9 - Fanclub

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Il nuovo anno si presagì fin da subito carico di impegni per Sara, Will e Jem. Man mano che le vendite delle poesie aumentavano, la loro agenda si riempiva di eventi. Avevano ricevuto richieste di presentazioni in libreria e inviti a letture pubbliche di poesie loro e di autori classici alle assemblee d'istituto dei licei di tutta la provincia. Alla fine, la previsione di Sara si era realizzata: il loro nome era arrivato fino a Milano e da lì si era diffuso in modo capillare nelle zone limitrofe.

Non c'era liceale del circondario che non li conoscesse e non ammirasse il loro personale impegno nella diffusione della cultura tra i giovani. Migliaia di studenti li contattavano, sia in pubblico che in privato, per chiedergli spiegazioni e chiarimenti sugli autori in programma. Erano quotidianamente invasi di messaggi.

Era nato perfino un vero e proprio fanclub nel quale i fan avevano battezzato il trio "The Dreamers" per la tenacia con cui portavano avanti il loro sogno. Un sogno che fino a qualche mese fa pareva utopico e che di colpo era diventato realtà.

Un nuvoloso pomeriggio di marzo i tre Dreamers si erano ritrovati a casa di Will. Sara e Jem stavano scrivendo attorno alla familiare tavola rotonda del soggiorno mentre Will era alla sua postazione di pittura vicino alla finestra, intento a dipingere un tramonto sul mare.

«Uffa, raga, oggi non c'ho sbatti!» dichiarò d'un tratto Sara, appoggiandosi allo schienale della sedia e recuperando lo smartphone dallo zaino.

«Stai diventando pigra ultimamente. Che ti è preso?» le fece notare Jem mentre scribacchiava sul suo quaderno.

«Mah, niente di particolare. Sarà la stanchezza» disse lei facendosi aria con un foglio e scorrendo con un dito i commenti ai loro recenti post.

«Mi sa che non dormi tanto di recente... Stress da social?» domandò Will intingendo il pennello di rosso vermiglio.

«Commenti interessanti, a proposito?» domandò Jem, che indovinò cosa stesse facendo l'amica senza bisogno di sollevare lo sguardo.

«A parte quelli dei soliti adulatori semi-stalker, intendi?» aggiunse Sara con un sorrisino a fior di labbra. «Uuuh, aspetta un attimo!» esclamò sporgendosi bruscamente in avanti: doveva aver trovato qualcosa di allettante. «Will, le tue fan sfegatate si stanno scatenando: ti mandano una marea di baci e cuoricini e... Oh, Dio! Dicono che somigli a Shawn Mendes» rivelò Sara spalancando gli occhi nella sua direzione.

«Chi?» fece Will distrattamente, concentrato com'era sulla sua tela.

«Ma cooome chi? Stai scherzando?» tuonò Sara oltraggiata allargando le braccia. «Shawn Mendes, il cantante canadese... un figo della madonna!»

A quell'affermazione, i due le rivolsero d'istinto un'occhiata stupita, rimanendo rispettivamente con penna e pennello a mezz'aria.

«SARA!!! Ti sembra il caso?» scattò sulla difensiva Will scrutando allarmato Jem, il quale non sembrava affatto infastidito dal paragone, anzi sorrideva sotto i baffi.

«E tu che dici?» chiese proprio quest'ultimo in tono di sfida a Sara, la quale diventò all'istante rossa come un peperone. Forse si era lasciata sfuggire un commento di troppo. E adesso? Quello stronzo di Jem l'aveva messa con le spalle al muro. La vergogna le era arrivata fino alle punte dei capelli. Come poteva fare un complimento a uno senza mettere in ombra l'altro? Cosa poteva dire a sua discolpa?

«I-io... ehm ehm...» farfugliò, lanciando a intermittenza occhiate allo schermo e a Will «penso che un po' gli somigli» ammise con un filo di voce, cercando di minimizzare il danno pur sapendo che la frittata era ormai fatta. «Ehi, ridammelo!» esclamò colta di sorpresa da Jem che le aveva sfilato il cellulare di mano e aveva individuato nei commenti delle spasimanti una sfilza di immagini dell'idolo delle teenager. «Mmm, però: niente male» constatò sollevando poi un sopracciglio in direzione di Will e stampandosi in faccia uno sguardo sornione.

«Avete finito di farmi la scansione a raggi X tutti e due?» sospirò seccato l'oggetto della discussione. «Come se non conosceste ogni singolo neo che ho in corpo» aggiunse nella speranza di chiudere quella parentesi imbarazzante.

«Scusa, perché ti agiti tanto? Fossi in te, mi godrei il momento» lo pungolò Jem con un'alzata di spalle. «Non dimenticare che, dopotutto, siamo i tuoi primi fan.»

«A proposito di fan,» s'intromise Sara cogliendo al volo l'occasione per cambiare argomento «stavo pensando che, oltre a leggere poesie, forse potremmo fare qualcosa in più per il nostro pubblico.»

«Oddio, Sara, cos'altro hai in mente?» domandò Jem preoccupato.

«Vorresti lanciare un talent show per aspiranti poeti per caso?» ipotizzò Will mentre sfumava diverse tonalità di rosso e giallo sulla tela.

«Meglio ancora, miei cari,» fece Sara alzandosi e cominciando a camminare attorno al tavolo «Lo show lo faremo noi!»

«Prego?»

«Vi ricordate quando, dopo la nostra prima reading, Romano ha detto di aver assistito alla miglior performance dei suoi studenti?»

«Sì. Peccato che fosse brillo, però» constatò Jem sarcastico.

«Jem, non cominciare!» lo rimproverò indispettita Sara.

«Sì, ok. E allora?» intervenne a sua volta Will.

«E allora è proprio questo il punto! E se le nostre fossero delle vere e proprie performance?»

«In che senso?» fece Jem raddrizzandosi sulla sedia.

«Ci ho riflettuto parecchio in questi giorni» disse Sara continuando a percorrere la stanza. «Noi non scriviamo solo poesie, sappiamo fare anche altro: dipingere, suonare, ballare» enunciò indicando in sequenza Will, Jem e se stessa.

«Stai dicendo che dovremmo tipo... dare spettacolo?» sintetizzò Jem con una nota di scetticismo nella voce.

«Proprio così! Pensateci. Sarebbe ancora più interessante per il pubblico, più interattivo: tante forme d'arte racchiuse nello stesso evento.»

«Allora era questo che ti frullava in testa?» chiese Will corrugando la fronte.

«Ehm, sì. È che volevo essere sicura di sentirmela io in prima persona, prima di sganciare la bomba» chiarì Sara guardandoli intimorita. I due si lanciarono sguardi dubbiosi. «Pensate sia una follia?» azzardò Sara in trepidante attesa della loro risposta.

«Beh, anche pubblicare le nostre poesie sembrava una follia» affermò Jem.

«Eppure guarda dove siamo arrivati» continuò Will, posando il pennello con un sospiro.

«Dici che potremmo provare a realizzare delle specie di spettacoli? Alternare la lettura di poesie a musica e danza?» domandò Jem.

«Perché no? E mentre tu suoni e io ballo, Will dipinge. Tutto live!» aggiunse Sara infervorata.

«Sarebbe uno show a tutti gli effetti» rifletté Will allontanandosi dalla tela e incrociando le braccia.

«Non credo di aver mai assistito a niente del genere» ammise Jem.

«Secondo me aiuterebbe a tenere viva l'attenzione del pubblico. Un po' come a teatro dove si alternano recitazione, musica e danza. Ma noi reciteremo poesie» disse Sara.

«Un evento artistico-letterario?» ipotizzò Will lisciandosi pensieroso il mento. «Certo, se si potesse fare sarebbe una figata!»

«Già. Considerate però che, se funzionasse, aumenterebbero gli impegni e l'esposizione mediatica. Ve la sentireste di lanciarvi in un'impresa del genere?» ci tenne a precisare Sara, rivolgendosi a Jem in particolare: dei tre, era il più restio a rapportarsi col pubblico.

«Parlane con Romano. Senti che dice» decretò alla fine Jem.

«Sarebbe un sì?» azzardò Sara trattenendo il respiro. Jem annuì.

«Tanto vale meritarcelo appieno questo appellativo di Dreamers, no? Cos'è la vita senza sfide?» concluse Will, citando se stesso e sfoggiando un sorriso serafico che avrebbe mandato chiunque in estasi. Sara andò incontro ai due amici e li abbracciò con tutto l'entusiasmo che aveva in corpo. «Grazie! Siete fantastici!»

«Siamo» la corresse Jem, travolto da un'irresistibile ondata di capelli biondi e profumo al gelsomino.

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