31 - Nothing to Say

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Dopo il funerale di Will, Jem non aveva avuto, o meglio, non aveva creato molte occasioni per uscire di casa e andare a trovare Sara: non era difficile immaginare, una volta insieme, quale sarebbe stato l'oggetto dei loro discorsi. Preferiva, se possibile, evitare quell'ulteriore supplizio e starsene chiuso in camera a condividere il dolore solo con se stesso. Non si disperava, non lanciava oggetti contro il muro, non piangeva neanche. Era piombato in uno stato di profonda apatia che lo faceva sentire simile a un vegetale, rendendogli le giornate monotone e insopportabili. Eppure l'aveva voluto lui: aveva espressamente chiesto di essere lasciato in pace da tutti. Sopportare ogni giorno l'idea di essere ancora lì, in quel tempo e in quello spazio, a differenza di Will, era già abbastanza. A volte, quando si sentiva particolarmente depresso, si metteva al pianoforte e suonava i suoi notturni preferiti per ore; a volte rileggeva qualche poesia di Leopardi.

Men duro è il male

Che riparo non ha? dolor non sente

Chi di speranza è nudo?

Così scriveva Leopardi nel Bruto Minore. Quei versi facevano breccia nella sua mente assieme alle immagini del corpo esanime del suo migliore amico e compagno di avventure. Will era stato parte integrante della sua vita, rifletteva Jem paralizzato sul suo letto, gli occhi sbarrati rivolti al soffitto: era stato suo fratello, la sua anima gemella, la sua metà speculare, colui di cui si fidava ciecamente e con cui aveva condiviso tutto. Senza di lui non sarebbe andato da nessuna parte. Non riusciva a rassegnarsi all'idea di averlo perso per sempre.

Ma era davvero finita così? C'era un motivo dietro? Non riusciva a capire come e perché fosse successo, non riusciva a crederci, non riusciva a darsi pace.

Quelle rare volte in cui si era visto con Sara dal funerale non aveva avuto molto da dirle, e neanche lei dal canto suo. In realtà, non avevano fatto altro che stare seduti sull'ampio tappeto in camera di Sara. Stavano lì abbracciati per ore, muti e immobili. Attorno a loro solo vuoto, brividi e silenzio.

Will se n'era andato. Cos'altro c'era da dire? Cosa poteva fare Jem se non ripetere a se stesso che aveva ancora Sara, che almeno esisteva un'altra persona al mondo con cui avrebbe potuto condividere quel dolore?

E Sara? Dove avrebbe potuto rifugiarsi se non in quel pozzo nero che erano i suoi occhi? Eppure non avrebbe trovato una sola goccia d'acqua in fondo a quel pozzo: era asciutto come le sue ciglia, arido come il suo cuore. La loro ragione di vita improvvisamente era venuta meno e, con essa, anche la loro voglia di stare al mondo. Passavano le giornate in un perenne stato di trance, in attesa che qualcuno venisse a svegliarli e a dirgli che Will era vivo e che era stato tutto un terribile incubo.

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