Capitolo 8

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Miracolosamente, il piccolo edificio sulla costa Sud-Ovest dell'Inghilterra davanti al quale Crowley e Aziraphale si trovavano si era liberato nel momento stesso in cui i due avevano iniziato a cercare un posto dove andare. Avrebbero potuto essere pazienti e fare tutto umanamente, ma Crowley aveva preferito non allungare i tempi.

Sapeva solo di voler dare subito ad Aziraphale ciò che desiderava, per farlo stare bene. In qualche modo.

Aveva trovato un bel posto, a qualche chilometro da Brixham, lontano da tutto e da tutti. Unico altro segno di civiltà, la strada sterrata lungo la quale Crowley aveva guidato con la propria Bentley.

Un altro piccolo miracolo demoniaco era stato quello di trasportare nella casa con uni schiocco di dita tutte le piante di Crowley e molti dei libri preferiti di Aziraphale. La casa, a due piani, sarebbe stata un po' affollata, ma andava bene.

"Che ne dici?" disse il demone dai capelli rossi, scrutando negli occhi azzurri del suo Angelo.

"È davvero bella..."

"Solo... uhm... è un problema che ci sia solo una camera da letto?"

"No no - Aziraphale gli sorrise, con una punta di rossore sugli zigomi - Nessun problema."

Crowley abbassò lo sguardo, si sistemò gli occhiali sul naso e andò verso il bagagliaio della Bentley, dal quale tirò fuori le valigie dei due, contenenti quasi solo vestiti, dato che tutto il resto era già stato comodamente trasportato con uno schiocco di dita.

I vestiti no, semplicemente perché trasportarli era piuttosto semplice e già il fatto di aver portato tutte le piante e i libri e altro era stato un po' eccessivo.

"Ho un lavoro da meno di tre settimane - disse tra sé e sé Crowley - E sto già andando in ferie. Meraviglioso."

"Beh... torneremo a Londra."

E chissà in quali condizioni, pensò Crowley, preferendo non esprimersi ad alta voce.

Invece si limitò a chiedere "Hai tu le chiavi?"

"Certo, aspetta."

Aziraphale frugò nelle tasche dei suoi vecchi pantaloni (era incredibile come quell'angelo aggiornasse il proprio guardaroba neanche una volta al secolo, era perennemente fuori moda) e tirò fuori un mazzetto di chiavi, andando verso il portico e aprendo la porta.

Crowley lo seguì e si trovò in un ambiente dai colori caldi, pieno zeppo di scaffali riempiti di vecchi libri e con piante verdi e sane, benché terrorizzate, in ogni angolo. Era un luogo decisamente affollato, ma almeno non sembrava spoglio e triste.

"Credo che la camera da letto sia al piano di sopra..." disse Aziraphale, mentre Crowley si stava già dirigendo su per le scale leggermente cigolanti.

Al piano di sopra un piccolo corridoio dava su quattro stanze. Un piccolo bagno, uno studio, uno sgabuzzino e la camera da letto. Crowley entrò in quest'ultima e, dopo aver posato le due grosse valigie sulle coperte color crema, iniziò a disfarle, sistemando i vestiti, sia i propri che quelli di Aziraphale.

Le sue camicie, i suoi papillon, i suoi vestiti ridicolmente all'antica. Sorrise tra sé e sé, pensando a come quelle cose fossero state comprate, probabilmente, almeno settant'anni prima. Le giacche erano scolorite, ben tenute ma pur sempre vecchie, un poco rovinate. Quanto tempo avevano passato insieme, loro due.

Eppure ancora aveva voglia di stargli vicino. Non si sarebbe mai stufato di averlo attorno.

Finì di sistemare le ultime cose e corse al piano di sotto, trovando l'Angelo nella cucina, occupato a osservare il frigo.

"Sai cosa?" disse l'angelo, dopo averlo notato.

"Cosa?"

"Non abbiamo del cibo."

"Beh, tanto non ci serve."

Lo sguardo di Aziraphale gli fece capire che il cibo serviva.

Serviva eccome.

"Va bene, va bene - Crowley sbuffò - Potrei... andare in città, fare la spesa e cucinare qualcosa."

Aziraphale alzò le spalle "Potremmo anche solo ordinare cinese. Ci sarà qualcuno disposto a portarlo fino a qui..."

"E se volessi cucinare?"

"Non credo che in seimila anni tu abbia mai anche solo condito un'insalata-"

Ma Crowley era già partito per la sua strada e il suo treno di pensieri non si sarebbe fermato per alcun motivo.

"No. No, ti cucinerò qualcosa, ho deciso. Vado in città con la Bentley, tu ambientati, leggi, fa quello che preferisci!"

"Non vuoi che ti dia un mano con qualcosa? Non mi sembra di averti mai anche solo visto mangiare..."

Crowley aveva questa voglia matt di fare un piacere ad Aziraphale. Gli sembrava gentile cucinare per lui.

E non poteva essere difficile, non più di tanto, almeno!

"No. Ti voglio fare un piacere, su. Torno presto."

Crowley uscì di casa e, chiusosi la porta alle spalle, apprezzò l'aria fresca e il vento forte di quel giorno che gli correva addosso.

Camminò fino alla macchina, partendo a una velocità che probabilmente non sarebbe stata considerata accettabile per un'auto con quasi un centinaio di anni alle spalle.

Stava nascondendo tutti i brutti pensieri in fondo alla propria testa, schiacciandoli in un angolo e facendo finta che non esistessero. Se proprio non poteva evitare Aziraphale voleva almeno potergli stare vicino senza farlo stare male. Quindi, non potendo buttare via tutte le sue preoccupazioni, aveva deciso di comprimerle, schiacciarle da una parte, e di fare finta che tutto stesse andando bene, di occupare la sua testa con pensieri più semplici, i pensieri di qualcuno la cui vita non stava andando completamente a puttane.

Quindi eccolo lì, a guidare verso una cittadina della costa con "Good Old-fashioned lover boy", dei Queen, sparata a tutto volume, con nessun obbiettivo più importante del fare la spesa.

Scese davanti al primo supermercato che riuscì a trovare e si avviò nel negozio. Era un posto piccolo, in cui era diffusa una tranquilla canzone pop. Crowley si rese conto di non avere idea di cosa avrebbe cucinato (oltre a non aver mai neanche preparato un sandwich), quindi fece la cosa che gli parve più giusta.

Cioè, iniziò a prendere tutto ciò che sembrava commestibile. Salse a caso, pasta, farina, uova, peperoncino, limoni, una barretta di cioccolato, una bustina piena di noci, gamberetti, formaggio, tre tipi a caso di carne, panna montata, del calamaro, succo d'ananas e due bottiglie d'acqua. Qualcosa, poi, avrebbe fatto.

Già che c'era, prese una bottiglia di vodka.

Mentre, con il pesante carrello, si dirigeva verso la cassa, sentì una voce dietro di sé.

"Non mi aspettavo che ti saresti comportato in modo così egoista. Cioè, in realtà me lo aspettavo, dato quello che sei."

Crowley strinse le labbra e incontrò, senza gioia, lo sguardo chiaro e violaceo di Gabriel.

"Non ora, sono in vacanza."

"Sarò breve."

Crowley fece andare avanti il carrello, mentre nella sua testa scampanellavano grandi, grandissime quantità di imprecazioni.

Mentre il demone pagava con i soldi che aveva appena fatto apparire nelle proprie tasche Gabriel continuò a parlare, nonostante l'altro stesse cercando di considerarlo come l'equivalente angelico di una mosca fastidiosa.

"Non stai cercando di evitare che Aziraphale cada - sussurrò, in un tentativo di non farsi sentire dal commesso, che era occupato a osservarsi le unghie e per nulla interessato al loro discorso - Non è così che doveva andare."

"In che senso?"

"Che pensavo che ti saresti allontanato da lui. Se lo aspettavano tutti in Paradiso. Sembra che per tutto questo tempo tu non abbia fatto altro che ingannarci. Avevi sempre pianificato di tentarlo e di farlo cadere, evidentemente."

Crowley mise il cibo nella busta della spesa che il commesso gli stava passato con aria distratta. Non voleva rispondergli.

"Aziraphale merita di decidere per sé stesso. E in fondo, caduta o meno non cambia. Nessuno di noi due sta da una o dall'altra parte, quindi per voi non fa differenza."

"Eccome se fa differenza. Eccome, Crowley. Tu lo sai meglio di me com'è cadere, no? Dovresti collaborare... stagli lontano. Lui starà bene, no?"

Crowley uscì dal supermercato, seguito dall'angelo.

"Tu non vuoi che lui finisca come te, no? Non lo augureresti a nessuno."

Era vero, ma Crowley proprio non voleva ascoltarlo. Aveva già fatto quei pensieri, ma Aziraphale era libero. Crowley aveva lasciato che l'altro decidesse ciò che voleva e per quanto il demone non approvasse la sua scelta l'avrebbe accettata.

"Ascolta, Crowley. Lo dirò in modo più chiaro. Non lasceremo che un demone rubi alla nostra fazione un membro, per quanto esso sia inutile. Ascoltami bene."

"È una minaccia? - chiese Crowley - Perché non potete fare molto. Volete per caso riprovare con l'acqua santa? Non è andata bene quando ci ha provato Beelzebub."

Chissà se quel trucco sarebbe durato per sempre. Nessuno si sarebbe mai accorto dello scambio.

"Ah, certo. Mi ha dato da pensare, quella cosa. Il fatto che Aziraphale non fosse stato toccato dalle fiamme mi aveva già dato qualche indizio sul suo essere corrotto... ma tu?"

"Magari pianifico di tornare a essere un tuo collega, chi lo sa."

Crowley aprì la portiera della Bentley e appoggiò la busta della spesa sul sedile del passeggero.

"Tu sei imperdonabile." disse Gabriel, che stava in piedi davanti alla macchina, con le mani in tasca e una lunga sciarpa appoggiata sulle spalle. Nelle sue parole si trovava tutto l'astio e il disgusto immaginabili dall'uomo.

Crowley chiuse la portiera e salì dalla parte del guidatore "Per quel che mi riguarda, sono già stato perdonato abbastanza."

"Non è la nostra ultima discussione, Crowley. Non finisce qui."

Crowley guardò i suoi occhi viola, il suo viso duro e terribilmente falso. Poi l'angelo scomparve, come suo solito.

Poi mise la retromarcia, intenzionato a uscire dal parcheggio.

Si diceva di non dare peso alle sue parole, schiacciava e allontanava ogni pensiero, ogni stupida riflessione che l'avrebbe portato alla disperazione. Avrebbe solo voluto non avere problemi di alcun tipo.

Ma gli avvertimenti di Gabriel non erano il solo problema.

Perché, entrato in casa, la sentì terribilmente silenziosa.














L'ho scritto su Wattpad e sulle storie di Instagram ma non importa.

Allora, stavo pensando di cambiare la copertina di questo libro. Nel caso qualcuno di voi volesse, con la ricompensa dei crediti e di tanta pubblicità, creare una copertina per questo libro, dovrebbe farmi arrivare un'eventuale  a una settimana da qui dovrebbe semplicemente inviarmela o pubblicarla su un libro di Wattpad, taggandomi. In una settimana, appunto, dovrei scegliere la copertina.

Non ho linee guida particolari, vorrei solo che la copertina rispecchiasse il tono generale della storia.

Non sentitevi obbligati, ovviamente, e nel caso nessuno mi mandasse nulla potrei semplicemente lavorare io e cercare di fare qualcosa di decente-

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