1 - Manifesto

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What, after all, are all things – but a show?

George Gordon Byron





«Oh, eccoti finalmente!» esclamò Will, accogliendo Sara con un ampio sorriso e facendola accomodare in soggiorno, attorno alla solita tavola rotonda.

«Ci stavamo preoccupando» rincarò Jem guardando l'amica di traverso dal suo posto.

«Eh, le persone importanti si fanno attendere!» affermò Sara scuotendo con grazia la fluente chioma bionda e mettendosi a sedere tra i due. «E poi, da quando vi preoccupate per me?» chiese tirando fuori carta e penna dalla borsa.

«Scherzi? Noi ci preoccupiamo sempre per te!» replicò in tono indignato Jem.

«Sei la nostra punta di diamante, la nostra musa» continuò Will. «Non potremmo mai fare a meno di te.»

«Ma tesooori... che siete flattering oggi» sospirò Sara con un sorrisino compiaciuto. Poi precisò con una nota di dissenso nella voce: «Mi viziate troppo. Comunque, sono stata dalla parrucchiera, che ci ha messo una vita! Scusatemi se vi ho fatto attendere».

«Per chi attende, ogni minuto di assenza equivale a un'eternità» le confidò Jem in un dolce sussurro.

«E questa di chi sarebbe?»

«Mia.»

«Figa, Jem, vuoi che ti scagli addosso il dizionario senza neanche cominciare?» protestò Sara portandosi le mani ai fianchi.

«Perdonalo, si stava solo riscaldando» intervenne con un ghigno Will, prendendo posto al tavolo.

«Beh, se è così allora, in nome dell'arte, ti perdono» sentenziò Sara in tono solenne, lanciando a Jem un'occhiata indulgente; poi allungò il braccio per afferrare un libro sconosciuto accanto ai dizionari d'italiano e inglese al centro del tavolo. «Bene bene, cos'abbiamo qui?» chiese sistemandosi gli occhiali sul naso bucato da un cerchietto argentato.

«Lyrical Ballads di Wordsworth e Coleridge» annunciò Will con una punta d'orgoglio. «Edizione in lingua inglese del XIX secolo. Riesumato dalle cantine di famiglia.»

«Oh, oh! Ma non spolverato» tossicchiò Sara travolta da una nuvola di polvere e dal tanfo delle pagine ingiallite. Jem non riuscì a trattenere un sorriso davanti all'espressione contrariata dell'amica.

«E dai, non fare la schizzinosa,» protestò Will «non c'è spazio che basti per tutte le collezioni di mio padre. Credo che mia madre lo butterà presto fuori di casa. Ma poi, vuoi mettere il fascino di un'opera del genere custodita per anni dal buio e dal silenzio?»

«E dalle tarme» concluse Sara allontanando da sé con espressione disgustata il libro polveroso e ripulendosi le mani con un fazzoletto. «Comunque, trovato niente d'interessante?»

«Eccome: la prefazione alla raccolta fatta da Wordsworth. È considerata il manifesto della poesia romantica inglese. È il momento di dare una spolverata agli antenati.»

«Letteralmente!» concordò Sara.

«Un ritorno alle origini?» fece Jem afferrando il libro e cominciando a sfogliarlo. «Ho qualche vago ricordo... l'avrò letta in qualche libro di scuola. Cosa diceva?»

«In sostanza, Wordsworth enuncia le sue teorie sulla poesia romantica: critica l'artificiosità dello stile neoclassico e afferma il desiderio di tornare a un linguaggio umile, comprensibile, di trattare temi quotidiani e legati alla natura.»

«Humble and rustic life was generally chosen, because, in that condition, the essential passions of the heart find a better soil in which they can attain their maturity [...] because in that condition the passions of men are incorporated with the beautiful and permanent forms of nature» recitò ad alta voce Jem, leggendo alcune frasi segnate a matita.

«Il poeta dovrebbe poter comunicare a tutti le emozioni suscitate dalle sue esperienze di vita ordinaria, che rievoca nella riflessione in solitudine e trasforma in poesia grazie alla sua spiccata sensibilità» spiegò Will.

«He is a man speaking to men: a man, it is true, endowed with more lively sensibility, more enthusiasm and tenderness, who has a greater knowledge of human nature, and a more comprehensive soul, than are supposed to be common among mankind» proseguì Jem riprendendo un altro passo sottolineato.

«Una poesia semplice e accessibile a tutti» commentò Sara.

«Esatto. Il poeta come uomo tra gli uomini, capace di dar voce ai suoi sentimenti più profondi» confermò Will entusiasta. «Che ve ne pare?»

«Mi ritrovo in quello che dice» rifletté Sara, gli occhi chini sul volume antico.

«Molto interessante, ma... dove vuoi arrivare con questo?» gli domandò Jem con sguardo indagatore.

«Penso tu l'abbia già capito. Potremmo prendere spunto da questo per scrivere il nostro manifesto» propose Will suscitando espressioni stupite nei suoi interlocutori.

«Vuoi dire creare un nostro personale manifesto poetico? Cavolo, sarebbe figo!» valutò Sara illuminandosi.

«Iniziamo l'anno scolastico col botto, eh?» ironizzò Jem.

«Perché no? Cos'è la vita senza sfide?» enfatizzò Will raggiante.

«Hai ragione. Beh, abbiamo del materiale su cui riflettere» constatò Jem spingendo il libro sul tavolo in direzione di Sara, che fotografò le pagine della prefazione. «Ecco,» disse inviando all'istante le immagini sul loro gruppo WhatsApp «versione digitale, a prova di allergie.» I due le fecero un cenno d'approvazione: lo smartphone di Sara era sempre pronto all'uso.

«Ok, buttiamo giù un po' di idee e vediamo cosa viene fuori» disse Jem stiracchiandosi e portando le braccia dietro la nuca.

«Il Manifesto dei giovani poeti romantici... v'immaginate?» disse Sara con aria sognante.

«Suona bene» concesse Jem sollevando un sopracciglio.

«Oh, ehm... a proposito di questioni della vita quotidiana: stavo pensando di iscrivermi in palestra quest'anno» se ne uscì di punto in bianco Will. «Troppa sedentarietà fa male. Vi unireste?» Sara scosse il capo dispiaciuta.

«Scusa Will, ma tra le lezioni di danza e gli incontri per organizzare le campagne di sensibilizzazione sarò già abbastanza piena quest'anno.» Oltre ad andare fin da piccola a danza classica, Sara era anche molto attiva nel sociale: era iscritta a diverse associazioni no-profit del paese contro il razzismo e la violenza sulle donne.

«Jem?» Will si rivolse interrogativo all'amico, il quale fece una smorfia che non denotava molto entusiasmo.

«No, grazie. Sai che sono allergico ai luoghi affollati.»

«Intendevi dire alla vita sociale» lo corresse Will alludendo alle sue tendenze isolazioniste.

«Uff, Jem, sei il solito misantropo!» lo rimproverò Sara, alzando gli occhi al cielo. «Hai diciassette anni, non puoi passare le giornate chiuso a scuola e a casa. Potrebbe essere una scusa per uscire ogni tanto... e conoscere qualche ragazza carina, magari» aggiunse in tono allusivo provando a stuzzicare il suo interesse.

«Mmm, fammi pensare,» fece Jem sovrappensiero «voi due strampalati, una bella scorta di libri, carta e penna, abbonamento a Netflix... Sto bene così, grazie» ribatté Jem senza scomporsi, voltando una pagina fittamente scritta del suo quaderno.

«E Napoleone? L'hai dimenticato?» gli fece notare Sara.

«Certo che no. Era sottinteso, ovviamente. Di questi tempi, danno più soddisfazione gli animali che gli esseri umani.»

«Ok, ricevuto. Andrò da solo» acconsentì Will alzando le mani in segno di resa. «Però poi non dirmi che non te l'avevo chiesto» aggiunse rivolto a Jem il quale fece spallucce.

«Ti ringrazio, ma preferisco ancora La solitudine dei numeri primi alla Compagnia dell'anello

«Lord Byron, sei una causa persa!» sospirò Sara scuotendo il capo sconsolata.

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