53 - Disinteresse

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La pavimentazione liscia e semitrasparente verso un vuoto di nubi chiare, l'aria insolita di un grigio-azzurro in una specie di cielo anomalo privo di stelle, sole e luna, il silenzio infranto ad intermittenza dal rumore dei passi come un'eco; le ricordava un po' l'Infinitus ogni volta che ci era stata per il fatto che entrambi quegli ambienti magici fossero solo di passaggio, e che le davano, entrambi, la sensazione di stare chiusa in una scatola infinita totalmente identica ovunque la si guardasse.

Era stata svariate volte nella casa di Devi in momenti di noia alla ricerca di informazioni riguardo ingredienti antichi per nuove pozioni, poi per il vero silenzio che aleggiava e che amava quando aveva voluto per i fatti suoi distaccandosi per davvero da tutto e tutti. Una volta, era stata proprio la Custode dei Ricordi a farla quasi cedere, a non continuare a respingere la Dea Bianca ferendo entrambe. Forse era stata una delle ultime volte che si erano viste, lei e lo spirito.

– Come mai conoscevi una terza persona come te e Selena e non mi hai avvisata?– fece così il suo ingresso la corvina ferma in piedi dinnanzi ad una specie di parete vaporosa infinitamente alta da cui tanti, tantissimi piccoli spiragli mostravano immagini: ricordi di ogni Creatura vivente e non.

– Non me l'hai mai chiesto.– sentì di tutta risposta dalla ragazza apparsa al suo fianco in un pugno di scintille dorate. Devi era come le Dee e lo Spirito della Luna: eterna, non cambiava mai di aspetto, bloccata nel tempo senza potersi vedere invecchiata o ringiovanita, sempre la solita pelle d'avorio, il corpo magro se non quasi scheletrico, stessi capelli rosati. 

I suoi occhi a volte cambiavano di tanto intanto ma solo l'intensità del loro colore in base a cosa osservava: se guardava al futuro, l'occhio rosa brillava lievemente mentre quello azzurro si faceva più opaco e così viceversa se stava nella realtà, nel presente come in quel momento.

– Era da un po' che non ci si vedeva, da quando vi ho dato le chiavi per rientrare nei vostri mondi dopo tremila anni.– continuò Devi girandole attorno in attesa della sua richiesta.

– Sai già perché sono qui, non farmi perdere tempo.– le disse accigliata Sheera riprendendo a camminare e sentendola ridacchiare ma assecondando il suo volere. Sì, sapeva più che bene per quale motivo la Dea Nera fosse piombata lì senza avvisare.

– Per di qua, sai che i ricordi tuoi e di Kyra sono in posti privilegiati.– ridacchiò prendendola un po' in giro, non che la corvina ne fosse entusiasta della cosa. Anzi, non ne era dell'uomore quasi sempre, figurarsi in quel momento piena problemi da dover risolvere nei Mondi.

– Vale la stessa cosa per Shedan essendo stato una parte di me, giusto?– l'aveva ignorata infatti, concentrandosi sulla priorità principale. La Dea Nera aveva pensato parecchio ed era arrivata alla conclusione che, per sapere di più sull'ibrido, le servivano informazioni ben più precise. Ad esempio, per quale motivo il Demone aveva tenuto così tanto a lui, un mezzo demone? Perché renderlo il suo braccio destro? Perché lo aveva salvato come aveva visto da svariate immagini?

– Esatto, ho anche notato che i suoi ricordi stanno iniziando a collegarsi ai tuoi.– continuò la ragazza dai capelli rosati addentrandosi in una zona dove le nubi si fecero più cupe e violacee a creare una specie di corridoio.

– Spiegato il motivo per cui ultimamente vedevo qualcosa dal suo punto di vista...– sbuffò infastidita l'altra fermandosi nel momento in cui riconobbe di essere arrivate: solitamente i ricordi di ogni persona stavano tutti insieme per cui solo Devi sapeva quali appartenessero a chi ma l'unica eccezione valeva per le Dee che, essendo Creature con numerose conoscenze estranee a quasi tutti, era meglio che i loro passati stessero separati di modo che non confluissero con altri.

Delle volte capitava che immagini della vita precedente della stessa anima tornata in vita andassero ad influire su quelli nuovi, e purtroppo Devi non poteva controllarlo non avendo poteri magici oltre il vedere il presente, futuro e passato. Era come Selena, con un compito specifico ma una magia piuttosto limitata e sconosciuta.

– Ecco qua, fai ciò che vuoi.– la salutò in un certo senso la Guardiana, non poteva stare troppo lontana dalle infinite pareti di immagini di Salir e Yarix. Così Sheera si ritrovò in quella che era una specie di stanzetta dalle pareti di nubi violacee a proteggere due specie di portali magici, due squarci nell'aria: uno mostrava un buio pesto, zolle di terra fluttuanti con scheletri e sangue; l'altro pura luce che a stento riuscì a buttarci l'occhio incuriosita e tentata. Era allettante sapere che poteva entrare nei ricordi di Kyra anche solo per un attimo ma non l'avrebbe mai fatto poiché significava violare i suoi ricordi. Senza contare che la chiara non l'avrebbe mai perdonata seriamente per quello.

Sbuffò quando notò che una grande macchia fluttuante si stava lentamente fondendo con il portale verso i suoi di ricordi, quella era la sua meta e non ne era entusiasta proprio per niente. Non le interessava così tanto cosa avesse fatto e progettato nei secoli Shedan in loro assenza, come si fosse divertito e cose del genere, perciò era meglio focalizzarsi solo sulle informazioni più rilevanti.

Così fece un respiro profondo per cercare di calmarsi e si avvicinò alla macchia sfiorandola con le dita e chiudendo gli occhi. Lo stesso buio la circondò, la avvolse e la inghiottì in immagini vorticose, suoni e voci miste tra loro e irriconoscibili per quanto urlassero tutte insieme. Doveva lasciarli scorrere, pensare a ciò che serviva, questo continuava a ripetersi al fine di trovarsi di fronte ciò che voleva.

Per prima cosa apparve una stanza già vista svariate volte, quella che lei aveva intuito essere stata la prigionia di Tharius anni e anni prima. Il buio, l'odore della muffa, l'umidità del posto e la sua freddezza, si potevano avvertire tutte queste cose anche attraverso i ricordi e furono fastidiosi per i suoi sensi fini. Dovette cercare di non fare caso anche all'odore di polvere e sangue vecchio pur di cercare di capire cose stesse per accadere, o meglio, cosa fosse accaduto in quel particolare momento se sembrava esser stato importante per Shedan.

Un uomo vestito di metallo come a proteggerlo era entrato in quella cella putrida, i suoi passi riecheggiavano. Si diresse subito verso una seconda figura rimasta rannicchiata in un angolo silenziosamente, non rispose nemmeno alle provocazioni di quello che doveva essere una guardia di qualche paesino sperduto per la scarsa qualità delle sue vesti, oltre che di quella prigionia stessa.

Un calcio dopo un ordine non eseguito, una provocazione che scaturì una risposta già sentita dà sé stessa: "meglio inutile che prendersela con chi non ha colpe solo perché è differente". Che i Salir avessero trattato Tharius come lei? Per un attimo si ricordò della sua infanzia e l'odio cominciò a salirle in corpo. Dovette però ritornare con la mente sgombra o i ricordi sarebbero svaniti se non si fosse concentrata.

Un calcio al volto bello tosto, volò anche un dente e fu lì che la natura di demone di Tharius si mostrò: sbucò al posto di quello prima un nuovo dente in pochissimi secondi. Poi il suono provocato dall'aria tagliata da una frusta, la Dea però sentì anche l'odore di morte poco distante da lì, oltre l'entrata.

Tharius era a terra, e poco dopo lo seguì la guardia preso alla sprovvista da un essere che lo trascinò via con una velocità tale da permettergli solo un urlo strozzato. Shedan era in piedi di fronte a quel ragazzo scheletrico e la ragazza sapeva come andava a finire non essndole nuova l'immagine; il Demone gli aveva chiesto di seguirlo, di allearsi con sé e, infatti, così fu e il mezzo demone accettò. Così facendo era diventato la sua ombra, i suoi occhi ovunque servisse. Che fosse per questo il motivo per cui Tharius si sentiva così in dovere di portare a termine la missione del suo mentore? Era anche per il rancore che provava verso i Salir?

A quel punto Sheera si fece curiosa, la magia dei demoni era più forte di quella degli abitanti del Regno Assoluto e di Eathevyr, come se la cavava un ibrido? Impiegò poco a scoprirlo, vide come il Demone aveva testato le abilità del ragazzo in svariate immagini veloci a cui non aveva voglia di soffermarsi troppo: poteva sfamarsi di cibo comune, questo non gli permetteva di sfruttare a pieno il suo potere per cui serviva il sangue a saziarlo totalmente ma era in grado di starne privo per mesi a differenza delle Creaure Oscure per eccellenza; non posseva una particolare velocità o agilità o forza nemmeno comparato ad un demone non puro, tuttavia la sua mente pareva piuttosto brillante, era svelto nell'immagazzinare informazioni ed escogitare piani. 

Peccato che non riuscirà comunque a prenderci! ridacchiò tra sé e sé la corvina continuando nella sua ricerca. Non era in grado di uccidere con la magia, di fermare il cuore delle vittime col pensiero solo ascoltandone il battito però possedeva tutte le doti magiche di un Salir in piena regola. La Dea Nera riuscì a capire che possedesse un'aura verde e gialla che però veniva come cancellata nel momento in cui richiama la sua parte demoniaca e allora il rosso prendeva il sopravvento tanto da non permettergli di sfruttare gli incantesimi che non fossero demoniaci.

Se la cavava con le pozioni e veleni ma non ne era immune, il suo aspetto rimaneva tale quale a quando la sua magia aveva smesso di crescere e poteva vivere molto a lungo ma non era immortale. Da quanto riuscì a capire dovevano esser passati circa centoventisei anni da quando Shedan l'aveva salvato, e poteva tranquillamente essere ucciso se ferito mortalmente, cosa alquanto allettante per la corvina. Per il resto, invece, era solo un ragazzino fastidioso a cui non avrebbe dato così tanto importanza nemmeno se sotto provocazione, non ne valeva la pena.

– Trovato qualcosa di interessante? le domandò Devi quando la vide di nuovo nel corridoio di ricordi da cui era apparsa, lasciandosi alle spalle quelli di Shedan e tornando alla realtà senza troppi problemi. A parte una lieve sensazione di disorientamento non vi erano effetti collaterali nel viaggiare nel passato per le Dee fortunatamente.

– Assolutamente no, posso tranquillamente fregarmene delle sue idee stupide, come pensavo.– disse quasi in un lamento. In parte non le sarebbe dispiaciuto spargere un po' di sangue qua e là, studiare a fondo l'unico ibrido esistente nei Mondi, scoprirne ogni minimo segreto con o senza torture. Peccato che se ne sarebbe stancata in fretta, senza contare che vi era il problema di gran lunga più grande dei Divoratori.

– Ah, prima che mi dimentico, Devi.

Sheera si voltò verso l'essere incorporeo poco dopo averla oltrepassata, il suo sguardo viola fattosi agghiacciante e serio in maniera impressionante tanto che per poco Devi non ne rimase congelata sul posto.

– Sai per caso se la tua amica nell'Infinitus è in grado di uscire da quel luogo?

La sua domanda non la incuriosì, non la portò a chiederle per quale motivo potesse venirle in mante una cosa del genere ma poteva immaginarlo, d'altronde lei poteve anche dare un occhio alle possibili strade che portavano al futuro di ognuno. Non impiegò molto a risponderle.

– A differenza mia che sono costretta a rimanere qui, e a Selena che può apparire ovunque voglia per qualche minuto, Cassandra era ed è una Salir anche senza avere più la magia.

La corvina annuì solamente e in scintille violacee svanì senza aggiungere altro riapparendo poco dopo nel Regno Assoluto, più precisamente tra le vie periferiche di Agraq a debita distanza dal Divoratore che ancora dormiva nella piazza del paese. Tra un paio di giorni non potrò nemmeno stare a questa distanza si disse penseriosa sospirando e passandosi una mano tra i capelli corvini in attesa di qualcosa. O meglio, qualcuno.

– Com'è la situazione?– domandò nervosa a Nath appena apparso nella sua visuale. Il giovane aveva appena imboccato quel vicolo dove avevano stabilito di vedersi senza gente intorno impaurita dalla presenza e identità svelata della Dea Nera.

– Nulla di nuovo, è sempre tutto uguale. L'unica cosa è che le piante che sono morte quando è apparsa quella cosa sembrano esser diventate pietra impossibile da scalfire.– tossì Nath un paio di volte avvolgendosi nella pesante mantella che indossava a coprirgli anche il naso. Il freddo si era fatto più pungente a dirla tutta, altro effetto dovuto al Divoratore. Sheera non poteva accorgersi della cosa essendo già fredda di suo ma l'aveva intuito in quei giorni per la quantità di Salir che si erano affrettati a raggiungere le sartorie più vicine per confezionare abiti più pesanti.

– Meglio così, mi conviene cominciare a controllare anche Eathevyr, non ci ho ancora messo piede.– si disse sbuffando, il giovane davanti a sé che starnutì.

– Immagino non si possa fare nulla per queste temperature vero? Sembra di non riuscire a scaldare abbastanza l'ambiente, anche nelle case fa un freddo allucinante nonostante le stufe e le candele.–

La corvina scosse la testa, non era in suo potere né in quello di Kyra fare qualcosa al riguardo non essendo dettata dal corso della natura, al susseguirsi delle stagioni. E poi, poco le importava poiché significava che ci sarebbero state delle morti, quindi anime da raccogliere e che avrebbero raggiunto gli Abissi Infernali. Essendo già poche, non si sarebbe privata della cosa per nulla al mondo.

– Che ti prende?– domandò Nath nel momento in cui la Dea sembrò farsi sull'attenti cominciando a camminare verso una meta precisa: una casa poco distante davanti la quale una piccola folla si stava iniziando a radunare; stupore, disperazione, dolore, confusione, poi singhiozzi rumorosi di una donna. E poi, l'odore pungente e familiare di una vita che era giunta al termine.

Nath si diresse subito tra gli altri, lui e il suo voler sempre aiutare le persone. Sheera invece rimase in disparte, nessuno la notò fortunatamente, npon che le importasse. Non era stata realmente quella la sua meta.

– Come mai sei qui? Dovresti seguire quella scintilla.– disse quando voltò l'angolo, le spalle al muro, le mani in tasca. Accanto a sé, ranicchiato con il volto alle ginocchia, un bambino triste si lasciava avvolgere dal silenzio. Però, non era in carne ed ossa, era un'anima e lei riconobbe dai tratti che fosse il bambino che aveva toccato il Divoratore. Intorno a lui continuava a ronzargli una minuscola scintilla violacea, una minuscola guida che l'avrebbe condotto agli Abissi Infernali come tanti altri. Era raro che le anime avessero ancora un loro pensiero una volta lasciato i corpi, che decidessero se seguire o meno l'ultimo tratto di strada che il destino aveva riservato loro ma capitava, e toccava a Sheera rimediare alla cosa. Aveva anche notato, negli anni, che la cosa accadeva per di più ai bambini. Che fosse dato dal loro essere innocenti? Ancora era un mistero per la Dea.

– Volevo salutare la mamma ma lei non riusciva a vedermi.– rispose flebile, timido, triste.

– Volevo dirle che non è colpa sua se mi sono ammalato come dicono tutti.– continuò. La corvina gli diede una lieve occhiata e riuscì a leggere i suoi ricordi in un battito di ciglia e tutto le fu chiaro: sua madre era Luise, una ragazza che aveva sempre provato a farsi notare da Nath ma che era riuscita a trovare il suo vero amore poco dopo il ritorno a casa delle Dee; dopo pochi mesi si erano sposati ed era nato quel piccolino indifeso, erano stati una famiglia felice come tante fino a quando il padre non si era ammalato gravemente un anno prima, abbandonando la moglie e il figlio a sé stessi. Entrambe le famiglie degli sposi voltarono loro le spalle per dei litigi inutili secondo Sheera, l'avidità e la reputazione erano infidi. Così Luise si trovò un lavoro ma questo volle dire lasciare spesso il figlio da solo.

– Capisco.– disse la corvina prima di fargli cenno di seguirla, e lui eseguì. Purtroppo, fin quando l'anima non si liberava di un peso, non sarebbe potuta andare via, perciò era suo compito fare in modo che la cosa venisse risolta. Odiava quelle situazioni.

Lo portò tra la piccola folla che, nel vedere la ragazza avvicinarsi, si fece largo impaurita, la cosa non poté che giovare alla corvina che si fermò di fronte alla giovane donna in ginocchio. Era dimagrita dall'ultima volta che l'aveva vista, le sue vesti erano coperte di polvere e fuliggine, tra le braccia teneva abbracciato il corpo inerme e freddo di suo figlio. Il suo volto, quando rivolse lo sguardo verso di lei, era scosso, le lacrime non finivano di scorrere. Si fece largo anche l'odio in essi e la Dea Nera sapeva il perché, non le era nuova la situazione.

– Tutto questo è colpa tua! L'hai ucciso! So che gli hai fatto qualcosa!– le gridò contro infatti. Sheera la fissò accigliata contrariata.

– Me l'hai voluto portare via per farmi un torto! Accadrà a tutti così per quello che ti abbiamo fatto, io lo so!– continuò delirante. Nath, lì accanto, provò ad aprir bocca ma venne zittito.

– Non gli ho fatto niente.– disse la sua Sheera, Luise che non ne fu comunque convinta.

– Sei la morte, giusto? Come fa a non essere colpa tua?–

– Guardalo.–

Le indicò il bambino, dovette incantarla per convincerla a fare come diceva. Il piccolo corpo era magro, quasi scarno, pallido, vesti stracciate.

– Era già malato da tempo ma non hai avuto il tempo di accorgertene. Toccando quella pietra l'altro giorno è peggiorato solo perché ha accellerato il processo ma, in un modo o nell'altro, sarebbe morto comunque.–

Forse, con le sue parole, la ferì poiché Luise cominciò a pensare che potesse essere stata colpa sua non essendo riuscita a dare le giuste attenzioni all'unica persona che le era rimasta. Sheera approfittò del suo silenzio per accucciarsi e fissarla negli occhi chiari, i suoi viola scuro inquietanti e seri.

– Il mio compito è raccogliere le anime già fuori dai corpi, solo in casi estremi mi è concesso strapparle via. E se uccido, è perché il destino delle vittime è lì dal concludersi.– le spiegò prima di far apparire le sue ali e raccogliere una piuma che incenerì nella mano, soffiando poi la polvere violacea creatasi che divenne una lievissima nube sul volto della giovane Salir. Uno dei suoi occhi divenne violaceo come quello della Dea appena tutto si dissolse e per poco non sussultò quando notò che accanto alla corvina vi era l'immagine di suo figlio sorridente a salutarla. Era la sua anima?

– Voleva salutarti.– disse Sheera senza privarsi della sua solita freddezza. Luise ricominciò solo a piangere di più silenziosa nel vedere lentamente l'immagine del bambino svanire. Il tempo era scaduto, così come per la visione che le era stata concessa e infatti il suo occhio ritornò come prima.

Così, la Dea Nera si allontanò dopo aver concesso già tanto senza dire una parola, stavolta distratta da ben altro e di più allettante da poterla far riprendere dalla schifosa pietà falsa della folla in cui si era ritrovata.

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