41 - I Divoratori

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L’aria si era fatta tutta d’un tratto più tagliente e fredda ad Agraq, il cielo nuvoloso e minaccioso, nuvole cupe e fitte che non lasciavano trasparire nemmeno uno spiraglio di luce. Era inusuale, qualche istante prima non c’era stata alcuna minaccia di pioggia. Questo portò molti Salir fuori dalle case a curiosare; chi aveva notato gli altri fermi immobili a fissare un punto preciso non era riuscito a stare immobile e l’aveva raggiunto, facendo la sua stessa fine a sua volta e così via.

Anche Nath e la sua famiglia non furono da meno, preoccupati per il vento che stava arrivando. Nico guardò persino il fratello maggiore come a chiedere se ci fosse di mezzo la Dea Nera ma come poteva saperlo? Dubitava che il Kafar fosse in grado di farla innervosire a tal punto da scagliare una tempesta su di loro. Doveva essere altro e lo trovò quando si avvicinò alla piazza principale.

– E quello che diamine è!?- sentì dal corvino che l’aveva seguito appoggiandogli una mano sulla spalla.

– Non ne ho idea…–

Davanti a loro, una specie di roccia larga un paio di metri e alto cinque volte di più sembrava esser sbucato dal terreno con forza smuovendo la terra. Sembrava un grande tentacolo arcuato dalla punta tagliente, il materiale era ancora più anomale: a tratti liscio e altri ruvido, ache se fu il colore a far confondere le idee a Nath, di un viola scuro sfumato con macchie di una tonalità più chiara che gli ricordarono gli occhi delle Dee. Che potesse esserci un collegamento?

Tutti si stavano facendo le stesse domande a vicenda, cosa fosse, da dove era apparso, quando, chi trovava degli Yarix nei paraggi li chiamava a sé in cerca di spiegazioni che neppure loro seppero dare con qualche leggenda o antico scritto tramandato in famiglia.

– Dove stai andando? Vieni qui!– disse una donna al proprio figlio che, dalle sue braccia, si era messo a camminare nella direzione di quello che sarebbe stato un pericolo. Rispetto agli altri Salir e Yarix rimasti al proprio posto per paura o dubbio, il piccolo si muoveva quasi deciso arrivando ai piedi del tentacolo. Purtroppo, era stato come ipnotizzato, ma nessuno di loro poteva saperlo.

– Tesoro, fai il bravo e allontanati.– insistette la madre iniziando a raggiungerlo stando però in allerta. Lui invece non ascoltava, o meglio, non la sentiva a causa della specie di trance in cui era entrato. Quella roccia lo stava chiamando, diceva che volesse giocare con lui, di sentire la sua superficie per liberarlo. Liberare cosa però?

– No fermo!– gridò una voce nel silenzio che Nath riconobbe essere di Sheera alla sua destra poco distante a correre. Fu comunque tardi e il bambino toccò la roccia che iniziò a brillare giusto per qualche secondo prima di trasformarsi: il materiale si fece in un certo senso meno reale, un concentrato di nubi a dargli una consistenza mai vista prima, quasi viscida e divenne una sfera deforme da cui iniziarono a partire altri tentacoli più piccoli, il primo diretto verso il bambino che aveva indietreggiato.

Il dolore che travolse Sheera di colpo le bloccò il respiro, le membra si contorsero, la vista si fece offuscata per qualche secondo. Era come se qualcuno le avesse staccato una parte del corpo. Anzi, era così: era riuscita a raggiungere il bambino e protendere la mano destra verso di lui in modo da creare una folata di vento in grado di spostarlo dalla traiettoria colpendo lei, tranciandole di netto l’arto da metà braccio, sopra il gomito. Sentì a malapena la voce di Nath farsi vicina, lui che riuscì a prenderla e allontanarla da lì, suo fratello che prese il giovane ritornando al sicuro. Sempre che potesse definirsi tale.

– Stai bene? Che domanda stupida che faccio!– si disse da solo il moro inginocchiandosi davanti la sua amica che sembrava non riuscire a stare in piedi, la mano sana su ciò che rimaneva dell’altro arto, il sangue che non smetteva di colare e imbrattarle i vestiti, macchiarle la pelle più pallida del solito e il terreno, il respiro agitato. Intorno, urla di paura avevano iniziato a farsi sentire, persone che correvano, i tentacoli misteriosi che vagavano senza però fare loro del male. Semplicemente rompevano il suolo per spostarsi da una parte all’altra come comandati dal fulcro centrale di quell’essere nella sfera violacea.

– State fermi!– urlò il Kafar riuscendo in chissà quale modo a sovrastare le urla. Molti obbedirono e notarono tutti all’istante che anche la nuova creatura aveva fatto lo stesso. Fu in quel momento che Sheera provò a rialzarsi in piedi, Nath che le poggiò le mani sulle spalle a fermarla. La sua condizione attirò l’attenzione di molti, persino i due Kafar si avvicinarono stupiti del suo gesto avventato. Non l’aveva fatto per salvare la vita di un innocente però, non potevano saperlo.

– Non puoi muoverti Deathblack.– le ordinò l’uomo. Tuttavia, non lo stava ascoltando e Nath notò solo allora che i ghirigori che aveva sul braccio fossero in vista e neri più che mai; e poi il suo sguardo, non smetteva di fissare quella cosa come se la sua mente stessa elaborando una specie di piano o altre idee che non poteva comprendere.

– L’hai già visto?– le domandò ma non ottenne risposta. Apparve una voce sconosciuta invece.

– Figlia della Distruzione…– proruppe. Sembravano più voci messe assieme, sia maschili che femminili a dare i brividi. Proveniva dal centro di nubi, non c’erano dubbi.

– Distruttrice, Incantatrice e Ingannatrice. Io ti richiamo Emissaria degli Abissi Infernali.– continuò, la corvina che si liberò dal ragazzo con uno strattone cercando di allontanarsi da lì. Riuscì a fare solo qualche passo prima che potesse percepire sotto di sé, nella terra, muoversi qualcosa. Difatti, sbucarono con aggressività delle diramazioni e le si avvinghiarono alle gambe, alla vita, al collo bloccandola completamente. La pelle le bruciò al solo contatto in modo talmente violento da non permetterle nemmeno di emettere alcun suono o provare a sparire da lì con la magia.

– Ti imploro Mietitrice di Anime, concedimi il tuo potere devastante…–

Una specie di scarica le attraversò la spina dorsale, persino le sue ali si indolenzirono ad essa, i suoni svanirono totalmente sostituiti da un richiamo che stava svegliando la parte più temibile di sé e contro il proprio volere. Era inutile provare a divincolarsi poiché il suo corpo era come scollegato dalla sua mente, il suo istinto di fare a pezzi quell’essere era stato spazzato via dalla debolezza improvvisa, colpa del fatto che non fosse nella sua forma reale a fronteggiare quel nemico e guarire la ferita al tempo stesso.

Finì poco dopo però, Nath vide due scie nere velocissime tagliare i tentacoli, i quali svanirono nell’aria, che liberarono Sheera e che venne sorretta da Lilith per non farla cadere, Damon già fiondato verso la sfera di energia che emise un urlo di dolore straziante.

– Nath!– chiamò la demone, lui che la raggiunse subito vedendola per la prima volta preoccupata e in allerta.

– Dalle questo fin quando non ritorna in sé, sbrigati! Solo lei può fermarlo ora!– gli riferì mentre gli lanciò un coltello e una fiala prima di raggiungere il suo fratello demone. Non perse tempo, lasciò perdere gli sguardi intorno a sé confusi, sconcertati e chissà quanto altro e si inginocchiò accanto alla sua amica seduta a terra. Aveva il volto basso, i capelli scuri glielo coprivano, la mano abbandonata al ventre. Sembrava di vedere un burattino fuori uso.

Coraggio Nath, cosa vuoi che sia, è solo un po’... di sangue… Fece un respiro profondo e prese il coltello in mano non così tanto pronto a tagliare la pelle della ragazza all’altezza del polso; aveva già visto fare una cosa simile ma era stata la Dea a farlo a Lilith e sicuramente aveva saputo cosa stesse facendo. Scusa, non mi ammazzare dopo…

Prese coraggio e fece un taglio abbastanza profondo di modo che non guarisse troppo velocemente e aprì la fiala lasciando che il liquido cadesse a piccole gocce sulla ferita, mischiandosi col sangue divino. Doveva essere qualche energia negativa concentrata da quanto aveva capito, una sorta di medicina importante per le Creature Oscure.

Inizialmente non accadde niente e si chiese se avesse sbagliato qualcosa, ma poi il braccio lacerato e troncato venne avvolto da una nube nera che prese forma in un nuovo arto di oscurità, ed era… incorporeo. 

L’oscurità si estese per il resto del corpo fino a modificare persino i vestiti della corvina, le sue ali più nere della pece non si nascosero più, la pietra della collana che portava sempre scintillò di viola per un istante, lo stesso viola carico di potere dei suoi occhi concentrati oltre le proprie spalle, verso il nemico sconosciuto. Tirò un sospiro di sollievo nel vederla stare bene.

– Stai qui.– gli ordinò con tono glaciale da far venire i brividi mentre si rialzava e camminava come se non le fosse accaduto nulla verso i tentacoli che i suoi demoni tentavano di schivare e ridurre in polvere. Non se la prendeva con i pochi Salir rimasti lì nascosti, solo con quelle tre Creature Oscure. Per quale motivo?

– Sapete cosa fare.– disse ai due quando la raggiunsero annuendo e sfrecciando in direzioni opposte sotto forma di nubi. Avrebbe dato loro tempo, motivo per cui osservò la sfera indirizzarle un nuovo attacco che svanì ancor prima che potesse sfiorarla con un semplice schiocco di dita.

A quel punto l’essere si trasformò, i tentacoli svanirono e si concentrarono davanti alla Dea che fissò la nuova figura apparsa: assomigliava ad una donna, o più che altro alla sua ombra. Non aveva bocca né occhi, volto, le forme non erano definite. Era una macchia.

– Ti siamo mancati?– le chiesero. Alchè Sheera si stiracchiò le ali dopo giorni.

– Non è proprio la situazione movimentata che bramavo ma posso accontentarmi.– fece prima che il fuoco violaceo del suo Mondo le avvolgesse entrambe. Le urla di dolore dell’essere risuonarono ancora, fecero accapponare la pelle.

Nel mentre i due demoni, aveva visto Nath da lontano, avevano creato un cerchio tracciato un delle lame sul terreno intorno al nemico con tanto di strani simboli sconosciuti al Regno Assoluto, si erano teletrasportati da una parte all’altra senza respirare un attimo e solo quando finirono il proprio lavoro si congiunsero.

– Non oltrepassate la linea o morirete!– avvisò ad alta voce Lilith.

– Non che a noi dispiaccia.– aggiunse Damon, entrambi che sghignazzarono. Si trattava sempre di Creature Oscure. In seguito la castana apparve accanto a Nath che per poco non sussultò ma sparì un istante dopo con in mano il coltello con il sangue di Sheera che fece attenzione a far cadere su un simbolo specifico. Bastarono un paio di gocce e l’incantesimo ebbe inizio, la runa si illuminò di azzurro collegando a sé tutte le altre in un cerchio luminoso.

– Sheera!– richiamò Damon, era il segnale per la ragazza che sentì poiché le fiamme sparirono. Il suo posto lo prese però l’oscurità. No, quello non era normale buio che si vedeva di notte, era l’Oscurità in tutta la sua inquietante bellezza, un’ombra di un nero mai visto che partì dal corpo della corvina e si innalzò fin sopra il cielo, fino alle nuvole già scure espandendosi per tutta Agraq. Era troppo, dovettero chiudere gli occhi per il fastidio che creò, per il senso di vuoto e dolore improvviso. Quello era uno dei poteri della Dea Nera?

Quando deboli raggi del sole si fecero sentire sulle loro pelli aprirono gli occhi: tra le nuvole si erano aperti degli spiragli, le rune non c’erano più e i tentacoli erano tornati ad essere una pietra violacea e sferica; Sheera era perfettamente in piedi a girare intorno ad essa come a volersi assicurare che non fosse più un pericolo. I segni però erano rimasti come le buche nel terreno, qualche vetro rotto di botteghe lì nei paraggi. Facendo più attenzione però sembrava che le piante lì intorno fossero appassite improvvisamente, persino la grande quercia millenaria non sembrava come prima.

– Nath!– sentì chiamare, non fece nemmeno in tempo a voltarsi che delle braccia gli si avvolsero al collo, Nissa che lo stava abbracciando sollevata.

– Stai bene per fortuna. Perché stai bene, vero?– continuò lei staccandosi appena per squadrarlo e facendolo ridacchiare per il modo in cui si preoccupava per lui. La tranquillizzò lasciandole un bacio sulla fronte, vederla sorridere gli fece capire che anche lei stava bene.

– Cos’era quello?– domandò poi il giovane quando notò che Lilith e Damon erano poco distanti da sé.

– Non ho mai visto niente del genere!– esclamò un’anziano Yarix dietro di sé totalmente teso e in preda alla paura. Forse l’avvenimento gli aveva ricordato la distruzione di Eathevyr.

– Li chiamiamo Divoratori.– fece spallucce la demone stiracchiandosi prima di continuare a spiegare, le persone che sembravano volersi radunare lì per la curiosità.

– Sembrano avere il solo scopo di inghiottire tutto, niente li ferma a parte i Supremi nei loro strani modi. Davanti a loro ogni Creatura Magica mostra la propria essenza senza volerlo.– spiegò indicando una specie di segno sulla sua pelle chiara: era molto simile a quello che Sheera aveva sul braccio sinistro ma di colore rosso come l’aura dei demoni, e partiva da una semplice linea sul lato sinistro del volto da poco sopra il sopracciglio fino allo zigomo dove si interrompeva lasciando spazio ad un paio di rune, forse scritte nella Lingua Oscura. Notò che fossero diverse da quelle che presentava Damon al suo fianco, poteva essere il peccato di cui si sfamavano?

– Ma non sappiamo cosa siano esattamente. Apparirono dal nulla anche millenni fa poco prima della comparsa del Demone a dire il vero, non so se le cose possano essere correlat…–

La ragazza si bloccò appena sentì le unghie nere conficcate nella carne a stringerle il collo lievemente come ad essere un avvertimento, la mano fredda e pericolosa della sua Dea dietro di lei.

– Direi che sono abbastanza informazioni, Lily. Non credi?– la minacciò con tono lento, autoritario e anche così dannatamente seducente.

– Sì, signora.– sbuffò la ragazza scoccando un’occhiataccia all’altro demone nel momento in cui ghignò divertito. Nissa invece non smetteva di fissare la corvina che liberò la sua sottoposta, non l’aveva mai vista in quel modo: i suoi vestiti di cacciatrice di taglie erano stati sostituiti da un reggiseno e una gonna lunga poco oltre ai piedi nudi di tre strati di un materiale leggero e semitrasparente e due immancabili spacchi ai fianchi; al collo, insieme alla sua collana, svariate catenelle oro a coprirle anche le spalle e il reggiseno, e di simili le aveva anche all’altezza della gonna in vita, lì dove vi erano anche un paio di piccoli teschi dorati. Alla mano destra aveva quegli anelli già visti nella caverna dalle punte appuntite, le labbra come il sangue che lei amava, le grandi ali scure chiuse a farle da strascico. Era di una bellezza stregante unica, persino lei si sarebbe inginocchiata al suo cospetto. Quella era la sua vera forma quindi.

Notò anche che Lilith avesse indosso vesti simili ma di colore rosso non così scuro come si sarebbe aspettata, e anche il demone aveva un’aria differente da come l’aveva visto altre volte.

Lo Yarix, nel vedere la Dea, per poco non si inginocchiò iniziando a parlare nella sua lingua, la corvina che sospirò frustrata, i due demoni che si trattennero dal ridere. Certe volte possono essere così fanatici questi! Dovette intervenire e, nel suo modo gentile inesistente, lo incantò con lo sguardo per levarselo dai piedi.

Peccato che liberatosi di lui sbucarono i due Kafar. Era più che nelle facoltà di incenerirli con un singolo sguardo, non aveva limite alla sua magia a causa del Divoratore, poteva risultarle comodo in quell’occasione, perché no?

– Ops, potrei aver mentito. Sono nei guai?– lo provocò con un tono fintamente innocente, per poco le Creature Oscure dietro di lei non scoppiarono a ridere seriamente per i volti dei due Salir. C’era sconcerto, stupore, meraviglia nei loro occhi.

– L’ho detto che non c’è nessuno superiore a me. Potrei essere la vostra rovina se non l’aveste capito.– aggiunse la Dea ridacchiando maligna e toccandosi un canino lievemente più allungato con la lingua divertita vogliosa di sangue.

– Fallo di nuovo e ti ritrovi in uno dei tuoi peggiori incubi biondina.– si voltò però di scatto scoccando uno sguardo assassino a Nissa nel momento in cui le si era avvicinata per toccarle il braccio sinistro ancora di un nero trasparente. La giovane si stupì quando la sua mano attraversò l’arto provocando una sensazione più che spiacevole alla corvina. Sembrava di esser stata violata, lo odiava da sempre.

– Wow, quindi tutto il tuo corpo era così millenni fa?– le domandò con occhi luminosi obbligando la Dea a fare un passo per allontanarsi da lei prima che potesse toccarla di nuovo.

– Sì.– le disse squadrandola come a dirle di starsene al suo posto.

– Rimarrà così? E poi, non pensavo potessi ricostruirti parti del corpo.– fece invece il suo amico che un secondo dopo si beccò un colpo in testa che lo fece lamentare.

– A volte dimentichi che sono la personificazione di un’energia, e non un essere vivente comune come voi. Non mi rigenero solo, mi ricreo.–

– Scusa scusa.– ridacchiò notando che apparirono le ossa dell’arto, fece impressione vederla muovere la mano come a sgranchirla.

– Ti ci vorrà come minimo un’ora per ricostruirlo se stai in questa forma.– le disse Damon a farle intuire che sarebbe stato troppo tempo per poter restare nel Regno Assoluto o ci sarebbero state conseguenze per quanto potere stesse sprigionando, per non parlare del fatto che non facesse bene neppure ai Salir. La situazione era già abbastanza compromessa per poter rischiare così tanto.

– Ho lanciato un incantesimo intorno a quella roccia per cui chiunque si avvicini viene incenerito, vorrei evitare ulteriori ficcanaso. Spero ti sia chiaro, biondina.– si riferì a Nissa che sbuffò.

– Non andrò a curiosare.– la sentì borbottare. Dopodiché la Dea Nera fece segno ai due demoni di andare, Nath che lo notò.

– Te ne vai? E quella cosa?–

Sheera gli indicò il terreno sotto i piedi di Lilith che si stava iniziando a crepare raggiungendo quelli di Damon da cui sembrava iniziare a propagarsi un’ombra anomala.

– La loro forza corrisponde ad una scintilla del mio potere e il Mondo ne sta già risentendo, figurarsi con me. E quello rimarrà lì, non dirò altro.–

Il ragazzo annuì solamente capendo mentre lei guardò per l’ultima volta i Kafar che non avevano detto nemmeno una parola, forse perché non si erano ancora capacitati del fatto che lei fosso la Distruzione di cui si era iniziato a leggere in giro; anche per gli abitanti di Agraq, chi nascosto in casa e chi dietro i cespugli paurosi, era difficile accettare di aver vissuto per anni con un essere del genere. Senza contare ciò che le avevano fatto. Tranquilli, prima o poi pagherete tutti per i vostri peccati, che sia da vivi o da morti.

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