zuccotto. Me lo risistemo sulla fronte e poggio la guancia sul dorso della mano mentre giro vigorosamente il cucchiaio nella zuppa che sta straboccando fuori dalla ciotola.

"Al contrario, sorellina..." dice Miriam e con un piccolo sospiro esasperato rotea gli occhi al soffitto"...se ti mostrassi i dati di tutte le scomparse di cittadini dell'Impero che viaggiano per lo spazio -e non solo in luna-stop- ci penseresti due volte prima di partire."

"Basta con queste stupide statistiche. Conosco un sacco di gente che viaggia per la Galassia e non gli è mai successo nulla di brutto... anzi, hanno vissuto esperienze indimenticabili," le risponde Lucy mentre versa l'acqua nel bicchiere di nonna, poi mi chiede distrattamente di passargli altri due panzerotti.

Dannazione, scottano.

"Daglielo pure a Miriam, Angelo mio bello." Dice la nonna, lanciandomi un occhiata speranzosa.

Raduno tutte le mie energie per non deluderla. Ne prendo uno e rimango in attesa che la regina-di-questo-gran-cazzo allunghi il suo piatto. Ovviamente non sembra voler collaborare, piuttosto, tiene le braccia conserte mentre fissa le mie mani con la sua solita smorfia odiosa.

"Me le sono lavate..." dico, fissandola negli occhi"...per questa grande occasione."

Lucy ridacchia. Miriam singhiozza un sorrisetto snob.

"Mi fa piacere sapere che hai iniziato a curare la tua igiene personale, Arkel, ma non li voglio i panzerotti. Grazie." Risponde con estrema lentezza, giusto il tempo necessario per farmi bruciare le dita.

Senza dir nulla lo metto nel mio piatto, perchè devo, anzi, voglio controllare le mie emozioni esplosive. Non voglio fargli capire cosa provo. Chi sono. Davvero.

"Sapete, sono ancora traumatizzata da quel suo schifoso dispetto..." dice mentre abbassa il cucchiaio, poi aggiunge: " Immagino che ricordiate con cosa farcì i panzerotti della nonna destinati alla sottoscritta?"

Un silenzio imbarazzante discende sul tavolo e all'improvviso tutti guardano me, compresa Lucy, come se mi avesse visto per la prima volta da tutta la serata.

"Perchè devi sempre umiliarlo?!" esclama un attimo dopo, sbattendo i pugni sul tavolo.

Trema tutto: l'acqua nei bicchieri, la zuppa nel mio piatto e pure i suoi ricci vaporosi fremono mentre i grandi occhi nocciola guizzano su di me, in allerta.

Scorgo paura nei suoi nervosi battiti di ciglia.

Abbasso il viso. Sento il calore dell'odio che trasforma il succo gastrico nel mio stomaco in veleno tossico. Ribolle, si vaporizza, sale nel mio torace per poi insinuarsi nel mio cranio. Questo veleno bastardo è come una voce suadente che cerca d'ingannarmi. Di farmi cedere all'ira. A ciò che mi piacerebbe fare a Miriam.

'Uccidila. Uccidila a mani nude. Ti farà sentire bene la sua pena. La sua morte ti nutrirà di vita. Ricordi? Ricordi quella sensazione estrema? Estatica!?'

Zitto cazzo! Sta zitto! Ringhio tra i denti mentre mi stringo le tempie tra le mani.

Combattere contro me stesso sta diventando dannatamente difficile. Maledetto enzima V. Maledetto il mezzo demone che sono!

"Imbarazzo?!" sbotta Miriam con uno sghignazzo sarcastico.

"Se quest'essere patetico provasse un minimo d'imbarazzo, c'avrebbe pensato due volte prima di fare quello che ha fatto la--"

"Adesso cosa c'entra tirar fuori quella vecchia storia?!" la interrompe Lucy.

"Perchè non capisco il motivo di usare le sue luride manacce invece che le pinze posizionate proprio davanti ai suoi occhi."

Non le avevo notate. Lo giuro. Richiudo gli occhi, getto il viso tra le mani e torno a pensare a cose serie. Al mio sogno. Alla mia vendetta.

"Non dire brutture a tuo fratello, le sue mani sono pulite," s'intromette nonna.

"Io non capisco perchè ti diverti a tormentarlo? Lo sai bene che non è una cosa saggia da fare. Eppure tu continui a farlo, come se... come se volessi creare una brutta situazione da sfruttare a tua favore" sfuria Lucy.

Ragiona sul paradigma di Casterdam, Arkel. Concentrati. Non sentire null'altro. Null'altro.

"Io sto solo analizzando il suo comportamento come al solito ambiguo. Intendo dire... erano proprio questi fagottini che farcì con quella sua porcheria... insomma... chi dice che non l'abbia fatto anche stavolta. Non credi anche tu, nonna?"

Alzo appena lo sguardo e vedo mia nonna frugare in tutta fretta nella tasca frontale del grembiule arancione che indossa. Estrae una catenina fatta di pallini di consunta plastica azzurra dove sul davanti pende un ciondolo a forma di croce.

Si fa un segno sulla fronte, poggia il ciondolo sulla bocca e inizia a bisbigliare qualcosa su di me... tipo che devo essere salvato da un onnipotente che scende del cielo o qualcosa del genere. Non ho mai capito a cosa si riferisca, anche perchè non mi sono mai interessato alle religioni pre-Apocalittiche. So solo che quando e' delusa dalle mie azioni fa questo rito strambo.

Poggio i gomiti sul tavolo e mi copro il viso con entrambi le mani.

Quanto vorrei avere il Dono del teletrasporto.

"Sempre a sentenziare su ogni cosa stai!? Ora basta!" sbotta Lucy, alzandosi di scatto col frastuono della sedia che struscia sul pavimento di terracotta.

"Io non sentenzio, analizzo. E' il mio lavoro," le risponde Miriam, a tono. Accavalla la gamba e sorride verso di me con arroganza.

"Analizza quanto ti pare, a noi non ce ne frega niente. Vero fratellino?"

Le sue mani mi stringono le spalle come per farmi capire che lei è qui per me. Che anche se sono stato etichettato mezzo demone dalla società, c'è in realtà qualcuno che mi ama. Qualcuno che crede in me. Come lei.

"Lo so che a voi non frega niente di niente. Infatti non ti frega neanche di nostra madre, mia cara Lucy."

A queste ultime parole, provo come un pugno affondatomi nello stomaco.

"Certo che mi frega di lei" ribatte sulla difensiva.

Il mio cuore accelera i battiti.

"Se hai davvero deciso di lasciare il pianeta, significa che non ti interessa niente della nostra povera madre prossima all'eutanasia."

Ok. Mi ha davvero rotto il ca--

"Sta' zitta."

Alle mie parole cala un silenzio nefasto. Pure la nonna smette di blaterare l'invocazione alla mia salvezza.

"Cos'hai detto?" ribatte Miriam. Il tono graffiante e i grandi occhi scuri assottigliarsi.

"L'eutanasia di mamma è stata rimandata di un anno" dico, mentre la fisso negli occhi che le vorrei accecare.

Lo sguardo di Miriam si sgrana."Cosa!?" esclama, rivolgendo poi una faccia inorridita verso Lucy e la nonna che invece torna alla sua preghiera. Stavolta però il suo Onnipotente deve salvarci tutti.

"Ditemi che sta mentendo!"

Le mani di Lucy mi stringono le spalle così forte che percepisco ogni suo dito.

"Lo sai che Arkel non può mentire" risponde, calma.

"E allora chi vi ha dato il permesso?! CHI!?" la sua voce si è ridotta a un grido stridulo. Si alza all'improvviso. La sedia cade all'indietro e un botto sordo mi esplode nei timpani.

Mi alzo e di corsa esco da questa maledetta casa. Prima di fare qualche estrema cazzata.

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