Capitolo 6

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Anno 1974, Dicembre.
Crowley si stava infilando la giacca, seduto sul bordo del letto.

Si sentiva abbastanza confuso. Certo, non era la prima volta che finiva a letto con un mortale (come si poteva tentare nel peccato senza essere peccatori a propria volta, del resto?) ma quello era stato piuttosto strano.

Tanto per iniziare, Crowley, più che tentare il tizio che adesso se ne stava tra le coperte a scrivere su un quadernino, gli si era letteralmente gettato addosso con i propri neuroni che giravano follemente.

In realtà non aveva idea del fatto che sarebbe finito a letto con lui, l'aveva solo visto dopo il concerto e pensato che doveva fare... qualcosa.

E poi, aveva effettivamente un sentimento di affetto per lui. Non lo conosceva di persona, non ci aveva mai parlato. Però lo ammirava, vedendolo da lontano.

Se avesse voluto lo avrebbe potuto incontrare quando voleva, viste le sue capacità demoniache, ma aveva sempre preferito non cercarlo. Quale demone va alla ricerca di un uomo perché lo ammira?

Certo, nel momento in cui se lo era trovato davanti non aveva potuto evitare di gettarsi verso di lui nel piccolo locale dove il ragazzo si trovava con il resto della sua band e in qualche modo il loro incontro aveva portato a... beh, all'appartamento del cantante.

"A essere onesti - disse Crowley - Non avevo neanche idea che tu fossi gay, mi sono semplicemente gettato nel vuoto, con te."

"Allora sei stato fortunato, tesoro." rispose l'altro con un mezzo sorriso e gli occhi sulla carta. Era coperto dalle lenzuola solo in parte, che gli si attorcigliavano attorno alle gambe in maniera disordinata.

"L'ho fatto perché vi ascolto da quando non vi conosceva nessuno. Sono già stato a decine di concerti. Siete bravi e tu mi sembri un tipo... particolare, diaciamo."

"Possiamo fare di meglio. Stiamo lavorando al più grande album della storia."

"Presuntuoso, per uno che con tre album ha fatto solo una piccola hit."

"Credevo che fossi un fan."

"Lo sono."

Il ragazzo gli rivolse un sopracciglio alzato e tornò a guardare la carta.

"Sai cosa? Sto scrivendo la canzone più assurda che esista. Quando uscirà la gente andrà fuori di testa."

"Lo spero per te."

Crowley notò su un comodino la foto di una ragazza dai capelli biondi, che sorrideva all'obbiettivo.

Non ci aveva mai fatto caso fino ad allora.

"Aspetta, tu hai una fidanzata?"

Il ragazzo svicolò dal suo sguardo "Sì. Glielo devo ancora dire, sai... che cosa sono. Tu come lo hai detto?"

"Non sono gay."

"Non mi sembra..."

"Comunque non devo dirlo a nessuno. Per me non è quello il problema. Il tuo, invece, è che forse dovresti dirglielo, invece di tradirla."

"Immagino che andrò all'Inferno, allora." il ragazzo rise.

"Oh certo, Belzebù ha un demone messo da parte per te."

Il ragazzo dai capelli corvini rimase fermo per un attimo, lo guardò con i suoi occhi neri e scribacchiò qualcosa.

"E scusa, non vuoi che nessuno lo sappia mai? Non vorresti un fidanzato, qualcosa del genere? È triste restare da soli, no?"

"Nah, io vado oltre i vostri banali sentimenti mortali."

"Ah sì? E tu cosa saresti invece? Un angelo?"

Crowley ridacchiò "Certo, non lo vedi? La più pura ed eterea delle creature."

"E quindi non hai mai amato nessuno? Non è triste?"

Crowley sorrise tra sé e sé, scoprendosi a pronunciare un nome nella propria testa. A immaginare un viso ben preciso.

"È una questione complicata..."

"Fammi indovinare, è etero?"

"Molto più complicata, ma non capiresti."

Il ragazzo sorrise, mostrando una fila di grandi denti "No, capirei. Sono gay, immigrato, povero e tutto quello che vuoi, tesoro. Capisco tante cose."

"Veniamo da due mondi troppo diversi. E non so se lui sia in grado di ricambiare. O se... gli farebbe bene. Ho paura di ferirlo."

L'alto rimase ad ascoltarlo, attento.

"Il problema non è quello che pensano neanche gli altri e poi, insomma, non so neanche se chiamarlo amore."

"Perché non dovrebbe chiamarsi così?"

Crowley sospirò, passandosi una mano sul viso.

Aziraphale gli sembrava, ogni tanto, così impossibile. Al di fuori di ogni sua possibilità. Certo, era suo amico o... qualcosa del genere, ma restava comunque quello che era, cioè un Angelo che più di una volta si era mostrato restio nei confonti del loro "qualcosa".

Gli sembrava strana la parola amore, perché era così umana e lui non sapeva se esistesse un modo umano per definire ciò che sentiva. Non sapeva neanche se i demoni provassero amore. Di certo lui di demoni innamorati non ne aveva mai visti, come non aveva mai visto demoni amici tra di loro. Erano tutti pronti a pugnalarsi alle spalle, altro che amore.

"Beh, lui com'è?" chiese il ragazzo, appoggiandosi un dito sulle labbra. Le sue unghie erano smaltate di nero.

"Un angelo in senso letterale. È forse la prima persona che sia mai stata gentile con me. Per quasi tutti io sono... sono un po' un outsider, direi. E a lui non è mai importato."

"Sembra una bella persona."

"Certo, è anche peggiore di quello che vuole far pensare. Insomma, è intelligente, però è testardo e quando si fissa su una cosa ci vogliono secoli per fargli cambiare idea. Però mi vuole bene. Credo. Solo, non so come."

"Oh che carino che sei, stai sorridendo come un idiota."

"Io non- non sto- oh Satana, per quale motivo ti sto raccontando queste cose?"

Il ragazzo rise "Oh Satana?"

"Lascia perdere, storia lunga. Ora devo andare - Crowley si alzò in piedi - Non vorrei che la tua fidanzata si facesse vedere proprio adesso."

"Non preoccuparti, è dai suoi genitori per stanotte."

"Sì, ma preferisco andare lo stesso."

"Lo sai che tu sei un tipo davvero strano? Non ti sei mai tolto gli occhiali, fai tutti questi strani discorsi su cosa sei... sembri, non so, un qualche criminale. O un vampiro. O qualcosa del genere."

"Forse lo sono. Certo, tra un criminale e un vampiro direi che cambiano un po' di cose."

"E sei anche pieno di storie lunghe e inesplicabili, pare."

"Storie lunghe migliaia di anni, Freddie. Ci vediamo al tuo prossimo concerto."

Crowley andò verso la porta della piccola stanza, cercando di non calpestare il gatto che si aggirava per la stanza. Rivolse un ultimo sorriso al ragazzo e fece per andarsene.

"Beh, avvertimi quando tu e il tuo quasi ragazzo combinerete qualcosa di buono. Da come ne parli sembra che sia davvero la tua anima gemella."

"Ti manderò una lettera firmata Anthony J. Crowley."

"Per cosa starebbe la J?"

"È solo, sai... una J."

"Tu sei strano."

Crowley si chiuse la porta alle spalle.

Certo, aggiornarlo. Aziraphale probabilmente non avrebbe mai potuto pensare a quel tipo di rapporto tra loro due. Troppo impuro, troppo sbagliato.

E forse aveva ragione.













Un flashback perché sì. Potrebbe anche non essere l'ultimo.

Eeee non avete idea di quanto sia difficile scrivere in questi giorni. Nonostante tutto, eccomi. So che il capitolo non porta avanti la storia, non preoccupatevi, tutto continuerà a partire dal prossimo.

Che staranno facendo Crowley e Aziraphale nel presente?

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