Capitolo 24

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Crawly, un lungo, mastodontico serpente, si trovava attorcigliato a un ramo. Non era troppo sicuro di quello che stava facendo, ma non è che avesse molta scelta.

L'Eden, il meraviglioso giardino, vibrava di vita, ogni pianta e ogni animale sembrava vivere in assoluta armonia con il resto del creato. Per un attimo, un attimo solo, Crawly sentì una profonda invidia per tutta quella bellezza, per quella sensazione di pace paragonabile a quella che aveva potuto sentire soltanto molto tempo prima, quando ancora non era diventato un Caduto. Il Serpente era privo di quell'armonia con l'universo, non aveva nulla a che fare con la Terra. Era un estraneo e ne ammirava la bellezza come un uomo guarda dei pesci in un acquario o meglio, come un pesce chiuso in una boccia di vetro osserva il mondo al di fuori e le creature che vi camminano libere.

Ancora non sapeva che forse un giorno avrebbe fatto parte di quel posto, quando il mondo avesse smesso di essere un Paradiso e fosse diventato non un Inferno ma una piacevole zona grigia, tiepida. Al momento, però, era troppo perfetto per il suo corpo dannato, gli ricordava troppo un posto in cui era già stato, e dal quale era già stato cacciato.

Si attorcigliò attorno a un albero, risalendolo con lentezza. Iniziò a guardarsi attorno, a esplorare. Gli avevano detto, testuali parole, "di salire e fare un po' di casino". Crawly non era male a fare casino, doveva solamente orientarsi, capire dov'era, che cosa poteva causare qualche tremolio nei piani dell'Onnipotente.

Poi i suoi occhi, gialli e tondi, dalle pupille sottili, si posarono su quello che sembrava essere il confine, il limitare del giardino, un alto muro di mattoni giallo-biancastri. Continuando, con cautela, a salire spostandosi sui rami più forti e resistenti. Quando arrivò sulla sommità si ritrasse istintivamente sotto le ombre degli alberi, facendo frusciare le foglie degli alberi. Aveva riconosciuto un nemico a guardia delle mura.

Era tanto tempo che Crawly non vedeva un angelo che non fosse un caduto. Li ricordava però come creature temibili, le creature che avevano gettato i loro fratelli giù dal cielo e in una pozza di zolfo, splendenti in modo temibili.

A una seconda occhiata, però, egli parve decisamente meno minaccioso di quello che si aspettava. Certo, la spada di fiamma che aveva appesa alla cintura assicurava a Crowley che era meglio essere prudenti, ma l'aspetto generale della creatura era stranamente rassicurante.

Aveva i capelli corti, ricci, abbastanza chiari da sembrare bianchi più che biondi, e un corpo paffuto, avvolto in una tunica bianca e oro. Dalla sua schiena spuntava un paio di ali bianche. Non aveva l'aria del combattente, affatto. Eppure Crawly decise di non fidarsi troppo, non quella volta e non con quella spada lì davanti. L'angelo, a dir la verità, si era già voltato verso di lui, dato che nel ritirarsi tra le foglie il Serpente non aveva potuto evitare di fare un certo rumore. Crawly era rimasto immobile, l'ombra della paura gli era scivolata addosso. Le dita dell'angelo sfiorarono l'elsa della spada e Crowley temette di essere stato visto, riconosciuto come il nemico.

Rimase immobile, come pietra, mentre l'angelo si avvicinava e, disgraziatamente, scostava i rami da sopra la sua testa, esponendolo alla luce del sole quanto al suo sguardo.

Crawly si maledisse (come se non lo fosse già stato abbastanza, tra l'altro!) e fissò l'angelo. Che strano soggetto, pensò, guarda un po' te se devo farmi ammazzare proprio da qualcuno dall'aria così inoffensiva, sembra una nuvola, non un guerriero celeste...

E invece l'angelo, con quel suo aspetto tanto gentile, sorrise e allontanò velocemente la mano dalla propria arma "Oh, sei tu. Credo di starmi facendo prendere troppo dal panico, sai? Da quando mi hanno detto che un demone potrebbe provare a infiltrarsi da queste parti... credi che riuscirò a difendere la zona?"

Cosa avrebbe dovuto fare, rispondergli? Il Serpente sibilò qualcosa, al che l'angelo gli diede un amichevole buffetto sulla testa, senza smettere di sorridere con aria morbida e dolce "Coraggio, vai. Non è il caso di stare troppo vicini alle mura, per voi creature."

Crawly, piuttosto confuso da quell'incontro, si allontanò strisciando. Non ricordava in alcun odo che gli angeli con cui aveva avuto a che fare fossero così... rassicuranti. Certo, forse i ricordi della caduta sovrastavano tutti gli altri, eppure. Eppure lui aveva qualcosa.

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